Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Djibril83    14/09/2008    0 recensioni
Sunset. L’inevitabile tramonto di un sentimento. Bella è a pezzi per la scomparsa di Jacob e quando questi, ad un mese dal matrimonio con Edward, viene ritrovato ferito e incapace di tornare umano, lei si precipita ad aiutarlo solo per venire investita da un’agghiacciante verità: tutte le sue scelte le ha prese più perché trascinata dagli eventi che per amore. Per quanto dolorosa, l’unica soluzione per far luce sui suoi veri sentimenti è la solitudine: lontana da Jacob, lontana da Edward.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti, ecco il secondo capitolo, scusate il ritardo ma la lettura di Breaking dawn (800+ pagine in inglese, tre giorni con gli occhi a palla fino a notte fonda, … si, lo so, sono un mostro) mi ha un po’ sconvolto e, bhè, si, ha risposto anche alle mie domande sulla questione… ma non importa! Questa ff è una what if, e vorrà dire che starà in mezzo tra Eclipse e Breaking dawn! (mi è piaciuto troppo per sconvolgerlo… -_-) Alla fine non cambia nulla dalla mia idea originale… quiiindiiii… le disavventure e i dilemmi di Bella continuano! Commentate, mi farebbe piacere sapere che ne pensate, se la considerate una schifezza o se è degna di essere letta! Aspetto i vostri commenti!
Grazie a: Sonya: ciccina! Che piacere ricevere un tuo commento! Bello lungo come piace a me! ^____^ Mi dispiace per gli errori, distrazione… >_< E per il fatto di Jacob che, una volta tornato umano, sembra non avere più niente… sembrava anche a me, però la conversazione era troppo serrata per inserirlo (sono riuscita a metterci solamente un accenno se l’hai notato), quindi avevo già deciso di introdurlo tra questo capitolo e il prossimo (insieme ad una piccola spiegazione di ciò che gli era successo). Spero vada bene. Riguardo l’accenno a fine capitolo, dovere! ^^ Ah! Per il fatto della maiuscola, la preferisco al grassetto nel caso in cui con il tono di voce più alto si sottolinea una parola, il grassetto mi sembra più per sottolineare da parte dello scrittore; ricapitolando, non era proprio un urlo, ma in una frase infervorata alzare la voce su una parola può essere considerato gridare, no? Spero…
Grazie anche a PenPen e ysellTheFabulous che l’hanno aggiunta ai preferiti.
Aggiornamento: I HAVE A DREAM! ^^; no, scherzo, I HAD a dream (Had maiuscolo come nel fatto di prima :p) ovvero, ho fatto un sogno in cui ho visto tutta la fic fino alla fine… O_O perché non sfruttarlo?!

2. Addio Edward

Mi fermai con il cuore in gola davanti alla porta di casa, le chiavi in mano che tremavano sensibilmente e il fiato corto. Lottai per non andare in iperventilazione mentre prendevo tempo per evitare il “giudizio universale”. Il dire addio a Jacob non mi aveva spaventato come il doverlo dire ad Edward… voleva forse dire che, infine, avevo fatto la scelta giusta, lo amavo e saremmo dovuti vivere insieme felici e contenti per tutta l’eternità, o forse che, tanto, inconsciamente, sapevo che quello a Jacob era solo l’ennesimo addio fasullo che sarebbe durato solo finché non mi fossi calmata…? Forse entrambe le cose, forse nessuna. Il fatto che fossi spaventata a morte rimaneva tale e quale.
Ma era inevitabile.
Non potevo continuare in quel modo: Jake era il mio migliore amico, oltre che il mio amore umano, ma spesso gli esseri umani scambiano facilmente la forte amicizia per amore… il confine è davvero sottile… forse mi sarei dovuta chiedere se anche verso di lui provavo gli stessi “impulsi” che mi assalivano ogni volta che vedevo Edward. D’altro canto, anche Edward era il mio primo amore, e gli umani scambiano sempre la prima cotta con conseguente attrazione fisica smisurata per vero amore. Qual’era la verità? Cosa celava davvero il mio cuore?
Forse avrei dovuto rimandare i ragionamenti a dopo il discorso con Edward, anche perché di tempo, poi, ne avrei avuto davvero tanto, un mese per l’esattezza - sempre se Edward fosse stato d’accordo, ovviamente -, perché, nel breve tragitto La Push-casa, non avevo fatto altro che pensarci, ed ero arrivata alla conclusione che l’unica cosa possibile da fare fosse allontanarmi da entrambi.
Solo così avrei potuto capire cosa volevo davvero dalla vita.
Mi costrinsi quindi ad aprire la porta di casa con il cuore in gola, quasi sull’orlo di una crisi di panico.
La decisione era presa, il dado era tratto.
Non era il momento di tirarsi indietro, non quando ero finalmente riuscita a prendere una decisione seria sul da farsi.
Per quanto volessi evitare quel momento ormai ero a casa e non sarei mai più potuta tornare indietro.

-Sei tornata.

Constatò crudamente Charlie non appena misi piede in territorio di guerra. Era ovvio che non condividesse il mio comportamento; per fortuna, quella invadente era mia madre, non lui.
Gli lanciai un mezzo sorriso sfacciato.

-Scusa il ritardo, papà. Preparo subito la cena.

Non era quello che avrei dovuto dire, ma l’orario ispirava la menzogna.

-Sai che non era quello che volevo dire.

Decisamente, la faccenda del matrimonio lo aveva reso molto più eloquente. Forse vedeva nel rapporto tra me ed Edward quello tra lui e Renée e temeva che finisse nello stesso modo… e la colpa era anche mia che gli avevo dato motivo di crederlo per nascondere la verità che avrebbe potuto costargli la vita; chissà che avrebbe detto se gli avessi chiesto: “papà, tu che dici? Meglio il licantropo o il vampiro?”. Charlie non aveva mai sofferto di cuore, ma era meglio non tentare la sorte. Era decisamente meglio che continuasse a farsi idee proprie piuttosto che scoprisse la verità.

-Papà, Jacob era scappato per colpa mia, non potevo fare finta di niente…

-Certo bells, ma sapendolo non saresti dovuta correre da lui in quel modo, così non fai altro che illuderlo…

Lo fissai stranita per qualche secondo. Jacob aveva bisogno del mio aiuto, come avrei potuto abbandonarlo?

-Scusa papà, ma che ti ha detto Billy al telefono?

Anche Charlie mi fissò per qualche secondo, diviso tra la paura di essere stato ingannato e quella di avere una figlia stupida.

-Che ha avuto un incidente… gli hanno telefonato da un ospedale non lontano da Forks per andarlo a prendere e Sam Uley si è gentilmente offerto… ed ora è convalescente a La Push…

Ovvio. Non potevano mica dirgli la verità.
Bastò il mio sguardo per far si che la paura di Charlie di essere ingannato crescesse.

-Si, certo. Ripensandoci, hai ragione.

Risposi cercando di risultare naturale, ma non sapendo mentire non feci altro che alimentare i suoi sospetti; tanto più che non era da me concludere una discussione dandogli ragione in quel modo. Forse mi sentivo solo in colpa perché sapevo che, se ciò che Billy gli aveva detto fosse stato vero, mi sarei comportata esattamente come aveva detto lui, e ciò gli dava piena ragione. Il fatto che ci fossi andata per aiutare Jake non mi scagionava affatto, perché alla fine volevo davvero solo rivederlo.
Charlie non rispose, così ne approfittai per cambiare discorso.

-Scaldo un po’ di pesce avanzato ieri sera, ti va?

Annuì distratto, la mente ancora rivolta al nostro diverbio, ed io non persi tempo ed andai a cucinare. Edward era con ogni probabilità in camera mia che ascoltava ogni nostra parola - e suo pensiero -, meglio non farlo aspettare troppo.

§§§

Mi trascinai con passo pesante su per le scale fino alla porta della mia camera da letto; indugiai con la mano sulla maniglia e mi fermai, i battiti cardiaci che mi risuonavano nelle orecchie, ma non entrai, invece mi diressi verso il bagno. Codarda.
Guardai il mio volto riflesso nello specchio ed inorridii: stavo per fare una cosa orribile, a solo un mese dal matrimonio. Mi sciacquai la faccia con un po’ d’acqua gelata e poi la sparsi sui capelli senza asciugarmi; deglutii a fatica il groppo troppo grande che avevo in gola e finalmente mi decisi a raggiungere Edward in camera.
Come pensavo era lì, immobile sul mio letto, bello e perfetto come una statua greca, il volto impassibile che non lasciava trapelare nulla.

-Ciao…

Accennai subito chinando il capo; non riuscivo a sostenere il suo sguardo.

-Ciao.

Rispose lui. Anche la voce non lasciava trapelare nulla.

-Non stai bene? Sei pallida.

Ancora faceva finta di nulla. Eppure entrambi sapevamo bene cosa stava per accadere. Con un sospiro andai a sedermi accanto a lui.

-Perché sei sempre così buono con me? Non lo merito.

Edward sorrise, quel sorriso sghembo che fin troppo spesso mi faceva dimenticare di respirare. Dovevo restare lucida.

-Non è vero, lo sai.

-Questo avrei dovuto dirlo io…

Sorrise ancora, forse per celare l’alone di malinconia che nessuno tranne me avrebbe mai potuto cogliere.

-Sai che sono andata da Jacob, hai letto tutto nella mente di Charlie, no? E probabilmente Alice deve avermi visto sparire, o non saresti qui… eppure non dici nulla… non dici nulla da quando Jake se n’è andato…

Eccole. Le parole che fino ad allora non ero riuscita a dire; quelle che mi erano rimaste in gola come un ago conficcato per tanto tempo, finalmente riuscivo a pronunciarle. Edward guardò fisso davanti a sé senza voltarsi a fronteggiarmi, immobile. Non stava nemmeno respirando.

-Non poterti leggere nella mente è sempre più frustrante… se sapessi quanto ho aspettato io queste tue parole…

La sua risposta si fece attendere più del necessario. Troppo. Se la sua mente era capace di elaborare più pensieri contemporaneamente, doveva essere davvero sovraffollata.

-Mi dispiace… non avrei dovuto aspettare tanto per affrontare questo discorso… ma, Edward, io sono confusa… ti amo, voglio stare con te… ma finché non avrò fatto chiarezza nel mio cuore, finché non avrò capito cosa realmente provo per Jacob, non potrò essere sicura al cento per cento che la mia scelta sia giusta… non voglio un giorno dover…

-È così allora…

Mi interruppe prima che potessi parlare di rimpianti. Quello che stavo dicendo, però, faceva male tanto a lui che a me.

-Aspetta, voglio parlare, non voglio più lasciare niente al caso. Quello che voglio dirti è che ho preso una decisione: non ti chiedo molto tempo, solo un mese, non dovremo nemmeno annullare il matrimonio…

-Questo è impossibile.

Mi interruppe ancora, questa volta l’irritazione evidente nella sua voce.

-Non puoi prenderti un mese per decidere se sposarmi o scegliere Jacob senza annullare il matrimonio. Sai che per te ci sarò sempre; qualora tu dovessi sceglierlo e poi cambiare idea io non ti respingerò… ma se vuoi scegliere una volta per tutte, devi allontanarti completamente… senza pensare al male che potresti farmi, alla delusione di Alice…

Aveva colto nel segno, aveva pienamente ragione. Solo allora mi rendevo conto del mio comportamento deviato: era come se li volessi entrambi solo per non privare l’altro della mia presenza. Egoista.

-Scusami…

Tirai le ginocchia contro il petto e vi poggiai sopra la testa. Non volevo che vedesse quanto mi sentivo umiliata.

-Mi dispiace davvero… sono una persona orribile…

-Sei semplicemente umana.

Rispose lui, continuando ad evitare di guardarmi, anche se sicuramente mi vedeva lo stesso con la coda dell’occhio. Stava però parlando troppo poco, solo mezze frasi criptiche ed aveva la mascella serrata: doveva essere furioso. E se lo conoscevo bene non lo era nemmeno con me, ma con se stesso. Troppo buono nei miei confronti, come al solito, avrei piuttosto preferito che urlasse e mi insultasse, sarebbe stato meglio di quell’atteggiamento passivo che mi faceva sentire ancora più in colpa.

-E gli uomini sono fondamentalmente egoisti…

Aggiunsi con un sospiro, completando la sua frase. Finalmente si voltò a guardarmi.

-Non mi sembra il caso di restare ancora.

Eccolo. Il mio cuore che andava in pezzi. Eppure ero io che stavo spezzando il suo, di cuore.

-Mi dispiace.

Ripetei ancora, sforzandomi di non lasciar uscire le lacrime; non potevo fargli anche quello. Edward si sollevò in un unico movimento fluido ed elegante, e in un attimo era già fuori dalla finestra, senza nemmeno salutarmi, senza un cenno o una parola. Con il cuore in gola mi lanciai verso la finestra e non potei impedirmi di implorarlo di aspettare, ma da dietro il muro impenetrabile di oscurità non mi giunse risposta.
Edward se n’era andato, se n’era andato davvero, e questa volta ero stata io a volerlo.
Qualcosa dentro di me si spezzò ancora e mi lasciai cadere in ginocchio per terra, inespressiva come una bambola.
Avevo già mosso il primo passo avanti, già fatto un paragone essenziale: dire addio ad Edward era stato molto più doloroso che dirlo a Jacob, sebbene lui ancora non fosse al corrente della mia decisione e pensasse ancora che il nostro fosse un semplice litigio. Avrei dovuto chiamarlo e mettere al corrente anche lui della situazione. Avrei dovuto… ma il mio cuore era a pezzi, e con esso il mio corpo che si rifiutava di muoversi. Lo avrei chiamato, era certo, avrei passato quel mese in astinenza da entrambi a costo di legarmi al letto, ma dopo aver parlato con Edward la mia anima non era capace di reggere nient’altro. Jake poteva aspettare fino al giorno dopo, di certo non sarebbe venuto a chiarire quella sera stessa.
Si, per il momento non potevo fare altro.

-Edward… mi dispiace…

Sussurrai inconsciamente mentre mi chinavo a piangere sul pavimento. Fino al giorno seguente avrei pensato solo a lui.

Continua…
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Djibril83