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Autore: Djibril83    08/08/2008    1 recensioni
Sunset. L’inevitabile tramonto di un sentimento. Bella è a pezzi per la scomparsa di Jacob e quando questi, ad un mese dal matrimonio con Edward, viene ritrovato ferito e incapace di tornare umano, lei si precipita ad aiutarlo solo per venire investita da un’agghiacciante verità: tutte le sue scelte le ha prese più perché trascinata dagli eventi che per amore. Per quanto dolorosa, l’unica soluzione per far luce sui suoi veri sentimenti è la solitudine: lontana da Jacob, lontana da Edward.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, è la prima volta che scrivo una fanfiction su Twilight, serie che mi ha conquistato. L’idea per questa fanfiction è nata dopo aver letto Eclipse, in seguito alle numerose domande nate nella mia testa… domande che mi hanno confuso parecchio e che ho voluto sviluppare in questo modo. Proverò a scrivere dal POV di Bella, come nei libri originali, spero quindi di non andare oltre le mie possibilità, dato che non ci sono abituata… siate clementi!! E ricordatevi di farmi sapere che ne pensate, adoro i commenti costruttivi! ^_-

Sunset

Cap. 1. La rivelazione di Jacob

È strano come una serie di eventi mi avessero portato a quel punto. Quando cominciò tutto? Probabilmente quando mi resi conto di amarlo e subito dopo di averlo perso per sempre. Non ero proprio ripiombata nella nebbia come quando Edward mi aveva lasciato, ma non ero comunque la me stessa di sempre.
Ed anche Edward se n’era accorto.
Lui ovviamente faceva finta di niente, mi restava accanto in silenzio aspettando - invano - che fossi io a dirgli cosa mi passava per la testa, anche se, ci scommetto qualsiasi cosa, ogni notte gli spifferavo tutto inconsapevolmente. È sempre stata l’unica cosa che compensa l’impenetrabilità della mia mente.
E per questo io mi sentivo ancora peggio. Non era giusto nei suoi confronti.

-Tutto ok, Bell?

La voce di Charlie mi riscosse forzatamente dai miei pensieri, facendomi voltare imbambolata in sua direzione, ancora più incapace di rispondergli dopo aver visto la sua espressione preoccupata. Charlie si intrometteva raramente nella mia vita privata, non era bravo ad esprimersi e quando lo faceva era terribilmente impacciato - proprio come me -, ma ‘stavolta doveva avere davvero il terrore che ripiombassi nello stato catatonico di alcuni mesi prima.

-Si, papà. Niente che non vada.

Lo liquidai brevemente tornando ad accovacciarmi sul divano con il mento contro le ginocchia, posizione che tenevo ormai da almeno due ore come una bambola di pezza - purtroppo l’unico a sembrare una statua di marmo rimaneva Edward.
Certo, andava tutto bene: entro un mese mi sarei sposata, poi avrei fatto la mia “esperienza umana” e, massimo altri quindici giorni, sarei diventata una vampira accecata dalla sete. Ed il mio migliore amico (che tra l’altro avevo capito troppo tardi di amare) aveva scelto di trasformarsi in un licantropo per sempre piuttosto che accettarlo.
Non c’era proprio niente che non andasse, a parte che odiavo il solo concetto di matrimonio ed avevo una paura folle della mia trasformazione… Era strano: Edward era a caccia ed io ero sola, ma invece di struggermi per la sua mancanza pensavo al mio amico perduto.
Mi mancava terribilmente. Così tanto che faceva male.
Ma ero stata io a volere tutto quello: io che non avevo saputo rinunciare a lui a momento debito; io che ero stata troppo egoista da privarmi del suo affetto che mi aveva salvato dal baratro; io che avevo scelto la “retta via”, di fare le “cose per bene”, forse per riscattarmi agli occhi di Edward, o per il bene della mia famiglia a cui dovevo dire addio per sempre, o più semplicemente ancora per egoismo, per non sentire i morsi di coscienza che mi attanagliano ogni giorno da quando avevo baciato Jake.
Forse il problema era proprio che io sono più una da ciondolo in legno che in diamante… ciononostante non posso fare a meno del diamante… né del legno… proprio come i due ciondoli che ancora penzolano dal mio braccialetto, il lupo di legno ed il cuore di diamante .
Sapevo di non poter fare a meno di Edward, sarei ripiombata in quel baratro e questa volta non ci sarebbe stato più nessuno a salvarmi, ma adesso che mi mancava proprio quel qualcuno che mi aveva salvato la prima volta mi sentivo persa…

-Bell, telefono!

Mi ammonì Charlie dalla poltrona, il telefono squillava già da un pezzo, ma io ovviamente ero troppo assorta per accorgermene. Senza indugiare oltre, Charlie si alzò sbuffando ed andò a rispondere, avrebbe dovuto capirlo da subito che sono un caso perso in partenza. Chiunque fosse, al momento non mi importava, ma fui costretta a focalizzare quando mi ritrovai davanti il volto preoccupato di Charlie che mi indicava la cornetta poggiata vicino al telefono.

-È Billy, vuole parlare con te. Si tratta di Jacob.

Non gli diedi nemmeno il tempo di continuare che con gli occhi improvvisamente sbarrati scattai in piedi ed in un lampo fui davanti al telefono; avrei anche tradito la mia goffaggine se nella foga non avessi fatto cadere la cornetta per terra con un tonfo. Sempre la solita.

-Pronto?

La mia voce era stranamente stridula.

-Bella? Sono Billy. Andrò subito al sodo: siamo riusciti a ritrovare Jake, ma è gravemente ferito e non possiamo curarlo se non torna umano. Ci abbiamo provato, ma non c’è verso… capirai…

-Sto arrivando.

Lo interruppi repentina ed agganciai subito dopo. Il cuore mi batteva all’impazzata, dovevo avere la faccia color porpora. Per la rabbia; per la preoccupazione; per il sollievo. Per la fretta di uscire inciampai sui miei stessi piedi e quasi non feci cadere anche Charlie che nel frattempo mi si era avvicinato con il volto pervaso dalla preoccupazione.

-Bell…

Mi fermò, evitando ad entrambi il contatto con il pavimento. Mentre mi aiutava a tornare in piedi, continuò.

-So quanto ti stia a cuore Jake, ma… sei davvero sicura che vada bene così?

Lo squadrai come se sulla faccia avesse dipinto un punto interrogativo.

-Che intendi dire?

-Bell… piccola mia… fino ad un mese fa sarei stato più che contento nel vederti correre da Jake, ma tra un altro mese sposerai Edward… sei sicura che vada bene…?

Chiese incerto, sforzandosi enormemente per riuscire a porre quella domanda. Evidentemente il fatto che avessi preso un impegno tanto serio lo aveva incoraggiato ad esprimersi. Io, dal canto mio, risposi con meno accortezza di quanto avrei dovuto.

-Papà, ti preoccupi troppo.

Uscii senza badare allo sguardo sdegnato di Charlie, la mente troppo assorbita dal pensiero di Jacob a letto, ferito, proprio come l’ultima volta che l’avevo visto. Montai sul mio pick up e partii alla massima velocità che mi permetteva, sfiorando vagamente il pensiero che Edward si sarebbe arrabbiato, quando avrebbe scoperto che avevo approfittato della sua assenza. Probabilmente, grazie ad Alice, si stava già arrabbiando in quel momento e quella sera sarebbe tornato in anticipo, ansioso come ogni volta che c’era di mezzo Jake… non che non avesse ragione di esserlo…
In breve arrivai a La Push, più che contenta di far cessare il boato assordante del motore, e mi precipitai verso casa Black sperando che la mia sfortuna non mi facesse cadere rovinosamente nel fango fresco appena prima di bussare alla porta.
Miracolosamente la raggiunsi incolume, e la porta si aprì prima ancora che potessi bussare; come al solito bastava il rombo del motore del pick up ad annunciarmi.

-Entra.

Mi accolse Billy sulla sua sedia a rotelle, ancora più di poche parole del solito. Era chiaramente preoccupato e provato dalla situazione.
Non feci in tempo a varcare la soglia che il sangue mi si gelò nelle vene: Jacob era schiena a terra trasformato nel lupo enorme dal pelo marrone, con Sam Uley che gli tratteneva le gambe - o avrei dovuto dire le zampe - e Seth Clearwater che gli bloccava le braccia. Gli altri del branco non c’erano, ma probabilmente erano nei paraggi. Il lupo ringhiava e digrignava i denti, talvolta cercando di azzannare i compagni con le fauci, come se fosse impazzito. Il suo corpo era coperto di squarci sanguinolenti, doveva essere incappato da solo in una comitiva di vampiri, vista la quantità e la profondità delle ferite. Incapace di controllarle, le lacrime cominciarono a sgorgare copiose dai miei occhi e non riuscii a trattenere i singhiozzi incontrollati nemmeno portando entrambe le mani davanti alla bocca. Fu in quel momento che mi vide: entrambi Sam e Seth lasciarono andare i suoi arti, non vi era più bisogno di trattenerlo; improvvisamente calmatosi, il lupo emise un profondo guaito, rotolando sulla pancia e strisciando per fronteggiarmi, come se si fosse accorto solo allora di essere tanto debole da non potersi muovere. Probabilmente fino ad allora aveva agito accecato dal furore.
Senza rifletterci su nemmeno un secondo mi gettai carponi al suo collo e chiusi gli occhi, continuando a piangere disperata; le mani serrate intorno al suo pelo fulgido si ritrovarono improvvisamente vuote e sentii le sue mani calde carezzarmi la schiena. Quando riaprii gli occhi persino Billy aveva lasciato la stanza e non avevo nemmeno sentito il cigolio della sua sedia a rotelle che si allontanava.

-Bella…

Sussurrò Jacob con le labbra contro il mio orecchio, la sua voce più leggera di un soffio. Il suo respiro non mi faceva l’effetto devastante di quello di Edward, ma non mi lasciava comunque indifferente.

-Brutto stupido… perché devi farmi sempre preoccupare così…?

Non suonava come una domanda diretta. Jacob mi strinse più forte, come per rendersi conto che fossi vera e non solo frutto della sua immaginazione.

-Perché sei venuta da me…?

Anche la sua non suonava come una domanda diretta. Il solo udire quelle parole mi accese il fuoco dentro e lo spinsi con tutte le mie forze per allontanarlo. Lui come al solito non mollò la presa.

-Lasciami.

Cercai di sembrare minacciosa, ma ogni volta che ci provavo fallivo miseramente. Quella non sarebbe stata un eccezione.
Contro ogni previsione, Jacob mi lasciò andare, la morte negli occhi.

-Mi odi, vero?

Non sapevo se dicesse sul serio o se fosse una delle sue tattiche per farmi sentire in colpa e costringermi ad agire come avrei voluto evitare. La voglia di schiaffeggiarlo era molta, ma sapevo che mi sarei nuovamente rotta la mano ed era un’ulteriore cosa che volevo evitare.
Lo squadrai con due occhi di fuoco.

-Sei tu che odi me! Avevi promesso che saresti rimasto mio amico! Che avremmo trovato un modo! Che non avresti fatto stupidaggini! Avevi promesso, Jake!

-Davvero…?

Rispose lui evasivo, come se non ricordasse. Sapevo fin troppo bene che fingeva.

-Se volevi farmi sentire un mostro ci sei riuscito.

Puntualizzai sull’orlo di una nuova crisi di lacrime. Non facevo in tempo a smettere di piangere che già quasi ricominciavo. Mi sentivo patetica.

-Bella…

Ricominciò poi prendendomi per i polsi. Forse temeva anche lui che non mi trattenessi dal picchiarlo e che finissi nuovamente con il farmi male, non pensavo che avrei invece potuto fare male a lui, coperto di ferite dalla testa ai piedi.

-Forse volevo anche farti sentire come mi sentivo io… è vero… ma non l’ho fatto per quello… Bella io… dopo quello che mi hai detto l’ultima volta… dopo aver ricevuto la partecipazione al tuo matrimonio… non ce l’ho fatta. Sono dovuto scappare, non potevo continuare a pensare a te, ai tuoi baci, al tuo amore, mentre andavi a morire con quello lì…

In ogni caso mi aveva bloccato i polsi per evitare che lo picchiassi. Sapeva quanto odiassi che mi parlasse in quei termini.

-Sei crudele.

Lo accusai e lui scoppiò in una fragorosa quanto amara risata.

-Ah! E sarei io quello crudele! Chi è stato a dire che mi amava, che avrebbe vissuto la vita con me che ero il suo sole, ma che non poteva?! Bella, ho perso davanti a lui perché ne sei dipendente come da una droga, non perché lo ami più di quanto ami me! Quando mi hai rifiutato hai detto che non potevi, non che non volevi! Non è certo Edward ad impedirti di scegliermi, è stato lui stesso a dirmelo! La scelta è solo tua, ma tu dici che NON PUOI, come se qualcuno ti costringesse… Io sono qui Bella, devi solo dirmi che mi vuoi.

Il suo sguardo penetrante mi stava facendo sentire male. La nebbia ricominciò a velarmi il cervello, ma questa volta non dipendeva né da lui, né da Edward. Dipendeva solo da me.

-Lasciami.

Intimai a testa bassa, incapace di continuare a reggere il suo sguardo. Mi stava cominciando anche a girare la testa.

-No.

Rispose secco.

-Perché non mi dici che non mi vuoi allora?

Chiese quindi lui ed io alzai il capo sconvolta.

-Perché… Jacob, non posso… sto per sposarmi…

Non sapevo il perché, come facevo a dirglielo? Sentivo solo che non potevo.

-Te lo dico io il perché: tu senti di non potermi scegliere perché ne hai passate così tante con lui che ti senti obbligata a sceglierlo. Ammettilo, Bella. Sei stata solo trascinata dagli eventi. Se il problema fosse stato l’amore lui non avrebbe mai vinto, perché l’amore che provi per me è molto più sano e vivo di quello che provi per lui! L’ho capito in ritardo, ma non è ancora troppo tardi!

-Lasciami, Jacob Black.

Sibilai, questa volta un po’ più convincente e lui obbedì.
Mi sollevai da terra, ero ancora carponi davanti a lui. Mi ci volle una buona dose di coraggio per dire quello che stavo per dire.

-Non voglio più vederti, Jake.

Strinsi i pugni con forza lungo i fianchi e dovetti mordermi un labbro per impedirmi di urlare e scoppiare in una crisi di pianto convulsivo. Senza curarmi della sua espressione ferita mi volsi verso la porta e la varcai costringendomi a non tornare indietro. Corsi verso il mio pick up, inciampai ma riuscii ad evitare di cadere ancora una volta. Troppe coincidenze fortunate nella stessa giornata… in un altro momento sarei saltata dalla gioia. Messo in moto, ripartii sfiorando il limite di velocità che il mezzo mi consentiva; il volante mi vibrava tra le mani, l’asfalto tremava… anzi, ero solo io che tremavo. E le lacrime uscivano copiose dai miei occhi. Le parole di Jacob echeggiavano nella mia mente senza darmi tregua.
E se avesse avuto ragione?
E se davvero io mi fossi fatta coinvolgere perdendo la facoltà di ragionare con il mio cervello?
Non riuscivo più a capire nulla, e le lacrime stavano cominciando a inondarmi la visuale. Non avrei dovuto guidare in quelle condizioni.
Mancava poco al mio arrivo - sempre se fossi sopravvissuta -, di lì a poco avrei dovuto affrontare Edward… questa volta non avrei più potuto evitare di parlargli dei miei pensieri, della mia indecisione… della mia debolezza. Ora più che mai, avevo bisogno di parlargli.
Non avrei più rimandato, la posta in gioco era troppo alta.
Non sarei più scappata.

Continua…

Che ve ne pare? Spero non sia stato un totale fallimento. Mi farebbe molto piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate. Un grosso grazie alla mia migliore amica Sonya, che ha contribuito allo crearsi nella mia mente di quest’idea e che mi ha incoraggiato a concretizzarla! Grazie anche per avermi permesso di usare la tua idea del “hai detto che non puoi, non che non vuoi!” (Lo so che c’era anche nel libro, ma sei stata tu a sottolineare la differenza XD). Che dire ancora? Il prossimo capitolo è il faccia a faccia con Edward e si conclude la parte già annunciata nel riassunto… poi cominceranno i problemi! Eh eh! Se pensate che sia una fanfiction scontata, toglietevelo dalla testa! La mia mente è malvagia! Ne vedrete delle belle! Commentateeeee!!!!! ^*^

  
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