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Autore: zippo    14/09/2008    5 recensioni
Rebecca era solo una ragazza del liceo quando, ricevendo la visita di un bellissimo ragazzo, scopre di essere un angelo. Le sue radici, la sua storia e la sua stessa anima appartengono ad un altro mondo, ben diverso dal nostro, dove magia e creature mitologiche vivono indisturbate in armonia con i loro abitanti. Rebecca, sotto la protezione del suo maestro, dovrà essere iniziata all’arte della guerra e alla pratica della magia dato che in quello stesso pianeta così perfetto e tranquillo un altro angelo minaccia la sua distruzione. Una storia interessante basata sull’amore, sul coraggio e sul Bene.
Il primo capito della saga: IL BENE
"L'eroe non è colui che non cade mai ma colui che una volta caduto trova il coraggio di rialzarsi" Jim Morrison
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 19 - FACCIA A FACCIA CON IL DOLORE -

[Parole come “violenza”
rompono il silenzio,
fanno irruzione
nel mio piccolo mondo,
sono dolorose per me:
riescono a penetrarmi.

Le promesse sono dette
per essere infrante,
i sentimenti sono intensi,
le parole sono insignificanti,
i piaceri rimangono
così come il dolore.
Le parole non hanno significato
e sono dimenticabili.

Goditi il silenzio]

Lacuna Coil - Enjoy the silence -



***



Era la notte più buia che Gabriel avesse mai visto, non una stella, non una nuvola…niente di niente, solo il nero pece che confondeva l’inizio del cielo e la fine della terra. Andava sempre a finire così, la notte prima di un giorno importante lui non riusciva a dormire, preferiva starsene davanti ad una finestra o a leggere.

Come si poteva biasimarlo, dopotutto?

La sorte della ragazza gli stava troppo a cuore e Gabriel non si era mai sentito tanto preoccupato per una persona, neppure con Rosalie. Rosalie era sua sorella e l’amava in quel modo in cui si amano i famigliari: con affetto e dedizione. Ma Rebecca cos’era? L’amava diversamente, con passione, con desiderio, con fisicità…

Gabriel rise.

Era forse innamorato?

“Era ora che succedesse!” poteva sentire la vocetta eccitata e contenta della sorella se glielo avesse detto.

Come si era trovato immischiato in cose più grandi di lui?

Che lui sapesse l’amore non dura mai per sempre e prima o poi tutti se ne vanno. Lei sarebbe diventata un angelo bianco e avrebbe di conseguenza ricevuto l’immortalità. Lui non l’aveva voluta ed ora era un semplice essere umano, mortale e inferiore.

Lei avrebbe avuto per sempre diciotto anni. Lui i suoi diciannove anni non se gli sarebbe tenuti.

Lei sempre giovane e bella. Lui un vecchio senza più prospettive nella vita.

Gabriel si passò una mano sul viso, frustrato. Se solo fosse anche lui un angelo! Come sarebbero diverse le cose!

Si picchiettò un dito nella tempia e cercò di non pensarci. Finchè potevano era giusto che stessero insieme. Nel momento in cui lui sarebbe diventato troppo grande e vecchio per lei l’avrebbe lasciata. L’immortalità poteva essere un bellissimo dono ma per alcuni era una condanna peggiore della morte.

Gabriel sentì bussare alla porta. Guardò l’ora e scese ad aprire. Si stupì di trovarsi di fronte Denali.

“Non riuscivi a dormire?” chiese il ragazzo.

Denali socchiuse gli occhi. “Non sono l’unico, per lo meno”

“Entra”

Denali entrò in casa e si tolse il cappotto che tenne sotto il braccio, seguì Gabriel in cucina e si sedettero in due sedie.

“A che cosa devo la tua visita alle…” Gabriel ricontrollò l’ora. “…due di notte?”

“Te l’ho detto, non riuscivo a dormire”

“Come facevi a sapere che non dormivo neppure io?”

Denali lo guardò con ovvietà. “Scherzi, vero? Secondo te io dormirei se al posto di Rebecca ci fosse Rosalie?”

“Parlando di mia sorella…” disse, con sguardo indagatore. “…cos’è questa storia che la vuoi sposare?”

Denali per poco non si soffocò. “Ma di che parli?”

“Non fare il finto tonto! Rosalie ieri è venuta a casa mia e dopo essersi scolata bicchieri d’acqua e aver smesso di piangere mi ha detto, accidentalmente, che tu volevi procurarti le fedi da Ares”

“Beh, sarebbe un idea…”

“È pericoloso, Denali. Ti pare che sia normale con un bambino in arrivo andare a fare l’eroe in cerca di due pezzi di ferretto?”

Il volto di Denali s’incupì. “Non vado a fare l’eroe” scandì bene le parole. “Ma tanto tua sorella non me lo permette, minaccia la separazione” borbottò con l’espressione da cane bastonato.

“Fai sul serio con lei, no?”

“Ti dirò la verità, all’inizio era cominciato tutto come una bella storia senza tanti impegni ma poi devo ammettere, sfortuna mia, che mi ci sono trovato dentro fino al collo! Ora è troppo tardi per sbarazzarmi di lei, ahimè…” sospirò.

Gabriel si adombrò. “Stai dicendo che se non fosse rimasta incinta l’avresti lasciata?”

Denali assunse un’aria sconvolta. “No! Intendevo dire che ora è troppo tardi per farlo perché l’amo e il bambino è una benedizione, anche se con questi tempi sarà dura crescer…”

“Non appena Rebecca sarà salvata attaccheremo una volta per tutte il castello di Mortimer”

“Oh”

Il silenzio calò nella stanza, interrotto solo dallo scricchiolio dell’acqua nel lavabo. “Non lo sapevo”

“Parteciperanno tutti gli uomini”

Vedendo la faccia triste di Denali, Gabriel fu costretto a dire: “Non voglio che tu venga”

Denali lo guardò con un misto di gratitudine. “Perché?”

“Per il bambino, Rosalie mi renderà la vita un inferno se ti porto con me in questo periodo”

“Grazie!” disse il ragazzo saltandoli addosso e abbracciandolo fraternamente. “Così tua sorella non mi ammazza!”

Quando Denali se ne andò, Gabriel potè finalmente dormire. Si convinse che tutto sarebbe andato bene.

Tutto era sottocontrollo.



***



L’aria della mattina pizzicava la pelle. Gabriel, assonnato, si passò una mano sul viso e si grattò le guancie sbadigliando apertamente. Avrebbe dovuto trovarsi già da un pezzo al punto di incontro per la spedizione ma non appena era riuscito a chiudere occhio la sveglia era suonata un’ora dopo. L’aveva scaraventata addosso al muro e aveva ripreso a dormire. Quarantacinque minuti dopo era scattato a sedere con uno sguardo di puro panico. Aveva buttato in aria le coperte ed era sceso a cambiarsi.

Chissà perché era convinto che Rebecca fosse a casa e che fosse scesa a far colazione. Si era completamente dimenticato della missione, come se avesse scambiato la realtà con i sogni.

Quando Bastian lo vide arrivare si mise le mani sui fianchi, il suo cipiglio severo garantiva solo un rimprovero.

“Ecco il Bello Addormentato” disse con aria boriosa, suscitando dei cori di risate tra gli uomini intorno. Poi si fece vicino a Gabriel e gli sussurrò all’orecchio: “Pensavo che questa missione ti stesse a cuore. Devo aver frainteso tutto”

Gabriel rimase fermo e lo fulminò con gli occhi. “Andiamo o dobbiamo aspettare ancora allungo?”

“Noi aspettavamo te”

“Non credo che un paio di minuti possano cambiare la missione”

“Pochi minuti no, ma se sono quasi sessanta allora può essere. Parlo più che altro per Rebecca, a lei sì che peserà il tuo ritardo”

Gabriel fece per ribattere ma Bastian lo zittì con un’alzata di mano. Diede il segnale di partire e si mise davanti al gruppo. Gabriel lo raggiunse e Bastian sbuffò contrariato.

“Mi serve che qualcuno serri i ranghi di dietro”

Il ragazzo lanciò un’occhiata all’ultimo della fila e vedendo che era un buon soggetto, ribattè con insistenza: “Non credo che serva il mio aiuto, ho deciso che passerò il tempo a chiacchierare con te qui davanti”

Bastian fece finta di non notare la nota ironica e procedette dritto senza indugi. Nonostante l’età era un ottimo soldato. “È meglio che tu non stia alla mia destra perché se passiamo a ridosso della scogliera potrei accidentalmente buttarti giù” voleva essere una battuta ma Gabriel non rise. “Scherzavo!” esclamò Bastian strabuzzando gli occhi.

Gabriel scrollò la testa. “Scusami, è solo che tutta questa situazione non fa che mettermi addosso una paura folle. E se arrivassimo e lei…?”

“Mortimer non la ucciderà subito”

“Tu dici? Io penso invece che gli piacerebbe molto farlo”

Bastian fece una smorfia come se avesse voluto scacciare una mosca fastidiosa.

Stavano percorrendo a piedi il bosco e non mancava molto affinché arrivassero alla scogliera.

“Dovremmo arrivare tra un po’…” disse Bastian, parlando tra sé e sé.

Il ragazzo lo guardò con aria interrogativa e l’uomo si spiegò meglio: “Dovremmo arrivare nel sentiero che fiancheggia la scogliera. È abbastanza pericoloso quel tratto di strada perché se Mortimer ci volesse attaccare gli basterebbe poco farci cadere tutti in mare”

“Arriviamo alla rupe?”

“Ne parli come se la frequentassi da sempre” osservò il capo-villaggio con aria assente, intento a perlustrare il perimetro della zona e a seguire la conversazione.

“Beh, a Rebecca piaceva andarci spesso” disse con una leggera nota di malinconia. Tutt’un tratto non aveva più tanta voglia di parlare.

“Bene, vorrà dire che quando tornerà a casa la porterai là per un pick-nick”

“Mi piacerebbe ma appena torna dovremo organizzare la battaglia finale”

“Sì, ma ci vorranno giorni, anche una settimana per preparare tutto. Ci servirà un piano, un esercito corposo, delle armi e delle istruzioni da dare agli uomini. Nel frattempo vale il detto: “la quiete prima della tempesta”.”

“La quiete…” ripetè il ragazzo. “Non ho mai capito bene che cosa sia”

“Lo capirai, ti basterà solamente non pensare ai tuoi doveri ma ai tuoi desideri e viverli con calma”

Gabriel rise. “E quando mai ho potuto? Sono inesperto di queste cose”

“Beh, tutti gli eroi lo sono”

“Mi stai considerando un eroe?”

“Lo sei stato, dipende da te ora tornare ad esserlo oppure no”

“A me piaceva esserlo”

“Allora dovrai essere pronto a soffrire. Non è quello che fanno tutti gli eroi?”

Gabriel osservò l’amico vicino a lui e provò per Bastian un immenso affetto. “Anche tu lo sei, Bastian”

Bastian sbuffò. “Io sono solo un umano”

“Sì, ma l’umano più forte di tutti!”

“Quello sei tu”

“Ah, giusto”

“Apprezzo comunque i tuoi tentativi di elogio, sono rari e molto confusionari”

Entrambi risero ma poi si fecero subito seri quando notarono, in lontananza, la fine del bosco. Erano trascorse due ore e, parlando del più e del meno, non si erano neppure accorti del tempo che passava. Si potè sentire come improvvisamente la tensione degli uomini salì alle stelle, ma mai come quella di Gabriel che iniziò a correre.

“Che fai?!” gli gridò dietro Bastian.

Gabriel si voltò indietro mentre correva, il respiro era pesante e la fronte sudata. “Magia! Percepisco un enorme campo di magia oscura!”

Bastian s’inorridì. “Oh Signore salvaci…”

“Dobbiamo procedere, signore?” domandò il primo soldato della fila.

Bastian assentì, deglutendo, e disse di stare attenti: probabilmente Darth Threat era a pochi passi da loro.

Gabriel fu il primo ad uscire dal bosco e rimase paralizzato da quello che vide. Credette che il suo cuore avesse smesso di battere e il fiato gli morì in gola. Fu scosso da brividi in tutto il corpo che lo fecero sussultare come percorso da potenti scosse elettriche. Si accasciò al suolo con le ginocchia e tentò di parlare, ma invano.  

Rebecca era stata crocifissa e messa infondo alla rupe. Sembrava addormentata, priva di conoscenza…le braccia erano aperte ed erano inchiodate, come pure i piedi, alle assi di legno che formavano una grande “più”.

Il sole stava sorgendo e il cielo dietro di lei era di un colore arancio, giallo e rosa. In altri momenti sarebbe stato piacevole osservarlo.

Quando gli altri arrivarono si bloccarono alla vista della ragazza, sembrava morta. Forse lo era per davvero.

Gabriel le andò vicino ma non appena provò a raggiungerla un campo di forza lo scaraventò con forza indietro e finì per sbattere la schiena ai piedi di Bastian.

“Una barriera non ci permette di raggiungerla” disse Bastian con ostentato controllo.

Il ragazzo si rialzò ed era disperato. “Dobbiamo tirarla giù di lì! La barriera che la protegge si sta nutrendo di lei! La troveremo morta se aspettiamo che le succhi ancora forza!”

Bastian cercò di ragionare su cosa fare. “Allora, tenendo presente la situazione io direi di rimandare indietro l’esercito dato che non occorrerà attaccare il castello, lei è qui ed è l’unica cosa che ci interessa. Le sole persone che possono aiutarla e che si intendono di magia siamo io e te Gabriel, perciò finchè riporterò gli uomini al villaggio e gli darò istruzioni valide tu aspettami qui e vedi che possiamo fare, ok?”

Gabriel non rispose, si sentiva svuotato. Vide i suoi amici e Bastian tornarsene indietro e prendendo un bel respiro si voltò verso Rebecca. Costringendosi il massimo autocontrollo si avvicinò allo scudo magico e, come un medico che esamina un paziente, analizzò di che tipo di magia si trattasse. Lanciava delle rapide occhiate alla ragazza per verificare le sue condizioni: stazionarie.

Prese un bel respiro e provò a toccare la barriera. Ricevette una scossa blu che lo spostò appena. Si trattava di un semplice campo energetico, Mortimer non doveva aver sprecato molte delle sue forze per innalzarlo. Dopotutto al villaggio erano tutti umani e non valeva la pena di usare una magia tanto potente, quando alla fine anche quella più debole non sarebbero stati in grado di annientarla. Darth Threat, in poche parole, aveva dato il minimo di sé stesso, convinto che dei semplici esseri umani non avrebbero comunque potuto niente contro la magia che era dei “superiori”. Solo Rebecca e Mortimer potevano distruggerla ma Mortimer era fuori discussione che lo facesse di sua spontanea volontà mentre la ragazza non era al momento in grado.

Arrivò Bastian, di corsa e tutto trafelato. Si posò sulle ginocchia per riprendere fiato. “Non ho più la resistenza di un tempo…allora, cos’hai scoperto, Gabriel?”

“Mortimer ha innalzato una semplice barriera impenetrabile di base, se si fosse un essere magico ci si metterebbe pochissimo a distruggerla ma penso che l’abbia fatto apposta a renderla così debole dato che qui siamo tutti umani. Per concludere: non possiamo fare nulla” disse con voce mesta e addolorata.

“Non c’è un modo per risvegliare Rebecca?”

“No, temo che sia in un sonno perenne”

“Questa non ci voleva…se solo tu fossi un angelo a questo punto…”

“…a questo punto la barriera sarebbe più forte e indistruttibile” concluse, gravemente. “E io forse io sarei già morto da un pezzo”

“Devo tornare al villaggio subito! Non preoccuparti Gabriel, troveremo qualche stregone, qualche mago o…qualsiasi essere che sia disposto ad aiutarci! Tu intanto…”

“Ti aspetto qui” disse Gabriel, con tono irremovibile.

Bastian lo scrutò preoccupato. “Forse dovresti…”

“Ho detto che rimango qui e da qui non mi muovo”



***



Era il tramonto, i colori erano tornati quelli dell’arancio, del giallo e questa volta anche del rosso. Gabriel se ne stava seduto per terra con le ginocchia racchiuse e con lo sguardo rivolto verso l’alto. Non sapeva di preciso cosa stesse aspettando, forse voleva solamente vederla aprire gli occhi.

Come esaudita un preghiera, Gabriel vide Rebecca strizzare gli occhi con dolore. Si alzò di  scatto in piedi, colmo di speranza.

Lentamente la ragazza aprì gli occhi e fece cadere la testa in avanti, tanto che i capelli le nascosero il viso. La sua faccia era una smorfia di un dolore insopportabile.

“Rebecca…” provò a chiamarla il ragazzo timidamente.

Lei alzò il viso e quando lo vide distese le labbra in un sorriso sereno, nonostante il male le deformasse i lineamenti.

“Vattene”

Gabriel non credette di aver sentito bene. “Come?”

“Vattene” ripetè la ragazza con voce impastata.

Per Gabriel fu un duro colpo, le speranze si frantumarono. “Non capisco, io…”

“Non voglio che tu mi veda morire” sussurrò Rebecca, facendo cadere la testa. “Per favore…”

Gabriel ingoiò il vuoto per non mettersi a piangere e cominciò a grattarsi le mani nervosamente. “Non dire stupidaggini, tu non morirai, tu…”

“Questa barriera può essere dissolta solo da chi ha poteri di angelo. Io non posso, sono troppo debole, non ho più forza…” soffocò un gemito e strinse i denti per non urlare dal male.

Si stava pian piano spegnendo.

“Che devo fare? Dimmelo…” gemette il ragazzo, sull’orlo delle lacrime.

Rebecca sorrise. “Voglio che tu ricorda…” Gabriel cominciò a scuotere insistentemente la testa non volendo accettare la realtà. “…e voglio che tu prenda il mio posto in questa battaglia”

“No…” mormorò Gabriel in una maschera di disperazione. “Ti supplico…”

Poi, come illuminato, le parole di Bastian e di Rebecca lo colpirono alla testa velocissime.

Se solo tu fossi un angelo…

Voglio che tu prenda il mio posto in questa battaglia.

Chi ha poteri di angelo.

“So che cosa devo fare”

Rebecca lo guardò, con una strana e incantevole luce di vitalità negli occhi. “Che intendi fare?”

Gabriel sembrò valutare se era il caso oppure no di dirglielo. Beh, tanto l’avrebbe saputo entro breve.

“Ho intenzione di chiedere al Consiglio che mi ridiano i poteri”

La ragazza non mosse un muscolo, parve in un certo senso approvare l’idea di Gabriel.



***



Gabriel illustrò il suo piano a Bastian e lui ne fu prima felice e sorpreso, poi sgomento e allarmato.

“Uhm…quello che dici è fantastico ma…tu credi, insomma, che ti ridaranno i tuoi poteri così? A loro non interessano le situazioni, vogliono i risultati”

“Posso convincerli” tentò Gabriel, con voce speranzosa.

“Quindi vuoi proprio avere un colloquio con loro”

“Sì, assolutamente. Solo così posso salvare facilmente Rebecca”

“Ok, non sarò io a fermarti. Sai dove trovarli?”

“E che ci vuole! Se gli chiamo scommetto che mi si presentano davanti in meno di due secondi”

“Allora fa in fretta” lo avvertì l’uomo, ciondolando una mano. “Prima agiamo meglio sarà per tutti”

Gabriel respirò piano, controllandone il ritmo perché si stava agitando. “Voglio davvero salvarle la vita, ora sento che abbiamo una possibilità!”

“Ora vado a farmi un giro e finchè son via voglio che tu chiama gli angeli superiori. Quando torno voglio vederti quello di una volta”

Bastian gli fece l’occhiolino e per Gabriel tutta la paura, lo sconforto e il senso di perdita che l’avevano divorato parvero cedere il posto alla speranza, alla lucidità e alla gioia.

Finalmente tutto sarebbe andato come doveva andare e lui si sarebbe riscattato.

Ogni angelo conosce il codice per chiamare il Consiglio, egli stesso agli inizi del suo insegnamento con Rebecca gliel’aveva con pazienza fatto imparare. Recitò la formula in una strana lingua, né scritta né parlata. Una lingua magica, con vibranti “s” e parole dure, che non si può apprenderla se non si è magici abbastanza da poterla intendere.

Finì di recitare l’ultima frase quando dal soffitto della casa comparve un raggio luminoso di una luce argentata. Una strana scia di vapore acqueo diede la forma di un uomo che parlò al ragazzo da sotto il bianco mantello coprente. “Sappiamo perché ci hai chiamati, Gabriele”

“Bene, allora saprai anche cosa devi fare ora”

Susseguì un minuto di silenzio nel quale Gabriel percepì dell’ostilità nei suoi confronti. Le sue sicurezze vacillarono.

“Noi non abbiamo intenzione di ridarti tutti i tuoi poteri, non hai ancora superato il tuo esame” disse la figura ambigua in tono imperioso, e il ragazzo si afflosciò nello sconforto. “Tuttavia vogliamo aiutarti. Ti ridaremo soltanto i tuoi poteri magici, non ritornerai angelo e non riavrai le ali…per ora”

La nuvola di vapore si dissolve e con essa pure il fascio di luce abbagliante.

“Tutto qui?” domandò il ragazzo sarcasticamente, aggrottando le sopraciglia.

Non appena finì di parlare una lama di luce dorata trapassò il soffitto e lo colpì in pieno petto, perforandolo. Gabriel aprì le braccia e si lasciò andare alla bellissima sensazione che lo stava invadendo. Si sentiva veramente bene, come se quel fascio di luce lo stesse rigenerando. Quando tutto finì il ragazzo si tastò incerto le mani e le braccia. Ammirò compiaciuto il suo corpo, era lo stesso, certo, ma lui sapeva che c’era di più.

Ora era magico.

Tanto per provare puntò il palmo aperto della mano su una sedia e questa schizzò come colpita fuori dalla finestra, rompendosi in mille pezzi quando sbattè contro il tronco di un albero. La puntò di nuovo contro un vaso e questo si spezzò diventando tre colombe che volarono indispettite alla rinfusa.

Non si era dimenticato come funzionava la magia e non aveva scordato tutto quello che aveva imparato, sebbene fosse successo nei suoi primi due anni di vita.



***



Arrivò da Rebecca con un’agilità e una velocità fuori dalla comune normalità. La ragazza posò i suoi occhi su di lui e che capì che il cambiamento era avvenuto.

I lineamenti di Gabriel, la sua tonicità muscolare, erano cambiati in maniera impressionante. Appariva più vivo e il suo corpo trasudava potenza magica. Quando si avvicinò a lei però non vide quel rotondo rigonfiamento sulla schiena che indicava l’involucro contenenti le ali. Era magico ma non era ancora tornato un angelo.

Lo vide venire più vicino, tanto che il suo corpo sfiorava la barriera che la racchiudeva. Trattenne il respiro quando lo vide alzare una mano per toccare lo scudo.

Gabriel toccò con la mano aperta la barriera e sembrò quasi che la stesse accarezzando, ma Rebecca sapeva che stava usando un incantesimo.

Gabriel era concentratissimo, quando era arrivato non aveva neppure parlato con lei, si era precipitato verso la barriera, desideroso di distruggerla. Poteva sentire le sue forze prosciugarsi man mano che usava la magia per abbattere la protezione.

Alzò gli occhi per guardarla e vide il suo volto stanco e angosciato.

“Non ti preoccupare” le sussurrò con convinzione. “Fidati di me”

Rebecca gli fece un cenno del capo e aspettò.

Poco dopo potè sentire la barriera cederle sotto gli occhi, potè sentire la fine della forza che le prosciugava le forze e la vivacità tornò a dominarla. Mentre il ragazzo la fissava in attesa, lei con uno strattone si liberò dei chiodi che le tenevano prigioniere le mani e le gambe. Cadde in avanti con tutto il peso e Gabriel la prese prontamente tra le sue braccia.

Si era macchiata di sangue dappertutto e il ragazzo la guardò malissimo. “Non potevi usare la magia per toglierti di lì?”

Lei lo guardò con severità. “Mi pareva di averti detto che non sono in grado di usarla momentaneamente”

“Potevi chiedermelo”

“Stà zitto e baciami”

“Ok”

La baciò con tutto l’amore di cui era capace e Rebecca ne rimase piacevolmente coinvolta, stupefatta di sentire tanto sentimento da parte di lui. Gli posò una mano sul collo e lui aumentò la prese sui suoi fianchi. Quando si staccarono rimasero a guardarsi negli occhi.

Il volto di Gabriel era serio e sereno allo stesso tempo. “Sarà meglio che ti riporti a casa, domani abbiamo una guerra”

Il movimento brusco della ragazza tra le sue braccia lo costrinse a fermarsi bruscamente.

“Che cosa?!”



***



Ho deciso di postare questo capitolo proprio oggi!!! Eh già...oggi perchè domani si ricomincia scuola!!!! Provate ad indovinare la mia faccia...
Ho concluso il capitolo velocemente e spero che vi sia piaciuto comunque!!
Mi scuso se non ringrazio le precendenti recensioni ma sappiate che le leggo
e che ne sono contenta!!!!

Fatemi sapere con i vostri commenti!!!

Al prossimo capitolo: "A TESTA ALTA"

BaCiOnI FeDeRiCa...









 



 
 


  
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