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Autore: melhopes    16/08/2014    7 recensioni
“E se non dovessi incontrarla di nuovo?”
“Senza volerlo, vi siete incontrati tre volte. Accadrà di nuovo e, quella volta, le parlerai”
“Me lo assicuri?”
“Dovessimo andare in capo al mondo, Harry”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Within these four walls. 

<< Come bloccata? >> chiedo.
 
<< E’ bloccata. Non riesco ad aprirla >>
 
<< Lascia. Fa’ provare me >> mi offro e, in men che non si dica, circondo la maniglia con la mano destra.
 
Abbasso e tiro. Nulla. Provo una seconda volta. Non ci sono miglioramenti. Aggiungo anche l’altra mano e cerco di metterci più forza. Non va. Siamo davvero chiusi dentro.
 
<< E’ bloccata >> dichiaro.
 
<< Ma dai? >> commenta tornando lievemente sarcastica.
 
Non riesco a prendermela, infatti le sorrido. << Volevo solo metterti al corrente >>
 
<< Ti ringrazio. Adesso potresti chiamare qualcuno e farci aiutare? >> incrocia le braccia apparendo seccata.
 
Chiamare qualcuno? Al cellulare, magari? Lo stesso cellulare che non ho con me perché, ovviamente, è qualcosa che non posso portare sul palco? Non so perché ma ho l’impressione che darà un po’ di matto quando glielo confesserò.
 
<< Lo farei io ma l’unica che conosco qui è Julia e non ha un telefono perché è troppo piccola >> continua.
 
Fantastico. Mi fissa. Aspetta una risposta.
 
<< Non ho il cellulare >>
 
Sgrana gli occhi. << Come puoi non avere il cellulare con te? >> sbotta incredula e, al tempo stesso, un tantino disperata.
 
La sta prendendo meglio di quanto mi sarei aspettato.
 
<< Non posso portarlo sul palco! >>
 
<< Quando sei tornato nel backstage. Hai avuto tutto il tempo >>
 
<< Tecnicamente sì, ma… >> mi blocco.
 
Non so esattamente come spiegarle che avevo troppo ansia in circolo nel mio organismo all’idea di incontrarla per pensare di recuperare il cellulare dal camerino. Non avevo certo modo di prevedere che sarei rimasto chiuso con lei in bagno e ne avrei avuto bisogno per farmi salvare. Non che io desideri liberarmi di lei, al momento.
 
<< Ma? >>
 
Scuoto la testa. Non posso dirglielo. << Niente >>
 
<< Fatto sta che adesso siamo bloccati qui >> mi fa pesare.
 
Come se fosse colpa mia! Riflettendoci, lo è. Se non le avessi buttato per sbaglio il succo sulla canotta non saremmo mai venuti qui. Il punto è che non sapevo del malfunzionamento della porta. Quando siamo entrati non ha dato problemi. Come avrei potuto prevederlo?
 
<< Non ti agitare >> le chiedo, invece di ribattere.
 
<< Dimmi come faccio? Sono bloccata in questo bagno con uno sconosciuto… >>
 
La interrompo. << Credevo avessimo passato questa parte degli estranei >>
 
<< Sapere il tuo nome non ti rende esattamente il mio migliore amico, sai? >> mi ricorda.
 
Non ha tutti i torti. Dal suo punto di vista sono solo un ragazzo che un secondo prima era sul palco a cantare e un secondo dopo le versava del succo nei capelli. Devo cercare di tenerlo a mente. Devo ricordarmi che lei non ha una mia foto sempre con sé e non mi cerca da anni. Quello sono io. Ecco perché non la considero un’estranea ora che ce l’ho di fronte. Una piccola parte di me vorrebbe lei facesse altrettanto.
 
<< Beh, allora conosciamoci >> le propongo sfoggiando un sorriso insolente.
 
Non risponde. Me ne chiedo il motivo.
 
<< Dimmi che hai almeno il numero di qualcuno lì fuori memorizzato nel tuo cervellino >> ignora la mia proposta.
 
Scuoto la testa. << E “cervellino” è poco carino >> le faccio notare.
 
<< Come fai a non saperne nemmeno uno a memoria? Ci saranno centinaia di persone qui fuori. Non dico il numero di tutti ma di una persona sola. Una! E’ così difficile? >>
 
Mi stringo nelle spalle. << Io ed i ragazzi cambiamo numero di telefono di continuo. Ho smesso di impararli da tempo e per il resto… >>
 
<< Okay, ho capito. Siamo fregati >> si rassegna.
 
<< L’hai detto anche tu >> inizio.
 
Mi guarda interrogativa e aspetta prosegua.
 
L’accontento. << Ci sono un centinaio di persone qui fuori. Prima o poi qualcuno dovrà andare in bagno >>
 
<< E se avessero tutti delle vesciche di ferro? >>
 
<< Non ho mai chiesto loro di mostrarmi le ecografie ma immagino che non possa esistere tanta perfezione nel mondo >> la prendo in giro.
 
<< O sfiga >> mi corregge in un mezzo sussurro.
 
Sorrido. Non smetterò di pensare nemmeno per un secondo a quanto sia tenera.
 
<< Forse avrei dovuto pensarci due volte prima di accompagnare una ragazza dotata di calamita >> la punzecchio.
 
Non risponde. E’ un tantino assente. Sta pensando a qualcosa. Peccato. Ero curioso di vedere come avrebbe risposto a quest’ultima sorta di provocazione. Mi incanto a guardarla e, dalla sua espressione, cerco di capire cosa la stia tenendo lontana da me. Forse è preoccupata per Julia.
 
<< Comunque Julia è in buone mani. I ragazzi adorano le bambine >>
 
Sobbalza. << Come sai che…? >> chiede lieve.
 
Mi stringo nelle spalle. << Ho provato a mettermi nei tuoi panni >> affermo, serio.
 
Arriccia il naso e sorride. << No >> si lamenta.
 
<< Cosa? >>
 
<< Ti ho immaginato con la mia gonna addosso >> pronuncia con lo stesso tono, coprendosi il viso con le mani per qualche istante.
 
Scoppio a ridere. E’ l’ultima cosa che mi sarei aspettato. Ed è la migliore.
 
<< Ti sei accorta anche tu che i colori pastello mettono in risalto i miei occhi, eh? >> rispondo, dopo essermi calmato.        
 
<< Saresti ridicolo >>
  
Sorrido. << Permettimi di dissentire >>
 
Mi osserva interrogativa, probabilmente chiedendosi cosa io voglia insinuare.
 
<< Ne ho messa una qualche tempo fa. Mi donava >> continuo prendendomi volutamente in giro.
 
Sorride. << Non può essere! >> esclama.
 
<< Te lo assicuro. Era rosa. Con tulle e roba simile >> provo a spiegarle e, più vado avanti, più ridacchia.
 
E’ un piacere stare a guardarla. Sapere che è merito mio.
 
<< E poi? >>
 
<< Non voglio entrare troppo nei dettagli >> rispondo, cercando di fare il misterioso. << Ti basti sapere che sono uno schianto con la gonna >> continuo senza riuscire a trattenere un risolino.
 
Ride e distoglie lo sguardo per posarlo a caso sulle pareti che ci tengono in ostaggio. << Non ci posso credere >> commenta.
 
<< Cosa? >>
 
<< A quanto sia assurda questa situazione >>
 
In effetti, è assurdo. Più assurdo di quanto possa pensare. Averla qui. Trovarmi nella stessa stanza. Bloccato nella stessa stanza. Mettendo su una delle più strane conversazioni che io abbia mai avuto.
 
<< Trovi? >> le chiedo divertito, pensando lo dica senza nemmeno conoscere la mia versione dei fatti.
 
Se solo sapesse. Potrei dirglielo magari. La guardo. E’ così bella. Si sta finalmente lasciando andare. Ha abbandonato le frecciatine e il sarcasmo. Non posso rovinare tutto adesso. Avrò un’altra occasione per dirle che è quella che cercavo. Per adesso mi basta viverla.
 
Annuisce con un sorrisino. << Ecco perché dovremmo uscire di qui >>
 
<< Hai idee? >> le chiedo.
 
<< Non dovrebbe essere il tuo turno? >> domanda divertita.
 
<< Cosa ti aspetti da un lanciatore di succo a tradimento? >>
 
Sorride. << Sono sicura tu abbia tante altre buone qualità >> pronuncia come se si sentisse colpevole per avermi precedentemente etichettato in quel modo e volesse aggiustare il tiro.
 
Come si fa a non adorarla?
 
<< Elencamele >> la sfido.
 
Credo sia il mio turno di metterla alle strette.
 
<< Beh…sei alto! >> esclama.
 
Annuisco e le faccio cenno di proseguire trattenendo una sonora risata. Deve credermi serio e irremovibile.
 
<< Sei ottimo per le finte >> continua, riferendosi ancora all’incidente.
 
Le lancio un’occhiata contrariata.
 
<< No, eh? >>
 
Scuoto la testa.
 
<< Okay >> fa una pausa. Riflette. << Ti muovi bene sul palco –afferma, come se cercasse di convincermi della cosa - Non sono proprio sicura fossi tu >> aggiunge tra i denti con un sorrisino colpevole.
 
Non riesco più a trattenermi. Scoppio a ridere. Non ho mai visto nessuno arrampicarsi sugli specchi in questo modo.
 
Aspetta mi dia un contegno prima di riprendere la parola. << Il punto è che non ti conosco >> esclama.
 
<< Invece di continuare a ripetere che non mi conosci potresti iniziare a farlo. Potremmo iniziare a farlo >>
   
La sua espressione muta in pochi istanti sotto i miei occhi. Diventa incredibilmente seria.
 
<< Non è il caso >> afferma, secca.
 
Mi acciglio ma non mi guarda già più per rendersene conto. Mi sorpassa e si avvicina alla porta, dandomi le spalle. Non ho idea di cosa le passi per la testa ma sono stanco di stare all’in piedi. Decido di mettermi a sedere.
 
Mi accomodo sul pavimento, poggiando la schiena al muro e allargando le gambe. Si volta. La osservo mentre guarda il punto in cui mi trovavo e si rende conto non ci sia più nessuno. Sobbalza appena. Si rende conto io sia seduto. Abbassa lo sguardo.
 
<< Cosa fai? >>
 
<< Mi siedo >>
 
<< Dobbiamo uscire di qui e tu pensi a sederti? >>
 
Qual è il problema? So che essere bloccati in un bagno non è un modo convenzionale di passare una serata ma agitarsi non risolve nulla.
 
<< Puoi calmarti? Andava tutto bene fino a due minuti fa >> le faccio notare.
 
<< Ero comunque bloccata in un bagno con te >> incrocia le braccia al petto.
 
Sorvolo su quello che potrebbe significare quel “con te” nella sua frase. << Vieni a sederti accanto a me>> le propongo, indicandole la superficie al mio fianco.
 
Mi dà le spalle e picchia sulla porta con il palmo della mano. << Aiuto! Aiuto! C’è qualcuno? >> comincia ad urlare.
 
Decido di starmene buono qui. Lascio che si prenda tutto il tempo che le serve.
 
<< Aiuto! Siamo bloccati in bagno! C’è qualcuno? >> riprende.
 
Dà qualche altro colpo sulla porta. << Aiuto! La porta è bloccata! Aiuto! >>
 
Alterna le urla ai colpi. Va avanti per qualche minuto. La vedo, poi, agitare la mano e non capisco se sia affaticata o dolorante.
 
<< Non vale la pena farsi male >> le dico.
 
Si volta di scatto a fissarmi. << Come fai ad essere così calmo? >>
 
<< Te l’ho detto, confido nelle loro vesciche >> scherzo.
 
Mi incenerisce con lo sguardo. Non è una buona idea, a quanto pare.
 
<< I ragazzi sono di là con Julia. La stanno riempiendo di attenzioni ma tra un po’ si chiederanno dove siamo finiti. Se ne accorgeranno e, solo per ricordartelo, loro sanno dove siamo. Non ci vorrà molto >>
 
<< Sei convinto che…? >> lascia la frase a mezz’aria ma posso intuire cosa voglia dire.
 
Annuisco. Sembra calmarsi. Ha rinunciato a sgolarsi? Prende un bel respiro ad occhi chiusi. Quando li riapre mi lancia un sorriso. Ricambio.
 
Mi viene in contro. Con mia grande sorpresa si siede accanto a me. << Sono ancora in tempo? >> si informa.
 
Inarco un sopracciglio. << Per cosa? >>
 
<< Per conoscerci >> abbozza un sorriso.   
  
L’aveva ignorata ben due volte.  Adesso, però, ha finalmente ceduto. Me ne chiedo il motivo.
 
<< Cosa ti ha fatto cambiare idea? >> le chiedo serio, esternando la mia curiosità.
 
Mi scruta per qualche istante. I suoi occhi guizzano a desta e sinistra per scrutare i miei. Quasi a volerne memorizzare ogni sfumatura. Mi sento un tantino a nudo. Ho quasi paura possa leggermi dentro. Nonostante questo, però, non sposto lo sguardo, anzi.










SPAZIO AUTRICE: Come sempre torno in notturna! Stavolta, però, con una grande richiesta. Questo capitolo è, praticamente, quello che mi fa più schifo tra tutti quelli che ho scritto finora. Se per voi è lo stesso, ditemelo. Una sola parola e lo cancello. Riscrivo qualcosa di più decente e lo posto. Davvero. 
Ve lo chiedo da sorella (?), parlate. Una sola parola e lo elimino. Mi vergogno così tanto. Ahhh. 




Per distrarmi, ho deciso di pubblicarvi, come promesso, la foto della presta volto di Charlotte. E' da questa foto che è nato tutto.  Ps. Ho sbagliato. Avrei dovuto inserire due foto ma non so perché non ci sono riuscita. Questa era per mostrarvi meglio il visino (?). L'altra la metto nel prossimo "spazio autrice". Devo ancora prenderci la mano, a quanto pare.
 
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