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Autore: rupertinasora    14/09/2008    3 recensioni
Hermione viene colpita da una magia scaturita da un fiore fatto maldrestamente cadere a causa di un'occhiata lanciatale da Malfoy. Da quel giorno inizia a fare cose strane e contraddittorie e finisce anche per provocare il bellissimo nemico. Scoprirà la nostra eroina cosa c'è che non va in lei? Troverà un rimedio oppure resterà intrappolata in quel sentimento che inizia a provare inavvertitamente per il Serpeverde?
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La maledizione del bel fiore - Capitolo secondo

 

 

 

Due ragazzi alti camminavano per i prati dell’immenso giardino di Hogwarts.

Uno era bruno, e portava un paio di occhiali neri a cerchio. Aveva la stessa montatura da anni, e non gli importava a nulla cambiarla. Il suo corpo era snello e muscoloso, proprio come si conveniva a un giocatore di Quidditch. L’altro era poco più alto del primo, con i capelli rossi gettati al vento e gli occhi azzurri capaci di penetrare dove volevano. Aveva delle mani molto grandi e ruvide coperte da un paio di mezzi guanti da sport.

Si ritrovarono a parlare del più e del meno, e l’argomento della loro ultima preoccupazione era proprio l’amica, Hermione.

- Ha detto la Chips che c’erano delle controindicazioni per quella pianta, sai di che si tratta?- chiese Ron, appoggiandosi ad un albero.

- Ho cercato in biblioteca, ma non ho trovato nulla.- rispose il moro, sedendosi sul prato. Era morbido e bagnato, cosa non buona perché quando si sarebbe alzato, avrebbe trovato un’enorme macchia sul didietro.

- Non hai per caso chiesto a Neville?- insisté il portiere dei Grifondoro.

- Ron, anche tu hai mani, occhi e bocca. Potevi chiederlo tu!-

Il rosso sbuffò.

- E dai, Harry. Qui quello single sei tu. Io ero impegnato con tutti i sensi con una bella fanciulla- e ammiccò all’amico.

- Ma dai, non mi dire. E chi è?- chiese Harry curioso, raddrizzando le antenne.

Se tutto gli andava bene, la ragazza aveva un’amica molto carina.

- Si chiama Giselle de Lenfent, secondo anno dei Corvonero. E, Harry, è uno schianto.-

Si sedette accanto all’amico e si tuffò nella descrizione della fanciulla dai capelli molto mossi e neri e dagli occhi verdi. Harry ascoltava interessato.

- Ma dimmi- fece, approfittando di una pausa del ragazzo – ha una bella amica?-

Ron gettò la testa all’indietro, spalancò la bocca e rise.

- Oh, Harry, vecchio marpione! Certo che ce ne ha di amiche carine!- e lo guardò sorridendogli soddisfatto.

Una ragazza si avvicinò loro.

Fece un po’ di rumore e si girarono.

La prima cosa che videro furono un paio di stivaletti con il tacco a spillo. Fecero scivolare all’insù lo sguardo, che sembrava carezzare le belle gambe affusolate della ragazza, la gonnellina a pieghette che arrivava poco sopra il ginocchio, la maglia nera aderente che metteva in risalto il seno.

Stavano per fare i complimenti a Madre Natura, quando alzarono ancora di più lo sguardo e gelarono.

Hermione li guardava con uno sguardo ammaliante, dolce e carino.

Ma da quando la ragazza si metteva così in mostra? Di solito mancava pochissimo a che si mettesse i pantaloni sotto la gonna.

- Salve, ragazzi- li salutò, sedendosi in mezzo a loro.

Loro ci misero un po’ per rispondere.

- Ehm…ciao Hermione-

- Che facevate di bello?- chiese la ragazza, portandosi le ginocchia al petto.

- Nulla di che. Parlavamo di ragazze- le rispose Ron.

- Bene! Allora ne hai trovata una! Sono contenta che tu mi abbia dimenticata, perché io non ti ho mai amata, a me è sempre interessato Draco Malfoy-

Le parole le uscirono prima che potesse fermarle.

Era per caso impazzita? Se continuava così avrebbe ferito qualcuno in modo irreparabile. Ron era forte, e sapeva in fondo al cuore che lei non c’era mai stata con tutta se stessa, avrebbe capito e perdonato.

Si sentì gelare quando il ragazzo la guardò con uno sguardo colmo di delusione che si trasformò presto in odio e disgusto.

- Hermione, ti rendi conto di quello che hai detto?- sbottò lui, allontanandosi da lei.

Harry guardò entrambi. La ragazza si girò verso di lui e sorrise malignamente.

- Harry, tu l’hai sempre saputo, vero? Te l’avevo detto-

Ron guardò stupito Harry, si alzò, sputò a terra e se ne andò a grandi passi.

Il bruno la guardò preoccupato e adirato.

- Hermione, la devi smettere! Ron non è una bambola! Lui prova dei sentimenti, non puoi dirgli quello e per di più che ami Malfoy. E poi cos’è quest’ultima notizia?- chiese incredulo.

La ragazza scrollò le spalle.

- Semplicemente che mi piace Draco, e voglio stare con lui- rispose candidamente, strappando un fiore da terra.

Cosa stava facendo, per Merlino? Stava ferendo i suoi due migliori amici con parole che non avrebbero mai trovato riscontro nella realtà.

Si sarebbe volentieri tagliata in due la lingua, strappata tutti i capelli, anziché dire quelle scemenze.

Ancora non riusciva a capire cosa le stava succedendo.

Harry scosse la testa.

- No, Hermione, non è vero. Questo è tutta la causa di quel fiore maledetto che ti ha colpito in pieno nella Serra numero Quattro.- disse, passandosi una mano tra i capelli.

Lei rimase scioccata.

- Fiore? Quale fiore?- chiese con la voce che le tremava.

Improvvisamente si ricordo del fascio di luce, dello sguardo di Malfoy, di quanto lo odiasse nonostante fosse il ragazzo più affascinante che avesse mai incontrato.

E come un fulmine a ciel sereno faceva di tutto per farsi notare da lui senza che lo volesse in realtà. O forse lo voleva, ma non voleva accettarlo perché altrimenti si sarebbe sentita sconfitta.

Quel fiore dava vita ai suoi pensieri più reconditi, quelli che anche lei stessa si vergognava di provare.

E come un secchio d’acqua gelida, la realtà la scosse profondamente.

Lei in realtà era attratta da Malfoy, ma lui la considerava alla stregua degli occhi di rospo che metteva nelle pozioni. Questo non avrebbe mai potuto accettarlo, e si era costruita una maschera dura che era riuscita a prendere il sopravvento su di lei.

Era stato un bene o un male?

Si era avvicinata a Ron, aveva permesso che lui la toccasse, anche se lei non provava nulla. Non era scossa minimamente.

Con Malfoy, invece, sarebbe stato diverso?

Doveva provarlo, doveva farlo.

Solo in seguito avrebbe detto se la maschera aveva preso il sopravvento o era lei che aveva cambiato idea, e solo così avrebbe capito se l’incidente del fiore era giunto come una benedizione o una maledizione.

Si alzò di getto e iniziò a correre verso il lago, incurante di Harry e del fatto che sarebbe stato carino ringraziarlo e salutarlo.

Ringraziarlo per cosa, poi? Tutte le volte che l’aiutava, lui non la ringraziava mai. Sembrava sempre che a lui fosse dovuto tutto. E di certo lei non aveva tempo per i perbenismi che non le venivano mai rivolti allo stesso modo come lei li regalava.

Basta fare la brava bambina. Così non aiutava certo se stessa, e se gli altri le volevano davvero bene, avrebbero capito e avrebbero accettato la nuova situazione che avrebbe presentato loro.

Arrivò al lago quasi correndo.

Non s’era accorta che aveva accelerato il passo, mentre si allontanava da Harry.

In fondo voleva trovarsi il più lontano possibile da coloro che, anche se non volevano, le soffocavano i sentimenti con le loro dolci, seppur rude, attenzioni.

Voleva conoscere davvero chi le piaceva, ma con quale volto si sarebbe presentata?

Si guardò il riflesso nella pozza d’acqua che si estendeva per migliaia di chilometri.

Com’era possibile che un lago così enorme si trovasse nel perimetro della scuola? Se l’era sempre chiesto, e ogni volta si era risposta dicendo “Questa è Hogwarts, il luogo dove i sogni possono avverarsi”. Ma quante bugie c’erano tra quelle semplici parole.

Il suo sogno non poteva avverarsi.

Lei era una sudicia Mezzosangue, troppo in basso per essere guardata dall’aristocratico Draco Malfoy, anche se indossava vestiti provocanti e si truccava, come faceva la maggior parte delle sue compagne di corso.

Sospirò e si sedette a gambe incrociate sulla riva.

I sassolini sotto le sue gambe erano ruvidi, messi in una posizione che le graffiavano la pelle, e bagnati.

L’acqua dolce si rifrangeva sulle sponde, levigando i piccoli sassolini.

Hermione ne afferrò uno e lo gettò nel lago. Questo calò a picco, con un tonfo sordo, senza scuotere eccessivamente l’acqua, ma dipingendo sulla superficie cerchi concentrici.

Rimase quasi delusa. Di sicuro si aspettava si vederlo rimbalzare, ma non aveva mai capito come si faceva. Di conseguenza non lo sapeva fare.

Un altro sasso venne lanciato poco distante da lei, rimbalzò quattro volte e poi si immerse.

Rimase quasi estasiata nel sentire quei piccoli tocchi del sasso sull’acqua. Sembravano voci degli angeli.

Una risata cristallina giunse alle sue orecchie. Si voltò di scatto e vide un biondo Serpeverde innalzarsi in tutta la sua statura.

- Sei pensierosa, Granger?- chiese lui.

Hermione si voltò dalla parte opposta, cercando di nascondere un verginale rossore dipingerle le guance.

“Forse è un semplice miraggio, come è successo in infermeria”.

Si voltò, sicura di vederlo scomparire, e invece eccolo lì, ancora nella stessa posizione di prima.

La guardò attentamente e sorrise.

- Che c’è, i tuoi mastini ti hanno lasciata da sola?- rincarò la dose.

Hermione si sentì ferita da quelle parole.

Mastini. Intendeva sicuramente Harry e Ron. Loro non volevano lei, loro volevano le ragazze, come tutti i ragazzi. Lei era solo un’amica fedele, ed era lei a cercare loro. No, la definizione giusta era che lei era un cagnolino nelle mani degli amici, ed era troppo fedele per ferirli. Avrebbe continuato a ferire lei stessa, se quel maledetto fiore non l’avesse colpita. Perché proprio a lei poi doveva capitare?

Lui sbuffò e le si sedette accanto.

- Mezzosangue, ti hanno tagliato la lingua?- chiese, annoiato, guardandola di sbieco.

Lei si irrigidì. Non perché fosse indignata, ma perché odiava quella parola.

- Per piacere, Malfoy, non chiamarmi a quel modo- riuscì a sussurrare.

Perché quel fiore non faceva effetto? Un po’ di sfacciataggine le avrebbe fatto bene.

Si guardò le gambe e subito le fece scattare fino a congiungere le ginocchia.

Il biondino seguì ogni sua mossa.

Sbuffò annoiato.

- Ma cosa ti prende, Hermione Granger? Non sei la solita-

Lei lo guardò dritto negli occhi, ma non resse e sciolse lo sguardo.

- No, per niente. Ma tanto a te che importa?- fece, con lo sguardo perso davanti a sé.

- Infatti. Non so neanche perché sono qui in questo momento.-

Lui si alzò e lei gli si aggrappò al mantello.

Si scambiarono uno sguardo sorpreso.

Hermione sentiva il suo corpo muoversi da solo. Si alzò e si stagliò di fronte al ragazzo. Malfoy era alto più di lei di una decina di centimetri. Gli posò le mani sul collo e lo attirò a sé con uno strattone, facendo aderire le loro labbra.

Lei sospirò e chiuse gli occhi. I muscoli le si intorpidirono mentre assaporava la vicinanza di quelle labbra alle sue.

Il ragazzo la staccò violentemente e lei perse l’equilibrio e cadde per terra, con le gambe leggermente divaricate. Sentiva i gomiti che le sfrigolavano sull’acciottolato. Chiuse forte gli occhi, e tentò di sopportare il dolore che le arrivava dalla schiena e l’aveva paralizzata.

Draco la guardava con disprezzo e sorpresa. Le sue labbra tremavano irrimediabilmente, e arretrò di mezzo passo.

Hermione aprì gli occhi, si morse il labbra inferiore. Quello sguardo di repulsione le face venire le lacrime agli occhi.

Si sentiva mortificata fino all’inverosimile, per quel gesto che avrebbe voluto ma non avrebbe mai avuto il coraggio di fare.

Si voltò di lato, lasciando le lacrime sgorgarle dagli occhi.

Era stanca di far finta che nulla la toccava. Era stanca di essere la dura Hermione Granger.

Aveva tante virtù, ma in amore era una frana. E se ne rendeva conto con il tempo che passava, sempre di più.

Lui si girò e si allontanò.

Lei tirò sul col naso, si mise a pancia sotto vicino al lago e pianse fino a che non si sentì così stanca che non riuscì neanche a trascinarsi al castello.

 

Con il freddo della sera, Hermione sentiva il vento sferzarle il viso e scompigliarle i capelli. Non ce la faceva ad alzarsi, e si rannicchiò ancora di più.

Non chiudeva gli occhi, per paura che avesse degli incubi, dopo le brutte esperienze di quel giorno.

Tirò su col naso. Il mal di testa le dimezzava le forze.

Lottava contro le sue stesse palpebre che minacciavano di abbassarsi.

Sentì all’improvviso un rumore di passi svelti, che si fermarono poco distante, e ripresero a camminare più lentamente, fino ad arrestarsi ancora una volta vicino ai suoi capelli.

- Granger - sussurrò la calda voce del ragazzo che le faceva battere il cuore.

Hermione avvicinò una mano alle labbra, e stette in ascolto.

- Scusa, per prima. Beh, mi sono ricordato che avevamo una questione in sospeso. Spero che ora tu sia contenta.-

Entrambi rimasero poi in silenzio.

Qualche animale notturno gufò in lontananza, e smosse le fronde scure degli alberi nella notte.

Lei si fece forza sulle braccia e si sedette.

Si voltò verso il biondo e scosse la testa.

- Non sono affatto contenta, Malfoy.- proferì, con voce sommessa.

Lui la guardò con quei suoi occhi gelidi, cercando di capire cosa volesse dire.

Lei sospirò. Ingoiò un po’ di saliva, fece appello a tutto il suo coraggio, e per una volta volle fare la vera coraggiosa, la vera Grifondoro qual era.

Gli prese le mani. Fu quasi sorpresa nel sentirle calde più delle sue. Il ragazzo non si sottrasse da quel contatto, ma al contrario fece di tutto per scaldargliele di più.

Aprì la bocca.

Da dove cominciare? Doveva dire “ti amo”, oppure “mi piaci”? Doveva dirglielo che voleva stare con lui o no? E se le avesse riso in faccia?

La sua lingua parlò prima che potesse formulare una frase.

- Senti, tu mi piaci, e anche tanto, e non mi arrenderò fino a che non ci mettiamo assieme.-

Draco fu spiazzato da quella sicurezza.

Si leccò le labbra e strinse le sue mani.

Le prese la testa con una mano e l’avvicinò a sé.

La baciò, chiudendo gli occhi, nel suo solito modo di fare, accattivante e provocante, dolce e furioso allo stesso tempo.

La ragazza si sentì bruciare, il fuoco le arrivò alle guance arrossendole, e riscaldandola.

Il freddo della sera non li sfiorava neppure.

Come due belve, si presero le rispettive labbra mordendole e succhiandole, inebriandosi con le loro stesse lingue.

Il ragazzo l’allontanò proprio quando lei iniziava ad annullare la propria coscienza.

- Non va, Granger. Non perderti quando mi baci. - sghignazzò.

L’aiutò ad alzarsi.

- Vieni- aggiunse – Andiamo, altrimenti qualcuno può pensare male.-

Lei sorrise e si incamminò, affianco a lui, ma poco distante.

Sorridevano entrambi, ma nessuno voleva dare all’altro l’impressione che era più debole.

- Tranquillo, Malfoy – fece lei, rompendo il silenzio – io non mi perdo quando ti bacio. Sei uno come un altro.-

Lui rise.

- Di certo non puoi paragonarmi alle tue vecchie fiamme.-

Lei sbuffò.

- Non fare paragoni assurdi, Malfoy.- lo guardò con sguardo provocatorio – Ron sapeva come prendermi, meglio di te.-

- Questo è impossibile, Granger –

Si scambiarono uno sguardo divertito.

Sì, forse quella del fiore era una maledetta benedizione.

 

   
 
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