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Autore: Delver of Dreams    16/08/2014    0 recensioni
La fanfiction che vi apprestate a leggere è stata ispirata da un ciclo di canzoni rese della band finlandese "Sonata Arctica". La storia parla di Caleb, l'uomo che non ha mai sorriso, così lo definiscono nella prima delle quattro canzoni che lo vedono come protagonista, un uomo mentalmente compromesso dalle tragiche esperienze della sua vita. Ho inventato ben poco, mi sono limitato a dare una mia interpretazione dei testi delle quattro canzoni (che citerò nei titoli dei capitoli) in modo tale da dar vita al personaggio in quella che sarà una storia cruda, drammatica e oscura. Si consiglia la lettura ad un pubblico non facilmente impressionabile, il rating arancione e il contenuto della fanfiction rafforzeranno la mia affermazione. Concludo dicendo che posto questo scritto come originale in tutto e per tutto perchè non ho avuto modo di inserirlo in nessuna categoria preimpostata. Buona lettura e ricordate, ci tengo a precisarlo, che non è tutta farina del mio sacco! Se volete saperne di più, ascoltate le seguenti canzoni e leggetene il testo:
- Caleb
- The end of this chapter
- Don't say a word
- Juliet
Tutte dei Sonata Arctica.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Caro diario,
Ti ho mai parlato di lei? No? E’ impossibile: parlo soltanto di lei.
Ti è mai successo, no, sei un costrutto di carta e inchiostro, ovvio che no, di incontrare la donna della tua vita? Ammettiamo per un istante che tu sia una persona qualunque, di quelle che vengono picchiate dal padre, tradite dalla madre e gettate in strada con quel poco di sapere appreso negli anni di vita. In qualche modo risorgi dalle ceneri del passato e costruisci un apprezzabile presente, finché non arriva. Irrompe nella tua vita, non bussa, sfonda la porta del cuore con un calcio e spara alla cieca. Ti colpisce ripetutamente, quasi ti uccide: capisci che è lei.
Non ho mai provato troppo interesse per le donne, le prendevo e le lasciavo, che importanza aveva? Erano solo compagne di letto, la maggior parte, altre sporche puttane, avrei dovuto forse tenerle in considerazione? Credo proprio di no.
E adesso dico a te, amore mio.
Ti ho donato il mio tempo.
Ti ho donato la mia intera vita.
Ti ho donato il mio amore, ogni, fottuta, briciola.
Sai cosa mi dissero? E’ UN CRIMINE.
Te lo ricordi? Non puoi averlo dimenticato, oh no. E’ forse svanito tutto nella tua mente? Non ci crederò mai.


Caro diario,
Ti ho parlato di lei, ma non ti ho mai detto cosa successe. Non importa che ti chieda se hai voglia di ascoltarmi, lo farai, mentre spremerò la punta della mia penna sulla tua pelle di carta.
Non ci capivo più niente, luci e gendarmi ovunque.
“Ci segua in centrale” le loro parole “Misure cautelari” le chiamano. Non c’era niente di “cautelare”, dov’era il pericolo? No, il PROBABILE pericolo, non è questa la cautela? Camminare in punta di piedi per non svegliare un cane rabbioso, nascondersi nell’ombra per celarsi ad occhi indiscreti, tagliare lentamente e con precisione una fetta di pane. Cosa cazzo c’è di “cautelare” nel mettere dietro le sbarre un uomo innamorato? Dov’è il crimine? La amo, lasciate che glielo dimostri!
Inutile.
S’intromise anche un giudice, mi mancava solo questa. Il verdetto fu chiaro: non dovevo più avvicinarmi a lei, dovevo mantenere una certa distanza, non ricordo nemmeno quanti metri, come se girassi con un righello nel taschino della giacca. Non contento, il pagliaccio decise che le notti in prigione mi avrebbero aiutato a schiarirmi le idee. Figlio di puttana.
In ogni caso, pensai.
Dovevo mantenere la promessa? Era necessaria la lontananza?
Tutto sommato il problema non sussisteva: ero sicuro che non avremmo voluto incontrarci di nuovo.
Eppure non ricordo di aver promesso niente.
Ti chiedo, amore mio: i momenti passati, moriranno? Dimmi di no.
Dimmi che le tue vecchie bugie, ti amo e cazzate del genere, sono ancora vive, fammi credere tutto questo ancora una volta.


Signor diario,
Che ne dice di fare due chiacchiere anche oggi?
Le racconterò la storia di un uomo disperato, ma determinato. Suona strano vero? Mi lasci spiegare. Questo mostro, una volta mi chiamarono così, era mosso da due sentimenti avversi: amore e odio. Soffermiamoci un attimo su questa coppia di perfetti conosciuti, possono davvero essere considerati avversi? Uno stolto potrebbe cadere nella trappola, fin troppo evidente, del “o ti amo o ti ammazzo”, amore e odio come estremi: si o no, su o giù, vita o morte. Non raccontiamoci stronzate. Sono la stessa, identica cosa, due diverse dimostrazioni di affetto. Ancora mi chiedo cosa ne stia discutendo a fare con un quaderno, santo cielo.
Torniamo a noi.
Questo triste uomo cosa decise di fare un giorno? Si mise in testa di inseguire l’amore perduto, forse scappato, ma che differenza fa? Non era più con lui: lo rivoleva.
No ma pensiamoci un attimo!
Come ha potuto, quella puttana, essere così egoista? Si, sto parlando con te amore mio.
Ti ho sempre amata, con tutto me stesso, e tu mi ripaghi così? FUGGI?
Dimmelo, avanti. Dimmi che le tue vecchie bugie sono ancora vive, voglio crederci ancora una volta cazzo!
Questo tuo amore, finito troppo tempo fa, mi uccide, ma allo stesso tempo mi intriga.


Signor diario,
Siamo di nuovo faccia a faccia a quanto pare. L’ho trovata sa? Non può capire, non si immagina signor diario: l’ho rivista, ho scovato il suo nascondiglio, ce l’ho fatta capisce?
No che non capisce, ancora stento a credere di star scrivendo anche oggi.
Oh si, ora ricordo, dovevo riversare la rabbia da qualche parte e questa cartaccia faceva al caso mio, senza offesa, chiaramente.
Ha trovato un altro. Sorpreso eh? E vedessi che coppia! E’ perfetto per lei, cavaliere senza macchia e, per poco ancora, senza paura. Finora non avevo mai augurato la morte a nessuno, no, nemmeno al giudice, lo giuro: oggi non sai quanto vorrei morta quella troia e il suo cliente.
Non finì lì, come ti ho detto: ho trovato il suo nascondiglio. La seguii fino a casa, lui non entrò, ti lasciò sola quella sera: PECCATO. Vorrà dire che l’ingrato compito di accompagnare i tuoi sogni toccherà a me. Un vero peccato.
Solo a pensarci il sangue mi ribolle nelle vene, nelle arterie, in tutti i cazzo di vasi sanguigni, chiamateli come vi pare, ho caldo, che sia caldo da capillare o qualsiasi altra cosa per lui. Adesso puoi avere tutto quello che non ti ho mai potuto dare, sarai contenta immagino.
Adesso amore mio, salvati da me.
Guarda fuori dalla finestra.
SONO IO!
Peccato di nuovo, preferisci andare subito a riposarti.
Per le prossime volte, se mai ce ne saranno: chiudi la porta a chiave.


Amico diario,
Non hai idea di come ci si senta in momenti come questi!
Come mi giustifico? Sono spiacente, sono qui? C’è forse qualcos’altro che possa dire? Sono sicuro di no.
Di una cosa invece non riesco a convincermi: sarai spaventata, o no? E’ un bel dilemma, mi metto nei tuoi panni: cosa mi farebbe più piacere? Rivedere il mio adorato Caleb o… no, non c’è un’alternativa: è così, io sono qui e non può pretendere che le cose cambino.
Eccoti lì, sul tuo letto, vestita soltanto di quel paio di mutande che, al tempo, no, anche in quel momento, ti avrei strappato a morsi. Fa caldo vero? E’ decisamente caldo. Non ci posso ancora credere, diario, posso toccarla, ti rendi conto? Dopo tutto questo tempo posso di nuovo sentire la sua pelle sotto i miei polpastrelli, ammirare quel candore, quella totale mancanza di melanina.
Avvicino la punta delle dita al suo seno, gli ormoni scazzottano tra di loro mentre sfioro a malapena il suo profilo: tremenda eccitazione.
Mi avvicino la tuo orecchio, sposto con delicatezza e cautela, si, QUESTA è cautela, i tuoi lunghi capelli lucenti e sussurro:
“Perché c’è lui nella tua vita?”


Oh, cos’è questo?
Un orecchino. Ti sei stesa sulle lenzuola senza nemmeno toglierti questi orribili ninnoli di vanità. Ci penso io.
Te lo sfilo, lentamente, e lo faccio mio. E’ fantastico, non ti accorgi di nulla! Posso tutto in questo momento: sono onnipotente verso di te.
Accendo una candela, mi pare il minimo, non si vede niente in camera tua. Potrei semplicemente premere un interruttore e far giorno in questa stanza, ma perché rovinare l’atmosfera? Dissero che non ti avrei mai trovata, eppure, amore mio, adesso sono al tuo fianco: come te lo spieghi?
Santo cielo, non sono del tutto stabile, lo riconosco, ma devo farti sapere che sei mia, solo mia, anzi, avresti dovuto saperlo fin da subito che non saresti appartenuta a nessun altro.
TU SEI MIA.
Adesso puoi dirmelo, siamo soli, io e te. Dimmi che il nostro passato non morirà, fammi sentire ancora quelle tue vecchie bugie, dimostrami che sono ancora vive.
No, non importa.
So già che è così.
Il passato non morirà.
Le tue vecchie bugie sono ancora vive.
Questo amore, o forse è odio, sarebbe dovuto finire molto tempo fa, mi sta uccidendo e, amore mio, ormai ucciderà anche te. So cosa devo fare, so come preservare la nostra favola nel tempo senza il pericolo che qualcuno possa intromettersi.
QUESTA è cautela.



--- FINE SECONDO CAPITOLO ---



Siamo arrivati a metà storia!
Come avrete notato il nostro Caleb in questo capitolo ci parla dell’amore della sua vita, al quale abbiamo accennato nel capitolo precedente. La canzone di riferimento, come già saprete, ma non eviterò di ricordarlo, è “The end of this chapter”, la storia ovviamente è un po’ distorta, ai fini della trama che sto seguendo va bene così :P
Fatemi sapere come l’avete trovato, per il momento non aggiungo altro e aspetto una botta di ispirazione per scrivere anche il prossimo capitolo!
Bye <3
F~
  
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