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Autore: LadyDenebola    16/08/2014    1 recensioni
Dopo anni di pace, la terra di Valdmurt è minacciata da Tenugh, che vuole impossessarsi dei cristalli divini Afior e Deri per tornare al potere. Denebola, novizia in procinto di entrare fra i protettori di Valdmurt, nonché detentrice di Deri, parte con cinque compagni alla ricerca del secondo cristallo. In una corsa contro il tempo, i sei compagni non dovranno solo affrontare le insidie di Tenugh ma si troveranno a fare i conti con un passato da dimenticare e un futuro da garantire.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO III


Il sole non era ancora sorto, ma già una pallida luce s’insinuava tra le mura della Torre.
Fabius era insieme ad altre quindici persone, tra cui Altair e la maga di Andromeda. Il sentiero che portava fuori dal territorio della torre di Aldebaran era ancora immerso nell’oscurità. Denebola, Rio, Aiska, Tinhos, Mailo e Alexander s’incrociarono all’uscita in cortile. I cinque cavalieri indossavano le cotte di maglia e i mantelli con cui erano giunti alla Torre; alla cintura pendevano le spade, fasciate nei loro foderi, e sulle spalle reggevano zaini di stoffa e pelle col minimo indispensabile con cui sopravvivere fino all’arrivo al primo centro abitato. Rio e Tinhos, niente affatto impacciati, portavano ciascuno anche una faretra e un arco flessibile e dalle curve semplici, tipico di Terrani.
Si salutarono tutti con poche e brevi parole: sei sconosciuti che stavano per iniziare una missione alla quale nessuno di loro avrebbe pensato fino a una settimana prima. Rio continuò a osservare Denebola  anche quando uscirono: la ragazza indossava il solito abito viola sotto un mantello verde foresta, senza alcuna armatura. Le uniche protezioni erano una spada molto corta che teneva legata in vita e un bastone da passeggio.
Fabius li osservò uno ad uno quando si fermarono davanti a lui. Alle sue spalle, i novizi osservavano Denebola con un velo d’invidia negli occhi. Aiska provò un moto di compassione nei loro confronti: era sicura che, rispetto alla loro compagna, quei ragazzi non erano affatto consapevoli dei rischi che avrebbe dovuto affrontare.
Portavano tutti una piccola lanterna. Il gruppo iniziò a muoversi. Fabius, in testa, lanciava sguardi preoccupati davanti a sé; era seguito da Altair e la maga di Andromeda. La luce aranciata del mattino di Valdmurt non riusciva a passare attraverso gli alberi del sentiero così che dovettero fare soprattutto affidamento alle piccole lanterne che ciascun novizio reggeva.
I cinque cavalieri camminavano compatti, silenziosi quanto la loro scorta. L’aria gelida e l’adrenalina che iniziava ad aumentare avevano tolto loro qualsiasi voglia di conversazione. Denebola veniva per ultima, appoggiata al bastone di Andromeda, che stringeva quasi spasmodicamente mentre con gli occhi cercava inutilmente di penetrare le ombre attorno a lei. La croce di Altair giaceva sotto la veste, accanto a Deri.
Camminarono per quasi mezz’ora, nel più assoluto silenzio. I soldati erano completamente assorbiti da quella atmosfera da non accorgersi che i novizi avevano spento le lanterne da più di dieci minuti.
La chiara luce rosea dell’alba iniziava ad illuminare i Saggi e i compagni, mentre il freddo e l’umidità parvero aumentare. Il sentiero terminò con un bivio su un laghetto. I Saggi si voltarono verso i cavalieri.
<< Da questo punto ci separiamo >>disse loro Fabius, e la sua voce echeggiò come un ramo spezzato.<< Prendete la strada che porta a Royal, come vi ho suggerito. Ci terremo in contatto ogni volta che potremo. Buona fortuna >>
I Saggi e i novizi si mossero per primi lungo la strada che costeggiava il laghetto sulla destra. I compagni rimasero a osservarli andar via, sempre in quel silenzio misterioso e inquietante inframmezzato di tanto in tanto dal rumore dei loro passi sulla strada battuta. Quando sparirono dalla vista, Rio si voltò verso gli altri, scoprendo sguardi risoluti, anche in Denebola.
<< Andiamo >>
Il tratto di strada che usciva dai confini della Torre di Aldebaran continuava pianeggiante fino al fiume Green River, ma da lì la strada per Royal sarebbe diventata pian piano collinare. I sei compagni marciarono per sei ore, in silenzio, fermandosi ogni tanto per controllare se stavano andando nella giusta direzione.
<< Quanto dista per la precisione Royal? >>chiese Mailo mentre sostavano all’ombra di un bosco.
<< Tre o quattro giorni a piedi >>rispose Rio.<< Spero solo di non incontrare subito qualche diavoleria di Tenugh >>
<< Forse ancora non sa di noi >>disse Denebola, seduta insieme ad Aiska sull’erba fresca.<< Ci siamo organizzati rapidamente. Mi dispiace solo che Fabius non ci abbia lasciato portare i cavalli >>
<< Se Afior si trova a Royal potrebbero non essere necessari, visto che siamo abbastanza vicini >>disse Rio, ma anche lui apparve perplesso.<< Certo, se ci avessero ridato i cavalli della Torre come quando siamo arrivati, avremmo accorciato notevolmente le distanze >>
Gli altri furono d’accordo, ma lamentarsi era inutile. Sembrava esistere una qualche regola non scritta che imponeva di fidarsi delle scelte del Saggio Fabius, per quanto discutibili potessero essere.
<< A proposito >>disse dopo un po’ Alexander, asciugandosi la bocca dopo una sorsata d’acqua.<< Nessuno mi ha ancora spiegato quali sono i poteri di Tenugh. Le leggende sono sempre rimaste sul vago >>e così dicendo guardò Denebola, che si strinse impotente nelle spalle.
<< So che è abile nel manipolare la mente umana, più qualche altra stregoneria >>
<< Non è molto >>osservò l’altro.
Denebola avvertì l’irritazione attanagliarle la bocca dello stomaco, ma si sforzò di non rispondere. Tutto in Alexander la faceva innervosire, dal tono perennemente beffardo allo sguardo altezzoso.
<< Afior potrebbe trovarsi ovunque >>notò dopo un po’ Aiska, accigliata.<< Fabius sembrava sicuro si trovasse nella Regione dei Monti, ma è troppo vasta per sperare di trovarlo subito. E se a Royal facessimo un buco nell’acqua? >>
<< Secondo Fabius è proprio lì che si sono avute le ultime notizie della presenza di un rubino molto particolare >>rispose Denebola.<< Quante volte una pietra preziosa attira l’attenzione se non mostra qualche stranezza? >>
<< E se qualcuno trova Afior prima di noi Deri potrebbe avvertirlo? >>le chiese Mailo.
<< Esatto >>
<< Siamo sicuri che a Tenugh serva solo il cristallo rosso? Non gli converrebbe avere entrambi? >>osservò dubbioso Tinhos. Gli altri si scambiarono sguardi cupi, e Denebola scrollò le spalle, impotente.
<< Potrebbe esserci questo rischio, ma Deri teme più per Afior che per se stesso >>rispose.
<< Va bene >>Dopo un attimo di silenziosa pausa, Rio si rimise in piedi.<< Ci siamo riposati abbastanza e possiamo continuare questi discorsi anche in marcia. Andiamo >>
<< A ovest >>precisò Aiska ripiegando una mappa e infilandola nel marsupio di tela che teneva in vita.<< Royal  è oltre… >>
Un rumore improvviso la interruppe e tutti si voltarono verso il bosco dietro di loro. Qualcosa si muoveva a pochi metri dagli alberi esterni, nascosta in mezzo ai cespugli.
<< Non può essere una spia di Tenugh! >>sussurrò Denebola.<< Non così presto! >>
Rio, Tinhos e Alexander sguainarono le spade e si avvicinarono agli alberi. Il rumore si ripeté di nuovo, più debole, come se il suo autore si fosse accorto di essere stato scoperto. Con cautela, Tinhos si chinò sui cespugli e scansò le foglie con la punta della spada. Per terra, in mezzo alle foglie secche, c’erano delle strane impronte.
Rio tirò un respiro di sollievo.
<< Deve essere stato un animale >>disse riponendo la spada.
<< Quale animale ha zampe simili? >>mormorò Alexander, chinandosi sulle impronte. Tinhos fletté la spada verso di lui, costringendolo a bloccarsi.<< Che fai? >>
 
<< Non sappiamo a chi appartengono >>rispose l’elfo.<< Meglio non toccarle >>
<< Siete così nervosi da farvi spaventare da delle impronte di coniglio? >>rise Mailo che, zaino in spalla, già si era allontanato dagli alberi.
<< Nessun coniglio lascia impronte del genere >>replicò Alexander, ostinato.<< Non ho mai visto un animale con zampe così piccole >>
Anche Rio e Denebola le osservarono da vicino: le tracce erano molto piccole e profonde, simili a dei forellini più che a vere e proprie impronte.
<< Lasciamo perdere >>disse alla fine Rio.<< Non dobbiamo avventurarci nel bosco, perciò queste tracce non sono affare nostro. Muovetevi, ci siamo fermati anche troppo >>
 
<< Eppure non sono ancora convinta >>borbottò Aiska lanciando uno sguardo alle sue spalle.
Avevano imboccato un sentiero in discesa fiancheggiato da rari alberi spogli. Le sommità degli arbusti del bosco erano ormai scomparse del tutto mentre i compagni lasciavano la collina e giungevano su una pianura che si estendeva a perdita d’occhio. Sulla terra annerita crescevano radi cespugli scheletrici; non c’erano altre forme di vita visibili.
<< Quelle non erano tracce di animali >>aggiunse Tinhos.
< < Ne sei sicuro? >>fece Mailo con voce che lasciava trasparire tutto il suo disinteresse per l’argomento.
<< Pensaci. Quelle impronte erano minuscole e anche abbastanza profonde >>disse Tinhos.<< Quale animale può avere delle zampe così piccole e lunghe? >>
<< Un ragno? >>suggerì Denebola.
<< Se intendi quelle specie di ragni grandi quanto un toro, allora è impossibile. Sono quasi due secoli che non si vedono bestie del genere >>replicò Alexander.<< Voi cosa ne pensate? >>chiese a Mailo e Rio.
<< Non sono affari che ci riguardano >>ripeté Rio, marciando avanti a loro.<< I boschi sono pieni di animali. Ci vorrebbe un’intera notte per scoprire con chi avevamo a che fare >>
<< A proposito di notte >>Mailo alzò lo sguardo verso il cielo: oltre nuvole scure che si avvicinavano rapide verso di loro si potevano ancora scorgere tinte di un cupo violetto.<< Fra poco farà buio >>
<< Non ci fermeremo di nuovo >>disse Alexander.
<< Viaggeremo al buio? >>esclamò Aiska.
<< Dobbiamo sbrigarci a raggiungere Royal, no? >>osservò Alexander in tono piatto.
<< Questi territori non sono pericolosi >>Denebola rassicurò Aiska.<< Sono deserti e nessuno osa venirci, soprattutto di notte >>
<< Come mai? >>chiese Tinhos.
<< Si dice che questa sia la Piana dei Morti >>rispose tranquillamente la novizia.<< Cinque secoli fa qui si è combattuta una sanguinosa battaglia fra vari popoli. I morti furono numerosi e non ci fu nessun vincitore >>
<< Perciò il generale di un esercito, vedendo cadere i suoi uomini insieme a tutti gli altri, urlò delle parole  >>continuò Alexander.<< Una maledizione, o qualcosa del genere >>
<< Conosci anche tu questa storia? >>sussurrò Aiska. In lontananza, un fulmine illuminò il cielo.
<< Storia? >>ripeté Alexander.<< Questa è solo una stupida leggenda. Da piccolo la raccontavano gli anziani della mia città per intimorire i bambini, ma in realtà, qui, non è successo un bel niente! >>
<< Sì, invece >>replicò Denebola, stupita.
<< Come? >>dissero Aiska e Alexander all’unisono.
<< Quello che hai detto tu, Alexander, è vero >>disse Denebola, perplessa davanti ai loro sguardi attoniti.<< La Battaglia dei Maledetti. È così che la chiamano. Il generale di quell’esercito urlò delle comuni parole, che si trasformarono in maledizione >>
<< E cosa direbbero queste parole? >>chiese Mailo, che seguiva la conversazione con interesse.
<< Nessuno me lo ha mai voluto dire >>rispose la ragazza.
<< E tu lo sai? >>Mailo si rivolse con un sorrisetto ad Alexander.
L’uomo alzò le spalle, ignorando gli sguardi delle due ragazze, e quasi non si scontrò con Rio. Il capitano di Terrani si era fermato di colpo.
<< Cosa c’è? >>chiese Tinhos.
Rio si portò un dito sulle labbra e indicò in avanti. In un primo momento, non videro nulla oltre le ombre che si addensavano sulla piana. Poi, poco lontano da loro come se fosse emersa dalla terra, scorsero una figura scura accompagnata da un verso gutturale di animale pronto all’attacco.
<< Cosa diavolo è? >>borbottò Mailo, la mano già sull’elsa della spada.<< Il fantasma del generale? >>
<< È umano? >>Aiska guardò Denebola, che, impietrita, scosse il capo. Alexander imprecò e fece per sfoderare la spada, ma un rumore spezzato echeggiò nella piana, bloccando tutti e sette.
Lentamente, la figura parve sollevare la testa verso i compagni, che riuscirono a vederla meglio. Era avvolta da capo a piedi in un mantello nero come la pece, il cappuccio tirato sulla testa che lasciava intravedere una mascella pallida, appuntita. Sul petto riluceva una chiazza purpurea, come sangue fresco.
<< Un Kar >>gemette Denebola, stringendo il bastone di Andromeda.
Il rantolio della creatura cessò mentre si voltava verso di lei. I secondi si allungarono come l’eternità. Poi, con un movimento improvviso e sinuoso, il Kar balzò addosso alla novizia levando da sotto il mantello una mano dalle unghie affilate.
Rio tirò Denebola verso di sé allontanandola dalla traiettoria del Kar. Tinhos, arco teso, scoccò una freccia che attraversò la creatura come se fosse di fumo.
Divisi dagli altri, Rio e Denebola indietreggiarono. Da sotto il cappuccio del Kar scorsero un lampo di luce rossa mentre quello si sgranchiva le mani con un suono simile a uno schiocco. Non rantolava più. Rimase impietrito a osservarli, e per un attimo Rio ebbe l’impressione fosse diventato davvero di pietra.
<< È già morto >>spiegò Denebola con un sussurro che i compagni udirono.<< Non possiamo ucciderlo di nuovo >>Sentì Rio stringerle con forza il braccio mentre urlava agli altri:<< Scappiamo! >>
Alexander, Mailo e Aiska corsero verso di loro, nella direzione che avrebbero comunque dovuto seguire per andare a Royal. Tinhos li copriva, la spada sguainata tesa contro il Kar. Rio prese Denebola per mano, la spada nell’altro pugno, e se la trascinò dietro gli altri. In retrovia, Tinhos fendeva l’aria con la spada nel tentativo di tenere lontano il Kar. Per un attimo, parve funzionare: la creatura indugiò senza mostrare particolare fretta nell’inseguirli. L’attimo dopo, i compagni udirono un gemito alle loro spalle.
Tinhos era caduto in ginocchio, la spada accanto a lui e sul petto un taglio dal quale sgorgava sangue copioso. Prima che Rio o qualcun altro tornasse indietro, Denebola alzò il bastone di Andromeda e mormorò un incantesimo. Un getto di luce fuoriuscì dal bastone stesso, colpendo il Kar in pieno petto e scaraventandolo a qualche metro dall’elfo.
Rio e Aiska lo raggiunsero e lo rimisero in piedi.
<< Ce la fai? >>gli chiese Rio.
<< Penso di sì >>.Tinhos tentò di rimettersi in posizione eretta, ma quel movimento lo fece di nuovo piegare in due con un gemito di dolore.
<< Non fa niente, ti aiutiamo noi >>disse Aiska.
Il Kar si rialzò con un rantolo minaccioso mentre Rio e Aiska si allontanavano sorreggendo Tinhos. Denebola avanzò rapida mentre si ricongiungevano al gruppo.
<< Che vuoi fare? >>Alexander le si affiancò, la spada levata davanti al viso.
<< Cercherò di distrarlo mentre voi fuggite >>rispose Denebola.<< Lo tempesterò di incantesimi >>
<< Ma la pianura è immensa! >>protestò Alexander-<< Non ce la faremo mai a fuggire e tu non puoi passare un’intera notte a lanciare incantesimi >>
<< Non ci metterò molto a sbarazzarmi di lui >>
<< Non potremo andar lontano >>disse Rio.
<< Potrete mettere una bella distanza >>replicò impaziente Denebola, gli occhi sul Kar che sembrava essersi di nuovo paralizzato.<< Andate, ora! >>
Impotenti, Rio e Aiska, con Tinhos ancora aggrappato loro, la superarono con tutta la velocità che potevano permettersi. Mailo li seguiva senza staccare gli occhi dal Kar. Alexander rimase accanto alla novizia.
< < Vattene! >>esclamò Denebola. Percepiva lo sguardo rosso del Kar da sotto il cappuccio.
<< Non puoi ucciderlo da sola >>ripeté l’uomo.
<< Neanche il tuo aiuto mi sarebbe utile. Mi saresti solo d’intralcio! >>urlò Denebola furibonda.
Il Kar approfittò di quella distrazione. Sollevò le mani e unì le unghie a formare un triangolo. Con un rombo crepitante, un getto di fuoco sprizzò dalle sue mani e si avventò su Denebola e Alexander.
<< Andromeda! >>urlò Denebola, picchiando la punta del Bastone sul suolo. Il fuoco li investì in pieno, ma Alexander non sentì nulla, solo lo sfrigolio delle fiamme contro la cupola trasparente che Denebola aveva fatto apparire per proteggerli.
<< Quanto puoi resistere? >>le domandò.
<< Non lo so! E’ molto più potente di me! >>rispose Denebola. L’attacco si intensificò e lei cadde in ginocchio, ma tenne ben salda la presa sul bastone.
Alexander le si inginocchiò accanto.
<< Ti faccio scappare! >>ansimò Denebola.
<< E tu? >>
<< Resisterò. Tieniti pronto >>
<< Non posso lasciarti qui da sola! Moriresti! >>replicò l’uomo tirandola per farla alzare.
<< Ti aprirò un varco >>continuò Denebola ignorandolo.<< Preparati !>>
Il Kar lanciò un altro getto di fuoco e la cupola protettiva di Denebola scomparve. Alexander si pose davanti alla ragazza e tese una mano mentre il fuoco li colpiva. Questa volta avvertì il calore del fuoco sulla pelle, ma non cedé. Oltre lo sfrigolio del fuoco non sentiva nient’altro. Poi, di nuovo quel rumore spezzato e l’oscurità lo accecò.
 
Faceva freddo, molto freddo. O forse era la sua immaginazione. Non si sentiva più nulla, solo un opprimente silenzio. Alexander mosse una mano e tastò il terreno accanto a lui: c’erano solo sassi. Raccogliendo le poche forze che gli erano rimaste, si mise in ginocchio e si guardò intorno. Era buio: l’unica fonte di luce era un buco sul soffitto, dieci metri più su.
Alexander si massaggiò la testa. Come era arrivato lì? Ricordava solo un tizio incappucciato che attaccava Rio e Denebola…
<< Denebola! >>esclamò, ricordando tutto.<< Denebola, dove sei? >>
La poca luce che filtrava dal buco illuminava a malapena la grotta dove si trovava ed era talmente fioca che Alexander sospettò fosse sera. C’era solo un arco scavato nella roccia, e ai piedi dell’arco, con suo sollievo, c’era Denebola, sdraiata supina, che reggeva ancora il Bastone magico.
Alexander le si inginocchiò accanto e la sollevò delicatamente per le spalle.
<< Denebola >>disse di nuovo, scotendola.<< Cerca di svegliarti >>
Denebola aprì a fatica gli occhi.
<< Cosa succede? >>mormorò con voce roca.<< Dov’è il Kar? >>
<< E’ sparito >>rispose Alexander.<< Oppure siamo noi ad essere spariti >>
Denebola si mise cautamente seduta e guardò la grotta.
<< Come siamo arrivati fin quaggiù? >>
<< Non lo so, ma è meglio andarsene >>borbottò Alexander, aiutandola a rialzarsi.<< Dobbiamo trovarci da qualche parte sottoterra. Chissà dove sono gli altri. Spero si siano salvati >>
<< Lo spero anch’io >>disse la ragazza, tastando la parete rocciosa.<< Pensavo di essere morta >>aggiunse guardando Alexander, << quando sono caduta ho sentito le fiamme che lambivano il mio corpo e ho pensato che era finita. Come abbiamo fatto a salvarci? >>
<< Chi lo ha detto che siamo salvi? >>replicò Alexander con voce sommessa.<< Ci troviamo in un luogo che non conosciamo, lontano dai nostri compagni. Potrò dire che siamo in salvo quando usciremo da qui >>
<< Hai ragione >>sospirò la ragazza. Indicò l’arco:<< Laggiù deve esserci l’uscita >>
Anche Alexander lo guardò, ma con minor convinzione: oltre l’arcata pareva estendersi nulla, o forse era solo un’impressione dovuta alla poca luce.
Attraversarono l’arco, camminando rasenti alla parete. Il soldato si stupì del silenzio che continuava a regnare, e quella cosa non lo tranquillizzò affatto. Dietro di lui, Denebola stringeva nervosamente il Bastone, sperando di non incontrare nessuno fino all’uscita di quella galleria.
Eppure, notò Alexander, più andavano avanti più il buio aumentava e non c’erano tracce di una porta o di un altro arco. Più di una volta dovettero fare una sosta per abituare gli occhi all’oscurità. Dopo molti minuti, Alexander sentì strattonare il mantello, e sussultò violentemente.
<< Sono io >>sussurrò Denebola, stringendogli il mantello.<< Volevo accertarmi che ci fossi ancora. Con questo silenzio sembra di essere soli >>
<< Già >>rispose Alexander.<< Non mi sento tranquillo. E’ come se qualcuno ci stesse tendendo una trappola >>.Si fermò di botto.
<< Cosa c’è? >>chiese Denebola.
<< Qui la strada si interrompe >>disse Alexander,<< non possiamo proseguire. C’è come una specie di burrone >>
Tastando il pavimento con la punta del bastone, Denebola si inginocchiò e si avvicinò al burrone.
<< Avverto una presenza >>mormorò.
Alexander socchiuse gli occhi per cercare di individuare qualcosa.
<< Viene dal burrone? >>
<< Sì, ma non riesco a capire chi possa essere >>rispose Denebola.
<< Almeno è umano questa volta? >>sibilò Alexander.
Una luce smerigliata brillò a pochi centimetri da lui, illuminando il volto di Denebola.
<< Deri! >>disse la ragazza, stupita.
<< Allora dobbiamo trovarci vicini al secondo cristallo >>.Alexander si inginocchiò accanto a lei.<< Hai detto che il tuo cristallo si illumina in presenza dell’altro >>
<< E’ così >>annuì Denebola, anche se riteneva improbabile che Afior si trovasse nelle vicinanze.
Qualcosa in fondo al burrone si mosse.
<< Cos’era? >>domandò Alexander sporgendosi.<< I cristalli non si muovono >>
<< Non è un cristallo >>disse Denebola, reggendo Deri.
Alexander mise la mano sull’impugnatura della spada mentre il cristallo continuava a risplendere, illuminando l’altra parte della galleria. Si sporse un altro po’.
<< Possiamo saltare >>disse, indicando l’altro ciglio del burrone.
<< E’ troppo lontana >>ribatté Denebola.<< Da qui a lì ci saranno almeno cinque metri. Non potrei mai farcela >>
Alexander la guardò.
<< Ti aiuto io >>disse.
<< Che…? >>fece Denebola, ma Alexander l’aveva già presa per mano costringendola a rialzarsi.<< Fermati! Che hai intenzione di fare? >>urlò la ragazza.
<< Zitta e datti la spinta per saltare >>
Un verso strozzato, dal burrone, li fece sobbalzare entrambi, seguito poi da un fruscio sinistro che aumentava a una velocità spaventosa. Qualcosa stava risalendo verso di loro. Alexander non si fermò a pensare ed estrasse la spada, nascondendo Denebola dietro di sé.
<< Questo non è un Kar! >>esclamò.
Una creatura con due ali da pipistrello affiorò dal burrone, emettendo il verso strozzato di prima. Sembrava una marionetta esile, col corpo umano e, al posto delle braccia, due spade affilate.
Alla vista di Deri, ancora luminoso in mano a Denebola, la creatura urlò di nuovo, un urlo che fece rizzare i capelli sulla nuca dei due compagni.
Alexander parò il primo assalto con la spada, respingendo la creatura, che emise un verso di disapprovazione.
<< Nascondi il cristallo >>disse il soldato.
<< Ormai l’ha visto! >>replicò Denebola. La creatura attaccò di nuovo. Denebola e Alexander si separarono: Alexander balzò in avanti quasi fino al ciglio del burrone. La creatura si voltò verso la ragazza.
<< Non ha poteri magici. Posso ucciderlo in dieci secondi !>>sibilò Denebola minacciosa mentre quella cosa caricava di nuovo, mulinando le spade come ali supplementari.
Alexander fece per scagliarsi su di essa per colpirla alle spalle, ma il terreno tra lui e la creatura si aprì, e dallo spaccò uscì un secondo mostro, che gli balzò addosso, mandandolo contro la parete rocciosa.
Denebola ebbe appena il tempo di vedere tutto questo che fu costretto a scansarsi per schivare il colpo della creatura.
<< Usa la magia, strega! >>ringhiò quella creatura con voce acuta.<< Dovevi ucciderci. Forza, cosa aspetti? >>
<< È quello che farò! >> replicò Denebola, più per darsi coraggio. Le creature sogghignarono.
Alexander si rialzò in piedi a fatica. Facendo attenzione a non farsi scoprire, prese una pietra affilata e appuntita ai suoi piedi mentre i mostri si avventavano su Denebola. Prendendo bene la mira, Alexander scagliò la pietra sulla schiena della creatura più vicina. La creatura gridò il suo verso stridulo sentendosi perforare la schiena, ma non si arrese. Con un sinistro frullo d’ali che sollevò terra e polvere, si voltò verso Alexander, la spada levata. Il suo compagno la seguì.
Denebola aprì la mano sinistra e dalle sue dita sgorgò un getto di lava bollente che colpì in pieno i due mostri. Questi caddero a terra, urlando di dolore, le ali e la pelle sfrigolanti, a pochi centimetri da Alexander.
<< Dobbiamo andarcene! >>urlò questo.
La prima creatura si rimise in ginocchio a fatica mentre la lava le consumava la cartilagine delle ali.<< Non ve ne andrete finché non avremo preso il cristallo! >>sibilò guardando con odio Denebola. << Anche noi abbiamo poteri magici, strega! Che il terreno si squarci e la terra ti inghiotta! >>
A quel comando il terreno prese a vibrare violentemente. Alexander si aggrappò alla parete rocciosa mentre osservava stupito cosa stava succedendo. Il pavimento si stava sgretondo nel punto dove si trovava Denebola. La ragazza si sentì il terreno mancare sotto i piedi e si aggrappò alla parete proprio quando quello crollò del tutto.
Tra urla di agonia, le creature trovarono la forza di ridere beffarde.
Alexander corse verso la ragazza mentre il pavimento continuava a cedere anche dalla sua parte. La creatura che aveva lanciato la maledizione gli si avventò contro e lo sbatté con violenza per terra.
<< Da qui non ti muovi! >>sibilò, stringendolo al collo e mozzandogli il respiro.
Denebola sollevò il bastone, le dita che scivolavano sulla roccia tremante, e si preparò a lanciare un nuovo incantesimo.
<< Cadi nell’Abisso! >>urlò una creatura con un ghigno crudele. Grossi massi si staccarono dalla parete accanto all’alto soffitto. Denebola si appiattì contro il muro per schivarli, ma una mano potente l’afferrò alla caviglia. La ragazza abbassò la testa e vide con orrore una terza creatura che la tirava per trascinarla giù.
Alexander, ancora prigioniero, prendeva a pugni la creatura con la mano che stringeva la spada. Il mostro gli puntò un braccio affilato alla gola.
<< Muoviti ancora e ti infilzo! >>ringhiò.
Per tutta risposta Alexander gli sputò in faccia e il terreno si aprì sotto di loro. La creatura lo lasciò cadere. Precipitando, Alexander vide Denebola divincolarsi dalla presa di un nuovo mostro, mentre anche le pareti crollavano. L’ultima cosa che sentì furono le ultime risate stridule delle creature. Poi, un nuovo buio.
 
 
 
 
 
 
   
 
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