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Autore: Monkey_D_Alyce    16/08/2014    3 recensioni
Si continuava a convincere di aver fatto la cosa giusta.
Non chiedeva il mondo.
Voleva solamente voltare pagina.
Eppure tutte le sfortune di questo pianeta capitavano solo a lei!
Era arrivata a Londra sotto un bell'acquazzone, ma non solo!
Ora doveva pure sorbirsi delle stupide deduzioni da parte di un detective eccentrico ed egoista di nome Sherlock Holmes!
Fantastico!
Veramente fantastico.
(SOSPESA MOMENTANEAMENTE!)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Non-con, Triangolo
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6° capitolo: Exciting life

 
 
Dopo che John se ne fu andato, Nami e Sherlock restarono a lungo a fissarsi dritto negli occhi.
Lui stava aspettando di concludere la sfida mentre lei, lo guardava con aria truce, pensando di ucciderlo solamente con la forza di uno sguardo.
Purtroppo per lei, non funzionò…
 
“Allora? Vuoi concludere questa sfida sì o no?” le domandò con fare derisorio il consulente detective, regalandole un sorriso che “sapeva” di sadico.
“Dopo quello che mi hai fatto? Tsk! Neanche per sogno!” rispose lei, facendo per alzarsi, ma il giovane Holmes, con un colpo di remi, invertì le posizioni, bloccando la ragazza tra la poltrona e lui.
I loro corpi erano come incastrati perfettamente tra loro, cosa che non sfuggì alla rossa.
Le sue guance assunsero una lieve tonalità di rosso, sentendosi lievemente in imbarazzo.
 
“Che c’è Nami? Non vorrai tirarti indietro!” sussurrò Sherlock inclinando di un poco la testa da un lato, prendendo tra due dita una ciocca di quei capelli rossicci.
“Non ho mai detto questo” lo contraddisse sicura, cominciando ad accarezzargli uno zigomo.
“Ho tutto il tempo. A te la scelta” la sfidò guardandola attentamente, come a volerle scrutare l’anima.
Nami si avvicinò molto lentamente alle sue labbra, decisa a porre fine a quel gioco assurdo che avevano iniziato per passare il tempo.
Sherlock sorrise mestamente, convinto del fatto che, molto probabilmente, alla fine, la ragazza si sarebbe tirata indietro.
Mancava solamente un insignificante spazio e le loro labbra si sarebbero unite.
 
All’improvviso, lo squillo di un cellulare richiamò l’attenzione dei due ragazzi.
“E’ il tuo” disse il consulente investigativo, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il telefono di lei.
Inutile dire che la sua espressione era confusa e anche molto irritata.
“Avevi il mio telefono?” domandò come per accertarsi che fosse un’altra delle allucinazione.
Peccato.
“A dire il vero sì. Vuoi rispondere? E’ un numero privato” osservò Sherlock impensierendosi un poco, riducendo gli occhi a due fessure.
 
Sapeva di essere un ottimo ladro, infatti, aveva “rubato” (ma glielo avrebbe restituito) il cellulare della ragazza, per sapere qualcosa in più sul suo conto.
Aveva controllato la rubrica e vi aveva trovato i numeri di alcuni, secondo lui, migliori amici, quello di sua sorella e quelli dei suoi genitori.
La domanda era: Nami è uscita pochissime volte, e in tutte, non ci aveva messo più di quarantacinque minuti. Chi mai la chiamerebbe?
 
“Grazie, Sherlock!” sbottò Nami riprendendosi il suo telefono, per poi rispondere.
Scostò malamente il detective da una parte e si alzò, allontanandosi un poco dal detective, in modo tale che non sentisse la sua conversazione.
Molto probabilmente era Mycroft.
 
“Pronto?”
 
“Ciao, Nami. Hai ottenuto il posto in una stazione di meteorologia non lontana da Londra.
Inizierai a lavorare tra due giorni. Va bene?”
 
“Ah! Ciao…Micky! Qui tutto bene! Tu, come stai?” rispose Nami con un po’di titubanza, sperando nell’idea che Mycroft avesse capito il suo messaggio velato.
 
“Ho capito. Sei con Sherlock. Ti da così tanti grattacapi?” domandò leggermente divertito.
La ragazza gli avrebbe risposto volentieri che avrebbe ucciso suo fratello, dopo, facendolo passare per un tragico incidente, ma si trattenne.
 
“A dire il vero sì…avevo ricevuto l’invito da parte di Nelly circa…una settimana fa!”
 
Certo che deve essere un’impresa riuscire a trovare le parole adatte da dire difronte a mio fratello in così poco tempo”
 
“No, non ci voglio andare al suo matrimonio. Sai bene quanto mi stia antipatica! Fa tanto la gentile e poi si rivela solo una stronza!”
 
“Ti avevo avvertito che stare dietro a mio fratello non sarebbe stato facile, cara Nami.”
 
“Lo so, lo so che ho sbagliato anch’io! Ma è quella che continua a fare casini su casini!”
 
“Del tipo?”
 
“Fa l’oca fingendosi sbadata e con la testa fra le nuvole!”
 
“Questa è difficile…ti ha coinvolto in qualcosa…e con la frase “con la testa fra le nuvole” mi viene in mente solo la…vi siete drogati?”
 
“No.” a quella domanda detta con un tono un pochino frustrato, Nami negò molto in fretta, mordendosi la lingua più volte, ripetendosi il fatto che doveva stare zitta sul fatto degli allucinogeni che aveva assunto assieme a quel sociopatico iperattivo di Sherlock.
 
“Menti.”
 
La rossa sobbalzò sul posto, deglutendo un bolo di saliva a vuoto, cominciando a sentire le mani sudaticce.
“Ho detto che non vengo, punto. Ciao, Micky!”
 
E riattaccò in fretta e furia.
Respirò profondamente, cosicché potesse calmarsi un poco, ma, appena si girò urtò contro il petto di Sherlock con il suo naso, sobbalzando lievemente dalla sorpresa.
Alzò lo sguardo verso il viso del ragazzo con fare perplesso, mentre quello si avvicinò velocemente a lei, riducendo le distanze, fino a far sfiorare le loro labbra.
 
“Che cosa voleva mio fratello da te?” domandò lui con fare indagatore.
“N-Non era tuo fratello…” rispose Nami automaticamente, continuando a tenere gli occhi fissi su quelli di Sherlock, non riuscendo a muoversi di un millimetro.
Sentiva le sue labbra pizzicare piacevolmente a quel leggerissimo contatto con il consulente investigativo.
Era come paralizzata.
“No? Beh, mi sembra strano, sai? Hai un’amica che ti chiama attraverso un numero privato e si chiama Micky. Mio fratello si chiama Mycroft. Hai usato una specie di linguaggio in codice, pensando che mio fratello avrebbe capito tutto, dato che è un uomo importante del Governo e proprio perché è mio fratello. Solamente lui chiama con numeri privati le persone, a parte me e John” le spiegò lui brevemente, lasciandola un poco sconvolta.
“Wow…” riuscì solamente a dire la ragazza, dandosi mentalmente della stupida pochi attimi dopo.
In fondo, doveva essere abituata alle brillanti deduzioni di Sherlock, no?
Allora perché gli aveva fatto una sottospecie di complimento, quando prima “detestava” i suoi modi di fare?
 
Anche Sherlock rimase sorpreso dall’inaspettata reazione della rossa: era convinto del fatto che gli avrebbe ribadito di farsi i cazzi suoi, oppure che lo mandasse al diavolo.
Doveva ammettere che quella ragazza non era così prevedibile come credeva.
Però, mancava un’ultima cosa da spiegare per poter concludere in bellezza la sua esatta deduzione.
“E-E poi non ti ho mai detto di avere un fratello…” aggiunse spostando lo sguardo altrove, allontanandosi, per non sentirsi un po’troppo “osservato”.
 
Nami si accorse dell’errore che aveva commesso e abbassò i suoi occhi color nocciola sul pavimento, sentendosi incredibilmente stupida.
“Tutto quello che hai detto corrisponde…era tuo fratello…”
“Lo so… ha offerto anche a te dei soldi per tenermi sotto controllo?”
A quella domanda, la rossa, rimase vagamente perplessa, ma decise di passare oltre a quella questione, suggerendo a se stessa di non indagare su cose inutili.
“A dire il vero no. Mi ha cercato un lavoro. Non so il perché”
“Tsk! Sempre il solito” mormorò Sherlock sottovoce, richiamando appieno l’attenzione della ragazza su di sé.
“Come?”
“Uhm, no, niente. Vatti a vestire, Lestrade è qui fuori e sta per venire da noi. Non credo sia una bella idea andare ad indagare su un nuovo caso in pigiama, se così si può chiamare” osservò Sherlock squadrandola da capo a piedi, facendola arrabbiare un poco.
“Mica sono nuda, comunque!” sbottò lei frustrata, cominciando a dirigersi verso la sua camera per andarsi a vestire.
“Non ti posso dare torto, ma se giri in quel modo per una città come Londra…rischi grosso, ti pare?” disse lui seguendola.
“Sì, va bene. Hai ragione. Ora, se non ti spiace, chiudo la porta. Sai com’è, c’è la privacy!” lo assecondò lei con fare malandrino, regalandogli uno sguardo vagamente malizioso e sarcastico al tempo stesso.
 
Il rumore dei passi di Mrs. Hudson, rientrata da poco dalla casa di una sua amica, riecheggiò lungo la scalinata che separava i loro appartamenti, seguita dall’ispettore Lestrade e Donovan.
 
“Sherlock!”- la richiamò concitata la Signora, facendosi scoprire difronte alla porta della stanza della nuova coinquilina- “Ci sono visite per te! Che ci fai lì, comunque???”
 
“Niente, Mrs. Hudson. Sto aspettando che qualcuno esca dalla sua camera per poter andare a risolvere il caso affidatomi da Gary Lestrade” rispose lui per nulla turbato dalla situazione, facendo volgere gli occhi al cielo alla signora in un moto di disappunto, accompagnato da un pesante sospiro.
“Greg” lo corresse invece l’ispettore, facendo scuotere la testa alla sua collega Donovan.
Ogni volta che si vedevano, doveva assistere ad un battibecco.
“Irrilevante” commentò freddo il consulente investigativo.
 
“Calmatevi. Mi raccomando Sherlock: fai un buon lavoro e vedi di non far cacciare Nami nei guai!” lo riguardò Mrs. Hudson andandosene verso il suo appartamento, infastidendo il ragazzo.
Mica era un babysitter!
 
“Nami! Hai intenzione di starci fino a Natale?” domandò Sherlock incrociando le braccia al petto, irritato da tutta quella situazione.
Non è che avesse bisogno di una altro cervello per lavorare.
La ragazza gli serviva solamente come ascoltatrice ed, eventualmente, come propria e vera assistente.
 
“Ascoltami bene, principino dei miei tacchi! Tutti hanno il diritto di cambiarsi!!!” sbottò Nami infuriata, aprendo con uno scatto la porta della camera, raggiungendo così il piccolo gruppo.
Si era vestita con una felpa pesante tutta rossa e dei pantaloncini di jeans lunghi fino a metà coscia, accompagnata da dei collant neri e All Stars blu cobalto.
I suoi occhi traboccavano d’ira e frustrazione e la sua voce era ridotta ad un sibilo acuto.
 
“Finalmente! Era ora che uscissi, ragazzina! Lestrade, possiamo andare!” esclamò Sherlock felice come un bambino difronte a delle caramelle.
Scese velocemente le scale, infilandosi nel frattempo il lungo cappotto, la sua sciarpa blu e i suoi guanti di pelle.
 
I due agenti si guardarono per un momento, per poi guardare la figura di Nami ferma sulla soglia della sua camera.
Era come imbambolata.
“Nami…tutto bene?” domandò l’ispettore Lestrade leggermente preoccupato, avvicinandosi alla ragazza.
 
“Io l’uccido!!!”  urlò digrignando i denti, per poi allontanarsi da loro due e raggiungere il consulente investigativo con fare scocciato.
 
“Quanto la comprendo” commentò stancamente Sally Donovan, cominciando anche lei a scendere le scale, accompagnata da un Lestrade piuttosto perplesso.
“Magari ci farà l’abitudine…certo…è un po’meno paziente di John, ma…” aggiunse Greg, ma venne interrotto dalla voce del detective riccioluto.
 
“Vi volete muovere? Sono impaziente” disse Sherlock dalla porta d’ingresso, affiancato da una Nami piuttosto irritata.
 
Lestrade cominciò a pensare che doveva tenere sotto stretta sorveglianza i due ragazzi, se non voleva che accadesse qualcosa di spiacevole.
O meglio.
Doveva tenere sotto controllo Nami affinché non saltasse addosso a Sherlock per riempirlo di botte e strangolarlo con le sue stesse mani.
Quella ragazza era davvero strana: aveva scatenato qualcosa nel consulente investigativo e Greg non si riusciva a spiegare cosa.
Sapeva solamente che la guardava sempre con sfida e con divertimento, come se avesse trovato una specie di giocattolo complicato ma allo stesso tempo interessante.
 
Appena furono tutti fuori dal 221B di Baker Street, l’aria frizzantina inondò i loro visi mentre gocce di pioggia fine bagnavano leggermente i loro abiti.
Sherlock chiamò un taxi per poi salirci, seguito a ruota da Nami, preceduti dai due agenti di Scotland Yard con le loro volanti.
 
“Quando inizierai?” domandò il consulente investigativo alla ragazza, facendola voltare di scatto.
Pensò a cosa intendesse con quella domanda, però, non trovando altro collegamento se non il lavoro, rispose un po’titubante:
“Tra due giorni”
“Immagino che ti divertirai un mondo a fare previsioni meteorologiche” commentò sarcastico il ragazzo, sorridendole con fare beffardo.
“Sentiamo: come ci sei arrivato?” chiese Nami incrociando le braccia al petto.
“Oh! Nulla di che: ho notato che sulla scrivania della tua stanza hai risposto molti libri sul tempo e alcuni sulla geografia. Ho dedotto che ti piacessero questi due campi, soprattutto il primo. Sono più che certo che tu abbia richiesto un lavoro specifico che riguardassero le tue materie preferite, Nami” spiegò lui per nulla toccato dallo sguardo diffidente della rossa nei suoi confronti.
“Sei un po’troppo curioso per i miei gusti” commentò lei punzecchiandolo con un sorrisino birichino stampato sul volto.
“Dovresti saperlo! In fin dei conti non siamo così diversi, altrimenti avresti rifiutato il mio invito a venire con me sul caso! Giusto…mia carissima giornalista dai capelli rossi?” osservò fintamente sorpreso.
“Ex…giornalista. In effetti sì…mi incuriosisce parecchio il lavoro che fai…è…”
“Interessante?”
“Uhm… sì…più o meno”
“Più o meno, dici? Per me esistono solamente i “sì” o i “no”. Non trovi questo lavoro interessante…affascinante”
“Anche”
“Allora non va bene nemmeno questo come aggettivo” disse ricominciando a pensare, facendola ridacchiare un poco.
Le piaceva il suo modo di pensare in completo silenzio.
Era come rinchiuso in un mondo tutto suo pieno zeppo d’informazioni.
“Devo dire che questa è un’ottima sfida!” esclamò gioioso Sherlock, sorprendendo la ragazza un poco.
“Non credo di essere così complicata. Prova a pensare in modo soggettivo, Sherlock. Hai dedotto quasi tutto della mia vita, sai anche capire i miei stati d’animo sul momento, ma rimanendo obiettivo solo sull’aspetto fisico. Quello che vedi è solamente una facciata, una maschera di una parte della realtà” replicò Nami con calma.
“Mi stai per caso aiutando?” chiese il consulente investigativo con un sopracciglio alzato dalla curiosità.
“Non hai bisogno del mio aiuto, lo sai bene…diciamo che è semplicemente un’osservazione innocua!” rispose la rossa facendogli l’occhiolino, per poi scendere dal taxi che nel frattempo si era fermato dietro la volante di Scotland Yard sul luogo del nuovo caso.
Sarebbe stata una nuova avventura…






Angolo di Alyce: Buonasera a tutti!
So di essere in un ritardo tremendo, ma diciamo che ho avuto poco tempo per scrivere.
Vi chiedo umilmente perdono! (si inchina)
Come potete vedere, Nami e Sherlock sono completamente due bambini pestiferi: lui la punzecchia e lei lo asseconda.
E il povero Greg Lestrade promette a se stesso di tenerli d'occhio...aggiungeteci John e Mycroft e vedrete anche voi che si sta formando una specie di squadra speciale :D
Li trovo piuttosto carini e divertenti. Voi come li trovate?
Diciamo che hanno motivi diversi per tenerli sotto controllo:
Greg perché non vuole perdere Sherlock nel caso Nami abbia istinti omicida;
John perché è amico di Sherlock e perchè ora, tiene anche a Nami;
Mycroft...perché è Mycroft xD
No, dai, a parte gli scherzi!
Mycroft lo fa perchè dopo quello che le ha rivelato una rossa di nostra conoscenza per telefono mediante linguaggio in condice (lo ha fatto involontariamente. Non era previsto che lo avvertisse del gioco che aveva fatto insieme al giovane Holmes sotto allucinogeni), li terrà SOTTO STRETTA SORVEGLIANZA!!!
Un po' lo comprendo: Mycroft è pur sempre il fratello maggiore di Sherlock, no?
Ci si vede al prossimo capitolo!
Ciao e un strasuperbacione a tutti!
Alyce :)))))))))))))))))))))))))))))))))))
  
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