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Autore: peciota    17/08/2014    4 recensioni
Se avete letto "Oltre la notte" questo potrebbe essere un seguito. Diciamo che siamo oltre la fine della 5 stagione e ho pensato a come far evolvere ciò che è successo tra Kensi e Deeks. Idealmente questa fanfiction è la seconda parte di una trilogia che iniziata con il ritorno di Kensi dall'Afghanistan farà affrontare ai due protagonisti i loro fantasmi o meglio gli aspetti non risolti della loro vita. In questa parte, a più capitoli, sarà Kensi che avrà a che fare con il suo passato e dovrà fare i conti che ciò che era e ciò che avrebbe voluto che fosse. In un altra parte, a cui sto lavorando in contemporanea, sarà invece la volta di Deeks. Poi non è detto che sarà tutto rose e fiori ma almeno saranno un po' più sereni. Qui dovrebbe esserci anche una parte di azione che però mi impaurisce leggermente: non sono capace di descrivere scene d'azione nè di inventarmi storie credibili, vediamo cosa ne uscirà fuori. GRAZIE a chiunque passi di qui
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kensi Blye, Marty Deeks, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si rese conto subito che non stava andando a casa sua, era come se il suo corpo agisse da solo, di istinto, senza che lei lo governasse. Girava il volante a destra e a sinistra seguendo una linea nella sua mente, come si segue un filo in un labirinto. Così non si stupì più di tanto quando si trovò di fronte a casa di Deeks, sentiva di avere la bocca secca e gli occhi gonfi ma non se ne curò.
Scese velocemente e in due balzi era davanti alla porta. Dalla grande finestra a sinistra filtrava un po di luce ma non si sentiva nessun rumore. Si ritrovò solo allora titubante su cosa fare.
Questa volta non era stata invitata e non aveva nulla con sé. E se… ma la sua mano, da sola, suonò il campanello e lei la ritrasse subito come se scottasse.
Dopo qualche secondo la porta si aprì e un Deeks sorridente le si parò davanti
“Ciao Kensi”
“Ciao” rispose lei improvvisamente in imbarazzo “spero di non averti disturbato, so che è un po' tardi, anzi in realtà non so neppure che ore sono..”
“No.... entra. Stavo leggendo. Vuoi una birra?” chiese lui dirigendosi verso l’angolo cucina del suo appartamento
“Si, grazie” rispose Kensi e si sedette un rigida sul divano guardandosi in giro: la luce che si vedeva da fuori era quella della lampada appoggiata a fianco al divano che offriva una luce soffusa all’ambiente e si concentrava su un lato, il solito ordine regnava sovrano. Monty sonnecchiava in un angolo ma quando si rese conto della sua presenza si avvicinò e mise il muso sulle sue ginocchia, lei gli grattò le orecchie sovrappensiero cercando di vedere il titolo del libro sul tavolino davanti a sè. Furore di Steinbeck. Non male per il ragazzo del surf.
“Tieni” disse Deeks e le porse una bottiglia di birra ghiacciata, poi si accoccolò al suo fianco, sistemando nel contempo i cuscini” Allora cosa ti porta qui a quest’ora della notte?”
“Scusami, io non volevo…”
“Ma cosa dici?” la interruppe Deeks “Tu puoi venire quando vuoi, a qualsiasi ora, però è curioso, ecco”
“Io ho bisogno di farti delle domande. E vorrei che mi rispondessi nel modo più sincero possibile. E’ molto importante per me”
“Ok, inizia pure. Hai domande piccanti da farmi? Le mie abitudini segrete?”
“Deeks, ti prego”
“Va bene va bene” alzò le mani “vai, sono pronto” disse ridendo
Kensi si sistemò meglio, raddrizzò il collo e chiese “Come avete fatto a liberare me e Jack?”
“Con uno scambio di prigionieri, lo sai” rispose in tono serio
“Si, ma tu come sei riuscito a capire che quell’uomo poteva essere scambiato? Te lo ha detto lui?”
“Bé… no, non lo ha detto. L’ho dedotto. Parlava di suo figlio, gli ho offerto del denaro, insomma le solite cose da poliziotto, ma con l’interprete” rispose lui con un lieve nota di imbarazzo nella voce
“So che hanno fatto circolare una foto in cui io ero svenuta ma sembravo morta, è vero”? chiese Kensi con una certa difficoltà
Deeks rimase in silenzio un momento di troppo
“Si…” si schiarì la voce “si, è vero”
“Tu l’hai vista?”
“Si” Deeks la guardò negli occhi
“Cosa… cosa hai provato quando l’hai vista?”
Lui sospirò e si appoggiò alle ginocchia con i gomiti, poi guardando un punto imprecisato nella stanza rispose “E’ stato come un calcio nello stomaco, una sbarra d’acciaio nei denti. Come se la terra mi fosse scivolata via sotto i piedi. Ho pensato che...”
“Che...?”
“Che la mia partner, la persona più importante dell'intero universo, non c'era più. Che non c'eri più” rispose Deeks mordendosi l'interno della guancia “Il mio cervello… il cervello mi è andato come in corto circuito e ho perso il controllo di me”
Kensi deglutì vistosamente e sospirò.
“Cosa hai fatto?”
“Ho urlato come un ossesso. Ho picchiato quell’uomo perché parlasse. Non ne vado molto fiero, Kensi”
“E poi? Lo hai…” non riusciva a proseguire, sembrava che facesse fatica a respirare “lo hai torturato, Deeks?”
“Io, ecco” si alzò dal divano e iniziò a passeggiare per la stanza grattandosi la nuca “in un certo senso sì, ma fino ad un certo punto. Gli ho messo un cappuccio in testa e gli ho versato acqua in bocca, tenendogli la fronte all’indietro. Però… ecco… quando l’ho sentito che tossiva e soffocava e intanto piangeva, io non ho potuto continuare”
“Perché ti sei fermato?”
Deeks la guardò con aria interrogativa e allarmata “Mi spiego meglio: non perché non sei andato avanti ma perché ti sei fermato? Capisci la differenza?”
“Si” rispose Deeks risedendosi a fianco a lei “Io non potevo Kensi, era più forte di me. Mi sono rivisto, mentre pensavo di soffocare quando… quando hanno…"
“Se vuoi…”
“No!” esclamò passandosi una mano sulla gamba e poi grattandosi il lobo dell’orecchio “no… io so cosa vuol dire sentirsi soffocare in qual modo. A me hanno fatto anche di molto molto peggio, non potevo far soffrire un essere umano così. E poi” disse guardando Kensi intensamente “se mai fossi riuscito a rivederti non avrei potuto guardarti negli occhi se avessi continuato, non ne avrei avuto il coraggio”
Kensi sospirò sollevata, si mise una mano sul petto e sorrise “Tu non sai quanto questa cosa mi renda felice”
“Cosa?”
“Sei rimasto te stesso, sei rimasto il solito Deeks. Non hai perso la tua umanità. Non hai permesso alle tue emozioni di vincere sulla tua ragione e sul tuo buon senso”
“Bé di emozioni ne ho provate parecchie, te lo assicuro”
“Si, lo so, anche io” rispose Kensi con un mezzo sorriso
“Certo… certo, lo immagino. Sì, ovvio” rispose Deeks bevendo un sorso di birra
“Questa sera ho rivisto Jack”
“Davvero? E’ tornato a stare qui?” domandò Deeks cercando di apparire il più naturale possibile ma Kensi riconobbe una nota stonata nella voce, si rese conto che il suo partner stava cercando di mostrarsi come al solito, rilassato e canzonatorio ma in realtà era un fascio di nervi.
“Per un po' sì ma presto ripartirà, adesso è a tutti gli effetti un agente della CIA, sai, missioni sotto copertura, travestimenti vari, viaggi in giro per il mondo, cose così. In Afghanistan ha un intero villaggio che lo aspetta come il figliol prodigo” disse Kensi con uno strano tono seccato “Ecco… lui sta creando una sua squadra e mi ha chiesto di entrarci. Mi ha chiesto di diventare la sua partner e di riprovare a ricominciare da capo”
Seguirono lunghi secondi di silenzio, Deeks sospirò e bevve un altro sorso di birra, si sentiva la gola secca come il deserto dei Gobi. Kensi notò che gli tremava leggermente la mano, in modo impercettibile ma il tremore c’era.
“Certo…” disse lui alla fine “è ovvio, sì, è logico…di nuovo insieme, eh?”
Deeks guardava di fronte a sé, senza riuscire a mettere a fuoco nulla poi sentì la mano di Kensi sul suo viso, gli prendeva il mento e lo faceva ruotare, anche con una certa violenza
“Gli ho detto di no” gli disse fissandolo
“Come scusa? Puoi ripetere?”
“Mi hai sentita benissimo, Deeks. Gli ho detto di no. Io ho già un partner. Cosa faresti tu senza di me?”
“Sinceramente non lo so” rispose lui accorgendosi troppo tardi che era la cosa più sincera che potesse dire e anche la più compromettente.
Si appoggiarono al divano contemporaneamente e rimasero qualche minuto in silenzio, bevendo sorsi di birra e ascoltando il respiro dell’altro, guardandosi con la coda dell’occhio. Poi Deeks si avvicinò alla lampada per aumentare la luce nella stanza.
“No, ti prego, lascia così” disse Kensi
“Guarda che lo vedo che hai pianto, anche al buio e lo sento, dalla voce. Mi vuoi dire perché?”
“E’ un po complicato da spiegare”
“Siamo partner, no? Mi puoi dire tutto. Sul serio e non solo perché siamo partner, perché… perché mi puoi dire tutto”
“Ti sei ripetuto”
“Solo un po’...” rispose lui ridendo. Decise di non insistere e di lasciare che fosse lei ad iniziare il discorso, se era pronta, quando sarebbe stata pronta.
“Quando…” iniziò Kensi sospirando “quando Jack se ne è andato io mi sono sentita perduta. Lui era tutto il mio mondo, era mio padre, era il mio compagno, era la mia famiglia. Mi ero convinta che era colpa mia, che non ero stata abbastanza per lui. Mi sono sentita inutile. L’ho cercato ovunque ma senza successo, sembrava che fosse finito in una crepa della terra. Quando ho perso la speranza di ritrovarlo mi sono detta che non mi sarei mai più affidata così ad un’altra persona, che… non mi sarei mai più innamorata a quel modo. E ci sono riuscita. Per anni, anche se incrociavo altri uomini nella mia vita non sentivo nulla, non c’era nessun sentimento ,nessuna passione” si inumidì le labbra e poi proseguì “per anni mi sono sentita come un pezzo di legno secco.” si accorse che stava per piangere e si fermò, quello che stava dicendo prendeva forma dentro di sé come se fosse la prima volta che metteva insieme tutti i pezzi “Sono diventata molto brava nel mio lavoro e pensavo mi bastasse quello. Ogni tanto mi sentivo sola ma poi mi costringevo a risollevarmi, a tirarmi in piedi, e via, la solita Kensi: un po’ arrogante, un po’ scontrosa ma brava e preparata” sospirò cercando di rilassare le spalle “quando abbiamo iniziato a lavorare insieme ti detestavo”
“Grazie per la sincerità, no, perché sai nemmeno tu eri una campionessa di simpatia” rispose Deeks ridendo
“Non ci casco, sai… dicevo: eri strafottente, anzi sei strafottente, non stavi zitto un attimo, anche quello lo fai anche adesso. Volevi sempre avere l’ultima parola, si, ok” precisò Kensi quando vide lo sguardo beffardo dell’uomo “anche adesso vuoi avere l’ultima parola. Solo che mi facevi ridere. Eri leggero ma non banale. Mi sono accorta che le nostre battute erano una parte importante della mia giornata. Mi sono accorta che lavoravamo bene insieme. “
“Che stiamo bene insieme”
“Si” rispose leggermente imbarazzata Kensi “che stiamo bene. E poi tu eri sempre lì quando avevo bisogno. Potevo, posso, sentire i tuoi occhi alle mie spalle. Non abbiamo bisogno di dirci più nulla, ci capiamo. Io con te… non mi sono più sentita sola. Perché se per caso era stata una giornata pesante o difficile tu mi proponevi di uscire a cena oppure arrivavi a casa mia con qualcosa da mangiare e una birra. E anche quando mi sono trovata nei guai tu c’eri, sempre. Sempre” Kensi prese la bottiglia di birra ormai tiepida dal tavolino e bevve l’ultimo sorso “quando tu e Sam siete stati sequestrati io mi sono sentita morire” e fissò Deeks con uno sguardo così intenso che sembravano ci fossero scintille fra loro “continuavo a respirare, camminare e parlare. La mia mente era lucida e sapeva cosa fare, sono allenata a tenere conto controllo ciò che provo ma dentro… dentro urlavo di paura”
Deeks fissò Kensi mentre con una mano si torceva il labbro inferiore
“Quando ti ho trovato… quando ho visto i tuoi occhi terrorizzati e quando mi chiedevi di liberarti, io…lasciarti lì è stata la cosa più difficile che avessi mai fatto, la più innaturale.” Kensi si torceva le mani mentre parlava ”Quando poi, in ospedale, mi guardavi senza riconoscermi, perso nei tuoi incubi, ecco, ho pensato che ti avevo perso. Che eri perso anche tu, come Jack. “
La voce di Kensi si ruppe in un mezzo singhiozzo, in un inizio di pianto che la costrinse a prendere fiato.
“Quando ti ho rivisto ho potuto constatare come eri provato da quell’esperienza e mi sono sentita… sola e inutile. Una cosa che odio. Però poi tu mi ha detto una cosa, ricordi?”
“Si” rispose Deeks in un soffio, mentre gli occhi gli diventavano lucidi ricordando quei momenti
“Mi hai detto che io ero stata la fonte della tua speranza. Il mio ricordo ti aveva mantenuto ancorato a questa vita anche quando volevi solo…”
“Morire, sì Kensi, puoi dirlo. Ma non sono morto” rispose lui
“Solo io non avevo fatto nulla. Non ero arrivata sparando, lottando, non avevo un arma in mano. Era stata un’immagine, un ricordo. Per settimane quelle parole, parole bellissime, le più intense che un essere umano mi avesse mai detto, quelle parole mi sono risuonate nella mente. Non ero un pezzo di legno secco, Deeks. Avevo ancora una luce dentro. Io potevo provare qualche cosa e... far provare qualche cosa”
“Questo è certo”
“Non essere banale”
“Non sono banale, è vero!” rispose Deeks con impeto
“Non abbiamo mai parlato di quella notte” disse Kensi
“E’ vero, non ci siamo mai riusciti”
“Io ancora dei fantasmi intorno a me, Deeks, ma si stanno dissolvendo, come la nebbia di giugno.” Kensi sentiva che quella sera buona parte della sua corazza era caduta, non era sparita, sarebbe sempre stata al suo posto pronta a difenderla, ma in quella luce soffusa, nel silenzio della casa, sentendo solo il respirare di Monty, con Deeks che la ascoltava, attento, quella sera si sentiva perfettamente a suo agio. Provava un’emozione intensa ma si sentiva anche molto forte, sicura e quindi riuscì a toccare un argomento così spinoso.
“Quella notte è stata… bella”
“Si, è stata molto bella”
“Solo molto bella?” chiese lei con tono beffardo
“Tra le più belle”
“Tra? Come tra le più belle?” insistette lei infervorandosi
“Ok, ok, non ti scaldare”
“Sii serio” gli ordinò
“Va bene, sarò così serio da far paura” e iniziò a ridere “No, ferma” disse cercando di scansare un cuscino che arrivava dritto dritto in faccia “Ok, ascolta: è stata la notte più emozionante, travolgente e passionale di tutta la mia vita, va bene?”
Kensi lo guardò bene mentre con una mano teneva un secondo cuscino “Davvero?”
“Si, davvero”
“E perché?” chiese lei guardandolo in tralice
“Perché ero con te” rispose lui allargando le braccia
E questa sincerità la colpì quasi più del resto.
“Tu pensi che possa funzionare, fuori di qui, intendo?” chiese lei reggendosi la testa con la mano
“Non sono molto esperto in materia ma spero di sì.” rispose Deeks con tono calmo e dolce “Ma sai: non sono mai stato con una donna che mi ha regalato il suo coltello”.
“Scemo” sospirò, allungò le gambe e cercò di stirare i muscoli della schiena indolenziti “Sono così stanca…”
“Vuoi dormire qui? Il letto è comodo, ma tu lo sai…” chiese Deeks alzandosi “prometto che non mi allargherò dalla tua parte e che Monty farà il bravo”.
Lei lo guardò ruotando leggermente la testa con le braccia ancora alzate
“Dormire, Kensi, dormire. Sai, come una coppia di coniugi navigati che dopo essersi fatta la loro chiacchierata serale se ne vanno tranquillamente e dolcemente a letto”
“Ma la nostra non è stata proprio una < chiacchierata > e non siamo coniugi navigati”
“Dio Kensi, hai capito il senso, dai!”
“Sta diventando un po' un’abitudine. Tu che dormi vestito nel mio letto, io che dormo nel tuo…”
“Questa volta mi metto il pigiama”
Kensi si alzò e si mise davanti a Deeks guardandolo negli occhi, poi gli prese il viso con le mani, si mise in punta di piedi e lo baciò.
Inizialmente lui rimase come pietrificato, immobile, sentiva la labbra calde di Kensi, il suo alito dolce e dopo un primo momento di sorpresa sentì anche la sua lingua che lo cercava. Sfiorò i gomiti di Kensi con le mani e salì verso la schiena mentre lei iniziava ad abbracciarlo. Staccandosi alla fine da lei disse “Se fai così i miei buoni propositi da vecchi sposi vanno a farsi benedire”.
“Deeks... io non voglio velocizzare le cose”
“Ma no, dai, velocizziamole invece...”
“Deeks...”
“Va bene, va bene, solo che passare direttamente alla pace dei sensi senza prima aver vissuto la parte divertente...”
E questa volta non riuscì a scansare il cuscino che Kensi gli tirò alle spalle.
“Devi cercare di essere meno manesca, è una cosa che spaventa gli uomini, lo sai?” si lamentò Deeks correndo verso la camera da letto.
“Hai ancora uno spazzolino di scorta?” chiese Kensi raggiungendolo
“C'è ancora il tuo spazzolino che ti aspetta” rispose lui sporgendo la testa dallo stipite della porta.
“In bagno ci vado prima io!” urlò lei correndo a chiudersi la porta alle spalle.
Accese la luce e si guardò allo specchio: gli occhi era rossi e gonfi, si raccolse i capelli sulla nuca e si lavò con l'acqua fresca poi prese lo spazzolino dal bicchiere appoggiato davanti allo specchio. Il “suo” spazzolino rosso vicino a quello blu, di Deeks. Questo particolare la fece sorrider e intenerire. Una cosa per lei inusuale, strana. Con Jack avevano l'abitudine di tenere le loro cose dentro sacche da viaggio, come se fosse sempre una soluzione temporanea, in un bagno con delle orribili piastrelle giallo ocra con disegni marroni, se le ricordava ancora. Ora quei due spazzolini, messi in un bicchiere sul ripiano davanti allo specchio, di un bagno con candide e pulitissime piastrelle, con gli asciugamani blu e azzurri e un accappatoio anche questo blu appeso accanto alla doccia, tutte quelle cose, in un ordine spartano, le fecero piacere. Spinta da una strana curiosità aprì la tenda della doccia e si ritrovò a svitare i tappi del bagnoschiuma e dello shampoo e respirare l'odore di sandalo e di mare che aveva sentito addosso a Deeks solo qualche minuto prima. Si lavò velocemente i denti e cercò di ravvivarsi i capelli, come le mancava la sua spazzola!
“Non hai anche una spazzola?” chiese uscendo dal bagno
“Una spazzola? Ti sembro un negozio forse? No, una spazzola no. Sarai costretta a lasciarne qua una...” rispose Deeks con un mezzo sorriso
“Tieni, prendi. Le stesse cose dell'altra volta” disse lanciandole una maglietta e un leggero paio di pantaloni di una tuta.
“Mi vanno grandi....” si lamentò Kensi
“Per me puoi anche dormire senza nulla ma poi non rispondo delle mie azioni” disse Deeks con un mezzo sorriso dirigendosi, ormai in pigiama e cioè con lo stesso abbigliamento della sua compagna, verso il bagno.
“Quelli sono tuoi, ormai, non li ho nemmeno lavati, avevano il tuo odore”
“Odore?”
“Si, sai... i feromoni”
“Che ci hai fatto con la mia maglietta?” chiese lei allarmata
“La < tua > maglietta? Adesso è diventata tua? Ma no, nulla di che, solo un'annusatina ogni tanto...”
“Deeks!!” urlò Kensi, ma lui ormai aveva chiuso la porta ridendo a crepapelle.
Quell'uomo la avrebbe fatta impazzire. Si svestì irritata e poi si accorse di ridere da sola dopo neppure 10 secondi, non riusciva a stare arrabbiata con lui neppure per un minuto. Ma era forse il caso di essere arrabbiata? Semplicemente non era stata abituata ad avere vicino qualcuno che prendesse la vita in quel modo: con così tanta ironia. Nascere con un padre marine, crescere con lui, vivere per strada, da sola, cavarsela sempre da sola. Essere un agente federale addestrato. Erano tutte cose che la avevano indurita, la avevano resa spigolosa. Invece per Deeks l'ironia era il suo modo di vivere, ma non era fine a sé stessa, era una parte fondamentale. Trovare il lato comico delle cose era stato, probabilmente pensò Kensi, il suo modo per non impazzire. Sapeva essere un uomo simpatico, sapeva trattare con i bambini, i cani, la gente strana. Sapeva in generale trattare con la gente. Perché a lui la gente piaceva, perché aveva fiducia nel genere umano. Era, a tutti gli effetti, un animale sociale. Mentre lei era sempre stata più un animale a-sociale. Un lupo solitario che si rintana da qualche parte. Ma un lupo che ora aveva a che fare con un cane che abbaia contento in continuazione. Una lupa e un labrador. Sorrise pensando ad una simile coppia e scostò le coperte per prendere posto nella parte sinistra del letto.
Deeks uscì sorridendo dal bagno e si accinse a chiudere la luce della sala, si accostò alla finestra come sua abitudine e dopo aver girato l'interruttore scostò leggermente la tenda. Gli stavano venendo manie da agente segreto. Notò subito la macchina scura, assolutamente anonima che era parcheggiata dall'altro lato della strada e che si era messa in moto in quel momento. Riconobbe anche il conducente. Perché Jack era rimasto lì fino al quel momento? Sperava che Kensi uscisse così da poterla intercettare e parlare ancora? O c'era dell'altro? Riuscì a tenere a bada una fitta di gelosia semplicemente pensando che lei era lì con lui adesso. Lo aveva baciato, era nel suo letto con indosso una sua maglietta. Era la sua partner. Niente avrebbe cambiato questi fatti.
Monty si alzò dal suo angolo e seguì il suo padrone in camera da letto, andò dal lato dove Kensi si era già quasi appisolata annusandole la mano e prendendosi una dose di carezze poi tornò da Deeks che lo salutò calorosamente con grattatine dietro alle orecchie e reciproche annusate.
L'uomo si sistemò i cuscini dietro alle testa, sospirò e si girò su un fianco mettendosi davanti a Kensi constatando, con una punta di dispiacere, che gli occhi di lei erano già chiusi e il suo respiro si era fatto più pesante.
“Buona notte, Kensi” disse a bassa voce
“Buona notte, Marty” mugolò lei.
Deeks sorrise e chiuse la luce del comodino. Il sonno si trovò così, uno di fronte all'altro, con le mani che si sfioravano.

  
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