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Autore: Leaves of Autumn    17/08/2014    2 recensioni
“Sono Jennifer Sarah Collins, originaria della East End di Londra, trasferitami all'età di 5 anni a Chicago. dai miei zii. Figlia unica, ho avuto una vita piena e felice, in contrasto con quelle che, nei miei primi 5 anni di vita, quelli che erano i miei coetanei e concittadini, e dei miei stessi genitori hanno avuto, seppur breve e ingiusta. Quella amara decisione di farmi trasferire a Chicago dai miei zii... lo hanno fatto perché mi amavano, non volevano affrontassi quelle che una volta erano molto più che difficoltà di vita. Gli devo tutto: le decisioni che ho preso fino ad ora giuste o sbagliate che siano, una vita normale, quella che sono e che sarò. Senza togliere merito ad i miei zii, che non potendo avere figli propri, mi hanno accolta come fossi la loro figlia, amandomi ogni giorno.
Il mio sogno è di diventare una scrittrice, nonché una degna poetessa, così da poter dedicare a quelli che erano e quelli che sono i miei genitori ogni mia parola, ogni specifica lettera colme delle mie emozioni”.
… Sedevo all'aeroporto, pensavo a quella che era la mia vita una volta. Prima di lui. Prima della fine.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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… Sono in ospedale. Sono un lettino circondata da due infermiere ed un'ostetrica. “Sto per partorire” pensai. Poco più in la i miei zii, da tempo immemore miei genitori, Jason ed Emily che assistevano al tutto. Inizia il travaglio.

<< Mamma, dov'è Mark?>> alzai la voce. << Perché non c'è, papà? >> stavo urlando.

<< Perché me lo chiedi... Lo sai, piccola mia >>.

 

Mi sveglio. La fronte imperlata di sudore. Il letto era nel caos, lenzuola e coperte sparse ovunque, altra prova che dimostrava come l'incubo mi avesse attanagliata, messa in un angolo alla sua mercé.

Mi metto seduta all'angolo del letto, cercando di rilassarmi.

<< Era soltanto un sogno >> mi dico per aiutarmi.

Con me si era agitato anche il bambino che adesso scalciava, come se avesse capito che qualcosa li fuori non andava, e che sua madre stesse cominciando a vivere in un incubo.

<< Sshh, va tutto bene piccolo. Andrà tutto bene >> parole a cui non riuscivo ad attribuirne un significato logico.

 

Dalla scoperta dell'ormai altra storia di Mark con un'altra, sono passati 5 giorni: quella notte, dopo aver ricevuto la risposta tramite e-mail da Sophia, spensi subito dopo il laptop, e mi raggomitolai nelle coperte come a farmi scudo da invisibili attacchi, le mani sul grembo da protezione naturale all'unica mia ragione di vita quale ormai sia rimasta. Mi ha salvata dalla più totale solitudine, che ormai era diventata l'ombra alla luce della mia vita. Decisi di andare avanti per lui, per mio figlio. Almeno finché ne avessi avuto la forza.

 

Ripescai dal passato, metodi che erano in grado di liberarmi da veri e propri pesi che mi portavo sulla coscienza, dalle ansie e dalle preoccupazioni che la vita mi porgeva ogni qual volta se ne presentasse l'occasione. Non tenevo un diario, no. Mi piace scrivere, ma l'idea che ci fosse anche una minima possibilità che qualcuno potesse leggere le pagine colmate dalle parole tradotte dalla mia anima, mi metteva a disagio ed in imbarazzo.

Scrivevo si, storie brevi e poesie. Potevo attribuire ad esse ogni mia sensazione che provavo in quell'attimo, senza necessariamente darle un significato così che nessuno capisse le mie emozioni in quelle parole.

Cominciai.
 

In primavera, una coppietta di pettirossi canta

alle prime luci il bosco si sveglia,

pian piano, si destano dalla veglia

ogni specie ferma e si incanta.

Quando la felicità sembrava tanta...

 

Mi fermai. La mano destra mi tremava per l'ansia. Decisi così di sospenderla e di trovare conforto in altre maniere, un bagno caldo ed un tè verde.

 

Ero ormai abituata a starmene da sola, anzi, con mio figlio in casa. Le mie giornate spesso vuote erano colmate dalle telefonate di Bonnie, che si rammaricava sempre di non avere tempo di farmi visita, le visite a sorpresa di mia madre Emily che si accertava che non mi mancasse niente, le mie passeggiate quotidiane per il centro e la televisione, che ahimé, avevo accettato come compagnia alternativa.

Quella sera, decisa a cambiare un po', rispolverai dalla mensola qualche libro, riaccendendo così la mia passione per la lettura, mi decisi per un romanzo.

Più tardi quella stessa sera dopo aver passato il tempo con la lettura, notai che nonostante fosse quasi mezzanotte, Mark non accennava a tornare ne tanto meno ad avvertirmi. Fui assalita dall'angoscia, al fatto che lui fosse chissà dove con chissà chi a fare chissà che cosa. “Chissà” pensai iniziando a piangere ormai sul bordo del letto. E li notai una cosa bellissima quanto strana. Iniziai a sentire il bambino con piccolissimi movimenti appena percettibili. “Niente di strano” pensai, ma poi era come se, dall'interno, mi stesse accarezzando con quella che doveva essere la sua minuscola manina in segno di conforto. “Sarà la mia immaginazione, dettata dalla solitudine” mi balenò alla mente, ma al pensiero che ci potesse essere la benché minima possibilità che fosse realmente accaduto, mi fece smettere di piangere e andare a letto serena quella notte.

 

 

Quel giorno, mi alzai un poco più rilassata e tranquilla, a differenza delle ultime 5 notti: incubi ad occhi aperti, mi addormentavo con gli occhi gonfi e rossi per le lacrime e mi alzavo completamente distrutta e senza aver chiuso occhio. Ed era come se non esistessi. Mark rientrava, si svestiva e si coricava a letto. La mattina si alzava molto presto, e poco dopo se ne andava senza nemmeno fare colazione. Come se fossi un fantasma, non mi parlava, non mi concedeva uno sguardo, i baci della buonanotte e le carezze del mattino un vago ricordo.

 

Decisi di prendere la giornata, che si prospettava come le altre cioè insolite e ripetitive, in totale contropiede.

Dopo aver fatto colazione, e prima di andare a fare la mia solita passeggiata, feci ben due chiamate. La prima a Susan Green, mia ex compagna di liceo, che fu felice di sentirmi, quasi rasserenata del fatto che non l'avessi abbandonata come forse credeva, ma che le avessi dato un'altra chance. La chiamata fu breve, ma ci accordammo per vederci in uno dei giorni a seguire per passare un po' di tempo assieme, l'idea non mi dispiacque. La seconda fu a Bonnie che, dopo un'altrettanta fugace conversazione, mi convinse a pranzare fuori con lei. << Al diavolo il lavoro oggi! >> disse al telefono poco prima di staccare, eccitata all'idea.

 

Orario di pranzo. Mentre mi dirigevo all'incontro con Bonnie, mi chiesi se era il caso di dirle cosa mi fosse successo in quest'ultima settimana. Dopo tutto, era mia amica, chi meglio di lei mi capiva e mi conosceva, era in grado di darmi conforto e magari aiutarmi? Nessuno. Questa era la risposta, nessuno. Non ho più i miei veri genitori, o meglio, è come se non gli avessi mai avuti e non volevo dare a zia Emily e zio Jason un tale peso gravoso sulle spalle.

I passi si fecero più veloci, l'ansia più grande. Ma c'era lui che mi accompagnava sempre, il mio bambino. Presi il coraggio a due mani. Arrivai.

 

<< Heilà straniera, da quanto non ti vedo >> mi abbracciò con affetto smisurato, << Quasi non ce la faccio ad abbracciarti, il marmocchio è cresciuto parecchio >> mi sorrise.

<< Che zia che si ritroverà, povera creatura >> scherzai divertita.

<< Si bella, intelligente e con uno spiccato senso dell'umore, sarò oggetto di vanto >> ribatte sorridendo. << Come mai hai gli occhi rossi? Tutto bene? >> mi conosceva troppo bene.

<< Beh... no. Devi aiutarmi >>.

 

Per la mezz'ora seguente, le spiegai tutto ciò che era accaduto: dall'incontro con Susan fino alla giornata di ieri, le rivelazioni, le paure, quello che sarebbe potuto succedere da quel momento in poi e di che ne sarebbe stato di me, ma soprattutto del bambino.

 

<< Mi credi? >> fu la mia ultima frase.

<< Jenni! E me lo chiedi? Dobbiamo metterci all'opera. Hai detto che l'hai scoperto entrando nella sua mail, giusto? Ripartiamo da li e smascheriamolo.

 

 

*****


Salve a tutti :)
Eccomi qui, a rompervi le scatole con il 3 capitolo. La storia da questo capitolo in poi si evolve, andando più sullo specifico della situazione, quindi può darsi che diventerà molto scorrevole (causa il limite di capitoli per il contest a cui sono partecipe), ma farò del mio meglio per renderla più bella possibile ;)
Sotto consiglio di Medea, che ringrazio e spero mi segua ancora, ho cercato di accentuare un po' meglio il rapporto che una madre ha nei 9 mesi d'attesa. Essendo un ragazzo, e non avendo molta esperienza sulla cosa, mi sono aggrappato a tutte le conoscenze che ho, e spero di aver iniziato bene.
Detto questo vi saluto, e spero che recensiate un pò scrivendomi cosa ne pensate delle novità del capitolo ed il resto.
A presto, Ax :)

   
 
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