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Autore: _vivodilibri_    17/08/2014    3 recensioni
Eva è una semplice ragazza di 16 anni: ama la musica,i libri e i pigiama-party con le amiche. Non potrebbe desiderare altro dalla vita. Ma un giorno arriva un segno a sconvolgerla, un segno che cambierà completamente l'idea che Eva aveva di se stessa.. lei è ciò che non avrebbe mai immaginato
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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Sentii, in lontananza, la campanella suonare, così mi misi a correre,per raggiungere in tempo l’aula. – ciao Eva,ci vediamo all’uscita!- urlò Erik ,che nel frattempo si stava sistemando lo zaino sulle spalle, gli feci un cenno con la testa e finalmente arrivai all’entrata della scuola. C’era un caos tremendo: ragazzi che correvano di qua e di là alla ricerca disperata della propria aula, chi ancora stava sul cortile a finire la sigaretta e chi intanto chiacchierava mentre raggiungeva la propria classe. Cercai con affanno il viso di Emy. Emy era la mia migliore amica: frequentavamo la stessa classe ed eravamo amiche da più o meno sette anni. Amavo il carattere di Emy, era completamente diverso dal mio: lei amava essere al centro dell’attenzione,aveva stile e non aveva peli sulla lingua. A volte ammiravo la sua curiosità e la sua sicurezza e mi chiedevo come, una ragazzina così bassa, potesse essere così sicura di sé quanto una modella di un metro e novanta di Victoria’s Secret. Aveva dei lunghi capelli biondi,che portava sempre raccolti in una coda, e mostrava sicuramente meno di sedici anni. La trovai che parlava con un ragazzo appoggiata alla ringhiera della scala, non lo conoscevo e né tantomeno l’avevo mai visto; ‘’meglio non disturbare’’ pensai , così sola mi incamminai verso la 3°a, la mia classe. Odiavo passare  in mezzo al corridoio,con mille occhi puntati su di me che sembravano giudicarti ad ogni minimo mio movimento, forse odiavo la scuola anche per questo(ma c’erano tanti di quei motivi per cui odiavo la scuola che non basterebbe neanche una pagina di diario). Così abbassai lo sguardo ed entrai in classe accennando un piccolo sorriso. Ultimo banco a sinistra, sicuramente il posto migliore per non farsi scoprire dal prof in caso di ‘’copiatura-verifiche’’. Mi sedetti e sistemai lo zaino proprio sotto la sedia, la prof non era ancora arrivata, così mi fermai qualche secondo a salutare Michael. << ehy Michael! >> sfoggiai un bellissimo sorriso e lo abbracciai forte. Michael era l’unico mio compagno di classe degno di essere chiamato come tale. Gli altri erano solo rozzi stupidoni sciupa femmine. Michael era diverso, anzi era proprio come me: silenzioso, simpatico e intelligente. Si  sistemò la ciocca nera di capelli che gli cadeva sull’occhio sinistro, poi urlò << AVE!>>. Era il mio secondo nome, in realtà ‘’Eva’’ al contrario, e da quando avevo circa quattordici anni che mi chiamava così e ormai ci avevo fatto l’abitudine. Anche Emy arrivò poco dopo, notai che era piuttosto contenta così corsi ad abbracciarla << Come stai tesoro? >> mi chiese << bene..solita vita>> vidi che aveva gli occhi lucidi,come se piangesse, ma non ne ero proprio sicura. Presi posto e accanto a me si sedette anche Emy << Tu?>> feci una breve pausa per accertarmi che non entrasse la prof da un momento all’altro << Come stai? >>. Si sistemò con cura la coda,raccogliendo qualche ciocca ribelle qua e là: a volte la sua vanità mi infastidiva, era come se in ogni momento dovesse cercare di essere sempre più bella (e non posso negare che lo fosse) ma il più delle volte tendeva ad esagerare. << Ho incontrato un ragazzo carinissimo oggi..>> si voltò verso di me e la vidi sempre più eccitata << ma sembra un po’ stupido>> mi feci scappare una piccola risata,poi continuai ad ascoltarla << ma che importa? è un figo assurdo!. Tu che ne pensi?>>. La materia ‘’ragazzi’’ non era una delle mie preferite, e facevo fatica a esprimere se qualcuno fosse carino o bello, se mi piacesse  o se semplicemente mi interessasse (anche se credo che non esista tanta differenza) ma cercai comunque di esprimere un mio pensiero al riguardo << Mmm, sì vi ho visto prima che parlavate,vicino le scale, mi è sembrato carino ma.. >> fui interrotta dalla bidella: la signora Lorelli, la bidella più brutta e scorbutica della scuola:tutti la odiavano e lei odiava tutti. Scosse la porta così violentemente che per un attimo avevo avuto l’impressione che crollasse, rimase qualche secondo a fissarci con un viso arrabbiato quasi infuriato poi annunciò << LA PROFESSORESSA BONETTI E’ ASSENTE >> a quelle parole la classe scoppiò in un insieme di urla e risate: c’era chi si abbracciava, chi scuoteva braccia e mani e chi improvvisava un balletto stile Shakira in ‘’Waka-waka’’.  Michael venne verso di noi e urlò qualcosa di incomprensibile, lo fissai per qualche secondo poi scoppiai in una sonora risata. Ero impreparata quel giorno e,ogni tanto, una botta di fortuna non faceva del male.
La campanella delle 13.30 suonò in fretta, finalmente mi sentivo libera dopo una noiosa spiegazione della vita di Shakespeare e di tutte le sue opere. Scesi le scale tra le urla e le gomitate di chi finalmente voleva tornare a casa e godersi il penultimo giorno di scuola. Mi incamminai verso il grande albero di pino che spuntava proprio al centro del cortile della scuola, era il punto di incontro che ci prefissavamo ogni giorno con Erik, dal quale, poi, saremmo ritornati a casa insieme. Mi sedetti sulle radici possenti che spuntavano dal terreno e appoggiai lo zaino in mezzo alle gambe, sentivo odore di fumo e quella sensazione mi dava alquanto fastidio, ma ormai,dopo nove mesi di scuola, mi ero abituata a quell’odore. Così lasciai scorrere e appoggiai la testa al tronco dell’albero,sperando che Erik fosse spuntato da un momento all’altro. In lontananza vidi una combriccola di quattro ragazzi,vestiti di nero, che camminavano verso l’uscita della scuola, misi bene a fuoco e finalmente riuscii a individuare Julie. La paurosa Julie. In fin dei conti il nome ‘Julie’ è lo stereotipo di nome, dolce e romantico francese ma,credetemi, quella ragazza non aveva niente di dolce e romantico, aveva solo del francese. Era una ragazza franco-americana ,lasciò Parigi per trasferirsi in California all’età di dieci anni, ora aveva circa diciassette anni e di bullismo ne masticava ogni giorno. Aveva dei jeans stretti fin sopra l’ombelico e una maglietta bianca degli ‘’AC/DC’’che spuntava sopra la cintura. Era lo sguardo di una tigre e la rabbia di un giocatore di wrestling, amava prendere di mira la gente più debole, umiliarla fino a costringerla a farli dei ‘’piccoli lavoretti’’. Non avevo mai avuto a che fare con lei e né tantomeno volevo farlo, ma,per qualche ragione sconosciuta, lei incontrò il mio sguardo. Erano degli occhi cerulei che mi attraversarono tutto il corpo, erano intensi, tondi e minacciosi. Sentì come una fitta alla costola, che sparì nel giro di un secondo. Rimasi per un po’ senza fiato,così mi alzai in piedi per prendere un po’ d’aria e la vidi che usciva da scuola,a  testa alta, insieme alla sua combriccola. << ehy tutto apposto?>> era Erik che mi guardò con aria preoccupata, il dolore incominciava a svanire e mi sentivo già meglio. Gli feci cenno di si con la testa, presi lo zaino, e ripartì verso casa. Ero ancora un po’ dolorante, ma avevo ancora  la forza di camminare ...C’era qualcosa in Julie che non mi piaceva, era come se l’odiassi anche se non mi aveva mai fatto niente, forse provavo tanta rabbia verso di lei e mi chiedevo che piacere provasse a maltrattare tutta quella gente, ma dentro di me sentivo che non era così, c’era qualcos’altro di Julie che mi spaventava, ma non sapevo cosa.
 



Ho aggiornato con un terzo capitolo, spero che andrete a leggere... a presto!
   
 
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