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Autore: LadyGrief    15/09/2008    5 recensioni
Eh Grissom, Grissom... Geniale come sei, hai bisogno del Dr. Stranamore (o meglio, nel nostro caso, dottoressa) per stringere una certa persona tra le tue braccia?!
Se l'idea di vedere Gill Grissom alle prese con la sua eterna battaglia interiore, tra vestiti e smoking, piste da ballo e fuochi d'artificio, questa è la storia giusta! Non fatevi ingannare se il primo capitolo vi sembrerà triste, fidatevi e aspettate i prossimi chap! ;) Buona lettura allora, e recensite se vi và! ^^
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Catherine Willows, Gilbert 'Gil' Grissom, Sara Sidle
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: I personaggi di questa fic non mi appartengono (purtroppo), tutto quello scritto qui di seguito è opera solo della mia irrefrenabile fantasia. Spero gradirete questa mia cosuccia, senza pretese, apparte offrire un momento sereno alla mia amata coppia: Sarah/Gil.

Buona lettura e lasciate un commentino se vi va! ^^

LadyGrief

 

P.S.: perdonatemi se il contesto della vicenda non rispecchia quello della serie televisiva

 

 

****

 

 

Erano le 19.00 del 31 dicembre. Era il giorno di San Silvestro, la Vigilia di Capodanno, e gli uffici della Scientifica di Las Vegas erano semideserti.  Se c’era qualcuno che si poteva ancora scorgere all’orizzonte, sicuramente stava raccogliendo la propria roba per andar via.

Tutti, tranne uno.

Seduto alla scrivania, nel suo inquietante ufficio/laboratorio/museo di Entomologia, Gilbert Grissom era chino su delle scartoffie a cui nessuno avrebbe dato retta in quei giorni.

Tutti, tranne uno.

Parevano per lui di vitale importanza. Un tossicodipendente morto per overdose nel suo monolocale, una prostituta accoltellata in un motel, un barbone senza nome e via discorrendo.

I turni serali erano stati sospesi. Chi voleva poteva andare a casa e prepararsi al grande evento. Non si parlava d’altro da più di una settimana.

L’uomo posò la stilografica e si levò gli occhiali, massaggiandosi gli occhi dolenti.

Voleva distrarsi, doveva togliersi dalla testa quel caso, quella donna, quell’uomo.

Poteva forse esser stato un segno del destino? Un avvertimento magari? O forse un incitamento?

Gil non lo sapeva. Per la prima volta, non sapeva. E ne era atterrito.

Le sue meste parole rimbombavano ancora nella sua mente, come un disco rotto… Parole esplose dalla sua bocca silenziosamente, represse da troppo tempo… Non poteva credere di essersi confessato con un demone, con un assassino.

 

“E’ triste, vero dottore?
I maschi come noi. Uomini di mezza età che hanno permesso al lavoro di consumare la loro vita. L’unico momento in cui tocchiamo gli altri è quando portiamo i guanti in lattice. Un giorno ci svegliamo, e capiamo che per 50 anni non abbiamo vissuto. Ma poi, d’un tratto, ci capita una seconda chance. Una donna giovane e bella, per cui proviamo qualcosa, ci offre un nuova vita insieme a lei. Ma abbiamo una grande decisone da prendere, perché dobbiamo rischiare tutto quello per cui abbiamo lavorato per averla. Io non ce l’ho fatta….Ma lei sì. Lei ha rischiato tutto e Debbie le ha mostrato una vita stupenda, vero? Ma poi se l’è ripresa, e l’ha data a qualcun altro, e lei si è sentito perso…così le ha preso la vita. Li ha uccisi entrambi, e ora non ha niente…”

 

Come aveva potuto? Come aveva fatto a cedere, a crollare? Come aveva potuto aprire la gabbia dei suoi sentimenti?

E poi il peggio… Sarah, al di là del vetro-specchio della sala per gli interrogatori, aveva ascoltato. Ogni sua parola, ogni sua dannata parola…

 

“Ero dietro al vetro… Sono arrivata in ritardo, ma per fortuna non mi sono persa il meglio.”

 

Quando Sarah pronunciò quelle poche parole, Gil sentì il suo mondo crollare. La sua barriera di plexiglass, eretta in tanti anni di solitudine, di ermetismo, di tristezza, distrutta. Puff, tutto alla malora.

In quel straziante momento della sua esistenza, non seppe che dire. Alla fine il colpo di grazia.

 

“Si, ho sentito quello che dovevo sentire e che tu avresti dovuto dirmi tempo fa… Non ad un estraneo, ma a me Gil! Come hai potuto?”

 

Non capì più nulla da quell’istante, o meglio, capì e ne rimase sconvolto. Capì ciò che avrebbe dovuto capire da tempo, e capì anche che era troppo tardi, ormai.

L’ultima cosa che vide prima di fissare il pavimento con insensato interesse fu il viso di Sarah rigato dalle lacrime, dopodichè i passi affrettati di lei lungo il vialetto della sua casa. La sua vuota casa, piena di insetti.

E’ vero, dopo un mese di tensione tra la giovane e lui, Sarah riconobbe che la situazione era diventata infantile e propose di metterci una pietra sopra, di dimenticare. C’era determinazione nei suoi occhi, venata di profondo risentimento, e Grissom ne fu intimidito per un attimo. Ma alla fine accettò, e ritornarono alle origini. Erano di nuovo colleghi.

Nelle settimane che seguirono, l’uomo finalmente (e sfortunatamente anche) riuscì a capire cosa Sarah aveva patito fino ad un mese prima. Bè, ora toccava a lui.

 

 

Il bussare alla porta lo riscosse dalle sue cupe elucubrazioni. Era Catherine Willows.

- Disturbo, Gil? – chiese la donna educatamente, rimanendo sulla soglia. Nonostante fossero amici di vecchia data, Grissom era pur sempre il suo supervisore.

L’uomo abbozzò un sorriso.

- Certo che no, Cath. Entra pure. –

Entò circospetta. Quell’ufficio le incuteva sempre un certo… disagio. E Gil lo sapeva bene.

- Non ti abituerai mai la mio ufficio, vero? – disse ironico.

- No, credo proprio di no! – rise. Notando poi le cartelle sulla scrivania, Catherine restò interdetta.

- Che ci fanno quelle lì, Gil? –

Grissom assunse un’espressione di puro stupore.

- Ehm, le sto controllando e firmando, forse? E’ la parte noiosa del mio lavoro. –

La donna mise le mani sui fianchi. Ecco che si preparava la tempesta…

- Non scherzare, Gil! Non osare dirmi che rimarrai qui, a marcire con i tuoi dannati insetti, durante l’ennesima Vigilia di Capodanno! E il Cenone?! Gil per una volta, fa uno sforzo, per l’amor del cielo! –

Era davvero esasperata. Incredibile voleva farlo di nuovo! Ogni anno la stessa storia, ma se pensava di scamparla anche sta volta, aveva sbagliato di grosso.

L’espressione sul volto dell’uomo si fece meno rilassata, più seria.

- Catherine, per favore, ne abbiamo già parlato. Non sono fatto per le occasioni mondane, lo sai. –

- Gil questa non è la solita “occasione mondana”! E’ la TUA occasione! Sam ha messo a disposizione del Distretto la sala ricevimenti del suo casinò (uno dei maggiori del Nevada, non so se mi spiego) per l’annuale Cenone di Capodanno come segno di riconoscenza per averlo scagionato dall’accusa di omicidio, capisci?? Non il solito desolante buffet preparato nella Sala Congressi all’ultimo piano con l’immancabile ascensore fuori servizio! Non puoi mancare, sarà perfetto! –

Gil sospirò. Sapeva dove voleva andare a parare… Ma lui non voleva, non se la sentiva.

- Catherine, ascolta. So che stai facendo questo per me, e ti ringrazio infinitamente. Ma è tardi ormai. E’ tutto finito, o meglio, non è mai iniziato nulla. –

Si agitava sulla sedia, come fosse irta di spine. Certi discorsi lo mettevano terribilmente a disagio, nonostante sapeva di avere davanti una persona fidata. Una sua amica… L’unica, probabilmente.

- Può iniziare adesso se lo vuoi, Gil! Perché devi sempre rendere difficile anche le cose più semplici, più… più naturali! L’amore non è una malattia, non devi curarti! Devi solo… lasciare che ti prenda… -

L’uomo sapeva che Catherine aveva ragione. Tremendamente ragione. Abbassò lo sguardo su quegli stupidi, inutili fascicoli.

Quando ella vide il suo viso quasi invecchiare sotto il peso della tristezza, la sua iniziale rabbia svanì.

Gil…

Ce ne aveva messo di tempo per capirlo, o meglio, capirlo in parte, e soprattutto c’era voluto tempo perché si fidasse di lei. Sapeva che era l’unica a cui permetteva di vedere il vero Gilbert Grissom, al di là della sua usuale maschera di integrità, di rigore, di compostezza. Vedere il fragile Gilbert Grissom, tormentato dai dubbi e dalle emozioni.

Si avvicinò alla scrivania e vi appoggio con delicatezza le mani, portandosi poi alla stessa altezza del viso di lui.

- Gil… - pronunciò con voce materna, nonostante fosse più giovane di lui, ma anche più forte.

Fece finta di non ascoltare.

“Ecco il Grissom bambino…povera me…” pensò Catherine.

- Gil… Gil, per favore, guardami. –

Egli si costrinse a sollevare lo sguardo.

- Gil ora ascolta tu me… Sarah merita la felicità. E la meriti anche tu. La felicità per lei sei tu, e lei lo è per te, lo sappiamo entrambi, non negarlo anche a te stesso. E’ tutto qui, non c’è nient’altro da aggiungere, e bada a non rovinare tutto un’altra volta. Stasera è la tua seconda possibilità, l’ultima. E’ un diritto di cui godono tutti, non privartene. Non fare stronzate. –

Si rimise diritta e si avviò verso la porta dell’ufficio.

- Catherine, io non… - iniziò, cercando un disperato appiglio, pur di non affrontare la realtà.

- Taci Gil! Và a casa, fatti una bella doccia, mettiti qualcosa di elegante (se non hai nulla, cosa che temo, passa da me e ti do uno degli abiti che Eddie ha gentilmente lasciato a casa) e alle 22.00 spaccate voglio vedere la tua regale persona al tavolo riservato alla Scientifica. –

I suoi occhi verdi erano infuocati. Gil dovette arrendersi.

- D’accordo. – si limitò a rispondere.

La donna sorrise soddisfatta.

- Vedi come è tutto più semplice quando collabori? Mi chiedo perché i sospettati non vogliano farlo mai! Bene, a stasera allora. – e oltrepassò la soglia con una strizzata d’occhio.

Gil deglutì, tremendamente agitato. Le serate mondane (checché ne volesse dire Catherine, quella lo era) lo mandavano nel panico più totale. Era bravo a trattare tarantole velenose, insetti di ogni genere, serial killer, assassini spietati, cadaveri in qualsiasi orribile stato, ma se c’era qualcosa in cui aveva sempre fatto fiasco era relazionarsi con gli altri. E i risultati, lo sapeva, erano evidenti.



Allora che ve ne pare? Lasciatemi un commentino se vi và, aggiornerò la settimana prossima ugulamente, ma spero di trovare qualche recensioncina prima... ^^
A presto, ciauz!
LadyGrief
  
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