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Autore: ___Page    18/08/2014    5 recensioni
Al numero 21 di piazza Gyoncorde, nel quartiere di Foosha, a Raftel, c'è un piccolo chiosco di fiori, la cui proprietaria sa sempre scegliere il fiore giusto per ogni occasione.
La storia di varie coppie seguirà in parallelo quella della bella Margaret, alle prese con un chirurgo che, forse, le cambierà la vita... o viceversa...
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaret, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ma naturalmente non ci riesco.
Seduta nel mio posto preferito, nonostante il sole inondi la panchina fuori dal mio negozio, io sento freddo e il mio sguardo è perso sulla piazza, senza realmente vederla.
Il mio sguardo è perso proprio come me.
Persa, spaesata, senza bussola.
Ripenso alle parole di Franky, al suo suggerimento.
Forse ha solo avuto paura.
Non sarebbe così strano, considerato il soggetto.
Ma è davvero un buon motivo per perdonarlo?
In fondo, se davvero fosse solo quella la ragione che ha guidato le sue azioni, avrebbe almeno potuto cercare di parlarmi.
Invece non si è più fatto vedere. E non solo da me. Ha smesso anche di prendere il caffè da Makino e sospetto che adesso scenda direttamente alla fermata di Drum con la metro.
Vigliacco.
Eppure…
Eppure una parte di me, desidera ardentemente di sentire la sua voce. Una parte di me sarebbe anche pronta ad accettare qualsiasi spiegazione.
La parte di me irrazionale ovviamente perché quella sensata e ancorata alla realtà non ha nessuna intenzione di perdonarlo ed è a lei che darò retta e ascolto.
Perché se lui è orgoglioso io sono testarda e mi ha fatto davvero troppo male.
Immagini confuse di quella sera riempiono la mia testa e mi accorgo che sto trattenendo il fiato insieme con nuovi singhiozzi.
Una lacrima mi bagna la guancia e io la asciugo con rabbia.
No!
Non voglio piangere di nuovo!
Ora basta!
Devo fare qualcosa, tenermi impegnata, pensare ad altro!
Devo…
-Ammetto che non è il migliore degli spettacoli ma non mi sembra nemmeno così tragico- afferma una voce accanto a me facendomi fare un salto alto così sulla panchina.
Mi giro verso il possessore di suddetta voce, una mano tra i seni e il cuore che sussulta per lo spavento.
-Kami!- dico, chiudendo gli occhi e respirando a fondo per calmarmi.
Che spavento!
-Mi spiace, non volevo spaventarla- mi dice, sinceramente dispiaciuto.
Lo studio un attimo, domandandomi dove potrei averlo già visto, dato che il suo viso mi sembra famigliare.
Avrà un o due anni più di me, capelli biondi e ondulati portati un po' lunghi, tratti regolari, occhi scuri. All’apparenza potrebbe sembrare un ragazzo come tanti, anche se molto bello. Eppure ho l’impressione che non sia affatto una persona qualunque.
-Non si preoccupi!- lo rassicuro sorridendo appena.
Mi giro nuovamente verso la piazza, respirando a pieni polmoni e corrugo le sopracciglia ripensando alla frase che ha appena detto.
-A cosa si riferiva?!- domando, tornando a scrutarlo, comodamente seduto accanto a me.
-In che senso?!- chiede lui, con sguardo interrogativo.
-Quello che ha detto sul tragico spettacolo-
-Oh quello! Beh mi riferivo a… lui… lei… esso!- conclude indicando un punto dritto di fronte a me, il punto in cui i miei occhi erano fissi nel vuoto.
Seguo il suo dito e la direzione in cui punta finché non incrocio una nota testa viola e decisamente troppo appariscente.
Sghignazzo nel riconoscere Emporio Ivankov, intenta a chiacchierare e firmare autografi per alcuni suoi fan che l’hanno placcata ai margini della piazza.
-Non so quale sia il suo concetto di tragico ma se non lo è quel body allora non so cosa lo sia!- commento convinta, senza distogliere gli occhi e incrociando le braccia sotto il seno.
Anche lui continua a fissare Iva, un braccio allungato sullo schienale della panchina e l’altro posato sulla sua gamba, coperta solo fino al ginocchio da un paio di bermuda grigi abbinati a un polo turchese a maniche corte.
-Sarà che tra mio padre e il suo lavoro sono abituato a vedere di peggio!-
-Peggio di così?! Condoglianze…-
Restiamo in silenzio ancora qualche secondo, gli occhi sempre fissi su Iva, finché non è lui a parlare di nuovo.
-Neanche lei riesce a smettere di fissarla, vero?!-
-Già!-
-Impressionante!- sussurra e, con la coda dell’occhio, lo vedo scuotere la testa mentre entrambi scoppiamo a ridere di gusto.
-Io comunque sono Margaret!- mi presento una volta ripreso il controllo, allungando una mano e continuando a sorridere.
-Molto piacere! Sabo!- risponde, stringendola e ricambiando il sorriso.
Sgrano gli occhi, momentaneamente senza parole.
Ecco perché mi sembrava di averlo già visto!
-S-Sabo?! Come Donquijote Sabo, il figlio del proprietario della Baroque Works?!- non riesco a trattenermi dal domandare non appena riprendo l’uso della parola.
-Eh… Già! Sono proprio lui… Cioè io… Cioè io sono lui… Insomma, ci siamo capiti!- conclude, tornando a sorridere.
Se non fossi sconvolta, scoppierei a ridere di fronte al suo incespicare. Ma non posso credere di essere veramente seduta qui, sulla panchina che decora l’esterno del mio negozio, stringendo la mano a e scherzando con il figlio di Donquijote Doflamingo, magnate della haute couture e proprietario della più importante rivista di moda di Raftel, edita e venduta in 20 paesi.
-Margaret?!- mi richiama dopo qualche istante e io mi riscuoto, diventando paonazza per l’imbarazzo quando realizzo che gli sto ancora stringendo la mano e lo fisso a occhi e bocca spalancati.
-M-mi scusi… io…-
-Non si preoccupi! In fondo è confortante sapere di risultare più interessanti di Iva, almeno nell’aspetto!-
Non riesco a trattenere un risata, mentre lo guardo di sottecchi, ancora troppo imbarazzata per riuscire a incrociare come si deve i suoi occhi, considerando che, visto il lavoro di suo padre, probabilmente la conosce e anche molto bene.
Un po’ per curiosità, un po’ per distogliere l’attenzione sulla mia reazione di poco fa glielo chiedo.
-Da quando sono bambino! È un bel soggetto eh?! Ma basta saperla prendere nel modo giusto! E comunque può darmi del tu!-
-Oh! D’accordo! Anche lei… cioè tu! A-anche tu puoi darmi del tu!- riesco ad articolare finalmente il pensiero.
Lo guardo in viso, sentendomi strana, come rigenerata.
Improvvisamente, non mi sembra più di muovermi per inerzia e il mio cervello è riuscito a uscire dallo stato di stand-by in cui versava da due settimane a questa parte.
Anche il sole mi sembra più caldo.
-Si è alzata di colpo la temperatura?!- chiedo lanciando un’occhiata al cielo.
Sabo aggrotta la fronte.
-Non mi sembra! Però ammetto che mi stavo domandando come facessi a stare in pantaloni lunghi con una giornata così e in pieno sole per di più!-
Lancio uno sguardo ai pantaloni che indosso, un paio di jeans a sigaretta che arrivano alla caviglia, ai piedi le mie fidate scarpe da ginnastica.
-Stamattina avevo freddo!- mi giustifico, sbrigativa.
Anche perché non posso mica mettermi a spiegare a un perfetto sconosciuto che nelle ultime due settimane mi sono vestita come se fosse autunno perché avevo freddo dentro.
E solo ora mi accorgo che il freddo è sparito e il dolore diminuito. Mi rendo anche conto che poco fa ho riso per davvero, come faceva la vecchia me.
Ci provo ancora, sorrido a Sabo.
Le labbra si piegano verso l’alto con naturalezza, senza sforzo e senza fatica.
Mi fa bene.
Mi fa tremendamente bene!
Anche lui mi sorride, e il mio cuore accelera un po’ i battiti, perché è bello il suo sorriso, è rassicurante.
Uno di quei sorrisi in cui potresti andare a dormire.
-Comunque non voglio disturbarti, perciò ora levo le tende…- dice a un certo punto, alzandosi in piedi.
-Non mi stai disturbando!- esclamo immediatamente, decisamente troppo agitata, alzandomi a mia volta, decisamente troppo in fretta.
Controllati Margaret, dannazione!
Mi fissa per un attimo, sorpreso, prima di regalarmi uno sguardo caloroso.
-Meglio così allora!-
Mio malgrado, mi ritrovo ad arrossire e portare una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ma non distolgo lo sguardo stavolta.
-Senti… hai da fare stasera?!-
Sgrano leggermente gli occhi, colta un po’ alla sprovvista ma subito mi riscuoto e faccio segno di no con il capo.
-Beh c’è l’inaugurazione di un nuovo locale in città e volevamo provare ad andarci con alcuni amici. Ti va di unirti a noi?!-
Non oso immaginare di che calibro devono essere gli amici di Sabo.
Voglio dire, lui ha frequentato le scuole più prestigiose, è sicuramente membro di qualche club esclusivo e probabilmente gioca a golf, indossando con nonchalance stupide scarpette piene di tacchetti e coppole a quadri. Cosa c’entro io, una semplice fioraia, con quel mondo?!
-Non preoccuparti, sarà una serata tranquilla! Niente ex compagni di collegio, membri di club esclusivi o amici del golf! Solo i miei più cari amici! Promesso!-
Lo guardo stupita. Non so come abbia fatto a capire cosa mi passava per la testa così in fretta e con così tanta semplicità.
Ma so che conosco solo un’altra persona che ci riesce così bene e il solo ricordarmene mi fa stringere il cuore in una morsa.
Però adesso basta!
Stavolta non mi faccio condizionare da lui!
Annuisco, convinta e solare, ritrovando la mia antica verve.
-D’accordo allora! Dove ci troviamo?! A che ore?!-
-Sai come arrivare a Skypeia?!-
-M-mh!-
-Ottimo! Allora per le nove e mezza! Il locale si chiama Upper Yard! Aspetta, ti lascio…- si interrompe, estraendo il portafoglio dalla tasca posteriore e porgendomi poi un biglietto da visita -Ecco qua! Qui c’è il mio numero di cellulare! È imbarazzante, lo so! Mio padre mi obbliga a portarmeli in giro e ci vuole meno ad accontentarlo che discuterci!- aggiunge poi, parlando dei biglietti da visita e mandando gli occhi al cielo.
-Beh dai, stavolta ti è tornato utile!- gli dico, incoraggiante.
Ci salutiamo prima di dirigerci ognuno verso i propri doveri ma una volta sulla soglia del negozio mi giro, una domanda sulle labbra che non riesco a trattenere.
-Ehi Sabo!- lo richiamo e subito si gira -Come mai ti sei fermato prima?!-
-Non mi piacciono le ragazze con gli occhi tristi! Quando ne vedo una, è più forte di me, devo cercare di farla sorridere!- risponde con una semplicità e sincerità disarmanti prima di riavviarsi.
Questa sì, che è una signora risposta.
Rientro nel chiosco, sorridente ed euforica.
Ma una parte di me non vuole lasciarsi andare alle sensazioni positive che, finalmente, mi invadono.
Una parte di me mi obbliga a pensare a cosa sto facendo.
Un’ora fa piangevo disperata per Law e ora sono qui che quasi saltello per il locale per un ragazzo appena conosciuto?!
-Non voglio più avere niente a che fare con gli uomini! Mai più!-
-E invece secondo me un uomo è proprio quello che ti servirebbe! Chiodo scaccia chiodo, sorellina!-
La conversazione con mia sorella mi torna alla mente.
Non voglio usare Sabo per dimenticare Law.
Non sono il tipo di persona che fa queste cose.
Sospiro, lasciando vagare uno sguardo sconsolato sui miei fiori, quasi mi aspettassi un consiglio da loro.
I narcisi catturano la mia attenzione e mi soffermo a guardarli, ricordandomi di Nami e Zoro.
Più di una volta mi sono chiesta quanto ci avrebbero messo a dichiararsi i loro sentimenti senza quel piccolo incidente del bouquet per Robin.
E capisco che è sciocco da parte mia voler etichettare a tutti i costi l’uscita di stasera.
È sciocco comportarmi come se il mio voler ricominciare a stare bene rappresentasse un torto nei confronti di qualcuno.
È lui che ha deciso di non fare parte della mia vita.
Non so se Sabo sarà il mio “chiodo scaccia chiodo“.
Negli ultimi mesi ho acquisito una certa consapevolezza di me. Ora riesco a capire quando un uomo mi trova attraente e so di esserlo per Sabo, come lui lo è per me.
Quindi sì, è molto probabile che lo sarà, che sarà il mio “chiodo scaccia chiodo”.
Ma il bello della vita è che è imprevedibile. Può capitare che un giorno ti alzi per andare a ordinare un bouquet e finisci la giornata tra le braccia del ragazzo che hai sempre amato.
Sì, la vita è imprevedibile e, per quanto ne so, Sabo potrebbe non essere niente come anche essere un nuovo inizio.
Un potenziale nuovo inizio a cui non ho intenzione di rinunciare.
 
 
 
 
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Narciso
Fioritura: Febbraio-aprile.
Significato: Amore di sé, nuovi inizi.
Storia e curiosità: Prende il nome dalla leggenda mitologica greca. Il suo significato è differente nelle varie culture. In Cina è considerato simbolo di fortuna e prosperità. Per i druidi celti rappresentava la purezza. Nella cultura ebraica la bellezza e la fertilità femminile ed era il fiore prescelto nella celebrazione della pasqua. In Egitto veniva utilizzato nelle funzioni funerarie. In Grecia  il narciso era apprezzato per il suo profumo stordente e proprio dal fiore deriva il termine narcotico. 
  
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