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Autore: Restart    18/08/2014    2 recensioni
James aveva (quasi) diciassette anni. E diciassette lividi, tra addome e braccia e gambe. Il Quiddich a volte era doloroso. Ma il Quiddich era la sua vita. Lui era il cercatore dei Grifondoro. Come suo nonno James e suo padre Harry. Suo padre. Lo ammirava così tanto, ma era difficile sostenere il peso di un padre che si chiama Harry Potter: il bambino sopravvissuto, il Salvatore del mondo magico, bla bla bla.
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Alexandra aveva altro a cui pensare. Seguiva attentamente la lezione. Quell'anno c'erano i M.A.G.O. e lei doveva essere pronta. Nessuno sapeva cosa celava sotto la sua veste da secchiona. Nessuno doveva sapere del suo doloroso passato. Lei affogava il suo dolore nello studio, a volte forsennato.
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-Quindi vorresti dire che il bambino, un bambino di sette mesi, può riportare ad una guerra magica?- chiese sarcastica Ginny.
-Non ora, ovviamente. In un futuro non troppo lontano. James non sa niente. Però la profezia che dice Hermione?- chiese Harry all'amica.
-Non posso prenderla. Non è proprio una profezia è più una maledizione. Quel bambino è stato maledetto quasi cento anni fa. Nessuno può sentire cosa dice quella "profezia-maledizione" se non Alexandra
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Lily/Scorpius, Ron/Hermione, Sirius/Lily, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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James correva per le scale della scuola. Sarebbe arrivato in ritardo un'altra volta. Aveva perso tempo a contarsi quegli stupidi lividi. Per le mutande di Merlino! Pensò. Se arrivo di nuovo in ritardo il prof mi mette in punizione! Correva a perdifiato. Era accecato dalla furia. Non si accorse nemmeno di aver buttato a terra la sorella di Michael Davies... Anna, Annie, o come cavolo si chiamava. Sapeva solo che quella ragazzina aveva l'età di sua sorella. Arrivò nei sotterranei dove si svolgevano le lezioni di Pozioni con una manciata di secondi di anticipo rispetto al professore. Sospirò. Il suo posto in fondo all'aula accanto a Fred era stato occupato. Merda. L'unico posto libero era in prima fila. Accanto a Colei-Che-Non-Deve-Essere-Nominata. Gli ricordava così tanto Hermione, sua zia... Secchiona, capelli castani scuro, leggermente crespi. Pelle scura, occhi scuri. Figlia di un compagno di stanza di suo padre ai tempi della scuola, un certo Dean Thomas. Lei si chiamava Alexandra. Alexandra Thomas. La ragazzina più insipida dell'ultimo anno. In realtà James non aveva mai avuto a che fare con quella ragazza. La chiamavano "Colei-che-non-deve-essere-nominata" per un motivo a lui oscuro. Però gli piaceva. Alexandra aveva altro a cui pensare. Seguiva attentamente la lezione. Quest'anno c'erano i M.A.G.O. e lei doveva essere pronta. Nessuno sapeva cosa celava sotto la sua veste da secchiona. Nessuno doveva sapere del suo doloroso passato. Lei affogava il suo dolore nello studio, a volte forsennato. Nessuno doveva sapere della sua adorata madre morta quando lei aveva tredici anni. Nessuno doveva sapere di suo padre Dean, che affogava il dolore nell'alcool. Nessuno doveva sapere di quel bambino che era nato da uno stupro di un deficiente, verso di lei. Lei si mascherava in una ragazzina studiosa, forte. Quando in realtà era soltanto debole. Solo la preside McGranitt, sapeva la sua vera storia. E il motivo per cui ha studiato per tutto il sesto anno a casa. Gli altri credevano solo che si fosse assestata per un viaggio di lavoro del padre. Ma invece lei accudiva il padre ubriaco mentre si trovava in una spiacevole gravidanza. Solo quando Christian nacque il padre recuperò le forze e si risposò con una donna gentile, accomodante, solo il giorno del loro matrimonio, Lexie capì che ormai la sua condanna era terminata. La sua matrigna Catherine era ben disposta ad accudire Christian. E lei poteva essere tranquilla nel tempo di scuola. Poteva prendere il diploma, trovare un lavoro dignitoso e quindi comprarsi una casa sua. Per lei e il figlio. Ma in quel momento era soltanto una diciassettenne che prendeva appunti di Pozioni. Accanto a lei, la sua migliore amica Jennifer Baston la osservava. Nemmeno lei sapeva della sua storia. 
-Ehi, Thomas. Non è che dopo mi presteresti gli appunti?-  a parlare era stato James Sirius Potter. Il playboy della scuola. Il figlio del famigerato Harry Potter. Alexandra aveva ascoltato parecchie volte suo padre parlarle di Harry. Erano compagni di stanza a Hogwarts. Sebbene non si parlassero molto si potevano considerare amici. Erano tutti un gruppo. Suo padre, Potter, Finnigan, Weasley e Paciock. Tutti nello stesso dormitorio. E casualmente i figli di tutti loro si ritrovano a Hogwarts. Lei, Lexie; Rose e Hugo Weasley; James, Albus e Lily Potter; Alice Paciock Jr; Kyle Finnigan. Tutti più o meno della stessa età. E tra l'altro quasi tutti Grifondoro. Le uniche eccezioni erano Albus in Serpeverde e Rose Weasley in Corvonero.  
-Non lo so Potter. Perché non segui?- chiese lei.
-Odio Pozioni. La faccio solamente perché diventerò Auror come mio padre. O giocatore di Quiddich come mia madre. Non lo so ancora- rispose lui con un mezzo sorriso. È così diverso da Albus... Pensò lei. Al è gentile. Lui sfacciato. Prepotente, ma deciso, sicuramente deciso e sicuro di sé. Ma perché dargli contro?
-Ok Potter, ma che sia l'ultima volta- ribattè lei seria.
-Ok, grazie, Alexandra- rispose lui. E lei fece scivolare il suo blocco verso la sua sinistra, in modo che entrambi potessero vedere. 
-Potter! Thomas! Esigo silenzio nella mia classe! Meno dieci punti al Grifondoro!- sbraitò il professore. 
-Mi scusi professore. Non accadrà mai più - risposero all'unisono i ragazzi. Poi si voltarono lanciandosi degli sguardi complici.  Poi non si parlarono più. Alla fine della lezione James si diresse verso il dormitorio dei Corvonero per cercare sua cugina Dominique. Aveva disperatamente bisogno di una compagna per il matrimonio, tra venti giorni. Appena arrivò davanti al ritratto vide che Rose stava per entrare così la chiamò per attirare la sua attenzione. 
-Rose! Rose!- la ragazza si voltò.
-Cosa vuoi James?- chiese la ragazza seccata.
-Voglio chiedere una cosa a Dominique- rispose lui con tono di supplica. La cugina sbuffò una paio di volte, prima di entrare a cercare la loro cugina in parte Veela. Rose sapeva che cosa James volesse chiedere a Domi. Se andava con lui al matrimonio di Victoire. Sicuramente non aveva nemmeno lontanamente pensato che lei fosse libera. No, subito dalla bella di turno. È anche vero il fatto che Domi avesse quanto lui e lei quanto Al, ma questo non ci entrava nulla, no? E poi James aveva tante cugine a cui chiederlo. A parte lei e Domi, c'erano Grace e Charlotte. Quanto sono stupidi gli uomini! Pensò Rose. 
-Dominique!! Puoi venire un attimo?- sbraitò Rose.
-Si... Cosa vuoi Rose?- rispose leggermente seccata la ragazza
- C'è qualcuno che ti vuole parlare- le rispose la ragazza. Dominique allora si diresse a corsa verso l'entrata della Sala Comune. James la stava aspettando. 
-Cosa vuoi James?- chiese lei.
-Vuoi essere la mia accompagnatrice al matrimonio di tua sorella?- domandò lui speranzoso.
-No. Ho già un accompagnatore. Michael. Hai altro da chiedermi?- rispose lei acida.
-No. Ciao- rispose lui, leggermente afflitto.
-Ehi nel caso, James, io sono libera!- gli urlò Rose.
-Non importa, sul serio, Rose!- continuò lui svignandosela. Non per fraintendere, James voleva bene a Rose, ma era troppo noiosa. Certo poteva chiedere anche a Grace, ma era troppo piccola. Aveva nove anni. E Charlotte sarebbe andata bene se non fosse per il fatto che gli arrivasse alla spalla. Dominique sarebbe stata perfetta. Ma naturalmente lei doveva andare con quell'odioso di Davies. James non lo sopportava. Per oggi aveva finito le ore di lezione e poteva andare tranquillamente a assaporare il gelido vento che si abbatteva sulle mura del castello. E stare da solo. Si voleva stare da solo. Neanche con Fred. Non voleva studiare. Sapeva degli esami. Doveva avere degli ottimi voti per poter diventare Auror. Nell'anno aveva portato alle stelle i voti di Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure e di Incantesimi. È stato uno dei primi a evocare un Patronum. Un leone. Forte e Fiero. Come lui. E quando hanno iniziato le trasformazioni in Animagus è diventato un cane. Quando suo padre ha saputo di ciò si è commosso. Ha detto che il suo padrino, Sirius Black, da cui James Sirius prendeva il suo nome, quando faceva le trasformazioni in Animagus diventava un cane. E quella fu una delle poche volte in cui James si sentì veramente apprezzato da suo padre. Sennò quello che veniva apprezzato era Albus. "E" in tutte le materie. James sbuffò; i suoi unici pregi erano Incantesimi e giocare a Quiddich. Poi è sempre stato "quello che fa confusione", "il ribelle"  e l'appellativo che odiava di più: "è quello grande" cosa vorrebbe significare? Che doveva arrangiarsi da solo sempre e comunque? Lo odiava. Si odiava. Quando era più piccolo cercava di farsi ricordare come "James Sirius Potter" non come "il figlio maggiore del Grande Harry Potter". Agli altri che invidiavano la sua fama diceva sempre di farsi un giro. 
Il cortile era vuoto. Non c'era nessuno, solo neve e un vento fortissimo. A James non importava dei compiti. Voleva dedicarsi a sé stesso. Voleva stare da solo. Avrebbe pensato poi ai compiti. Chiuse gli occhi per assaporare ancora di più il vento gelido che si abbatteva sulle sue palpebre chiuse e i piccoli fiocchi che gli si appiccicavano sul volto. Poi non si sentì più solo. Letteralmente. Un sussurro proveniva da una colonna. Una voce femminile. James si alzò, curioso, e si avvicinò alla colonna. Poteva distiunguere più chiaramente la voce. Alexandra. 
"Hei ciao, papà! Come stai? Cathy? Christian? Ha detto la sua prima parola? Sono contenta che sia "Nonno Dean". Che mi racconti? Vai ancora agli incontri? Sono contenta che tu abbia fatto progressi! Io qui tutto bene... I M.A.G.O. si avvicinano e io sono quasi pronta. Si, lo so, ma non voglio regali. No papi! Va bene, fai come vuoi. Ci sentiamo presto! Saluta tutti!" e chiuse la telefonata. James uscì fuori dal suo nascondiglio e puntò i suoi occhi nocciola sorridenti, contro quelli scuri e spaventati di Alexandra. 
-Mi puoi dare delle spiegazioni?- chiese lui malizioso.
   
 
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