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Autore: CherryBomb_    18/08/2014    3 recensioni
Capita a pochi fortunati di incontrare l'amore vero, quello con la A maiuscola e, quando succede, bisogna avere il coraggio di viverlo fino in fondo, sempre. Ma cosa succede quando determinate scelte ti portano nella direzione sbagliata? Può l'Amore far tornare tutto a posto?
Questa è la storia di Jane e Robert, due ragazzi innamorati che dovranno fare i conti con le conseguenze delle loro scelte per tutta la vita.
Dal testo:
Non avere una vita piena di rimpianti, Jane, è la cosa più brutta che possa esserci.
[Partecipante al contest Petali di lacrime! di DarkElf13]
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lettera di un amore lontano







Lettera di un amore lontano

 

 

2014
 
Ero seduta in macchina che fissavo un punto indefinito davanti a me, le mani strette a pugno sul volante. M’imponevo di non guardare la mia borsa sul sedile da cui spuntavano due lettere ingiallite dal tempo, ma con la coda dell’occhio le vedevo lo stesso: una la conservavo da trent’anni, ma ogni tanto mi perdevo a leggerla immersa nei ricordi; l’altra era più recente, di almeno dieci anni e non avevo mai avuto il coraggio di aprirla.
Ero assalita dai sentimenti più disparati, ma sentivo che dovevo farlo, per forza. Avevo rimandato per troppi anni e mi sentivo colpa.
Spostai lo sguardo sulla mia borsa e poi sul sedile posteriore, mi si strinse lo stomaco: troppi ricordi, momenti, parole e gesti che non vivevo da tempo e che non avevo mai dimenticato, nonostante gli anni, un marito, un matrimonio e dei figli.
Si dice che il primo amore non si scorda mai e non ero di certo un’eccezione.
Lui si chiamava Robert, aveva vent’anni e quando lo conobbi avevo appena cominciato l’Università. Per me non fu un colpo di fulmine, anzi, ma fu abile e paziente da corteggiarmi e aspettare come solo un uomo di altri tempi avrebbe potuto fare. Non aveva mai osato andare oltre senza il mio permesso, ma grazie ai suoi atteggiamenti, cominciai a vederlo sotto una luce diversa. Con il passare del tempo mi resi conto che fosse l’uomo giusto per me: con la battuta pronta, spiritoso, con il senso dell’umorismo, affascinante, premuroso e affettuoso; ma si arrabbiava facilmente e litigavamo perché non sapevo star zitta. Lo amai anche per quello.
Per anni la nostra storia andò a gonfie vele, pensavamo al matrimonio, ai figli e un futuro insieme fino a quando decise di partire come volontario in una zona in Africa. Non la presi molto bene e, all’inizio, pensai di lasciarlo. Non ero disposta ad aspettare qualcuno che, invece, aveva deciso di andarsene, poi capii che un anno non era niente e se voleva era quello che desiderava, doveva partire.
Cominciò così la nostra corrispondenza e storia d’amore a distanza.
Presi un profondo respiro, allungai la mano verso la lettera e la presi. I bordi erano consumati a forza di toccarla e leggerla, non avevo mai smesso di farlo.
Con le mani tremanti e il cuore in gola, cominciai a leggere.
 
 
 
4 aprile 1984
 
Cara vita mia,
                   Come stai? Sei riuscita a passare quell’esame che tanto ti tormentava? Scommetto che hai dimostrato al Signor Morgan di che pasta sei fatta! Sei troppo intelligente per lasciarti sminuire da un bifolco come lui. Scusa, non volevo, so quanto lo adori, ma non riesco proprio a capire come tu faccia, è così arrogante e maschilista. Come puoi sopportarlo? Me l’avrai spiegato mille volte, ma non riesco mai a capirlo.
So che ti ho promesso di dirti sempre come vanno le cose qui, ma oggi non ce la faccio. Ho bisogno di pensare solo a qualcosa di bello: a noi, a casa, al nostro amore e al nostro futuro. Non voglio pensare a ciò che mi circonda perché è… doloroso e non voglio che lo sia anche per te.
Una cosa, però, voglio dirtela: mi pento amaramente di aver firmato per un altro anno. I primi due sono passati così velocemente che non me ne sono accorto, ma adesso… Mi manchi, sento l’assenza del tuo profumo, del tuo abbraccio e della tua pelle, ma ancora più di tutto vorrei fare l’amore con te e sentirmi tuo in ogni modo possibile.
Dio, cosa mi è saltato in testa? Forse è solo lo sconforto per quello che vedo, ma la tua assenza è incolmabile e mi sento vuoto. Qua al campo non riesco a stare neanche con gli altri, non sono te e saresti l’unica persona che vorrei avere attorno in questo momento.
Forse non avrei dovuto dirtelo e renderò il tutto ancora più difficile, ma non riuscivo a reprimerlo. Ho bisogno di te, sei la mia vita e ti amo, più di quanto abbia mai detto o dimostrato.
Ti ricordi quando, un anno prima che partissi, ci siamo messi a fantasticare su come sarebbe stata la nostra vita in un futuro, che pensavamo non troppo lontano?
Volevamo un matrimonio semplice con pochi parenti e gli amici più stretti. Tu sognavi un vestito fasciante di pizzo perché, altrimenti, se ne avessi preso uno principesco, saresti stata una piccola deliziosa meringa. M’immaginavi con uno smoking nero, le scarpe lucide e il papillon, nonostante ti pregassi di non nominarlo neanche perché lo odiavo. Il matrimonio sarebbe stato celebrato nella chiesa, che avevi sempre sognato e ammirato per la sua semplicità ed eleganza. Mi confessasti che avevi provato varie volte a camminare lungo la navata, immaginandoti con il tuo vestito bianco addosso, ma non eri mai riuscita a figurarti un uomo vero accanto, fino al mio arrivo. Quanti uomini desiderano sentirsi dire una cosa simile dalla donna che amano? Tanti, ma sono pochi i fortunati a cui succede davvero, io ero tra quelli.
Non credo di avertelo mai detto, ma è da quando abbiamo fatto quella conversazione, che ho cominciato a mettere in un conto quei pochi risparmi che riuscivo a racimolare, per te, noi e il nostro sogno d’amore. Era per questo motivo che spesso non avevo un centesimo in tasca.
Ti ricordi la casa? In un quartiere residenziale, su due piani, azzurra con i finimenti bianchi e ridevamo perché immaginavamo la faccia dei nostri vicini quando si sarebbero resi conto, che vivevano accanto alla casa dei Puffi. Era un colore strano e sono sicuro che, se dovessimo davvero comprare casa, non la faremmo mai in quel modo, non oseremmo. La volevi con un grande giardino in cui ti saresti potuta sbizzarrire, un cane di piccola taglia che avrebbe provveduto a rovinare il tuo lavoro e uno steccato bianco. L’avresti arredata secondo il tuo gusto perché dicevi che io non ne avevo, per niente. Volevi allontanarti dai tuoi genitori di almeno una ventina di minuti perché non li sopportavi più, ma, il giorno dopo, cambiavi idea dicendo che sarebbero potuti tornare utili in caso avessimo avuto bisogno di aiuto con i bambini.
Ah sì, ne volevi due di marmocchi che avrebbero girato per casa. Il tuo sogno sarebbero stati un maschio e una femmina, ma non osavi sperarci troppo perché dicevi che Dio fa sempre quello che gli pare. I nomi, però, li avevi scelti: Aaron per il maschio e Rose per la femmina, anche se non mi sembravi decisa neanche sotto quest’aspetto. Volevi dei figli, questo mi era chiaro, ma il nome sembrava un mistero.
Avevo come l’impressione che sapessi tutto dalla vita, cosa aspettarti e sarebbe successo. A volte mi spaventavi, sai? Eri troppo sicura di te e della tua vita, che molto spesso pensavo non sarei riuscito a farne parte. La realtà era che ogni parola che usciva dalla tua bocca si materializzava nella mia testa e mi rendevo conto che fosse possibile, anzi, lo sarebbe stato.
L’unica cosa di cui ero certo era che tu fossi la donna della mia vita, la sola e unica che avrebbe fatto parte della mia esistenza in un modo così totale e devastante. Possedevi e possiedi ancora il mio cuore, tutto, non solo un misero pezzo, ma ogni parte di esso batte e pompa sangue solo per te, perché un giorno potremo essere ciò che abbiamo sempre sognato e immaginato insieme. Non so come sarà la nostra casa, il nome dei nostri figli o del cane, ma sono certo che con te tutto sarà fantastico, anche litigare, ma soprattutto fare pace.
Ogni tanto ci provo a immaginare come saranno le cose, ma l’unica certezza sei tu, il tuo viso, il tuo profumo e la tua presenza. Tu, solo e unicamente tu. Quello che provo per te è così devastante e vero che non smetterò mai di provarlo.
Ti amo, ricordarlo e, in caso un giorno dubitassi dei miei sentimenti, rileggi questa lettera o i biglietti allegati ai fiori, a proposito, li hai ricevuti? Ho sempre paura che non arrivino in tempo o che sbaglino la consegna, sai quanto ci tenga. Un mazzo di orchidee per la donna che ha rubato il mio cuore e lo custodirà per sempre. Di che colore sono arrivati stavolta?
Non ti faccio perdere altro tempo, anche perché ormai la notte è calata e domani mattina dovrò svegliarmi presto. Ci rivedremo, te lo protetto.
Tuo per sempre,
Robert
 
 
Rimasi a fissare la pagina mentre le lacrime scendevano lungo le guance. La vista appannata m’impediva di vedere chiaramente intorno a me, ma non m’importava. Non ero più in quel luogo, nel 2014, ero tornata indietro di trent’anni e ci volevo restare. I dettagli era troppo chiari per essere passato così tanto tempo, ricordavo ogni cosa come se fosse successa il giorno prima e non era normale.
La lettera di Robert era stata un tripudio di amore e aspettative che entrambi avevamo sognato, ma la vita è imprevedibile e ci porta a compiere azioni che non avremmo mai creduto di fare.
Quell’anno fu uno dei più duri per me: mio padre dovette andare in ospedale per problemi gravi e mi ero offerta di stargli accanto. Gli avevano trovato un tumore allo stomaco e, purtroppo, sapevamo che la sua guarigione sarebbe stata impossibile. Fu straziante vederlo peggiorare nel letto ogni giorno e diventare un uomo che non riconoscevo. Avrei avuto bisogno di Robert e, nonostante cercasse di supportarmi tramite lettera, non bastava, lo volevo in carne e ossa accanto a me. Destino volle che per parecchie settimane le mie lettere non gli arrivarono e rimasi senza risposta, completamente abbandonata a me stessa e ai miei problemi.
Non riuscivo più a seguire i corsi, mio padre peggiorava con il passare dei giorni e mia madre non la stava prendendo affatto bene. Lo amavo, davvero, pensavo fosse l’uomo della mia vita, ma mi sorgevano un sacco di domande: se era così sicuro di noi perché se n’era andato? Cosa lo aveva spinto ad allontanarsi per migliaia di chilometri? Era sincero quando diceva di amarmi, che voleva una famiglia con me oppure no?
Avevo troppo a cui pensare e non dovevo preoccuparmi anche per il mio ragazzo che era in un altro continente, lontano. Lo lasciai, malamente e per lettera, perché avevo come la sensazione che se avessi sentito la sua voce, avrei cambiato idea. Ero stufa di quella situazione, di ogni cosa e tutto era sulle mie spalle, non dovevo avere ripensamenti.
Non la prese molto bene e per mesi continuò a scrivermi lettere, anche se non rispondevo. Il cuore si stringeva a ogni frase e molto spesso pensavo di tornare sui miei passi, ma poi mi facevo le stesse domande a ripetizione a cui non sapevo rispondere. Avevo come la sensazione che se fosse tornato, le cose tra di noi non sarebbero più state le stesse. Era stato via tre anni e, in quel tempo, molte cose erano cambiate, anche noi.
Mi resi conto di aver fatto la cosa giusta quando mi avvisò tramite una lettera che sarebbe rimasto ancora lì: diceva che, se non poteva stare con me, tanto valeva che aiutasse gli altri come aveva fatto in quegli anni. Mi sentii fiera di me, ma, allo stesso tempo, una stupida: amavo ancora quell’uomo, se fosse tornato a casa per cercare di conquistarmi e stare con me, l’avrei ripreso a braccia aperte senza pensarci due volte. Quella sua scelta mi fece rendere conto che avevo fatto bene a lasciarlo, ma non significò che mi misi il cuore in pace, tutt’altro.
Mio padre morì in un giorno d’estate dopo mesi di agonia e mia madre ebbe un controllo psicologico definitivo. Sarei voluta tornare all’Università e continuare i miei studi, ma non sapevo come sarei riuscita ad andare avanti senza nessuno a darmi una mano.
Mi sentivo sola e avrei tanto voluto che Robert fosse accanto a me, ma non c’era e non ci sarebbe più stato. Alla fine mandai mia madre in una clinica ed io riuscii a riprendermi un po’ in mano la mia vita. Le mie amiche cercarono di starmi il più accanto possibile e aiutarmi con lo studio, ma cominciavo a manifestare sintomi di stanchezza. Attraversai un brutto momento fatto di pianti e pochi momenti felici, sembrava come se tutto ciò che avevo passato nel corso dei mesi precedenti stesse uscendo fuori.
Mi ci volle almeno un anno per rimettermi in piedi e tornare a essere, almeno in parte, la ragazza che ero una volta, anche se, in realtà, non lo sarei mai stata.
Vedendo che stessi meglio e che tornavo a sorridere, le mie amiche pensarono che fosse giunto il momento di farmi conoscere qualcuno. Dovevo tornare sulla piazza, a detta loro.
Mi fecero conoscere Mark, il mio attuale marito, con cui stavo bene, era intelligente, divertente e affettuoso, ma non era Robert. Ogni volta che tornavo a casa e ripensavo alla serata, sentivo che ci fosse un grosso vuoto dentro di me. Stavo bene, sì, ma ogni volta sentivo che mancava qualcosa che il mio cuore e il mio corpo ricordavano fin troppo bene, nonostante gli anni passati.
Non confessai mai a nessuno quello che provavo davvero, a cosa sarebbe servito? Robert non si era più fatto sentire ed io speravo ancora che tornasse. Dovevo vivermi la mia vita anche, e soprattutto, senza di lui.
Mi laureai e, successivamente, mi sposai. Cominciai a lavorare come segretaria in uno studio legale e rimasi incinta. La mia vita seguiva il suo corso, ma se mi fermavo a pensare, sentivo che c’era qualcosa che stonava.
Incontrai Robert quindici anni dopo la sua partenza e mi sentii come se il tempo non fosse mai passato davvero. Esteriormente era lo stesso ragazzo di cui mi ero innamorata, ma, guardandolo bene, potevo vedere i segni delle sofferenze e di ciò che aveva dovuto passare nel corso degli anni.
In pochi secondi, ero tornata a essere quella giovane donna che aveva perso la testa per lui e avrei lasciato tutto, se solo mio marito non avesse richiamato la mia attenzione.
Vidi la delusione negli occhi di Robert quando comparve Mark al mio fianco. Lo guardai, dispiaciuta e me ne andai con la consapevolezza, che il mio cuore sarebbe sempre appartenuto a quell’uomo.
Non mi ero mai illusa che la ferita si fosse rimarginata, ma non vederlo, aveva alleviato il sentimento che provavo per lui, o almeno pensavo. Non era vero, ovviamente,  forse mentivo a me stessa da sempre.
Una mattina trovai una lettera appoggiata sul davanzale della cucina e riconobbi subito la scrittura che aveva tracciato il mio nome. Persi un battito e mi guardai attorno sperando che nessuno mi vedesse. Fu la prima lettera di tante, una ogni giorno, piene di amore, rimpianti e sentimenti che non potevano più essere espressi liberamente. Non gli risposi mai, troppo impaurita da ciò che sarebbe potuto succedere a me e al mio cuore.
Perché non lasciai mio marito e tornai con lui? Me l’ero chiesta spesso ed ero arrivata alla conclusione che, nonostante il mio cuore battesse ancora per Robert, non avrei mai lasciato mio marito. Perché farlo soffrire? Mi aveva sempre amato, trattato bene e coccolato, e io provavo qualcosa per lui, altrimenti non avrei mai acconsentito a sposarlo.
Non riuscivo comunque ad affrontare Robert e chiedergli di smettere di scrivermi. Ero una masochista, lo sapevo, mi facevo del male da sola, ma non potevo fare a meno di lui e le sue lettere.
Mi convinsi che sarebbe potuto andare avanti per sempre, ma mi sbagliavo. Scrisse ogni giorno per cinque anni fino all’ultima maledetta lettera, l’unica che trovai in mezzo al resto della posta. Solo il giorno prima ero venuta a conoscenza della sua morte e vedere quella calligrafia sulla busta, non fece altro che darmi il colpo di grazia. Non avevo mai avuto il coraggio di aprirla in dieci anni perché non volevo leggere un addio definitivo, non l’avrei sopportato. Era arrivato il giorno di farlo, leggerla e affrontare ciò che era stato e mai più sarebbe tornato.
Appoggiai la vecchia lettera e presi quella nuova, mai aperta, ma comunque leggermente ingiallita.
 
 
 
 
20 ottobre 2004
 
Cara vita mia,
                   Non credevo sarei arrivato a questo momento così presto, ma purtroppo la vita è imprevedibile e ti mangia il Re quando meno te l’aspetti.
Non ti ho mai detto niente perché non volevo che le tue azioni fossero condizionate dalla mia salute, ho sempre voluto che facessi qualsiasi cosa di tua spontanea volontà e non perché ti spingessi, in qualche modo, a farlo.
Non ho intenzione di dirti cosa mi sta succedendo o come ho fatto ad arrivare a questo momento, non voglio che la mia ultima lettera sia piena di dolore e termini medici, ma che sia, come sempre, piena di quell’amore incondizionato che ho sempre provato per te e che nessun’altra donna è riuscita a farmi provare.
La mia vita non è stata esattamente come l’avevo immaginata o  come avevamo fatto insieme. Nulla di ciò su cui avevamo fantasticato per giorni è diventato realtà, ma non è mai mutato l’amore che ho sempre provato per te, anche quando mi hai lasciato.
Ti ho compresa, sai? Capivo perché lo stavi facendo e mi sembrava la cosa giusta, ma non riuscivo a spiegarmi perché volessi lasciarmi indietro. Sarei dovuto tornare, vero? Con il senno di poi e gli anni trascorsi, mi rendo conto che, non appena finito l’anno, avrei dovuto prendere un aereo e tornare da te e… sono stato uno stupido. Sì, ti avevo capito, ma con il passare del tempo mi sentivo un leone ferito in mezzo alla savana: non potevo far altro che leccarmi le ferite da solo, in disparte.
Jane, vita mia, l’errore più grande che abbia fatto nella mia esistenza è lasciare che te ne andassi senza neanche lottare. Perché l’ho fatto e ho permesso che accadesse? Dio, avrai pensato che fossi uno stupido chiacchierone buono a nulla e bugiardo. L’avrei pensato anch’io se fossi stato in te, davvero.
Come ho potuto lasciarti andare? Ho passato due anni a maledirmi per la mia scelta, a essere geloso di chiunque ti incontrasse sul suo cammino o avesse la fortuna di poter anche solo dividere l’ossigeno con te. Ero geloso dei tuoi genitori che avevano la fortuna di averti accanto in un momento così difficile della loro vita e non potevo; delle tue amiche che potevano ridere e scherzare con te senza farlo attraverso un foglio; dei tuoi vestiti che potevano stare a contatto con la tua pelle senza passare per svergognati o sentirsi imbarazzati. Invidiavo chiunque avesse anche solo la fortuna di scambiarsi un’occhiata con te.
Non avrei mai pensato che sarebbe andata a finire così, non credevo che avrei provato gelosia nei confronti di un altro uomo e, invece, l’ho fatto. Mark, tuo marito, è il più fortunato sulla faccia della terra e… sarei dovuto essere io quella persona. Io, non lui. Sarò anche stato il tuo primo uomo, ma lui si è preso la parte migliore di te: il resto della tua vita.
Forse sono stato uno stupido, ma ogni tanto pensavo che saresti tornata da me. Che ingenuo, vero? Perché avresti dovuto lasciare tuo marito, la tua famiglia e i tuoi figli? Per me? Sono un uomo, ma sotto certi aspetti sono sempre rimasto un ragazzo ingenuo e un po’ credulone.
Tu, invece, sei la donna più bella che ci possa essere sulla faccia della terra e, ogni volta che ti guardo, mi sembra di tornare ragazzo e potermi ancora godere i tuoi baci.
Jane, mia cara, ho vissuto di rimpianti, tanti, ma c’è qualcosa che voglio che sia chiara una volta per tutte: non ti avrei mai abbandonato, ti sarei stato sempre accanto; avrei costruito la casa dei nostri sogni e ti avrei dato la vita che volevi. Avrei fatto qualsiasi cosa per te, nonostante gli anni in cui sono stato via. Ti ho amato come solo un puro di cuore come me può fare e continuerò a farlo, anche se non ci sarò più. Ho amato solo te in tutti questi anni, nonostante la lontananza perché nessun’altra donna era alla tua altezza. Hai avuto e avrai per sempre tutto il mio cuore, non dimenticarlo mai, anche se dovessi ricordarti di tutte le mie mancanze. Non so cosa ti rimarrà di me, ma di una cosa sono certo: se mai dovessi sentire la mia assenza, puoi rivivermi nei ricordi che non cesseranno mai di esistere e nelle lettere, che spero tu abbia conservato.
Mia unica ragione di vita, avrei voluto baciarti e fare l’amore con te un’ultima volta, ma non mi è concesso e non voglio che tu mi veda in questo stato. Rivivo nella mente i momenti passati insieme e me ne rallegro, almeno ho questo.
Non avere una vita piena di rimpianti, Jane, è la cosa più brutta che possa esserci.
Ti amo, ora e sempre.
Eternamente tuo,
Robert
 
 
Con la lettera in una mano e il mazzo di fiori nell’altra, mi diressi verso il cimitero a passo incerto e con il viso pieno di lacrime.
Non vedevo dove andavo, ma il cuore sembrava sapere dove ero diretta.
Arrivai davanti a una lapide bianca con gli intarsi in bronzo e mi bloccai. Era la prima volta che andavo dal funerale, fu in quel momento che mi resi conto quanto si dovesse essere sentito solo in quegli anni: non aveva una moglie, né figli. Se avessi letto prima la lettera che tenevo in mano, avrei capito il motivo, ma lo facevo solo in quel momento.
Appoggiai il mazzo di orchidee bianche per l’uomo che mi aveva rubato il cuore, ma che se n’era andato troppo presto. Mi aveva regalato un mazzo di quei fiori ad ogni nuova lettera per tre anni, quando si trovava in Africa, e avrei voluto che il tempo non le sciupasse mai. Diceva che le orchidee un uomo le regala a quella donna che ha la capacità di rubargli il cuore e farsi amare, per sempre. Era quello che aveva fatto.
Rimasi in ginocchio e toccai la lapide.
«Robert, vita mia, vivrò per sempre col rimpianto di non aver avuto il coraggio di amarti liberamente, nonostante tutto. Il mio cuore è sempre stato solo tuo.»
Mi pentii di molte cose in pochi istanti, una più di tutte: non aver avuto il coraggio di seguire il mio cuore e lasciare tutto. Capita a pochi fortunati di incontrare l’amore vero ed io ero tra quelli, ma ero stata così stupida ad averlo lasciato andare via.
Avrei vissuto il resto dei miei giorni pieni di rimpianti perché, lo comprendevo solo in quel momento, vivere una vita senza Amore è come esistere a metà.
 
   
 
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