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Autore: Leahia    18/08/2014    2 recensioni
AU ElliotxLeo, accenni lievi e trascurabili a varie coppie secondarie
Va bene, va bene. Questa fanfiction è definibile come "la mia mossa finale". Dubito che farò mai più una cosa così astronomicamente stupida. Ebbene, ci troviamo in una Londra (completamente inventata da me vi prego non vi crucciate su distanze e quisquilie simili) nella quale due giovani studenti dai caratteri a dir poco opposti si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, il tutto coronato da un'inquietante padrona di casa e una gang di amici abbastanza inusuali. Quali torture potrebbe inventarsi una sadica annoiata (alias me) per questi problematici coinquilini?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Lottie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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London’s Problematic Gifts

Era ormai quasi Natale, e nell’aria si sentiva molto. Lotty aveva preso a piombare con allarmante frequenza nella loro casa per proporgli sfrenati pomeriggi di shopping, che i due evitavano sempre. “Ma non per sempre” amava ricordare Lotty, quando con uno svolazzo rosso usciva dal salotto. Elliot e Leo avevano davvero continuato il “giochino di aiutarsi”, e i cosiddetti “pomeriggi di studio” arrivavano persino a far dire ad Elliot delle stupide battute, impresa decisamente ardua. Dopo un altro pomeriggio passato a ripetere i due si trovarono con tutti i libri di casa finiti e un’irrefrenabile voglia di fare qualcosa.
-Sai- esordì Leo, appollaiato su un bracciolo del divano- Tuttora so poco di te. Mi dici qualcosa di più? Dimmi più o meno... chi sei, ecco.
-In che senso?- domandò Elliot, che era sdraiato sul tavolo di cucina e lasciava la testa penzoloni vedendo il mondo alla rovescia.
-Nell’unico senso che ha.
Elliot rimase pensieroso. Conosceva Leo da poco, vero, ma gli sembrava già che fosse una specie di collaborazione spontanea, tra loro. Erano così contrastanti che si capivano. Ma non sapeva se voleva rivelare cose si sé a qualcun altro. Non l’aveva mai fatto. Eppure si era avvicinato molto a Leo, nell’ultimo mese. Passavano sempre più spesso del tempo nella stessa stanza, per quanto parlare non fosse il loro forte. Quando sentivano proprio il bisogno di una colonna sonora chiamavano Lotty a prendere il the e il gioco era fatto, dato che Lotty era sempre immensamente felice di vederli. Cosa che loro non si spiegavano, tra parentesi, ma era da quando li aveva persi sul London Eye che Elliot si era arreso a lasciare nei meandri del mistero quella ragazza. Quanto a Leo... bè, magari lui si era arreso molto tempo prima. In ogni caso, Elliot stava iniziando a vivere, anziché a coabitare forzatamente, con il suo coinquilino. Tuttavia non sapeva se poteva parlargli di sé.
-Vuoi che cominci io?
La voce di Leo interruppe il suo filo di pensieri e per poco non lo fece cadere dal tavolo. Si raddrizzò e si mise a sedere.
-Ok, inizia tu- acconsentì Elliot, curioso. Leo sembrò ripensarci.
-Anzi, facciamo che io do un’informazione e poi la dai anche tu. Ci alterniamo, va bene?- chiese. Elliot si strinse nelle spalle e Leo iniziò.
-Nome: Leo Baskerville.
-Nome: Elliot Nightray- rispose Elliot, stando al gioco.
-Età: diciannove.
-Età: idem.
-Ehi, non conta!- protestò Leo.
-Va bene... allora, età: diciannove
-Altezza: passo.
-Facile così!- lo rimproverò Elliot, ridendo dentro (ma non fuori, non sia mai!)- Voglio saperlo, adesso. Su, quanto sei alto?
-Non lo vengo di certo a dire a te!- ribatté Leo, arrossendo leggermente. Elliot si lasciò sfuggire un piccolo ghigno malefico che non sfuggì invece a Leo, che infatti lo scrutò sospettoso. Elliot spiegò il motivo del ghigno malefico.
-Sei di dieci centimetri più basso di me, quindi so all’incirca quanto sei alto.
Leo arrossì e si alzò sul bracciolo.
-Non è che anche tu brilli in altezza, sai?
-Sempre meglio di te.
Si guardarono in cagnesco per un paio di secondi, poi Leo sospirò e si lasciò cadere sul divano.
-Segni particolari: nessuno.
-Ah, come no! Guarda che, non so se l’hai notato, ma tu e tua cugina fate un po’ la fiera dei segni particolari. Hai gli occhi viola, Leo. E Lotty ha occhi e capelli rosa. Direi che sono abbastanza particolari, come segni, no?
-Non lo so. Ci sono nato, capisci. Per la cronaca, come fai a sapere che ho gli occhi viola?- domandò il moro, incuriosito. Elliot arrossì. Lo guardava molto spesso, ecco come lo sapeva. Anche quando Leo leggeva, se era fattibile dalla posa che aveva assunto, Elliot lo osservava sempre, guardava sempre le mani sfogliare le pagine e gli occhi improbabili scorrere le parole. Succedeva raramente, ma quelle poche volte che Elliot aveva visto gli occhi di Leo ne era rimasto completamente incantato. Si strinse nelle spalle e non rispose.
-Va bene...- fece Leo, evidentemente non ansioso di indagare oltre- Passioni: amo leggere e ho sempre suonato il pianoforte.
-Davvero hai sempre suonato il piano?!- domandò Elliot, materializzandosi sul bracciolo del divano proprio accanto a lui. Leo trasalì. Elliot aveva tutta quella furia perché anche lui aveva sempre suonato il pianoforte. E la cosa che gli mancava di più in quella casa era proprio il suddetto strumento. Se anche a Leo fosse piaciuto forse con un po’ di aiuto sarebbero riusciti a ottenere qualcosa.
-Mio Dio, sono così interessante che non riesci a starmi lontano per più di dieci minuti?
Elliot lo uccise con lo sguardo e Leo si sciolse in una risatina.
-Sì, davvero. Perché ti interessa tanto?
-Anche io suono il pianoforte.
Per forse la prima volta da quando si erano conosciuti, Leo parve seriamente interessato ad Elliot. Si alzò a sedere con la gioia dipinta in viso.
-Sul serio? Non credevo che potessimo avere più di una cosa in comune!
-Onestamente nemmeno io!
Sorrisero, anche Elliot. Fu Leo a mettere in tavola la questione che volava in testa ad Elliot da quando era stato nominato “pianoforte”.
-Credi che in qualche modo potremmo avere un pianoforte, anche verticale, qui?- domandò. Elliot si appoggiò allo schienale del divano, pensieroso.
-Non so... forse con un po’ di aiuto sì. Sarebbe splendido- constatò. Leo sorrise e disse che sì, lo sarebbe stato. Elliot si trovò a perdersi nella gioia dipinta in volto a Leo. Gli donava davvero molto. In quell’istante entrò Lotty.
-Oggi non mi sfuggirete! Usciamo per comprare i regali di Natale!
Elliot e Leo si guardarono e sorrisero. Natale! Come era possibile che non gli fosse venuto in mente?! Scattarono in piedi e uscirono dalla porta, accompagnati da una Lotty alquanto confusa, ma felice.
-Cos’è quest’improvvisa voglia di socializzare?- domandò appena furono usciti.
-Non vogliamo socializzare- la contraddisse Elliot- Stiamo solo cercando un pianoforte.
Lotty li fissò sgranando gli occhi.
-Un pianoforte?
-Andiamo, vogliamo che tutti voi nostri amici, ovvero solo tu, ci regali un pianoforte!- spiegò allora Leo, molto più direttamente di Elliot. Lotty era comunque confusa, e i due sospirando iniziarono a spiegarle tutta le questione del pianoforte. Lotty fece una smorfia.
-E’ un’idea splendida, ragazzi, ma io non ho abbastanza soldi...
I due caddero dal pero. In effetti, come avevano potuto pensare che Lotty avrebbe avuto soldi sufficienti? Ma in fondo Elliot aveva una grande famiglia piena di parenti, che sebbene fosse in disaccordo sulla sua scelta di vivere da solo a Londra, gli avrebbe regalato qualcosa.
-Ma almeno una mano posso darvela! Era un sacco di tempo che cercavo qualcosa da regalarvi!
Lotty era davvero molto gioiosa e Elliot e Leo al settimo cielo. Mentre camminavano in giro per la città Elliot telefonò a casa sua.
 
Pronto?
“Pronto, Vanessa! Sono Elliot!”
Elly!
“No, Elliot.”
Oh, smettila! Che c’è? Perché mi hai chiamata?
“Bè... pensavo... a cosa potreste regalarmi per Natale.”
Finalmente! Di solito non ce lo dici mai...
“Ecco, vorrei che mi regalaste un pianoforte!”
...
“...Vanessa?”
È che un pianoforte costa...
“Ma dai, potete farlo! Il prezzo non è irraggiungibile e vi aiuterà la mia padrona di casa.”
Va bene, dai. Mandami una mail con i dettagli.
“Grazie!”
 
-Allora? Allora?- domandò Leo appena Elliot si staccò dal cellulare.
-Va bene! Lo possono comprare!
Leo saltò di gioia e si gettò al collo di Elliot, che arrossì furiosamente. Leo si staccò all’istante, rosso come l’altro, e si allontanò il più possibile da lui, pur rimanendo a portata di voce. Quel gesto aveva molto sorpreso Elliot, che si ritrovò imbarazzatissimo ma anche un po’ felice. E non capiva perché. Ma iniziavano a sorgergli dei dubbi fastidiosi e molto pericolosi. No, meglio che fosse una reazione immotivata. Continuarono a camminare finché non raggiunsero il negozio di musica, e mentre Elliot e Leo sarebbero rimasti lì a curiosare tra gli strumenti, Lotty sarebbe andata a fare un giro tra “qualcosa di più interessante” (affermazione che scandalizzò notevolmente i musicisti). I ragazzi entrarono nel negozio e vennero accolti da una gentile commessa con i capelli color caramello e gli occhi rosa. Doveva essere una moda, quella degli occhi assurdi a Londra, pensava Elliot.
-Salve, desiderate qualcosa?- domandò, con una voce melodiosa. Sembrava uscita da un qualche romanzo vittoriano. Leo sorrise, messo evidentemente a suo agio dalla cortesia della ragazza.
-Grazie signorina, vorremmo vedere dei pianoforti ad un prezzo... diciamo... raggiungibile.
La commessa sorrise ed annuì e li portò al piano superiore, dove si poteva ammirare un enorme salone pieno di pianoforti. Ai due ragazzi brillarono gli occhi dalla gioia.
-Ecco, che tipo di pianoforte desiderate?- domandò la ragazza.
-Un pianoforte verticale- rispose Elliot, gli occhi persi nell’infinità dei meravigliosi strumenti nella stanza. La ragazza annuì di nuovo e li condusse verso il fondo della sala, dicendo che lì c’erano i
verticali. Elliot e Leo erano felici come bimbi a Natale, e passavano da un pianoforte all’altro con la stessa gioia con la quale Lotty passava da una vetrina all’altra. Anche la commessa si accorse della gioia smisurata dei ragazzi.
-Amate molto il pianoforte?- domandò, e i due ragazzi annuirono con decisione. Lei si fece sfuggire una risatina- Sapete, io alle medie avevo un amico che...- si bloccò e fissò Leo- Un secondo.
Leo fissò la ragazza a sua volta e poi le sorrise.
-Sharon! Sei tu?!- disse, sorpreso.
-Leo! Sono secoli che non ci vediamo!
I due si salutarono amichevolmente, dimenticandosi dell’esistenza di Elliot, che però aveva i suoi pianoforti da ammirare per concentrarsi su altro. Sharon, però, educata alla cortesia estrema, volle rompere il ghiaccio.
-Leo, e lui è il tuo...- iniziò, ma Leo la interruppe.
-Coinquilino! Il mio coinquilino!- si affrettò a dire il moro arrossendo e facendo arrossire Elliot. Sharon arrossì a sua volta e si coprì la bocca con una mano.
-Perdonatemi, avevo frainteso... comunque, io sono Sharon Rainsworth, e tu sei...?- disse, porgendo la mano a Elliot.
-Elliot Nightray- rispose lui, stringendola amichevolmente, pur senza sorridere. Sharon intavolò allora una bella conversazione, conclusasi con l’invito a prendere del the con lei e con il notevole abbassamento del prezzo del pianoforte che avrebbero scelto, cosa che riuscì ad entusiasmare Elliot così tanto che non protestò più di dieci minuti per uscire a prendere il the con loro. Si fermarono ad una sala da the molto vicina, nella quale Sharon diceva che lavorava qualcuno che conosceva. Dopo essersi messi a sedere li raggiunse un cameriere. Aveva sui ventitré anni, capelli bianchi che ricadevano sull’occhio sinistro e l’altro occhio rosso rubino, ma leggermente spento. Elliot era ormai quasi certo che a Londra ci fosse un Centro Esperimenti Anatomici segreto.
-Sharon cara!- salutò con molta euforia. Poi guardò i ragazzi- Voi chi siete?- chiese, del tutto senza tatto.
-Lui è Leo Baskerville, il ragazzo di cui ogni tanto ti parlavo- disse Sharon, indicando Leo. Poi indicò Elliot- E lui è...
-Il suo ragazzo- concluse il cameriere, facendo diventare Elliot e Leo di un colore disumano. Sharon tirò uno scappellotto al ragazzo.
-No! Sono solo coinquilini! Perdonatelo...- fece poi, rivolta ai ragazzi, che non risposero- Lui è Xerxes Break, il mio fratello adottivo.
I ragazzi salutarono timidamente Xerxes Break, che, dopo aver raccolto le ordinazioni, se ne andò sussurrando a Sharon un “per adesso...”. Tornò poco dopo con quattro tazze di the. Tre le dette ai suoi clienti, poi si sedette sul tavolo e iniziò a sorseggiare la quarta. Elliot e Leo erano molto confusi, Sharon pareva solo rassegnata e irritata.
-Break, scendi dal tavolo.
-Oh, andiamo, posso stare qui per un po’ a parlare con voi?- chiese lui, nel tono meno innocente immaginabile. Sharon sospirò e non fece nulla, gesto che lui interpretò come un “sì”.
-Allora... Leo Baskerville! Sharon mi ha parlato di te! Credo che alle medie avesse avuto una cotta per te...- disse, sempre con assenza di cortesia. Sharon arrossì e abbassò la testa con aria colpevole, mentre Leo si accese solo di un leggero colore rosa sulle guance- Ma io le ho sempre detto che non aveva speranza...- continuò Break, lanciando un occhiata complice a Elliot, che diventò di tutti i colori dell’arcobaleno.
-Cosa vorresti insinuare?- sibilò. Break ridacchiò e scosse la testa.
-Ah, beata gioventù... via, devo tornare a lavorare o mi licenziano in tronco anche stavolta. Ciao carissimi!
E si alzò, andandosene. I tre rimasero in silenzio per qualche secondo. Poi...
-Oddio scusate, scusate davvero tanto!- disse Sharon, rossissima- Non credevo che potesse arrivare a quei livelli! Oh, ma lo punirò tranquilli! Solo che... scusate, scusate!
-Tranquilla- la consolò Elliot, precedendo Leo, che si sorprese molto- Non importa... cioè, non nel senso che... insomma, lascia stare.
Sharon annuì.
-Però... chiacchierone, eh?- esordì Leo, sorseggiando il suo the.
-Dovrebbe incontrare Lotty- rincarò Elliot. Leo sorrise.
-Non si riuscirebbe a spiccicare parola, se si incontrassero.
Leo rise e anche Elliot ridacchiò, mentre Sharon, visto che non conosceva Lotty, non sapeva cosa ci fosse di tanto divertente. Dopo aver finito il the tornarono nel negozio di pianoforti per scegliere il fortunato. Dopo una mezz’ora di Odissea tra gli strumenti, venne scelto un semplice pianoforte verticale nero, unica concessione: un tralcio di lillà in bassorilievo a lato del pianoforte. Sharon, che scoprirono essere la vera proprietaria del negozio, pattuì per loro un prezzo assolutamente economicissimo, e i due uscirono dal negozio molto soddisfatti. Chiamarono Lotty che li raggiunse poco dopo e alla quale raccontarono tutta la storia, tralasciando i fraintendimenti di Break. Lei parve quasi più felice che avessero parlato con qualcuno piuttosto che del prezzo del regalo. Comunque, raggiunsero presto la casa, e Elliot subito informò la sorella del prezzo del regalo, che rispose “Sei sempre così tremendamente economico... fai qualcosa per farci arrabbiare, ogni tanto!” Elliot rimase turbato dalla strana risposta, ma era così felice per il regalo che senza accorgersene aveva già spento il computer. Elliot e Leo passarono l’intera serata seduti sul divano, vicini ma senza esagerare, a guardare un film.
-Elliot...- disse Leo dopo un po’, esitante. Elliot lo guardò- Secondo te perché  quel ragazzo ha frainteso?
Elliot arrossì.
-Bè... ecco... non so...
Leo sbuffò e tornò a guardare il film.
-Tranquillo, non mi aspettavo che tu avessi una risposta.
Elliot non sapeva come prenderla. In ogni caso, era turbato. Non sapeva effettivamente reagire a quello che aveva detto Break. Perché forse... in fondo, ma proprio in fondo, ma così tanto in fondo che Elliot non l’avrebbe mai ammesso... un po’ di verità c’era.






The Corner of the Mad Lady
Buonasera, cari! Scusate, ieri non ho potuto aggiornare perché ero a Siena, quindi lo faccio oggi, reduce da due tremende ore di ripetizioni. Comunque, questo capitolo mi lascia abbastanza stranita. Non so, quando lo rileggo sembra quasi scritto non da me... Non mi convince, affatto, ma non sono mai convinta di nulla di ciò che faccio, quindi non conta. È forse il primo capitolo ad avere un leggero stralcio di senso, o comunque qualcosa che sarà ricordato anche in altri capitoli, ovvero il pianoforte o Sharon e Break (che come è chiaro io non shippo perché sono follemente innamorata di Xerx). In ogni caso, fa la prima comparsa anche Vanessa, personaggio che amo torturare. Ebbene, non c’è molto da dire... spero che sia stato quantomeno piacevole, anche se in assenza di Lerion riceverò meno apprezzamenti espliciti del solito, vedo che la leggete, e la cosa mi rende felice! Goodciao, al prossimo capitolo, con Lotty e il pranzo di Natale!
Ps: il titolo è a dir poco tremendo, ma non sapevo che altro metterci...
  
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