IV Capitolo
Fragile.
Se avessi dovuto descrivere lei con una sola parola
avrei usato quella: Fragile.
Era la bambina che fingeva di essere adulta.
Che piangeva con la testa abbassata silenziosamente.
Che non parlava mai ad alta voce.
Quella bambina che aspettava segretamente la sua morte.
La
strada che ogni mattina percorrevo per andare a scuola
era sempre affollata, mi aveva sempre colpita quel’andare e vieni di persone.
Amavo
la confusione, Maria diceva sempre che non sarei mai sopravissuta in un’isola deserta.
Non avevo la forza di vivere senza che qualcuno stesse accanto a me, potevo
benissimo dire che ero un parassita.
Per
vivere dovevo dipendere da qualcuno e non era una cosa di cui
ne andavo fiera.
I
ragazzi che mi passavano accanto mi guardavano e mi scrutavano affascinati.
Non
mi era mai capitato, non ero una di quelle bellezze che catturano a prima
vista.
Ero
anonima e questa importanza mi piaceva, mi esaltava.
-E’
logico. Adesso ti senti importante, no?- mi domandò Angelica leggendo nella
mente mentre continuo a camminare con la testa abbassata accanto a Jesse.
“Adesso mi sento bella” la corressi mentalmente.
Lei
sbuffò e scosse la testa.
-Tutti
gli umani sono belli, ognuno di voi ha una caratteristica che vi
contraddistingue.- Mi rispose ad alta voce, tanto
nessuno l’avrebbe sentita
“Si, come no.
Si vede che non sei umana. Non sai come
gira il mondo da queste parti. Non esiste più la bellezza interiore adesso se
non hai almeno un faccino da rivista non vai da
nessuna parte.” Mi lamentai sempre mentalmente,
ormai ci avevo preso l’abitudine.
-Ehy
ma ci sei?- la voce di Jesse mi distrasse dalla discussione privata fra me e
Angelica.
-Oh
si, scusa Jesse.- mi scusai mentre Christian rideva
sotto i baffi.
Maleducato.
-Siamo
arrivati a scuola.-constatò mio fratello.
Io
annuì, iniziando a scorgere il muretto in cui di solito io, Maria e Emily riposavamo prima delle lezioni.
-Io
vado a dopo.- salutai i due ragazzi con la mano correndo verso Maria che avevo
appena adocchiato.
Non
sentì nemmeno la risposta dei due.
-Aspetta,
aspetta, dove stai andando?- Angelica, provava a stare al mio passo, sentivo il rumore del tacco che sbatteva contro il
pavimento.
-Vado
da Maria, no?- risposi.
-No,
no, senti… vita perfetta è ugual…-
“Si, ok me lo
dirai dopo. Eccola l’ho vista.”
-Ma,
oh e va bene fai come vuoi tu.-
Picchiettai
la schiena di Maria, non si era ancora accorta di me. Quando si girò l’abbracciai di slancio. Lei si staccò subito.
-Ma
cosa vuoi?- il tono di voce di Maria era tagliente, un tono con cui noi ci rivolgevamo
a Clizia.
-Io,
io… volevo solo salutarti.- deglutì.
-Bella
battuta. Adesso vai via non sono dell’umore adatto per litigare con te.- disse aspra. Mi morsi la lingua per non tentar di
chiederle cosa avesse.
-E
poi guarda ci sono il tuo ragazzo e la tua amica che
stanno venendo qui.-
Mi
girai per vedere di cosa stava parlando Maria. Dal portone principale potevo
vedere le figure di Clizia e James.
Quando
vidi lui senti un colpo al cuore doloroso.
Era
bello come sempre, i capelli castani scompigliati dal vento, gli occhi dello
stesso medesimo colore, grandi e profondi.
Occhi
in cui mi ero rispecchiata tante volte e in cui avevo pregato di affondare. Le
spalle grandi e forte erano il frutto di tutti i suoi allenamenti di basket.
Sorrise
nella mia direzione rivelando una perfetta fila di
denti perlacei.
Sospirai.
Clizia
al suo fianco mi salutò con la mano piccola e perfettamente curata.
-Ecco,
vai da loro e non rompere.- Avevo completamente dimenticato che Maria era
accanto a me.
-Maria
aspetta.- sussurrai, lei si voltò senza ascoltarmi. Quelle spalle rivolte
facevano male, davvero male.
-Una
vita perfetta comprende amici perfetti. Maria non lo è, non almeno per i tuoi standard-
Angelica
sempre vicina a me, mi guardava, la voce leggera e
concisa di chi nella vita non ha mai
sbagliato.
Clizia
nel frattempo si era avvicinata a me.
-Layla
come va?- la voce di lei ovviamente era melodiosa.
-Oh,
perfettamente.- risposi ironica.
-Sono
contenta.-
Cercai
di sorridere ma non ci riuscii.
Improvvisamente
sentì due mani grandi posarsi sopra i miei occhi.
-Chi
sono?- mi sussurrò James ad un orecchio con voce
maliziosa. Non riuscì a trattenere un brivido.
-Mmm….
Uno stupido.- risposi togliendo le sue mani dalle mie palpebre e girandomi per
guardarlo da vicino.
Lui
mi sorrise posando le sue labbra sulle mie e lì finalmente il mio cervello andò
in blackout. Non capivo niente, non volevo capire niente sentivo solo la sua
lingua che lentamente esplorava la mia bocca.
Baciarlo
era la cosa più facile del mondo.
Ci
staccammo solo quando, pochi secondi dopo, la campanella della prima ora suonò.
Mi
sistemò una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio e si allontanò da me, quella improvvisa distanza mi uccise.
-Ci
vediamo alla fine dell’ora va bene?- mi domandò mentre apriva galantemente la
porta dell’edificio a me e a Clizia che accanto a me non aveva più fiatato.
Qualcuno
mi passo accanto velocemente, la mia pelle sfiorò delicatamente quella lattea
del ragazzo accanto a me, lui si voltò e io incontrai
i suoi occhi: Christian.
Mi
voltai subito.
-Oh
si Jamie, a dopo.- dissi
di colpo cercando di mimetizzare il balbettio e il battito furioso del mio
cuore.
Cazzo,
che mi stava succedendo?
-E
impossibile indurre una tesi scent….-
La
professoressa di biologia continuava a ciarlare di qualcosa che sinceramente
non riuscivo a capire, distinguevo già a fatica le parole figuriamoci se
riuscivo a seguire un’ intero discorso.
Il
mio banco era sempre stato l’ultimo a desta, vicino alla finestra così da poter
vedere il parco che di solito a quell’ora era desolato.
-Dovresti
ascoltare. Ne va della tua istruzione.- Angelica sempre accanto a me da brava angelo custode.
“Non mi interessa.”
-Hai
troppi pensieri in testa. Hai qualche domanda da rivolgermi?.-
mi domandò sedendosi nella sedia, ancora stentavo a credere che nessuno si
accorgesse di tutto il rumore che stava facendo.
“Nessuna” e non stavo mentendo, non volevo
essere aiutata da nessuno.
-Sei
cocciuta ragazza.-
“Se lo dici tu.”
-Fatti
aiutare-
“Non ne ho bisogno, ho sempre fatto di
testa mia non mi servono gli aiuti di uno stupido angelo.”
Penso
che Angelica si sia arrabbiata perché non rispose più anzi
mi guardò ferita e girò la testa dall’altra parte dell’aula.
Sospirai.
“Scusami”
Angelica
non rispose.
“Non fare la permalosa, sbaglio o è una
vostra qualità quella di perdonare tutti?”
Angelica scoccò la lingua e mi guardò torva.
“Ok, ok. Scusami ma quando sono agitata perdo le staffe.”
-Mmm.-
“E vabbè hai
vinto, sono arrabbiata perché Emily e Maria non mi parlano, sono la migliore
amica di Clizia e so che anche se James è il mio ragazzo qualcosa si è rotto in
me e io non mi fido… anche se so che qui è tutto perfetto. Ecco non è perfetto,
non mi sento bene! “ sbottai
sempre mentalmente. Il
mio discorso era senza senso, per lo più era uno sfogo.
-Non
ti va mai bene niente, eri tu quella che volevi una vita perfetta, adesso che
il tuo desiderio si è avverato ti lamenti? Non pensi
di pretendere troppo? C’è chi questa possibilità non la può avere.-
Abbassai
gli occhi, quasi in colpa. Angelica sbagliava a parlarmi così. Io non mi stavo
lamentando. Stavo solo costatando che la mia vita non era poi cambiata molto.
-State
attenti ragazzi.- urlò l’insegnante, alzai di scatto gli occhi e fissai la
cattedra. La discussione fra me e Angelica finì in quel momento.
-Allora
ci vediamo domani?-
Avevo
deciso di non tornare a casa con Jesse, il motivo era per lo più un capriccio. Ma non volevo ammettere a me stessa che stare con Christian
mi metteva in agitazione. Non avevo nessun motivo per pensare a lui, io avevo
un ragazzo splendido e meraviglioso che in quella realtà mi amava
incondizionatamente.
-Si
Clizia a domani.- le sorrisi e lei ricambiò il mio saluto. Gli occhi verdi
luminosi luccicavano, si girò lentamente con fare aggraziato. Aveva un corpo
così minuto, una folata d’aria sarebbe stata in grado di spezzarla.
La
vidi sparire dietro la porta di casa
Dal diario di un angelo.
.
Avvolte vorresti che il mondo sapesse quanto tu soffri,
quanto tu vali, vorresti urlare che non sei sola una goccia in un mare d’acqua.
Ma per tutti sembri
invisibile, sei avvolta in un mantello di ipocrisia e
indossi una maschera di finta gioia.
Ed è quella maschera che
tutti amano, quella maschera che piano piano inizi ad
apprezzare più di te stessa.
E da lì è tutta una discesa
in un baratro nero, inizi a disprezzare quel corpo che non è perfetto, che ti
fa apparire anonima.
Troppo anonima, il viso che
non è mai come lo vorresti e ogni tua piccola imperfezione è qualcosa di
orribile, che la notte ti fa piangere.
La speranza ch lentamente
svanisce come una nuvola di vapore così come i chili che diminuiscono dalla
bilancia.
Il cuore che batte forte
ogni volta che qualcuno cerca di leggere dentro i tuoi occhi vacui, troppo
innocenti.
Piangere in silenzio, mentre
tutti ti guardano male, mentre il mondo continua a girare e tu rimani ferma,
distesa al suolo, mentre aspetti che qualcuno ti dia una mano e che ti faccia
alzare. Magari dicendoti che sei perfetta.
Eppure non è così. Sei sola.
Una lotta continua contro il
mondo e contro di te e quel corpo che odi.
Ritorni a casa, sei esausta,
il stomaco brontola e tu provi una gioia perversa.
Ti senti bene, hai la coscienza
apposto.
Sorridi allegra a tua mamma, con gli occhi verdi che brillano, nascondendo
quella patina di dolore che ti porti dietro come un macigno al cuore.
Ti siedi a tavolo, mangi
contro la tua volontà e poi subito in bagno.
Vomiti anima e corpo, mentre
senti quel sapore acido che scivola via dalle tue labbra.
Chiusa in una stanza dove la
lotta contro il mondo continua.
Il buio che persevera ancora
dentro di te, il corpo che vacilla mentre ti aggrappi al muro e la speranza che
va via e tu rimani lì, impiantata a terra, le mani tremanti e la voglia di
tornare indietro.
Di non sbagliare di nuovo,
di poter tornare a mangiare i gelati con le amiche ma sai che impossibile.
Ormai quella è la tua vita.
Una vita di rimpianti.
Rimetti di nuovo.
Chiudi la porta del bagno
uscendo, ricomponi la tua maschera da normale ragazza.
E’così che il mondo ti vuole: Perfetta e così sarai.
Seraaaaaaa….
Ecco
a voi il quarto capitolo. Devo dire che è stato abbastanza travagliato
>.<…. Fino alla fine volevo cancellare l’ultima parte; Un po’ perché non
mi piaceva e un po’ perché non so se ho dato un’idea giusta su quello che volevo
dire ma ormai è fatta è.é
Comunque
da questo capitolo si aggiungerà oltre alla storia fra Laila e Christian anche
quella fra Clizia e James che verrà raccontata da una
seconda persona. L’angelo di Clizia… sottoforma di diario.
Diciamo
che quest’ultima copia sarà un po’ più sofferta tra la prima…
Comunque
da oggi è finita la pacchia… primo giorno di scuola… Ho anche rivisto la mia
meravigliosa professoressa di latino. Una specie di Hitler u.ù!
Grazie
davvero alle 13 persone che hanno messo la fanfiction
nei preferiti e alle 5 che hanno commentato… scusate se non vi rispondo ma devo
scappare.
Un
bacioooo!