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Autore: MelMelMely    15/09/2008    2 recensioni
Ciao a tutti! questa è la mia prima fan fiction... Leggete e commentate. é una what if? cosa sarebbe successo se Voldemort non fosse tornato al potere e i nostri amici + un nuovo personaggio avessero frequentato il settimo anno senza problemi se non le lezioni e le storie d'amore...?
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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nuovi problemi

Nuovi problemi (prima parte)

 

 

- Cos’avete da ridere?

Ron era entrato in dormitorio e aveva trovato Harry e Ginny che ridevano.

- Niente, buonanotte fratellino. – disse la ragazza uscendo.

Ron lanciò uno sguardo interrogativo alla porta che si era appena richiusa dietro a Ginny e cominciò a infilarsi il pigiama.

- Allora? – chiese Harry accennando al piano inferiore.

- Abbiamo risolto, le ho chiesto scusa e le ho spiegato tutto. –

- Tutto?

- Beh non tutto tutto, ma non le ho proprio mentito, ho solo omesso alcuni particolari più o meno irrilevanti. Piuttosto, cosa voleva Ginny? Prima sembrava, non so, agitata.

D’accordo, Ron aveva detto che in qualche modo approvava la relazione sua e di Ginny, ma dirgli che la ragazza l’aveva preso da parte per dirgli…

- Harry?

- Scusa Ron. Ginny, ma niente, voleva solo dirmi una cosa sui provini di sabato.

- Sì certo e Merlino non era un mago.

- Ok, ok, ma sarebbe una cosa ehm, privata.

Harry non sapeva più che pesci prendere, non avrebbe mai potuto dire a Ron la verità, ma non vedeva altre alternative.

- Non ti arrabbiare – aggiunse.

Stranamente Ron rispose:

- Ok, non dirmelo. Se è una cosa tra voi.

Che sarà mai, pensò tra se e se. Si mise a letto, ma si addormentò molto più tardi non riuscendo a smettere di pensare a cosa Ginny avesse detto a Harry e si ripromise di cercare di scoprire la verità.

 

Appena Ginny chiuse la porta del dormitorio maschile si ritrovò di fronte Amy.

- Ginny.

- Ehi Amy. Volevo dirti una cosa prima, ma poi me ne sono dimenticata. Non so se l’hai notato ma ero un po’ nervosa.

Amy sorrise annuendo.

- Beh volevo dirti che con quello che è successo mi sono dimenticata di chiedere a Harry di Ron, del loro strano comportamento in Sala Comune.

- Non ti preoccupare Ginny, abbiamo risolto. Ron si è appena scusato e mi ha spiegato tutto.

- Ron si è scusato?! Mio fratello?! Proprio quel Ron?

- Sì proprio lui. A volte sa essere molto, non so che aggettivo usare, carino forse. Va bè hai capito che voglio dire. Te invece come mai ti sei trascinata dietro Harry nel dormitorio?

- Gliel’ho detto.

- Gliel’hai detto? Cosa gli… - la domanda gli morì in bocca, aveva capito cosa Ginny aveva confidato a Harry. – E lui?

- Beh è stato un po’ imbarazzante all’inizio, poi però Harry è stato carinissimo come sempre.

- Allora è deciso, quando lo farete?

- Amy! – fece Ginny fingendo uno sguardo scandalizzato. – Credo che succederà, prima o poi. Quando ci sarà l’occasione e sarà il momento giusto.

- Bene, ora sono proprio contenta per voi. Adesso scusa ma vado su da Hermione. Le ho detto che le avrei spiegato tutto. Era un po’ confusa stasera perché ancora non sa della sfuriata di Ron o di te e Harry e non riusciva a capire perché eravamo tutti così strani.

- Ci credo, povera Hermione, avrà pensato che fossimo tutti matti. Spiegagli da parte mia anche la faccenda di me e Harry.

- D’accordo. A domani, Ginny.

- ’Notte Amy.

 

- Hermione? Sei sveglia?

Domanda piuttosto stupida visto che la luce era accesa e la ragazza stava leggendo.

- Certo che sono sveglia. Ti stavo aspettando. Che cosa voleva Ron? E cosa avevate tutti stasera? – chiese chiudendo il libro.

Amy raccontò a Hermione della discussione con Ron, delle scuse che il ragazzo le aveva fatto e della decisione di Ginny.

- E tutto questo sarebbe successo oggi?         

- Ieri sera e oggi mentre eri ad Aritmanzia e in biblioteca. – precisò Amy.

- Forse dovrei smettere di studiare così tanto.

- Non riesco a crederci! Cosa sentono le mie orecchie?

- E dai, volevo solo dire che, beh guarda, non sto con voi per poco più di un pomeriggio e guarda che succede.

- Giusto, è stata sicuramente la tua assenza a farci agire così. . scherzò Amy.

Le ragazze andarono a letto tranquille, contente che tutto si fosse risolto per il meglio, ma non sapevano che i guai non erano ancora cominciati.

 

Tic, tic.

Un debole raggio di sole spuntava timido tra le tende della finestra, illuminando il bicchiere posato sul comodino di Amy.

Tic, tic.

Il rumore si faceva sempre più insistente e fastidioso.

Tic, tic.

Amy aprì stancamente gli occhi voltandosi verso la finestra, li richiuse e tirò una ciabatta alla sagoma della ragazza rannicchiata nel letto alla sua destra.

- Ahi! – disse Hermione debolmente.

- Un gufo, di Fred. – le disse Amy sbadigliando e portandosi il cuscino sopra la testa per cercare di non sentire l’animale che stava beccando il vetro della finestra. Al nome Fred, Hermione sembrava essersi completamente svegliata; in un attimo aprì la finestra e prese la lettera legata alle zampe del gufo. La lesse tutta d’un fiato e, non appena ebbe finito, corse dalla parte opposta della stanza, aprì la borsa dei libri e tirò fuori piuma, inchiostro e pergamena su cui scrisse:

Caro Fred,

anche io non vedo l’ora di vederti. Venerdì sera alle 7, nella Stanza delle Necessità.

Con affetto,

                                                                                                       Hermione.

- Amy? – chiamò.

- Amy! – ripeté più forte.

- Che c’è? – borbottò Amy soffocando uno sbadiglio, riemergendo da sotto il cuscino.

- Era una lettera di Fred. – fece Hermione sedendosi ai piedi del letto di Amy.

- Lo so, ho riconosciuto il gufo. Sono io che te l’ho detto svegliandoti.

- Ah, già, è vero.

- Già, ed è sabato mattina e sono appena le 7. Quindi se non è questione di vita o di morte vorrei continuare a dormire, grazie. – sentenziò Amy.

- Ma è importante! – protestò Hermione. – Fred ha detto che verrà sabato prossimo. E ci sono un paio di cose di cui vorrei parlarti.

- Va bene, va bene. – rispose Amy con un tono tra lo scocciato e il curioso. Sebbene fosse seccata per essere stata svegliata così presto non riuscì a trattenere un sorriso, impaziente di sapere cosa l’amica volesse dirle.

Si vestirono, attraversarono la Sala Comune ancora vuota e scesero in Sala Grande per la colazione. La stanza era pressoché deserta; solo pochi studenti mattinieri erano seduti qua è la nei lunghi tavoli. Amy e Hermione sedettero l’una di fronte all’altra a un’estremità del tavolo di Grifondoro, lontano da un gruppetto di ragazzini del primo anno che sembravano stranamente elettrizzati.

- Ok, Hermione. Sono tutta orecchie, dimmi pure. Che diceva la lettera?

- Fred, viene a trovarmi venerdì sera. Userà un passaggio segreto che da Hogsmeade porta al settimo piano. Ci vediamo alle 7 nella Stanza delle Necessità.

- Beh è fantastico. Un solo problema Hermione. Se qualcuno o proprio Ron, dovesse vedervi?

- Staremo attenti. Nessuno dovrebbe vederci se restiamo sempre nella Stanza delle Necessità.

- Io continuo a pensare che la cosa migliore sia dirglielo. Se dovesse scoprirlo da solo credo proprio che si arrabbierebbe perché gliel’avete tenuto nascosto. Se invece glielo dici credo che non si arrabbierà più di tanto, ma che sarà solo dispiaciuto perché beh lo sai…

- Lo so? Cosa so?

- Beh che piaci a Ron.

- Cosa? Di nuovo con questa storia?

- Dai Hermione, non fare la finta tonta. Te l’ho già detto altre volte che secondo me lui è cotto di te.

- Io non credo proprio. Da cosa lo capiresti poi?

- Da come si comporta, da come ti guarda.

- Assolutamente no. Se parliamo di strani comportamenti, beh è Ron, lo sai com’è fatto e se parliamo di sguardi allora sei tu a piacergli. Forse non ci hai fatto caso, ma ogni volta che entri in una stanza, ogni volta che ti vede comincia a guardarti e passa almeno un minuto a fissarti.

Amy non riusciva a credere alle parole di Hermione, come le venivano certe idee?

- Se lo dici tu. – disse in tono poco convincente. – Comunque penso che ti stia proprio sbagliando.

Tuttavia, mentre diceva questo, Amy si sentiva strana ripensando alle parole di Hermione. Se la ragazza avesse avuto ragione? In un certo senso si sarebbe sentita, come dire, lusingata. Dopotutto Ron era piuttosto carino, era stato Prefetto ed era il portiere della squadra di Quidditch di Grifondoro; insomma era sicuramente un ragazzo interessante.

- Probabilmente non sapremo mai chi ha ragione. Il problema comunque non si pone: io sto con Fred e mi piace davvero tanto e nemmeno a te piace Ron giusto?

Amy non rispose, ancora immersa nei suoi pensieri.

- No! Ti piace? – chiese incredula Hermione, interpretando forse in modo corretto il silenzio dell’amica.

- Cosa!? Ma certo che no, che vai pensando? – rispose Amy in modo piuttosto convincente.

Anche se nella testa le si affollavano mille pensieri decise di allontanare tutte le domande e i dubbi che le nascevano, almeno per il momento.

- Allora? Perchè non glielo dici, a Ron intendo, di te e Fred? – continuò Amy riprendendo il discorso precedente, volendo cambiare argomento.

- Sai, sinceramente non lo so nemmeno io con precisione. Ho paura che si arrabbi e non voglio rovinare il nostro rapporto, ci tengo troppo alla nostra amicizia.  - Credo sia meglio evitare, almeno per il momento. – concluse Hermione addentando una fetta di pane tostato.

Amy sorseggiò il suo caffé pensierosa e stava per ribattere alle parole di Hermione quando tre persone entrarono in Sala Grande e si avvicinarono a loro.

     

  
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