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Autore: Queer_Lady    19/08/2014    4 recensioni
È ancora inverno quando Kasumi decide di scappare di casa. Con una semplice valigia e un pugno di soldi, prende il treno che la condurrà a Zafferanopoli, capitale di Kanto.
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«Linea Supertreno Kanto-Johto» fu dove il mio occhio cadde.
Poteva rivelarsi una scelta interessante. La regione di Johto come la terra di un nuovo inizio?

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Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misty, Un po' tutti, Vera | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Haphazard World

 

出鱈目な世界

detaramena sekai



 

Appena si spalancarono le porte del treno, percepii il freddo dell'inverno sulla mia pelle. Quella sensazione mi riportò alla mente quella mattina assieme a tutta l'ansia e la preoccupazione. Ma anche l'esaltazione, l'euforia di iniziare una nuova vita.
«Come hai detto che ti chiami?» domandai su due piedi alla ragazza che sedeva accanto a me.
Vidi nei suoi occhi una grande sorpresa, ma anche un luccichio di speranza.
«Il mio nome è Haruka.» rispose, arrossendo.
«Io sono Kasumi. Non hai un posto dove andare, vero?» mi accorsi di come quella domanda potesse risultare scortese, ma d'altra parte non sono mai stata il tipo di persona che si preoccupa di queste cose.
Haruka si limitò ad annuire, stringendo tra le mani la sua valigia.
«Bene. Perché sai, nemmeno io ce l'ho.» lo dissi in modo piuttosto sereno, con un tocco di ironia. Con quella frase forse avevo eluso le sue speranze, ma d'altra parte cosa pretendeva? Le avevo già dato 2.500 Pokédollari sotto forma di biglietto del Supertreno, e certo non è cosa che faccio tutti i giorni!
Scesi dal treno accompagnata dal mio tiepido giubbotto e dalla mia valigia. L'ora di punta era passata, probabilmente, e poche persone gremivano la stazione.
Haruka mi seguì e quando mi voltai mi fissò dritta nelle pupille; immagino che in quel momento avesse già capito la mia situazione, perché mi sorrise. Fui sorpresa!
Nella mia testa già balenava l'idea in cui, con un inchino, mi liquidava affermando una frase come: “Grazie per il biglietto, ma visto che non sei la persona ricca che credevo, ora me ne vado per la mia strada!”.
«Allora ci facciamo compagnia, che ne dici?»
Il suo viso solare e allegro mi fece dimenticare l'inverno e mi infuse nel cuore una gran voglia di ricostruire la mia vita.
Annuì tutta contenta, orgogliosa di essere riuscita a trovare una compagna di viaggio dopo sole due ore e mezza da casa. Evidentemente il destino aveva altro da fare e mi aveva appioppato una sua sostituta che mi facesse compagnia, ma non si può dire che la cosa mi disturbasse.
Qualcuno con cui condividere una fuga di casa non era una cattiva idea e, anzi, si può dire che il primo dei miei obiettivi fosse proprio quello di non rimanere sola come un cane.
Forse, però, Haruka era più felice di me. Vedevo i suoi vestiti costosi e notavo quanto fossero logori: doveva essere in viaggio da giorni.
Ci incamminammo verso l'uscita della stazione, in silenzio. Non avevo idea di che cosa potessi parlare con lei, anche perché probabilmente le nostre fughe nascevano da motivi totalmente diversi. Poi mi stupì.
«Tu perché sei scappata di casa?» domandò, sorridendomi ancora una volta.
«Ah...» balbettai. Non mi andava di spiattellare la mia intricata situazione familiare a una che, a tutti gli effetti, era una totale estranea. «Diciamo che non amo che qualcuno decida della mia vita al posto mio. Tu, invece?»
La vidi pensierosa, però poi replicò per la terza volta un sorriso.
«Per me è la stessa cosa!»
E la conversazione andò nuovamente in stallo.
Passo dopo passo eravamo uscite dalla stazione e ci ritrovammo senza avere la minima idea di che cosa fare. Io restai inebetita di fronte all'altezza esorbitante dei palazzi, di cui a stento riuscivo a intravedere la fine. In fondo, l'atmosfera che respiravo non era diversa da Zafferanopoli, con il suo freddo pungente e il caos che emanava: le metropoli a prima vista si assomigliano tutte.
«Sai,» ripresi io «c'è anche un'altra ragione per cui sono scappata, la vuoi sentire?»
Il brusio era forte. Passi di persone, parlottii, auto, camion. Mi parve però di sentire una sua risposta affermativa.
«La vita è di chi la vive, ma il cielo non è di nessuno.»
Ripresi una frase che trovai nel libro che finii di leggere la sera prima. Parlava di libertà e di oppressione. Fu grazie a lui che riuscii a prendere questa sciocca e sconsiderata decisione, e di rimpianti mai ne avrò uno.
Haruka mi guardava perplessa, al che mi domandai che la confusione della città avesse coperto la mia voce. Però mi sorrise, ancora una volta; quindi lo interpretai come un buon segno.
Trovammo, dopo aver vagato disperatamente tra le vie della metropoli, una tranquilla scalinata su cui riposare le nostre stanche membra.
Il freddo era pungente, ma la sensazione del calore dei miei vestiti sulla pelle era veramente piacevole. Vidi che anche Haruka era a suo agio.
«Quindi?» iniziai io, infrangendo il silenzio che aleggiava in quel piccolo quartiere di appartamenti spogli e grigi.
«Che facciamo?» replicò lei, con aria pensierosa.
«Hai soldi con te?» andai dritta al punto.
«Duecento in totale» rispose afflitta, tirando fuori dalla tasca il suo portafoglio quasi vuoto.
«Io li ho spesi tutti per quei biglietti, quindi non ho nulla con me.»
Non era certo quello il momento per demoralizzarsi, ma certo era che non fossimo messe molto bene dal punto di vista economico.
«Direi che l'unica soluzione sia guadagnare dei soldi...» Haruka credeva di aver detto qualcosa di particolarmente brillante, ma io ci stavo pensando su già da un bel po'.
«Secondo te l'avere un Pokémon con sé potrebbe essere di una qualche utilità?» domandai io, frugando nella mia valigia alla ricerca dell'unica Poké Ball che mi ero portata dietro.
Haruka iniziò a pensare su come poter usare questo mio piccolo vantaggio in modo da trarne beneficio.
«Me lo puoi mostrare?» fece lei, senza preoccuparsi di nascondere quella vena di curiosità che pulsava sulla sua tempia.
Lanciai in aria la sfera biancorossa e uscì fuori Politoed. Dal carattere particolarmente esuberante e allegro, certo non nascondeva la sua gioia nel vedere una persona nuova e un ambiente totalmente diverso da quello di Celestopoli.
«Politoed mi aiutava spesso nel giardino di casa mia. Credi che questa sua semi-inutile abilità possa essere sfruttabile?»
Haruka tornò pensierosa. D'un tratto però s'illuminò.
«Hai mai sentito parlare del Parco Nazionale
«No, mai.»
Politoed continuava a saltellare da un gradino all'altro e sembrava aver preso in simpatia il cappuccio del mio giubbotto. Haruka, dal canto suo, mi guardava con aria soddisfatta.
«Ma dai, è famoso! Alla stazione di Zafferanopoli, un po' di tempo fa, avevo sentito che cercavano personale giovane per dei lavoretti part-time, non ti sembra perfetto?»
Gli occhi di Haruka brillavano di luce propria e la sua idea poteva rivelarsi interessante.
«Va bene, proviamoci!» annunciai io, alzandomi in piedi e sollevando il pugno destro al cielo, venendo subito imitata da Politoed.
Contrariamente alle aspettative, il Parco Nazionale non era che un semplice parco botanico, ricco di Pokémon – molti di Tipo Coleottero, per mia grande gioia – e pareva un luogo molto tranquillo. Ma la risposta di un ragazzo che lavorava lì fu un deprimente:
«Sono desolato, ma ora siamo in pieno inverno e non abbiamo bisogno di personale in più.»
E lì la prospettiva di un lavoro sfumò totalmente. Probabilmente la pubblicità che Haruka aveva visto riguardava l'estate o la primavera, ma certo non potevo fargliene la colpa: lei, al contrario di me, un'idea l'aveva avuta.
L'espressione sui nostri volti era inconsolabilmente tetra, mentre Politoed continuava a saltellare allegro qua e là battendo le mani senza avere la minima idea della situazione, come suo solito.
«Avete bisogno di un lavoro?» ci chiese una voce femminile alle nostre spalle.
Ci voltammo e vedemmo una giovane ragazza, probabilmente sulla ventina, vestita in modo stranamente leggero con tanto di grembiule verde legato alla vita.
«Ah, sì!» rispose Haruka sorpresa.
«Vorremmo trovare un impiego per il piccolo Politoed!» aggiunsi io, mentre lo accarezzavo amorevolmente sulla testolina.
«Che cosa tenera!» esplose la ragazza, colpita dal fascino della mia ranocchia verde «La verità è che ero venuta qui perché mi serviva una mano in negozio. Io gestisco un piccolo fioraio non molto lontano da qui, sareste interessate?»
Vidi la speranza riaccendersi negli occhi di Haruka e immancabilmente mi elettrizzai anch'io.
«Certo!» rispondemmo in coro.




Angolo dell'autrice
Ecco a voi il secondo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto, io mi sono piuttosto divertita a scriverlo ^^
Se trovaste degli errori o se voleste semplicemente lasciarmi un commento, sapete cosa fare! *sorriso convincente*
E così le nostre eroine decidono di unire le loro forze per sopravvivere tra le mura della metropoli di Fiordoropoli assieme al – inaspettatamente – prezioso aiuto di Politoed.
Come proseguiranno le vicende?

Per il momento vi saluto!

Queer

 

   
 
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