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Autore: MarziQueen    19/08/2014    1 recensioni
‹‹...Finalmente Regina sarebbe stata felice, ma, in un secondo la sua felicità era stata spazzata via come dal vento che soffia impetuoso, rovinando tutto. Anche quel che sembrava impossibile.››
OutLawQueen, finale di terza stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
Robin era rimasto a casa di Regina tutto il giorno. Suo dovere era quello di prendersi cura della donna, in preda a sbalzi d’umore continui e malori tipici del post-sbornia. D’altronde lei non aveva scelta, se non sopportare quell’uomo in casa sua, che tra l’altro era stato la causa del suo debole stato fisico e mentale.
Era rimasta tutto il giorno a letto e lui non le aveva fatto mancare niente, preparandole anche un pranzo niente male, leggero ovviamente.
‹‹ Ti senti meglio? ›› chiese l’uomo, sedendosi sul letto accanto a lei. La donna annuì.
Regina aveva capito che Robin teneva davvero a lei, ma non voleva cedere e perciò cercava di mostrarsi più forte che poteva… tranne, però, quando doveva andare a vomitare.
Durante la giornata, era venuto anche Henry, rimasto però poco tempo, perché la madre non voleva che la vedesse in quelle condizioni. E nonostante il ragazzino cercasse di rimanere più tempo possibile, lei lo esortava ad andare via.
‹‹ Grazie per tutto, ora mi sento molto meglio… forse è meglio che torni da tua moglie e tuo figlio ›› mormorò la donna, seduta sul letto e tenendo la testa abbassata.
‹‹ Non me ne vado fino a quando non ti sentirai meglio… hai rischiato grosso, resterò ancora un po’ ›› disse, con l’espressione in volto serissima.
Regina sbuffò. ‹‹ Non ti voglio qui, ladro ››. Le sue parole erano dure e quasi sprezzanti. Era notevole come la donna cambiasse umore da un momento all’altro. Era una delle sue tante peculiarità.
‹‹ Renditi conto dell’idiozia che hai fatto e poi ne riparliamo ›› pronunciò lui, cominciando a perdere la pazienza.
‹‹ Non ho fatto niente di male… volevo bere, non di certo star male. E poi a te che importa? ›› disse, alzando la testa e facendo una smorfia di disgusto. Quasi a nessuno era mai importato qualcosa di lei, figuriamoci quando stava male. Anzi, la gente godeva a vederla star male.
Lui la guardò malissimo. Come se avesse pronunciato qualcosa di orribile. Regina abbassò il capo, arrossendo per la vergogna.
‹‹ Voglio solo aiutarti ›› disse Robin, pesantemente. ‹‹ E non me ne andrò fin quando non starai bene… non mi importa cosa pensi o se mi vuoi o meno ››. Le sue intenzioni erano buone, quelle di Regina no.
‹‹ Comunque, te lo volevo dire ma… data la situazione ho preferito di no. Ma te lo dirò lo stesso… ›› seguì un sospiro profondo. ‹‹ Sono incinta. ››
Quelle parole risuonarono a Robin come una bomba che provoca una forte esplosione. Ecco il perché del suo stato fisico, nonostante l’alcool, e mentale. Ecco il perché degli sbalzi d’umore. Tutto tornava.
Robin voleva essere felice per quella bella notizia, ma ora che la sua famiglia era al completo come poteva esserlo? Come avrebbe gestito la situazione? Come avrebbe detto a sua moglie che aspettava un figlio da un’altra donna? E cosa avrebbe fatto Regina se lui l’avesse lasciata sola e fosse andato a vivere con Marian e Roland? Era tutto un perché, uno dopo l’altro. Era una situazione disperante, dalla quale si doveva trovare una via d’uscita.
‹‹ Chiudi quella bocca sennò entrano le mosche ›› aveva detto Regina, a mo’ di presa in giro.
‹‹ Io… non so che dire, davvero ›› furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Robin.
‹‹ Ti fa tanto schifo il fatto che io stia aspettando un figlio tuo? ›› esplose la donna, infuriata e ferita allo stesso tempo.
‹‹ No, no! Assolutamente, io… ›› sussurrò Robin, scuotendo la testa, confuso. ‹‹ Perdonami, questo dovrebbe essere un momento felice e… lo sto rovinando, scusami ››.
‹‹ Non c’è niente di felice… aspetto un figlio da un uomo sposato e con la moglie viva e vegeta. Non c’è niente di felice in tutto questo… ›› disse Regina, calmandosi un poco e abbassando la voce, sul punto di scoppiare in lacrime.
‹‹ Risolveremo la situazione, non ti preoccupare ››.
‹‹ Non risolveremo niente! E sai perché? Perché tu tornerai a vivere da tua moglie e mi lascerai sola e io, se sopravvivrò, dovrò crescere il bambino senza nessuno accanto, come sempre... da sola! ›› ormai piangeva. Sembrava che ci trovasse gusto a piangere, per quante volte lo facesse.
Tutta la situazione gravava su di lei e lei, d’altro canto, doveva pure uscirne in qualche modo. Era stata sola tutta la vita… ma sapeva che rimanere così ancora un po’ l’avrebbe uccisa. Tutto aveva un limite. Anche lei.

Lui fece la cosa più naturale possibile. Si avvicinò con cautela e l’abbracciò dolcemente. Regina cercò di dimenarsi in qualche modo, muovendo le braccia disperatamente, ma alla fine cedette alla forza dell’uomo e si lasciò cullare tra le sue braccia, senza mai smettere di piangere.
   
 
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