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Autore: chicchia99    19/08/2014    2 recensioni
tratto dal testo:
"chi sei?"Anche la sua voce era molto famigliare ma sapevo che non poteva essere lui.
"io son..." Proprio nel momento in cui stavo per rispondere, vidi Karen sbucare dalla porta della cucina e venire con sguardo furioso verso il ragazzo.
"Liam ma sei stupido? Sai che ora sei famoso,non puoi aprire la porta come se niente fosse! Menomale che è solo Kaith ,altrimenti... " Il mio cuore perse un battito. Quello era davvero Liam?
Notai la sua espressione cambiare e trasformarsi in una faccia sconvolta,come la mia d'altronde...
"e ora che aspetti a farla entrare?" Disse Karen ancora leggermente irritata.
Dopo qualche secondo in cui Liam non fece altro se non soffermarsi ad osservarmi per bene,decise finalmente di spostarsi e permettermi di entrare.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TU SEI IL MIO TIC E IO IL TUO TAC

Forse i nostri sogni sono così importanti per noi, perché desideriamo sempre quello che sembra impossibile e si sa, noi amiamo l’impossibile.
 
Lo trovai intento ad osservare lo schermo del suo cellulare, mentre le sue dita agilmente si muovevano lungo la tastiera.
La fronte corrugata in un moto di concentrazione, mentre i denti tenevano imprigionato il labbro inferiore, segno della sua visibile agitazione.Intorno a lui tutto quel verde e quella tranquillità spezzavano con la situazione in cui il ragazzo corvino si trovava.
Sembrava quasi che avesse sbagliato strada e, invece di recarsi in un ufficio, o magari in uno studio, si fosse fermato nel
primo posto capitatogli a tiro.
Ma invece si trovava proprio nel posto giusto, o meglio, nel posto concordato e stava solo aspettando me.
Rimasi per un attimo lì immobile a fissarlo, in attesa che lui si accorgesse della mia presenza.
Mi chiesi istintivamente a chi fosse dedicata tanta concentrazione e soprattutto se si trattasse di una nuova amichetta,

Beh…questo stavo per scoprirlo.

“Ehi Tic-tic” Tic-tic era il soprannome che gli avevo affidato circa due anni fa.
Eravamo ad una festa di compleanno per uno dei tanti amici di Alex, e lui era talmente ubriacato, che mentre era intento a fissare
un orologio appeso alla parete, invece di dire Tic-tac, aveva cominciato ad urlare Tic-tic. Ovviamente tutti i presenti scoppiarono in una fragorosa risata e persino io non riuscii ad evitare che quel suono uscisse dalle mie corde vocali.
Era così buffo.
Ricordo ancora quando, quella stessa sera, prima che si addormentasse sul mio divano, lo sentii sussurrarmi…
“Tic-tic tic-tic”
Da allora lo chiamavo così tutte le volte che volevo, ma soprattutto perché sapevo quanto
lo infastidisse il non ricordare nemmeno una briciola, di quello che successe quella sera.

“Ciao Tac-tac” lui a sua volta aveva cominciato a chiamarmi tac-tac, sostenendo che per essere alla pari, ma soprattutto per completarci, avevo bisogno di quel soprannome.
A me l’idea era sembrata molto romantica, e dato che il soprannome non mi dispiaceva poi così tanto,
avevo accettato con il sorriso sulle labbra.

Mi avvicinai al lui con lo stesso sorriso che mostravo solo in sua presenza, e mi sedetti al suo fianco, come nostro solito.
Il lago era posizionato proprio davanti a noi, e splendeva grazie ai raggi del sole che si spezzavano incontrando la fascia cristallina che l’acqua formava.

“A chi era diretto il messaggio?” domandai in tono indagatorio. Ero curiosa di sapere, ma soprattutto volevo cercare di posticipare i dettagli sul ritorno sconvolgente di Liam.

“Emh…si tratta di Samanta, sono un po di giorni che io e lei ci… ci… diciamo che ci stiamo conoscendo”
Un nuovo sorriso, questa volta malizioso, si formò sul mio volto.

Adoravo impicciarmi nei nuovi flirt di Alex, anche se lui era sempre un po insicuro sui miei consigli.
Il fatto che io e lui abbiamo avuto una relazione seria, spesso condiziona tutti e due. Lui in particolare aveva sempre paura di parlarmi di nuove relazioni, poiché aveva il timore che qualcosa mi potesse ferire.

Io invece ero un po più aperta di lui, non mi facevo scrupoli a commentare in sua presenza, i bei ragazzi che mi passavano davanti, anche se…
Dopo Alex non ho più avuto nessun tipo di relazione.
Forse è proprio per questo che non vuole mai parlarmi delle sue nuove storie.

“E da quanto vi state ‘conoscendo’?” mimai le virgolette con le dita, mentre il suo sguardo continuava a spostarsi da
me all’erba verde del prato.

“Ricordi quando siamo andati al luna park l’altra sera?” annui non riuscendo a capire però, cosa c’entrasse con la domanda che gli avevo posto.

“Beh…prima che tu arrivassi, siamo stati per un po di tempo insieme” costrinsi la mia memoria a tornare a quella sera, non riuscendo a trovare però, la figura di Samanta da nessuna parte.

“Oh, mi dispiace, se avessi saputo non sarei venuta” commentai sinceramente dispiaciuta di aver interrotto l’appuntamento,
se così può essere definito, con la timida rossa mozzafiato.

Samanta era una ragazza Irlandese, trasferitasi qui, dalla dolce età dei cinque anni.
Aveva la mia stessa età e avrebbe persino potuto essere mia amica se non fosse stato per la sua eccessiva timidezza.
Ma la colpa era stata anche la mia, perché grazie alla presenza di Liam e Alex,
non mi ero molto preoccupata di instaurare un nuovo rapporto di amicizia con una ragazza alla quale, poche volte ero
riuscita a cacciare qualche parola.
Tuttavia l’avevo sempre vista come sinonimo della ragazza perfetta;
non solo i capelli rossi e gli occhi verdi la rendevano irresistibile, ma l’educazione, la gentilezza e la dolcezza, le davano
quell’essere di brava ragazza, da cui nessuno poteva far a meno di essere attratto.
E le sue amiche non erano da meno.

Forse anche questa era una delle tante ragioni per cui non ho mai insistito col legare con quella ragazza.
Quando le vedevo ad una festa, o per la strada, mi sembra sempre di essere circondata da angeli, mentre io mi sentivo un demone
che non riconosce cosa sia giusto da cosa sia sbagliato, cosa sia bello da cosa sia brutto. 

“Ma cosa dici?! Ci siamo divertiti come matti io e te! Se avessi voluto trascorrere tutta la giornata con lei, ti avrei avvisata.
Io e Samanta ci stiamo conoscendo da appena una settimana, tu sei la mia migliore amica! E poi non era un appuntamento…era solo un incontro.” Mi stupii del tono usato da Alex, non mi aspettavo una risposta del genere da lui, ma tuttavia non potei evitare di buttarmici addosso e stringerlo forte in un abbraccio, mentre le mie labbra continuavano a schiacciarsi costantemente sulla sua guancia leggermente spinosa, grazie all’accenno di barba.

Ma dopotutto io adoravo la sua barbetta, lo rendeva così particolarmente sexy e provocante che nessuna ragazza, nemmeno la timida Samanta, avrebbe potuto resistergli.

“Awww…ma come fai a sopportarmi? Ceh tu sei il ragazzo perfetto e sei il migliore amico di una come me! Sono la ragazza più fortunata al mondo”
Ancora mi chiedevo cosa Alex ci trovasse in me, io stessa non riuscivo a trovare una sola ragione per passare un solo minuto con la sottoscritta.

“Non dire cazzate, sono io quello fortunato qui!!” lo guardai come solo una bimba poteva guardare dei dolci colorati e sgargianti, esposti in una vetrina di pasticceria.
Come faceva a ritersi fortunato con un amica del genere?
Lo strinsi ancora più forte e gli scoccai un ultimo bacio sulla guancia, prima di staccarmi definitamente da lui.

“Ancora non capisco perché…” mi tappai velocemente la bocca con le mani realizzando che quelle parole non si erano limitate a restare nei miei pensieri.

“Ancora non capisci perché…” mi canzonò lui, costringendomi a continuare.
Ad un tratto mi ritrovai ad osservare le mie adorate converse bianche, che avevano ancora così tanto da raccontare.

“Perché io non sia mai riuscita ad…innamorarmi di te” quelle parole uscirono leggere come un sussurro dalle mie labbra. Sapevo che potevano far male, ma tenermele dentro era un dolore immenso.

Ero un egoista, ecco cos’ero!

Perché non potevo cacciare qualche stupida bugia? Sapevo quanto la nostra storia avesse ferito Alex, eppure avevo avuto il coraggio di rinfacciargli, che nonostante lui mi avesse amato e mi fosse stato sempre vicino, per me non era stata la stessa cosa.

Lo senti espirare al mio fianco.

Come potevo essere così stronza?
Stava soffrendo per colpa mia, perché non riuscivo mai a pensare a nessun altro se non a me stessa!

Nemmeno al mio migliore amico.

Sentii gli occhi cominciare a pizzicare…
Perché ora stavo piangendo? Era lui quello ferito, non io! Era lui, quello che mi aveva amato e in cambio aveva ricevuto un cuore spezzato, non io!
Ero io quella che in questo momento avrebbe dovuto consolarlo, non il contrario!

Eppure Alex era lì, mentre con una mano poggiata sul mi mento, faceva in modo che i nostri occhi potessero incontrarsi, e con l’altra asciugava le righe che le lacrime avevano lasciato sul mio volto.

“Ehi… non è colpa tua, non decidi tu cosa provare o cosa no. Io ti ho amata, è vero, ma ora tutto è passato… so che ci hai provato con tutta te stessa, ma non sempre le cose vanno come noi vogliamo”

E come potevo non amarlo dopo queste parole e tutta questa dolcezza?

Le lacrime continuarono la loro discesa non preoccupandosi di bagnare il mio volto e di trasformare i miei occhi in due palloncini rossi.
Ero sicura di essere orribile in quel momento, eppure Alex continuava a fondere i suoi occhi nei miei, come se quelle iridi azzurre, potessero ancora essere le cosa più bella che lui avesse mai visto.
I suoi occhi però confronto ai miei palloncini, erano una delle sette meraviglie del mondo.
Trasparivano tutte quelle doti che mi facevano impazzire del mio migliore amico:
Altruismo, fiducia, coraggio, bontà, lealtà e forza, ma non forza fisica, la forza di rimanere sempre in piedi,
la forza di andare avanti e di non guardarsi indietro…

La forza di perdonare.

E lui mi aveva perdonato, mi aveva perdonato per non essere riuscita ad amarlo come lui amava me, perdonata perché sapeva che non sarei mai riuscita a vivere senza di lui, ora che era l’unica persona che mi rimaneva a fianco.

Ma sapevo che anche per lui era lo stesso, lui mi amava troppo per lasciarmi andare e anche io lo amavo dopotutto.
Si, l’amavo, ma no come uomo della mia vita, ma come si amano i propri genitori e i propri fratelli, come si amano i propri sogni e le proprie speranze.

Ma perché non riuscivo ad immaginarlo come il padre dei miei figli?
Perché non sono mai riuscita a pronunciare quel ‘ti amo’, che lui migliaia di volte mi ha ripetuto?

“Mi dispiace” sono le uniche parole che riesco a dire fra i singhiozzi.
Lui mi strinse a se come un padre che consola la propria figlia, e prima che l’ennesima lacrima scorresse lungo la mia guancia,
lo sentii avvicinarsi all’orecchio e sussurrare qualcosa.
Ci misi qualche secondo per mettere a fuoco le poche lettere sussurrate da Alex, ma poi capii e mi sembrò quasi di
poter vedere quella parola lasciarmi un segno indelebile nella mia mente.
“Always”
 
 
I’m hereeeeee
 
Ed eccomi tornata con il sesto capitolo! Questa volta sono stata brava e per cercare di farmi perdonare per il ritardo (anche se voi siete state tutte dolcissime e mi avete persino chiesto di non scusarmi *-* ) ho deciso di aggiornare con un giorno di anticipo.
Ma torniamo al capitolo…
Voi cosa ne pensate di Alex?
Io sinceramente lo adoro *^*

E vogliamo parlare della nostra protagonista?
Voi cosa ne pensate di lei?
Ci sarà un motivo per cui non è riuscita ad innamorarsi di Alex?
Non voglio spoilerare, così mi limito a fare un ultima domanda…
Secondo voi Alex non prova più niente per Kaith?
volevo ringraziare ancora una volta quelli che mettono la storia fra le preferite\seguite\ricordate e mandare un enorme bacio a quelli che hanno recensitoo la fanfiction:

Ninnilla
kidraulsha99
niallerloveyou

m12

Spero di ricevere i vostri pensieri e le vostre opinioni in una piccola recensione!
La vostra piccola,
chicchia99

 
  
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