Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ninfadora Black    20/08/2014    3 recensioni
"È possibile che in tutti questi anni abbia creduto di essere innamorata del Weasley sbagliato? Ronald è affascinante, ma Fred... beh è Fred, quel Weasley che fa impazzire tutte! "
E' una storia che parla della coppia Fred&Hermione :3 Hermione ha capito di essere innamorata di Fred, ma quando vorrà farsene una ragione?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 10: “Fred impazzisce”

 

 

Fred ci aveva proprio preso gusto. Ogni settimana si recava alla palestra per due o tre ore per svolgere degli esercizi di sfogo fenomenali. Tra l'altro il suo costante allenamento aveva acconsentito al suo fisico di tonificarsi. Sembrava quasi una statua di pietra, una di quelle che venivano realizzate nell'antica Grecia per mettere in luce la perfezione fisica dell'uomo atletico.

Era diventato famoso lì ed ormai erano migliaia le ragazze che gli giravano intorno sognanti; gli sembrava di essere ritornato ad Hogwarts dove ancora non sentiva il morso pungente dell'amore. A volte riusciva a dimenticarla, ma per pochi istanti: ogni volta che si soffermava su un volto particolare, quest'ultimo sfumava lasciando spazio al volto accigliato di Hermione. Forse doveva andare da uno strizzacervelli babbano, ma lui uno psicologo ce l'aveva già, era a casa, era il gemello che con tanta pazienza, forse troppa, ascoltava i suoi piani per dimenticare Hermione, i quali erano un totale fallimento non avendo né capo né coda.

“Forse non devi dimenticarla” disse George una sera sedendosi sul bancone del negozio appena lucidato, mentre Fred chiudeva i battenti.

“Fred mi stai ascoltando?”

George saltò giù dal bancone e si mise a correre verso le porte, erano spalancate e Fred era nel bel mezzo della strada. Diagon Alley faceva paura di notte, tutto era silenzioso ed un vento freddo muoveva energicamente le fronde dei pochi alberi che ricoprivano il parco dall'altra parte della via.

“Fred che succede?”

“Non l'hai vista anche tu?”

“Non ho visto chi?”

“Hermione, che domande! Era proprio lì fino a pochi minuti fa!” Fred indicò una panchina, vuota.

“Fred... dai vieni dentro, sarà stata un'allucinazione”

“NO! ERA LI', PROPRIO SU QUELLA PANCHINA E LEGGEVA, LEGGEVA IL SUO LIBRO PREFERITO, QUELLO CON LA COPERTINA MARRONE ORNATA DI PICCOLI FIORI ROSSI E GIALLI!” Fred corse fino a quella panchina e, come un pazzo, iniziò a girarsi e rigirarsi per trovarla.

George restò a guardare, magari così si sarebbe sfogato e reso conto, una volta per tutte, che Hermione non era ancora tornata e forse non sarebbe tornata nell'immediato.

Fred si sedette tenendo la testa rossa tra le mani, era così stanco, così distrutto che non si curava neanche più di radersi la barba ora folta.

George raggiunse il fratello e, appoggiandogli una mano sulla spalla, rimase zitto lasciando che si sfogasse e che tirasse fuori di sé tutto ciò che provava. George si promise una cosa: la prima azione che compierà appena vedrà quello scricciolo di una Grifondoro sarà farle una grossolana ramanzina; odiava vedere il fratello in quello stato, erano passati i mesi, ma ancora la situazione non era cambiata.

George, però, non sapeva che Hermione era davvero tornata e che proprio in quel momento lei li stava guardando. Li osservava con la vista offuscata dal mare di lacrime che stava per fuoriuscire dai piccoli occhi nocciola; era tutta un tremito: una parte di lei le gridava di correre da lui, di fargli sentire il suo cuore che batteva solo per lui, l'altra invece gli diceva di aspettare la situazione propizia. Hermione aveva intenzione di fare una sorpresa ai Weasley comparendo alla Tana all'ora di pranzo.

Si accasciò piano sull'asfalto sentendo i mattoni del muro dietro di lei contro la schiena. Cercando di disattivare le orecchie piene di singhiozzi e di urla, iniziò a piangere. Aveva davanti agli occhi la scena di poco tempo prima, quando, seduta su quella panchina a leggere, vide Fred chiudere il negozio: il modo in cui la guardò spaesato e quasi allarmato le fece cadere il cuore, credette di sentire il rumore di vetri rotti una volta che toccò il terreno. Si smaterializzò all'istante comparendo poco lontano, nascosta alla sua vista. Un tuffo maggiore lo ebbe quando corse verso la panchina e quando disperato George gli parlava e lo scrutava preoccupato.

Hermione sentì improvvisamente un dolore lancinante alle mani, con noncuranza le aprì e vide i segni rossi sui suoi palmi sudati; si alzò e se ne andò con uno schiocco di dita, se ne tornò all'appartamento affittato momentaneamente nella periferia di Londra.

Fred intanto era tornato a casa scortato dal fedele George; era il 23 Dicembre e Hermione non si era ancora fatta viva, era preoccupato, abbastanza da non riuscire a chiudere occhio per tutta la notte.

Il buio incombeva sull'intera Inghilterra, il freddo invernale girovagava con violenza per i vicoli e le strade dei piccoli paesi e delle città, gli ultimi ritardatari notturni rientravano nelle case avvolti in sciarpe e maglioni per sopravvivere a quell'inverno rigido e pungente che quell'anno aveva colpito la grande isola.

 

 

Un'immensa luce invadeva lo spazio che lo circondava, ovunque si girasse vedeva il nulla, tranne due figure indistinte che contrastavano con lo sfondo. Si avvicinò, curioso e contemporaneamente impaurito; riconobbe la massa aggrovigliata di capelli di Hermione, ma non era sola, al suo fianco c'era un ragazzo senza volto che la teneva per mano. Fuori di sé iniziò a correre ed a chiamarla a gran voce, ma si ritrovò legato ad un albero da radici invisibili che gli impedivano di proferir parola. Rimase lì a guardare mentre la ragazza si allontanava, impotente, con i muscoli stremati. E pianse, come sempre nei suoi sogni, perché solo lì poteva apparire debole, gli altri non dovevano conoscere quella parte di lui, tutti tranne George.

Si svegliò sudato e con gli occhi fradici di lacrime e pesanti, non era la prima volta che faceva un sogno del genere. Si mise a sedere con lentezza e cominciò ad osservare il buio, inquieto.

Guardò con impazienza l'orologio: le quattro e un quarto di mattina; sapeva che non sarebbe più riuscito ad addormentarsi, perciò si alzò, indossò una maglietta, dei pantaloncini e le amate scarpe da tennis, dopo ciò uscì e corse, corse finché non gli restò più fiato nel petto. Perché correre lo manteneva vivo, gli svuotava la mente, ma il cuore no, esso era sempre in moto, ovviamente, e pieno di amore e di dolore. I sentimenti non riuscivano ad uscire, ma dilaniavano il suo cuore riducendolo in brandelli. Era il giorno della Vigilia di Natale eppure per Fred era un giorno come tanti, un altro giorno senza Hermione.

 

Aprì gli occhi di colpo come risvegliata da un incubo, forse l'aveva fatto, ma non se ne ricordava... meglio così. Guardò l'ora: le sei di mattina. Scostò le tende color smeraldo ed un tiepido calore invernale le toccò il viso e, quando vide un corridore molto simile a Fred, sgranò gli occhi; lo guardò più attentamente: era lui. Ora si era fermato alla fontanella dell'acqua, era uno straccio zuppo d'acqua, ansimava ed era quasi assalito da un gruppo di belle ragazze, anch'esse in tenuta sportiva.

La riccia iniziò a fumare dalla rabbia, perciò si precipitò in strada con l'intenzione di mandare via quelle galline; ma la ragazza non aveva preso in considerazione come Fred avrebbe reagito vedendola così all'improvviso, infatti...

“Ehy voi! Lasciatelo in pace!” tutti si girarono “ciao Fred”. In quel momento Hermione divenne bianca come un lenzuolo, aveva combinato un bel guaio.

“BASTA! ORA VEDI ANCHE FANTASMI CHE PARLANO FRED?!” urlò il giovane alzandosi come un fulmine e partendo a razzo per scappare da quell'incubo che lo rincorreva ovunque andasse.

Le ragazze prima di partire per l'inseguimento del giovane, guardarono torve una Hermione pietrificata. Come poteva essere stata così stupida? Perché proprio in quel momento doveva saltar fuori il suo impulsivo animo grifondoro? Perché non poteva restare tranquilla nel suo appartamento? Passarono una decina di minuti prima che un uomo dall'aria gentile le chiedesse se fosse tutto ok.

“Signorina, le verrà un malanno conciata così! Ecco...” si tolse la giacca “prenda questa, si ripari!”. Hermione lo guardò attonita, volse lo sguardo verso i suoi piedi e vide che indossava le pantofole-civetta; come risvegliata da non si sa cosa, si tolse la giacca, ringraziò sorridendo il signore e con passo incerto si decise a rientrare nell'appartamento. Che guaio!

Se questa è stata la reazione di Fred, quella del resto della combriccola quale sarà?

Tanto vale scoprirlo.

 

 

Appena aprì gli occhi, ancora assonnati, si accorse che era solo nella stanza, Fred era probabilmente andato a correre. George una volta gli chiese se era davvero necessario tutto quello sforzo fisico e Fred gli rispose che sì, sì e ancora sì, tutto fosse necessario se quel tutto gli facesse dimenticare dell'angoscia che provava da quando Hermione se n'era andata. Una mattina lo accompagnò per paura che si sentisse troppo solo, ma dopo poco tempo si dovette fermare: non riusciva ad affiancare il fratello, era fuori allenamento e Fred era così preso dalla corsa che non si preoccupò di aver lasciato il gemello indietro di almeno un chilometro. George sospirò e scese in cucina per la colazione.

“Strano che mamma non mi sia venuta a svegliare, sono ormai le undici” penso tra sé e sé mentre scendeva la scala a chiocciola.

Entrò nella stanza e gli parve tutto normale: Harry, Ginny, la madre Molly, il padre Arthur, Percy con la sua mogliettina*, Bill e Fleur (quest'ultima in dolce attesa), Charlie e... si accigliò mentre colei che lo aveva fatto dannare per mesi si alzò a disagio.

“Buongiorno, George” disse Hermione timidamente.

“B-b-b-buon-n-ngiorno” rispose imbambolato.

La maga non fece in tempo ad aprir bocca nuovamente che George la rapì, portandola nel giardino sul retro; la sbatté con le spalle contro il muro e le urlò: “Perché?! Perché solo adesso?! Perché non mi hai avvisato?!”.

George era paonazzo, Hermione pallida come un lenzuolo. Il rosso allentò la presa sulle spalle della ragazza e incrociò le braccia al petto in attesa di una risposta.

Hermione aprì la bocca due o tre volte, ma nessun suono uscì.

“Allora?”

“Sorpresa!”

George la guardò sbalordito, prima di esplodere definitivamente: “MANCHI PER MESI ED HAI ANCHE IL CORAGGIO DI DIRE ?!CHI SAPEVA CHE SARESTI TORNATA OGGI?!”

“Nessuno...”

“... IERI SERA ERI DAVVERO TU SU QUELLA PANCHINA?!”

“Sì...”

“...COSA VOLEVI FARE, FAR IMPAZZIRE MIO FRATELLO?! COME SE NON LO FOSSE GIÀ!”

“Mi dispiace...”

“T-TI DISPIACE?!”

George respirò a fondo prima di abbracciare la grifondoro e sussurrarle un lieve “scusa”.

Quando si staccò il suo viso aveva ripreso il colorito normale ed anche Hermione aveva le guance più rosee.

“Come sta Fred?”

“Come vuoi che stia?... è sconvolto, ieri sera pensavo che fosse impazzito davvero... ed invece quel poveretto ci aveva visto giusto... spero che nel giro di queste ore non ti abbia visto...”

Quando George si girò a guardare Hermione, lei stava esaminando attentamente le cuciture dei suoi mocassini beige.

“Perché voi non vi siete rivisti, vero?!” iniziava a preoccuparsi e capì che faceva bene a farlo, perché lei iniziò ad arrossire e i suoi occhi diventarono lucidi.

“Sei incredibile!” si mise una mano sulla fronte, prima di dare un giocoso pugno sulla testa aggrovigliata della giovane.

“Forse questa volta tutto si rimetterà a posto!” penso George, mentre si dirigeva in cucina affiancato da quel piccolo e dolce demonio.

 

*nella mia versione Percy e Audrey si sono sposati subito dopo la fine della guerra senza celebrare un matrimonio vistoso.

 

 

“Sono a casa!” Fred si tolse le scarpe prima di entrare e subito avvertì un profumino delizioso provenire dalla cucina. Affamato e stanco per la lunga ed interminabile corsa, seguì quell'odore di stufato con patate. Ma quando entrò e la vide, la sua reazione fu quella di scappare terrorizzato in direzione della camera da letto.

Hermione era seduta ad una sedia del grande tavolo e l'aveva visto entrare ed andare via. Sentì delle braccia stringerla in un abbraccio consolatorio: era Ginny, la cara e buona Ginny.

“Vedrai che appena si sarà reso conto che ciò che ha visto non è un'allucinazione, verrà sicuramente ad abbracciarti” la rincuorò Molly.

Quella cara donna poteva sembrare un peperino, e lo era, ma in fondo era una grande donna, la degna maga che uccise la crudele Bellatrix Lestrange nella Seconda Guerra Magica.

Sorrise a tutto quell'affetto e sperò che avesse ragione. Magari Harry e George l'avrebbero fatto ragionare, chissà...

 

(nello stesso momento al piano superiore)

“L'ho vista George... era proprio seduta al nostro tavolo!... Oh, ciao Harry!” Fred non sembrava in sé.

“Lo so Fred... l'ho vista anche io” ammise mesto George.

“George... non avrai anche tu le allucinazioni! Ti ho contagiato?!”

“Credo che questa ipotesi sia del tutto impossibile, perché... l'ho vista anche io e ci ho anche parlato” disse Harry tranquillamente.

“È tornata, Fred. È tornata per Natale, per te”.

Fred si lasciò andare sul letto confuso. Guardò ad intermittenza prima Harry e poi il gemello. Non riusciva a capire perché soltanto lui non era a conoscenza dell'imminente arrivo della ragazza. Forse le allucinazione della sera prima e di quel mattino erano dei segnali, il segnale che sarebbe finalmente tornata.

“Da quanto tempo è qui?” chiese.

“Da stamattina... è arrivata qui alle nove. Krum dovrebbe arrivare a momenti”. Disse Harry non accortosi delle sguardo micidiale che gli stava lanciando George.

“Krum? Viktor Krum? E cosa centra lui con l'arrivo di di di... INSOMMA AVETE CAPITO!”

“Krum? Chi ha detto Krum qui? Harry diceva... uhm... il rum, ecco! Il rum deve arr-”

“MA QUALE RUM E RUM! HO CAPITO BENISSIMO! ORA RISPONDIMI: COSA CENTRA VIKTOR KRUM IN TUTTA QUESTA FACCENDA!”

I due ragazzi indugiarono alcuni secondi, pensando bene a cosa dire.

“Fred... ecco... Krum è arrivato qui con lei”.

Ci fu un minuto di silenzio in cui i due trattennero il respiro in attesa.

“Krum era con lei? Allora perché non è qui anche lui?”

“Hermione ha trascorso la maggior parte di questo tempo a casa della zia di Krum ed è venuta qui con lui per passare il Natale con noi” Harry sudava, ma cercava di avere il tono più sicuro possibile.

“Krum... Hermione... Krum... Hermione... con Krum...”... “VORRESTE DIRMI CHE MENTRE IO ERO QUI A DISPERARMI, LEI ERA A SPASSERSELA CON KRUM?!”.

George spalancò gli occhi: “No, Fred! Non è come pensi! Sono solo amici, A-MI-CI!”

Ma Fred sembrava non ascoltarlo, infatti corse improvvisamente verso la porta della stanza e come un razzo scese le scale, giungendo accaldato davanti all'ingresso, dove si rimise le scarpe e con uno schiocco delle dita sparì nel nulla. Harry e George l'avevano inseguito nella speranza di riuscire ad acchiapparlo, ma era troppo tardi. Le tre donne, sentendo quel frastuono, si erano affacciate per vedere cosa stava succedendo. Hermione appoggiò la testa sulla spalla di Ginny, in lacrime.

“Ginny cara, porta Hermione di sopra e tranquillizzala. Harry, vai a chiamare gli altri, sono nel giardino sul retro a chiacchierare di politica babbana e magica; tu George... beh, vai a cercare tuo fratello, fallo ragionare... SU SU, HOP HOP, AL LAVORO!” la signora Weasley aveva preso le redini della situazione ed aveva ricominciato a comandare tutti a bacchetta. I presenti fecero come era stato detto loro e nella casa scese il silenzio, gli unici rumori udenti erano quelli che produceva Molly nel preparare il pranzo.

“Questi ragazzi... mi ricordano i miei tempi... problemi, dilemmi, pianti, risa, guai... non si può stare mai tranquilli” disse a mezza voce la signora, ormai catapultata in ricordi lontani, narranti della gioventù di quei tempi, quando la Prima Guerra Magica stava già prendendo piede in tutto il Mondo Magico.

 

 

 

Harry era entrato nel giardino attraverso a porta sul retro nell'intento di chiamare tutti per conto della signora Weasley, si fermò sulla soglia per osservare incantato la sua famiglia: seduti al grande tavolo c'erano Bill, Charlie e Percy che parlavano di come il Ministero si stesse pian piano riprendendo dalla passata guerra; Arthur e Ron che discutevano su come andassero gli esami per entrare a far parte degli auror; Fleur e Audrey che coccolavano Teddy Lupin sedute su un divanetto a tre posti.

Per un momento si dimenticò dei problemi avvenuti poco prima; Harry sentì improvvisamente un brivido ed una punta gelata che gli si appoggiava sulla punta del naso: nevicava. Piccoli fiocchi iniziarono a scendere leggeri e aggraziati, poi iniziarono a scendere copiosamente iniziando ad attecchire al suolo, questo obbligo la famiglia a creare un grande tendone. Harry si avviò verso di loro ed aiutò a sistemare la tavola, quel giorno avrebbero pranzato sotto la neve.

Harry sperò che l'aria gelida non toccasse la bella atmosfera che si stava creando al tavolo, anche se sapeva che quando fossero arrivati Hermione e Fred, il silenzio imbarazzante avrebbe invaso i presenti, rovinando tutto.

 

 

 

 

Angolo autrice

* si nasconde dietro ad un albero sperando di non essere notata *

 

Ehm... salve!

Lo so, il mio mega ritardo è assurdo! Ma ma ma ho avuto troppe complicazioni... entrambi i computer fuori uso per un mese, la mia testa bacata senza idee,... ma non sono qui per giustificarmi! Quindi eccomi qua con un nuovo capitolo! Sono consapevole del fatto che la fine di questo capitolo sia un po'... mmh... senza carattere, maaa... mi farò perdonare! Vi mando una pacchetto di cioccorane :3  (se doveste trovare errori, ditemelo)
Baci, Ninfadora Black :*

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ninfadora Black