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Autore: Heyale    20/08/2014    1 recensioni
SEQUEL DI "THEY CALL IT STOCKHOLM SYNDROME"
Link: http://www.efpfanficnet/viewstory.php?sid=2326530&i=1
 
A distanza di due anni dal rapimento, Kassidy si ritrova ad affrontare il ritorno di Harry dopo due anni di assenza. Nel frattempo però, niente è rimasto com'era. Zayn e Kassidy ora sono una coppia, ma riuscirà la ragazza a rimanere al fianco di Zayn con la presenza di Harry? Nel frattempo, Louis e Hailey stanno organizzando il matrimonio, Coreen ritrova il ragazzo che credeva di aver perso due anni prima, Willard, e Niall e Hazel stanno provando a riallacciare i rapporti con le rispettive famiglie. Più avanti poi, si verrà a scoprire di un'improvvisa gravidanza e di un ragazzo a cui sono stati negati tutti i diritti della vita, ma che insieme a questa grande famiglia ritroverà la sua strada.
 
La Sindrome di Stoccolma sarà svanita dal cuore della giovane Kassidy? Harry riuscirà a far capire alla ragazza che è lui tutto ciò di cui lei ha realmente bisogno?
 
Resta solo da capire cosa succede quando la Sindrome di Stoccolma finisce.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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When the Stockholm Syndrome ends cap.6
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CAPITOLO SEI
"Luke"

"Every night I'm losing you in a thousand faces,
now it feels we're as close as strangers."


Coreen's pov
Ventisette marzo.
Aprii gli occhi con una lentezza allucinante, con lo stomaco pervaso da potenti fitte di agitazione e la gola secca. I motivi li sapevo, erano due. Come prima cosa, avrei rivisto Willard. E forse, quel giorno sarebbe cambiato tutto. Come seconda cosa, invece, era il mio compleanno. Ero ufficialmente diciottenne. Ero l'ultima a chiudere la catena dei maggiorenni in entrambi i gruppi, e la cosa mi eccitava parecchio.
Io e Liam avevamo deciso di continuare a dormire insieme finché Will non si sarebbe trasferito da noi, così Liam avrebbe staccato i letti che componevano il letto matrimoniale di Louis e avrebbe dormito in camera sua. Al mio risveglio non trovai però il ragazzo accanto a me, c'era solo una cosa rossa accompagnata da un biglietto.
"Buon compleanno Coreen! Ti consigliamo di venire al piano giù...c'è una piccola sorpresa. Baci, tutti noi e la Gang."
Riformulai l'ultima frase nella mia mente. Se era come pensavo, il mio cuore non avrebbe retto la felicità. Certo, se ci fosse stato Willard probabilmente sarei morta, ma ero sicura di non trovarlo, anche se l'idea delle mie due famiglie unite nella nostra cucina per farmi gli auguri mi sembrava davvero la cosa più bella che mi potesse accadere.
Gettai le coperte ai piedi del letto, scendendo al piano di sotto.
Un coro di auguri si alzò appena entrai in cucina, dove mi aspettavano tutti quanti. Sorrisi quasi imbarazzata, non ero abituata a tanta confusione solo per me. C'erano proprio tutti: Roxy mi guardava sorridendo come non mai, Scott stava confabulando qualcosa con Harry credendo che non me ne fossi accorta, Donnie, Tyler e Stewart appoggiavano le mani su un pacco enorme -alto quasi un metro e trenta-  al centro del tavolo, Mason e Liam stavano finendo di appendere uno striscione agli angoli dell'arco che dava sulla cucina, Hazel e Kas stavano battendo le mani invitando anche Zayn e Niall, presi da qualcosa di indefinito, Jace e Louis stavano -puntalmente- facendo i cretini e Evan stava ridendo per i versi che stava facendo il gemello.
-Siete matti.- ridacchiai io, abbracciandoli tutti uno ad uno.
-Neen, senti...- Scott mi si avvicinò, appoggiando una mano sulla mia spalla, con un sorrisetto furbo stampato sul viso lentiggioso:-...visto che diciotto anni non sono pochi, abbiamo deciso di farti un regalo tutti insieme. Credimi, è stato difficilissimo portarlo qui, perché tante persone hanno provato ad impedircelo, ma per due bande di criminali professionisti, con un po' di mazzette in giro e beh, col mio sorriso smagliante...-
-Tiratela meno!- scoppiammo tutti a ridere dopo l'escalamazione di Roxy.
Il rosso fece una smorfia, proseguendo:-Abbiamo permesso solo a Harry di farti un regalo singolo, ma solo perché è tuo fratello. E' dal mese scorso che organizziamo questo regalo e, finalmente, dopo anche l'imprevisto di ieri, siamo riusciti a portarlo qui.-
Avevo seriamente paura di trovarmi davanti a me una bambola gonfiabile o qualcosa del genere. Mi guardavo attorno spaesata, quando Liam mi prese il polso e mi trascinò di fronte al pacco:-Forza, tutto tuo.-
Deglutii velocemente, e alzando appena il coperchio della scatola notai che i lati scendevano se il coperchio si alzava, perciò una volta tolto tutti i lati sarebbero scesi, rivelandomi il contenuto.
Chiusi gli occhi e sfilai il coperchio, sentendo i quattro lati di cartone cadere sul tavolo.
-Auguri Coreen!-
Spalancai gli occhi, credendo di svenire da un momento all'altro. Davanti a me Willard se stava comodamente seduto sul fondo della scatola, con una bandana rossa legata in fronte e un sorrisone stampato sul viso.
-E tu che cazzo ci fai qui?!- esclamai con una vocetta incredibilmente stridula.
-Diciamo che da ieri tutti hanno dovuto reggere il gioco. Anche la signora alla reception, miss Haileen.- mi prese in giro, allungandosi per darmi un bacio sulla guancia:-Buoni diciotto.-
-Ma tu...venivi fuori da lì a fine settimana!-
-No, ieri sera...si sono tutti organizzati molto bene per farti questa sorpesa, scricciolo.-
Scese dal tavolo, sgranchiendosi la schiena. Io continuavo a guardarlo, incredula, fin quando la sua voce non mi riportò alla realtà:-Devo chiederti un abbraccio o ci pensi tu?-
Risi come un'ebete, gettandomi tra le sue braccia. Era sempre stato più alto di me, e la cosa mi era sempre piaciuta.
Piano piano iniziammo a sentire "Bacio! Bacio!" e così ci staccammo immediatamente, preferivamo tenere per noi i nostri lati romantici.
-Neanche un bacetto?- la risatina di Harry fece scoppiare anche gli altri, che continuarono con i loro cori, ma noi non ci davamo retta.
-Quindi...- chiesi io al biondo:-...quando ti trasferisci?-
-Sai, pensavo di lasciare la mia casa a Jace e Evan con tutti i mobili, e prendere solo i vestiti. Quindi domani magari mi aiuti a fare le valigie, così da domani sera, beh...Louis mi ha detto che diventerò parte della famiglia, dato che, beh...- balbettò leggermente, colto da un improvviso imbarazzo, ma approfittò della confusione:-...dato che ti chiederò di stare di nuovo con me. Ma lo sai che io farò sempre parte della Gang, con anima e corpo. Poi, ovvio, questa diventerà una seconda famiglia.-
Lo guardai maliziosamente:-Quando me lo chiederai?-
Will arrosssì di botto:-Io, ecco...-
-Da quando sei diventato timido?-
Mi guardò accigliato:-Sono sempre stato timido! Te ne accorgi solo adesso?-
Scoppiai a ridere:-Ma guardalo, il temuto capo della Gang...timido. E solo con me sei timido, questo mi preoccupa.-
Incrociò le braccia al petto, per poi allagarle ai fianchi:-Senti, vaffanculo. Adesso me ne ritorno al centro.- mi sorrise dolcemente, mandandomi un bacio con la mano prima di fermarsi a parlare con Scott. Risi anch'io, prima che la mano di Harry afferrasse il mio polso e mi trascinasse in sala.
-Allora...piaciuta la sorpresa?- mi sorrise, dondolandosi sulle punte.
-Tu sapevi tutto anche ieri!- lo spinsi giocosamente:-Sapevi benissimo che l'avresti trovato al St. Florence!-
-Esattamente.- ammiccò lui, porgendomi poi una scatolina:-E questo è il mio regalo per te. Tanti auguri.- mi diede un bacio sulla guancia.
Così aprii la scatolina, alzando da essa lentamente una catenina con una medaglietta dove incisa c'era una fase: "Always go for Gold. Your big bro, Harry."
Sentii improvvisamente gli occhi pungere, e mi gettai addosso a lui, abbracciandolo.
-Ehi, che succede?- mi domandò lui, premuroso come sempre.
-E' che adesso è tutto così perfetto...e ho paura che possa finire.-
Mi strinse più forte:-Non succederà. Te lo prometto.-
Mi lasciò un bacio sui capelli prima di farmi calmare e ritornare in cucina, dove tutti si domandavano dove fossimo finiti.

La Gang rimase anche per pranzo, e alle due di pomeriggio ci salutammo. Salutai uno ad uno con un abbraccio, ringraziandolo per ciò che aveva fatto per me. E non solo per la festa, ma a partire da due anni prima per arrivare a Willard. I miei genitori non mi avevano mai cercata da quando me ne ero andata, e così io con loro, per il semplice motivo che non avevo bisogno di due persone come loro dato che avevo una famiglia vera al mio fianco. E non mi interessava se potevo essere considerata anche orfana, ma me bastavano tutti loro per stare bene.
-Will, tu resti?-
Il riccio annuì:-Volevo andare a fare un giro. Vieni con me?-
-Certo.- sorrisi io, correndo al piano di sopra per cambiarmi. Dopo dieci minuti buoni scesi di nuovo al piano di sotto, e dopo aver salutato tutti, io e Will uscimmo di casa.
Restammo in silenzio per un po' di strada, ma non era uno di quei silenzi imbarazzati, come quando non si sa cosa dire. Io e lui ne avevamo di cose da dirci, ma preferivamo stare zitti per posticipare sempre di più l'ora del ritorno.
-Ho imparato una cosa, lì al St. Florece.- iniziò lui:-Suono la batteria.-
Sorrisi, entusiasta:-Allora devi farmela sentire! Scommetto che sei bravissimo. Hai lo stile del batterista, in fondo.-
Il biondo inarcò un sopracciglio:-Perché, ne hai mai conosciuto uno?-
-Forse sì, forse no...- scherzai io, mentre le nostre mani si univano inconsciamente.
-Ti metti a provocare, Styles?-
Lo spinsi leggermente con la spalla, anche se il risultato fu che rimbalzai e persi l'equilibrio per un istante:-Io? No...mister sono timido solo con te.-
-Sempre stato timido.- si difese lui:-Credi che sia stato facile quel tredici agosto dire a tutti che stavamo insieme quando ci hanno visti mezzi nudi sul divano a dormire? Stavo ridendo per non mettermi a piangere.-
-Criminale di strada, capo della Gang, mister me ne fotto di Tucker e gli dico di lasciare stare quella ragazza che riporto nel suo bed&breakfast mentre la guardo dormire per due giorni...è timido. Sei buffo, Will.-
Si fermò in mezzo al marcipiede, portando le mani ai fianchi:-Sei più stronza di quanto ricordavo.-
Sorrisi soddisfatta:-Modestamente.-
Stava per ribattere quando sentimmo della confusione improvvisa venire da un vicoletto. Ci lanciammo uno sguardo d'intesa: sapevamo già cosa fare. Benché da due anni nessuno dei due prendeva più in mano una pistola, questo non ci proibiva ad avere sempre con noi un coltellino spesso nascosto in tasca o nel portafogli. In fondo, la vita di strada era stata scritta nei nostri DNA ancora prima di essere formati.
Will mi fece segno di aspettare qualche secondo per vedere se la situazione sbolliva, ma sentivamo solo le grida di un ragazzo che a quanto pare stava affrontando un gruppo di ragazzi.
-Ci divertiremo.- conluse Will a bassa voce:-Sarebbe difficile non riconoscere la voce di quel figlio di troia.-
-Conosci il ragazzo?-
Mi guardò male:-Non il ragazzo. Chi lo sta picchiando...non ti ricorda nessuno?-
Intanto che il biondo mi faceva l'interrogatorio i lamenti continuavano ad aumentare:-No, Willard, ma quel ragazzo sta morendo.-
-E' Aaron Johnson, quello che ti ha procurato questa.- alzò lievemente il lembo della mai maglietta, rivelando la cicatrice che un coltello mi aveva inflitto.
-Ehi!- gridai io:-Come facevi a sapere che ce l'avevo ancora?-
-Non lo sapevo, infatti.- mi guardò con sguardo furbo:-Andiamo, dai.-
Uscimmo dal nascondiglio, e arrivammo di fronte alla scena.
Un ragazzo biondo era per terra, con le braccia martoriate da lividi e tagli si copriva il viso, mentre con le gambe cercava di proteggersi lo stomaco. Aaron, appena ci vide, si fermò subito, fermando anche i suoi amici.
-Ma chi si vede qui!- sorrise, venendoci incontro:-Willard Huges e Coreen Styles, ancora insieme dopo due anni?-
-Non del tutto insieme.- ammise il biondo, sorridendo:-Cosa gli state combinando?-
-Niente che ti riguardi.- grugnì il moro:-Piuttosto...passati bene i due anni nel centro? Giravano tante voci.- sputò con tono maligno, nella speranza di far arrabbiare Will.
Come da copione, gli occhi del biondo si inasprirono, fissando quelli di Aaron. Sarebbe stato l'inferno se qualcuno non avesse abbassato i toni. Avvinghiai così la mano al braccio di Will, nella speranza di farlo calmare.
-Benissimo.- sospirò infine lui.
-Perfetto, perché, sai...- proseguì Aaron:-...lo spacciatore da cui compravi mi ha riferito che hai preso tanta di quella roba, un giorno, quando la tua preziosa Coreen non c'era, da vomitare sangue e successivamente svenire. Non devi fare certe confidenze a certe persone, Will.-
Staccai improvvisamente la mano dal braccio di Willard, sentendomi avvampare:-Che cazzo hai fatto?! Mi avevi detto che non avevi mai preso dosi pesanti!-
Aaron spalancò gli occhi, fintamente sorpreso:-Ho detto qualcosa di troppo?-
-Schifoso bastardo, giuro che..- iniziò Will, preso da un attacco di rabbia, ma io lo interruppi.
-No, ti ringrazio Aaron.- sospirai:-Mi dici come si chiama quel ragazzo per terra?-
-Cosa vuoi fare, Coreen?- mi chiese Will con tono quasi alla disperazione. Ma in quel momento ero troppo arrabbiata con lui.
Mi rivolsi di nuovo ad Aaron, ignorando il mio quasi ragazzo:-Allora?-
-Lucas Hall. Conosciuto solo come Luke...o Lukey, il piccolino della strada.-
-Perfetto.- sorpassai entrambi i ragazzi, chinandomi davanti al biondo steso per terra. Notando che entrambi si erano zittiti -ormai i ragazzi che stavano aiutando prima Aaron a picchiare Luke si erano ammutoliti da un bel po'- mi affrettai a dire:-Continuate pure con i vostri "io ho fatto il più figo", io intanto aiuto questa povera anima. Continuate pure, davvero.-
Will si avvicinò a me, e mi aiutò ad alzare Luke senza che io gli chiedessi nulla. Non mi degnavo nemmeno di guardarlo, ero troppo arrabbiata per la bugia che mi aveva detto. Cominciammo così a chiedergli da dove venisse e chi fosse, ma pochi secondi dopo essere retto in piedi, svenne.

Kassidy's pov
Io e Harry stavamo ripulendo il pavimento dalle stelle filanti mentre Zayn e Louis aiutavano Liam col prato. Haze e Hailey erano andate a fare un giro, e di Willard e Coreen non avevamo più notizie. Mi avevano raccontato molto generalmente di Will, e un po' mi ispirava diffidenza quel ragazzo, anche se speravo di conoscerlo bene prima o poi.
-Kas, sembri imbabolata.- mi riprese Harry:-Forza, passami la scopa.-
Feci come mi era stato richiesto.
-Chissà cosa sta combinando mia sorella con Willard. Ti confesso che sono felice per lei, ma la prima volta che la fa arrabbiare gli stacco le palle.-
Scoppiai a ridere:-Ecco Harry che fa il fratellone. Che carino.-
-Sono serio. Conosco molto bene Huges, e ho qualche riserva nei suoi confronti. Ma mia sorella, boh...è persa di lui.-
-Se lo è come io ero persa di te, allora è messa male.- sorrisi:-Veramente male.-
-Adesso è tutto finito per te, no?- mi chiese lui, facendomi sprofondare nell'imbarazzo. In effetti, non era tutto finito. Ma non potevo dirglielo, volevo solo far finta che dentro di me regnasse il pensiero di Zayn.
-Penso di sì.- me ne uscii infine. Lui però mi si avvicinò, appoggiando la scopa al bancone:-Io credo di amarti ancora però.-
-Mi hai lasciata sola e non mi hai più chiamata.- sputai, acida, senza controllare le parole.
Lui abbassò lo sguardo, rattristato:-Non sapevo più come avrei potuto chiamarti dopo la mia partenza.-
-"Ciao amore", ad esempio.-
Sospirò pesantemente:-La Sindrome di Stoccolma continua ad avere effetti su di me.-
-La mia Sindrome di Stoccolma è già finita.- mentii, e mentre mi allungavo per riprendere la scopa cercando di evitare gli occhi di Harry -che sapevo mi avrebbero fregata- la porta si spalancò, facendo entrare Willard che portava sulle spalle un ragazzo mezzo morto e Coreen che camminava svelta davanti a loro, come se fosse il ritratto della rabbia.
Harry mi sorrise, sarcastico:-Pronti a masticare qualche paio di palle.-
Corremmo entrambi in salotto, dove si erano appostati i due più lo sconosciuto. Fu Harry a prendere parola:-Che diamine succede qui?-
-Succede che lui è un coglione!- gridò Coreen, riferendosi a Willard:-E lui è un ragazzo che abbiamo trovato per strada che Aaron Johnson stava praticamente uccidendo. Non so per quale ragione, sia chiaro.-
-Non è una casa famiglia, questa.- precisò Louis, rientrando dal giardino:-Almeno avvisate prima. Spiegatemi chi è lui.-
-Luke Hall.- mormorò distrattamente Willard, prendendo del cotone dalla valigetta che Coreen gli aveva messo vicino:-E' un ragazzino che ho già sentito nominare ma non mi ricordo quando...so che non è molto esperto delle gerarchie.-
-Ragazzino un corno.- lo aggredì subito la riccia:-Avrà la mia età!-
-E tu cosa saresti?- le sorrise Will, iniziando a ripulire le ferite del ragazzo. Lei sbuffò, alzandosi e avvicinandosi a Harry.
-Che ti ha fatto?- le chiese lui, stringendola in un abbraccio.
-Mi ha detto una bugia.- borbottò lei, a bassa voce:-Mi ha detto che non aveva mai assunto dosi pesanti e poi vengo a scoprire che ha vomitato sangue.-
-L'ha detto per il tuo bene.- Harry difese Will semplicemente perché riusciva a capirlo:-Parlatene con calma, quando avremo sistemato Luke.-
-Va bene.- ci sorrise lei:-Voi due andate ad aiutare fuori, ho visto che erano in difficoltà, io e Will ci occupiamo di Luke.-
Ci dileguammo così in giardino, e io parlai di tutto pur di non riprendere l'argomento Sindrome di Stoccolma, non ero in vena di ulteriori casini.

Luke's pov
Mi svegliai di soprassalto per un incredibile bruciore alla spalla, e infatti qualcuno ci stava appoggiando sopra un coltello bollente per cicatrizzare la ferita.
-Stai fermo.- mi suggerì la ragazza. Strisi forte i denti, e mi accorsi di avere un lembo di coperta in bocca. Lo sputai subito fuori:-Che cazzo è questo?!-
-Ti stavi per rompere i denti fino a trenta secondi fa.- inclinò la lama, facendomi gettare la testa all'indietro.
-Smettila con quel coso, mi fai male!- l'aggredii subito, svincolandomi da quella posizione, per poi sedermi sul divano. Mi guardai attorno spaesato, non sapevo minimamente dove fossi, né chi fosse quella ragazza vicino a me.
-Chi sei tu?- le chiesi, tastando le braccia e le gambe per verificiare i punti dove avevo più male.
-Sono Coreen. E lui è Willard.- mi indicò un ragazzo che andava avanti e indietro dalla stanza in cui mi trovavo alla -probabile- cucina.
Mi massaggiai le tempie:-Perché sono qui? Dove sono?-
-Ti ricordi almeno come ti chiami?-
-Luke.- mi morsi il labbro, fortunatamente il piercing c'era ancora. Senza quello non andavo da nessuna parte.
-Quanti anni hai?-
Mi irritai di colpo:-E' un cazzo di interrogatorio?-
-No, sai com'è...- sospirò lei, scocciata:-...ti abbiamo solo portato via dalla strada mezzo morto. Non voglio sapere chi sei, tranquillo, ti abbiamo solo salvato la vita.-
-Me la sono sempre cavata da solo.- sputai acido, provando ad alzarmi, col solo risultato di cadere di nuovo sul divano per la fitta alla gamba.
-E' rotta.- fece eco il riccio una volta entrato. Poi si rivolse a Coreen:-Scricciolo, il medico che veniva per la Gang sta arrivando. Forse non si può muovere per due settimane.-
Strabuzzai gli occhi:-Col cazzo! Voglio andarmene da qui.-
-Stai calmo, Lukey.- mi prese in giro il biondo:-Mister "me la cavo per la strada". Quanti anni hai?-
-Diciotto.- sbuffai, sistemandomi il ciuffo con la mano.
-Come la nostra Coreen.- sorrise alla riccia seduta accanto a me, che invece lo guardò male.
-Tu ed io dobbiamo fare un bel discorsetto.- sentenziò lei:-Luke, sei al sicuro qui. E per lo meno hai una tua coetanea, siamo i più piccoli in questa casa.-
Feci un sorrisetto ironico, per poi appoggiare la testa sullo schienale del divano:-Non offendetevi ragazzi, ma io vorrei tornare alla libertà.-
-Beh, non puoi.- Willard incrociò le braccia al petto:-L'hai visto anche tu che non riesci a camminare. Piuttosto, dicci di più di te. Perché Aaron ti aveva preso di mira?-
-Oltre al fatto che sia un figlio di puttana non saprei che altra giustificazione dare.- sorrisi ironicamente, anche se gli altri due rimasero impassibili:-Conunque sia, è la vostra casa ragazzi? Siete, che so...sposati?-
Coreen scosse la testa:-Ne passerà di tempo prima che io sposi quel deficiente lì.-
Lui roteò gli occhi, rivolgendosi poi a me:-Le ho detto una bugia.-
-Non una bugia qualunque.- replicò lei:-Era una cosa importante, testa di cazzo! E pensa, Luke.- si rivolse a me:-Ci siamo visti ieri per la prima volta dopo due anni e ho già voglia di ucciderlo!-
Alzai le mani in segno di resa:-Non mettetemi in mezzo per favore.-
Sentimmo una macchina parcheggiare sul vialetto che intravedevo dalla finestra.
-E' arrivato il dottore.- ci informò Willard:-Ti lasciamo da solo con lui, Luke, poi lui ci dirà. Va bene?-
-Okay.-
I due fidanzatini lasciarono la stanza, e pochi secondi dopo entrò un signore con un camice bianco e una valigetta. Avrà avuto una cinquantina d'anni, il viso era segnato da parecchie rughe.
-Salve.- mi salutò lui, sorridendomi:-Puoi dirmi il tuo nome?-
-Lucas Hall.- sbuffai. Ero già stufo di stare in quella casa.
Il dottore mi tese la mano:-Picere, Lucas, sono Thaddeus.-
-Può chiamarmi Luke. Nessuno mi chiama più Lucas.-
Prese una siringa dalla sua valigetta, facendomi sbiancare. Fin da piccolo avevo i terrore degli aghi. Vedendomi probabilmente come un fantasma, Thaddeus riprese a parlare:-Come mai nessuno ti chiama più col tuo nome intero, ragazzo? I tuoi non lo fanno per sgridarti?- sorrise tra se e se per quella sottospecie di battuta che aveva provato a fare.
Io rimasi impassibile:-Sono rimasto orfano quattro mesi fa.-
Il dottore spalancò gli occhi:-Beh, ecco...mi dispiace. Come è successo?-
-Senta un attimo.- sbottai io, mentre lui mi infilava malamente l'ago vicino al collo:-Sono cazzi miei, e se per favore fa quello che deve fare senza ulteriori domande che possano alterare la mia psiche le sarei eternamente grato.-
Alzò un sopracciglio, scettico:-Quanti anni avresti?-
-Diciotto.-
-Lingua lunga per avere diciotto anni.- borbottò lui, iniziando ad aiutarmi a togliere la maglietta e i pantaloni per controllare le ferite. Mi resi conto di essere veramente messo male, e anche se la gamba non fosse stata rotta, i tagli e i lividi in qualunque altro posto non mi avrebbero permesso di fare tanta strada. Non avevo un corpo così tumefatto da quando feci la mia prima rissa in un pub a sedici anni.
-La gamba è rotta.- mi informò:-Dovremmo fare dei raggi e ingessartela. Facciamo che Willard ti porta nel mio studio stasera per le otto e facciamo tutto, va bene?-
Annuii in silenzio perché se avessi aperto bocca avrei gridato per il dolore, e non era assolutamente il caso.
-Te le hanno date di santa ragione.- ridacchiò l'uomo, suscitando in me la voglia di rompergli addosso la mia chitarra che...cazzo.
-Coreen!- gridai.
La riccia arrrivò di corsa:-Che succede?-
-C'era una chitarra con me nel vicolo, dov'è?-
Lei sbiancò, iniziando a balbettare:-Era tanto importante?-
Mi picchiai una mano sulla fronte, scuotendo la testa:-No, figurati... dentro la custodia avevo solo tutti i miei soldi e l'unica mia ragione di vita.- sbuffai:-Dimmi che avete una chitarra.-
-Harry ne ha una nella sua vecchia camera.-
Inarcai un sopracciglio:-Harry?-
-Non abitiamo solo io e Willard in questa casa.- mi sorrise dolcemente lei:-Ci sono anche Harry, ma lui abita insieme a Kassidy e Zayn in centro, poi Hazel che è incinta e sta insieme a Niall, Liam, e Louis che sta insieme a Hailey che però non abita qui. Tutto chiaro?-
Gettai la testa all'indietro sullo schienale, un po' per la notizia appena ricevuta e un po' per il dolore che le manacce del dottore mi stavano causando. Notai che Coreen però mi fissava in modo strano, e le sue guance si stavano colorando di rosso. Solo allora mi resi conto di essere in mutande. Feci un sorrisetto sghembo:-Prego guarda pure. Non ti posso neanche dire "pedofila" perché abbiamo la stessa età.- indugiai un attimo, vedendola avvampare:-Ma non preoccuparti, lo penso soltanto.-
-Stavo solo controllando che andasse tutto bene.- si giustificò:-Ti fa male?-
-No.- sorrisi io, prendendola in giro:-Ho solo una gamba rotta e sembro reduce dalla bomba di Hiroshima. Sto bene, tranquilla.-
La riccia incrociò le braccia al petto:-Puoi solo provare ad essere più gentile?-
Vidi il dottore ridere sotto i baffi, così guardai Coreen indicandole l'uomo con gli occhi:-Ti dico io quando ho finito.-
Lei annuì solamente, lasciando la stanza.

Un quarto d'ora dopo Thaddeus aveva finalmente finito di torturami ma non riuscivo più ad alzare la gamba dal dolore. Non ricordavo molto del momento in cui Aaron stava cercando di ammazzarmi, non ricordavo nemmeno il motivo di quel gesto. Sicuramente però era colpa mia, adoravo attaccare briga. E non me la cavavo per niente male. Non era la prima volta che finivo in quelle condizioni, ma la mia vita non sarebbe mai cambiata, e lo sapevo. Non avevo mai vissuto per le strade, e sapevo che era solo questione di abituarmi.
Non era facile per un ragazzo come me vivere in un orfanotrofio dopo aver perso le uniche tre persone che mi avevano veramente accettato. Avevo sempre vissuto in una famiglia benestante, con una sorella e dei genitori meravigliosi. Annelise aveva due anni in più di me, i miei stessi occhioni azzurri ma i capelli castani, come la mamma. Il sorriso era identico al mio, come il modo di parlare e di vedere le cose. Come una normale coppia di fratelli avevamo spesso delle litigate, ma si risolvevano sempre con un abbraccio. Le volevo tanto bene, era la mia ancora di salvezza per ogni genere di situazione. Mi aiutava sempre quando poteva, e a scuola cercava di non farmi mai restare da solo. Portava i suoi amici al mio stesso tavolo, cercando di farmi fare nuove conoscenze, ma nessuno voleva avere a che fare con me. Cosa reciproca, del resto. Avevo avuto due o tre ragazze nei primi anni del liceo, poi mi ero stufato di ogni genere di compagnia. Me ne stavo sempre da solo, e da quando il ragazzo di mia sorella mi aveva insegnato a suonare la chitarra il mio mondo era un po' migliorato. Peccato che il ragazzo di mia sorella fosse Aaron. Forse era per quel motivo che ogni volta che mi incontrava voleva eliminarmi dall'esistenza, lui dava la colpa a me per la morte di Annelise, come se tutti i complessi che avevo dentro di me non bastassero. Lei e i miei genitori erano morti in un incidente aereo, e il piccolo cucciolo di casa Hall era stato sbattuto in un orfanotrofio. Per i primi due mesi non avevano fatto altro che trattarmi come un povero pazzo, chiamandomi psicologi e psichiatri da tutto il mondo, solamente perché non parlavo più. E non parlavo veramente con nessuno, ma alla notte parlavo delle ore con Anne, la mamma e il papà. Solo che però mi resi conto di star gettando via la mia vita, e decisi di dare una svolta. Mi fu facile scappare da quel posto, e una volta raggiunte le vie affollate di Londra mi sbrigai a cercare riparo. Fortunatamente non avevo problemi finanziari, e a me bastava avere la mia chitarra per respirare. Avevo imparato a scrivere canzoni quando Aaron veniva a casa nostra, e mi domandavo costantemente come alla mia Annie non importasse della vita che conduceva il suo ragazzo, e le domande nella mia testa aumentavano: cos'è l'amore? Si può far finta di non conoscere una parte fondamentale di una persona per poterla amare?
Ma la prima volta che rividi Aaron dopo la morte della mia famiglia, lui mi sputò addosso, iniziando ad urlare mentre mi picchiava, sferrando calci ovunque, piangendo e imprecando. Quella notte, dopo essermi ripreso, scrissi la mia prima canzone: Close as strangers.
Riuscii a guadagnare qualche mancia senza volere cantando quelle parole all'infinito, con le lacrime agli occhi, sentendo la voce di mia sorella accompagnarmi in alcune strofe: Every night I'm losing you in a thousand faces, now it feels we're as close as strangers.
Di norma però mi rifiutavo di ricordare Annie, o i miei genitori. Perché se pensavo a loro non riuscivo più ad essere lucido, e rischiavo di far vedere il mio lato insano, quello che aveva perso la ragione. E quel lato si riversava fuori con le lacrime, gli urli, gli accordi suonati con forza sulla chitarra, i graffi che io stesso mi facevo sulla pelle pur di smettere e di ritornare quello di prima. Ma non sempre mi andava bene.

-Luke?-
Alzai la testa verso Coreen, che si sedette accanto a me.
-Il dottore mi ha detto tutto.- sospirò:-Mi dispiace.-
-In fondo si tratta solo di...quanto, due settimane?-
La ragazza iniziò ad attorcigliarsi delle ciocche di capelli alle dita:-In realtà...un mese o un mese e mezzo.-
Strabuzzai gli occhi, non poteva essere vero. Sarei dovuto stare in quella casa di matti per un mese intero o forse di più?
-Coreen, mi dispiace dare tanto disturbo.- mentii:-Cercherò un posto dove stare.-
-No.- insistette lei:-Non rechi alcun disturbo, io e Willard ci occuperemo di te...hai già diciotto anni?-
-Da gennaio.- sospirai io.
Lei accennò ad un sorriso:-Fantastico. Sei anche più grande di due mesi di me.-
-Quando li compi?- feci finta di interessarmi giusto per non sembrare estremamente asociale.
-Oggi.-
Mi imbarazzai leggermente:-Allora tanti auguri.-
Mi sorrise ricambiando il cenno con la testa, per poi andare in cucina non prima di avermi detto di mettermi comodo sul divano e aspettare notizie. Di male in peggio, insomma.
Cos'avrei fatto da lì in avanti essendo costretto a stare in quel ricovero di schizzati non lo sapevo, sapevo solo che ero nella merda. Non avevo idea di come fosse ridotto il mio viso, sapevo solo che sentivo bruciare particolarmente sopra il sopracciglio. E inutile dirlo, la mia testa sembrava d'improvviso campionessa mondiale di capoeira.
Provai a chiudere gli occhi, ma qualcuno entrò nella stanza.
-Ciao, Luke.- mi salutò lui. Era un ragazzo parecchio alto dai capelli ricci.
-Ehi.- ricambiai io:-Tu sei...?-
-Harry.- mi sorrise, girandosi di spalle per farmi vedere la chitarra che teneva sulla spalla:-Credi vada bene?-
-Perfetta.- alzai il pollice in sù:-Grazie.-
-Come hai fatto a ridurti in quel modo?- rise lui, indicandomi.
-Direi che sono cavoli miei.- gli risposi a tono:-Devi scusarmi Harry, ma non mi piace raccontare la mia vita in giro.-
Lui alzò le mani in segno di resa:-Fa' come preferisci, ma prima o poi ci dovrai dire qualcosa di te, dato che la tua convivenza è abbastanza lunga.-
-Un giorno, forse.- mormorai io, allungando la mano verso la chitarra che Harry aveva appoggiato al divano.
Lui fece un cenno, leggermente deluso, per poi andare in cucina. Non ci potevo fare niente, nel mio DNA era scritto di non fidarmi di nessuno, e di essere proporzionalmente schivo ed asociale. Ma di una cosa ero certo, non era stata certamente la morte dei miei familiari a farmi diventare così. Mia sorella provava disperatamente a farmi conoscere gente per fare nuove amicizie, ma io non ci riuscivo. L'unico amico che avevo scelto di avere era Aaron, perché sapere la vita che faceva e vederlo cercare di cambiare solo per mia sorella lo faceva apparire nobile, agli occhi di un ragazzino. Ma a me non raccontava tutto quanto, non mi raccontava di sparatorie o saccheggi, mi diceva solo le cose minime. Annelise sapeva tutto, ma non mi disse mai nulla, non voleva darmi spunto per il futuro. Ci scherzava sempre su questo argomento, ma negli occhi suoi, uguali ai miei, sapevo che lo faceva per non rinfacciarsi la verità, e capire che era innamorata di un criminale. Ma dalla sua morte Aaron era diventato un'altra persona, e uscire con lui in circolo equivaleva a prendere in considerazione l'ottanta percento di probabilità di non ritornare più vivo. Ritornare in qualsiasi posto potessi ritornare, chiaramente.

Louis's pov
Vidi Harry ritornare dalla casa, venendo verso di me, sorridendomi:-Se non sbaglio non ci siamo ancora salutati.-
-Potresti avere ragione.- alzai le spalle:-O forse no, chi lo sa.-
Mi gettò le braccia al collo:-Ciao, fratello.-
Lo strinsi a mia volta, il riccio mi era mancato:-Bentornato.-
Vedevo Niall guardarci rattristato, di sicuro era successo qualcosa anche tra loro due in mezzo a tutti i casini. Ma finalmente non ci potevo credere, Harry era proprio lì, davanti a me, dopo due lunghi anni. Quel bambini che all'inizio si nascondeva dietro ad Igor, intimorito dalla mia assillante parlantina, era finalmente davanti a me. Mi ero talmente abituato alla sua assenza che vederlo stretto a me, dopo troppo tempo, mi faceva esplodere il cuore di gioia.

*inizio flashback*
-Scommetti che becco Liam?-
-Se lo becchi si incazza, Haz.-
Mi guardò con occhi furbeschi, facendo quel sorrisetto che solo lui sapeva fare.
-Gli passerà.-
Scossi la testa, sistemandomi meglio sul ramo dell'albero su cui ero seduto.
-Harry, laggiù c'è Liam con un vassoio di muffin appena sfornati, e tu gli vuoi tirare il pallone da calcio addosso. Sei sicuro di quello che dici?-
-Più che sicuro.-
Quando io e Harry avevamo rispettivamente diciassette e quindici anni, eravamo nella fascia d'età dove gli scherzi erano all'ordine del giorno. Avevamo già preso a gavettoni Niall e colorato la faccia di Zayn finché lui dormiva, ora mancava Liam. Forse Harry non si rendeva conto di cosa stava facendo rovinare il prezioso momento di Liam da cuoco provetto.
-Harry, secondo me non...-
Troppo tardi. Il pallone schizzò dritto in faccia di Liam, che cadde rovinosamente all'indietro, portando i muffin con se. Harry scoppiò a ridere, scendendo dall'albero, seguito da me, che invece ero più preoccupato che altro.
Liam se ne stava seduto per terra, e da lontano non capivamo cos'avesse. Così ci avvicinammo, e notammo che aveva le lacrime agli occhi. Vidi il volto di Harry dipingersi di panico, preso dai sensi di colpa, e subito si chinò a raccogliere i muffin:-Lì, scusami, volevo solo farti uno scherzo...-
-Vai via!- gridò l'altro, tirando su col naso:-Non ti voglio più vedere.-
Il riccio gli si sedette accanto:-Volevo solo farti ridere un po'.-
-Erano per il compleanno di Niall.- li radunò sul vassoio:-Glielo avevo promesso.-
Harry mandò giù, assaggiandone uno:-Beh, devo dire che...- gli occhi lucidi di Liam si spostarono sul riccio, che proseguì sorridendo:-...sono i muffin più buoni che tu abbia mai fatto. E sono sicuro che se ci diamo una mano li rifacciamo doppiamente buoni.-
Liam sorrise, alzandosi da terra:-Ci sto.-
Inutile dire che Harry trascinò anche me a forza in cucina, e dopo aver quasi progettato una bomba nucleare, riuscimmo a sfornare quasi quaranta muffins.
*fine flashback*

-Resterai questa volta, Styles?-
Si guardò intorno, facendo un sospiro di sollievo:-Non ne ho idea. Ma se Kas ti dovesse chiedere, tu dille che resterò. Non vuole che riparta, ma non vorrei causare guai.-
-Ma ti buco le ruote della macchina!- sbottai, ridendo:-Tu non riparti da Londra, Haz, questa è casa tua. Chiaro?- lo sguardai dritto negli occhi:-Dimmi che hai capito. Non voglio più ripeterlo.-
-Lo so, Lou, ma non ho più una casa ormai. Ho diverse questioni in sospeso, e tengo troppo a voi per mettervi in mezzo. A voi cinque come fratelli, a Willard, se vuoi anche Luke, Hazel e Hailey come amici, a Coreen come sorella e a Kas come ragione di vita, per mettervi in mezzo.-
-Il più piccolo e il più rompicoglioni.- sorrisi io:-Dai riccio, non puoi andartene di nuovo. Ti abbiamo aspettato due anni, non due mesi. Due anni. E due anni senza un fratello sono tanti, troppi.-
-Ehi, li ho passati anche io senza di voi.- la sua espressione si rattristò:-E già mi sono dovuto subire le torture di Kas, non voglio anche quelle dai miei fratelli. Ti prego.-
-Non ci vorrai abbandonare proprio ora che la famiglia si allarga, spero.-
-Cosa intendi?- lo sguardo del moro si incuriosì.
-Beh,- iniziai io:-Tra il bambino di Hazel, Willard e Luke vuoi dirmi che non si sta allargando?-
-In effetti.- sorrise lui.
Se se ne fosse andato sarebbe stato un nuovo trauma per tutti, specialmente per Kassidy e Coreen. A loro due era stato strappato via troppo in fretta, e vedersi scivolare via il proprio fidanzato o il proprio fratello dopo non aver avuto occasione di viverlo appieno era qualcosa di estremamente cattivo, doloroso. E non potevo permetterlo.


Coreen's pov
-Neen, sei ancora arrabbiata?-
Gli occhi languidi di Will avrebbero potuto farmi cedere ancora una volta, così evitai di guardarli.
-Mi chiama "Neen" solo Scott, e lo sai.- incrociai le braccia al petto.
-Sì, so anche qual'è il soprannome che solo io posso usare.- mi fece l'occhiolino:-Non è così, scricciolo?-
-Sei un bastardo.- sbuffai io, sedendomi sul tavolo. Dalla cucina intravedevo Luke mentre accordava la chitarra anche se era steso sul divano.
-Sempre stato.- sorrise il riccio:-Comunque sia devo dirti una cosa importante.-
Lo guardai con aria di sfida:-Non finché non ti avrò perdonato.-
-Senti, mi dispiace per la bugia, okay? Non volevo farti stare ancora più male, e se ti avessi detto di tutta quella merda che mi sparavo probabilmente non mi avresti pù parlato. E non posso stare senza di te, Coreen, lo sai.-
Commisi l'enorme sbaglio di guardarlo negli occhi. E non ci fu nulla da fare, mi gettai tra le sue braccia:-Non farlo più.- mormorai.
-Te lo giuro.- Will mi baciò sui capelli, per poi staccarsi e azzerare le distanze tra di noi, dandomi il bacio che aspettavo da due anni e mezzo. Portò le mani sui miei fianchi, e io le mie sul suo collo. Mi era mancata quella sensazione di protezione.
Si staccò lentamente da me, sorridendomi:-Però devo dirti una cosa, scricciolo.-
-Del tipo?-
-Non è una cosa semplice.- iniziò lui, pensieroso:-Potrebbe essere un pericolo per tutti.-
-Will, parla. Mi preoccupi.-
-Ecco...-




ANGOLO AUTRICE
Bene, salve a tutti.
ANNUNCIO FIGOSO: dal prossimo capitolo inizio a fare -grazie a Dio- i dialoghi con le virgolette!
Comunque, eccoci qua col capitolo sei, in cui conosciamo ufficialmente le due new entry (nelle immagini sotto): Willard e Luke. Hanno entrambi un velo di mistero addosso, e vi giuro che mi sto concentrando molto su Luke, anche perché ho una cosuccia niente male in mente. Se qualcosa non vi piace basta dirmelo e io vedo di rimediare, so già che purtroppo ci sono diversi errori di battitura, ma anche se ricontrollo varie volte non li vedo mai tutti. Spero che il capitolo vi piaccia. Ringrazio tutte le ragazze che recensiscono sempre, e tutte quelle che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, siete tutte fantastiche. E, credetemi, siete l'unica ragione per cui io continuo questa oscenità.
Se volete passare poi, ho pubblicato una nuova long sui 5 Seconds of Summer, secondo mio debutto nel fandom-->Save me from this hell of Arts
Vi voglio bene ragazze :*


LUKE HALL
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WILLARD HUGES
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Ale xx
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