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Autore: 9Pepe4    20/08/2014    4 recensioni
Invece, arricciò il naso e girò appena la testa di lato. «Puzzi di cavallo» gli disse con asprezza.
Per un istante, Daniel parve sconcertato. Poi, con grande sorpresa di Regina, si mise a ridere.
La ragazza lo guardò, a metà stupefatta e a metà indignata.
«Scusami» si affrettò a dire Daniel, non appena riuscì a calmarsi. «Mi dispiace, non volevo ridere di te. È solo che… be’, è come se rimproverassi il giardiniere perché puzza di rose».
Regina lo fissò e, per il momento, dimenticò persino la lite con sua madre. «Non avrebbe senso!» protestò. «A tutti piace il profumo delle rose».
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Galeotto fu il secchio

It is a curious thought, but it is only when you see people looking ridiculous that you realize just how much you love them.
―Agatha Christie, An Autobiography

Era una mattinata serena e un po’ calda, quando Regina uscì di casa combattendo la voglia di piangere di rabbia.
Non era nemmeno mezzogiorno ed aveva già litigato con sua madre.
A quanto pareva, la sua condotta a colazione era stata deprecabile, e la cosa più frustrante era che Regina proprio non riusciva a capire dove aveva sbagliato. Certo, era un po’ assonnata, ma aveva cercato di tenere la schiena dritta e di non mettere i gomiti sul tavolo e le solite cose.
Cacciando indietro le lacrime, la ragazza deviò sino al pozzo in pietra che si trovava ad una ragionevole distanza dall’ingresso principale. Quante volte, da bambina, aveva sbirciato per vedere quanto era profondo! Un giorno, vi aveva anche gettato dentro un sassolino, ma la reazione di sua madre le aveva tolto ogni desiderio di ripetere quell’azione in futuro.
Ora, Regina si lasciò crollare seduta con la schiena contro il pozzo, sicura che lì dietro non l’avrebbe notata nessuno. In fondo, le sguattere che lavoravano in cucina dovevano aver già prelevato l’acqua per lavare le tazze della colazione, ed era troppo presto per iniziare a preparare il pranzo.
Deglutendo, la ragazza lasciò che una lacrima le rigasse la guancia, poi emise un respiro frustrato e spinse la testa contro il pozzo. A volte, avrebbe voluto urlare.
Si passò le dita tra i capelli scuri, sentendosi tremare per lo sforzo di tenere tutto dentro. Stressata com’era, non si accorse minimamente del suono di alcuni passi che si avvicinavano…
«Regina?»
Quella domanda apprensiva, però, la sentì eccome, e sollevò lo sguardo con un sussulto.
Daniel torreggiava su di lei, tenendo un secchio appoggiato sul bordo del pozzo. Aveva il sole in faccia, eppure i suoi occhi azzurri e preoccupati non ne sembravano tanto infastiditi.
«Va tutto bene?»
La ragazza si riprese in fretta. «Sto bene» disse, bruscamente. «Vattene».
Temeva di avere gli occhi arrossati e l’aria stravolta, e non voleva che nessuno la vedesse in quelle condizioni.
Daniel, però, non le diede retta. Invece, si accertò che il secchio fosse in equilibrio prima di lasciarlo sul cerchio del pozzo e di accovacciarsi a terra in modo da avere il volto all’altezza di quello di Regina.
La sua vicinanza non era cosa sgradita, nonostante tutto.
Regina vedeva perfettamente la linea arcuata delle sue sopracciglia, il disegno scarno dei suoi zigomi ed il suo sguardo serio, e per un momento desiderò solo gettargli le braccia al collo ed affondare il viso nell’incavo della sua spalla.
Invece, arricciò il naso e girò appena la testa di lato. «Puzzi di cavallo» gli disse con asprezza.
Per un istante, Daniel parve sconcertato. Poi, con grande sorpresa di Regina, si mise a ridere.
La ragazza lo guardò, a metà stupefatta e a metà indignata.
«Scusami» si affrettò a dire Daniel, non appena riuscì a calmarsi. «Mi dispiace, non volevo ridere di te. È solo che… be’, è come se rimproverassi il giardiniere perché puzza di rose».
Regina lo fissò e, per il momento, dimenticò persino la lite con sua madre. «Non avrebbe senso!» protestò. «A tutti piace il profumo delle rose».
«Non a me» replicò Daniel. «È troppo dolciastro».
Regina non riusciva a capire se fosse serio o stesse scherzando. «Daniel…» sospirò, con una certa esasperazione.
«Giusto» disse lui. Scrollò le spalle. «Comunque, non è questo il punto. I cavalli sono il mio lavoro».
Lo disse in un tale tono – con una sorta di dignità, forse – che Regina non riuscì a non trovarlo tutto sommato tenero. Arrischiò un sorriso.
«In realtà non mi dispiace l’odore dei cavalli, sai».
Daniel annuì lentamente. «Lo so».
«Volevo solo che te ne andassi».
Per la prima volta, l’incertezza passò sul volto di lui. «Lo vuoi ancora?»
Regina scosse energicamente la testa, allungando una mano per trattenerlo dal braccio. «No. Resta».
L’espressione di Daniel si ruppe in un gran sorriso. «Va bene» disse lui, e dopo un momento le si accomodò accanto.
Regina lo osservò, inclinando la testa.
Lui rimase in silenzio per qualche istante, poi osservò: «Non mi hai ancora detto cosa non va».
La ragazza storse le labbra. «Le solite cose. Mia madre».
«Oh» disse Daniel, corrugando la fronte.
Regina esitò un momento, poi gli posò cautamente il capo sulla spalla. Subito lui non si mosse, ma alla fine lei sentì la sua mano che le accarezzava la testa.
La ragazza gli si raggomitolò contro, godendo di quel contatto.
Sarebbe rimasta così anche per sempre, se solo ad un certo punto il suo braccio non avesse cominciato a protestare.
Con uno sbuffo, Regina si tirò su, sedendosi dritta, ed allungò il suo arto indolenzito verso l’alto. Così facendo, però, colpì accidentalmente il secchio, che traballò… e si rovesciò in testa a Daniel.
Il giovane annaspò a quella doccia inaspettata, mentre il secchio gli cadeva in grembo e poi piombava a terra con un suono metallico ed assordante.
«Daniel!» esclamò Regina, allarmata, guardandolo con occhi grandi ed ansiosi. «Mi… Mi dispiace tanto! Stai bene?»
Lui sbatté le ciglia bagnate. «S…sì» disse, stringendo i denti.
I capelli fradici gli si appiccicavano alla fronte, mentre una grossa macchia d’acqua gli si stava allargando proprio sul cavallo dei pantaloni.
Daniel se ne accorse nel preciso istante in cui se ne rese conto Regina, e dedicò al secchio un’occhiata astiosa.
Nell’insieme – tra i capelli castani zuppi, il bernoccolo che iniziava a spuntargli su una tempia, quella macchia equivoca sulle braghe – era così… buffo, forse anche per merito della sua espressione oltraggiata, che Regina sentì le proprie labbra contrarsi.
Non aveva dimenticato, però, che era stata lei a causare l’incidente, e il senso di colpa si agitò nel suo stomaco.
«Aspetta qui» gli disse, alzandosi e correndo verso la propria casa.
Quando fu di ritorno, Daniel aveva nuovamente riempito il secchio, e lo teneva tra le mani con aria assorta.
«Ecco qui» annunciò Regina, mostrandogli una moneta e tornandosi a sedere di fianco a lui, per poi procedere a premergliela sulla tempia. «Così non viene il bernoccolo».
Al contatto, Daniel ebbe un lievissimo sussulto.
La ragazza aggrottò la fronte. «Ti faccio male?»
Lui scosse la testa, alzando su di lei i propri occhi azzurri. «Sto bene» disse, in tono sincero. «Ti ringrazio».
«Ah, non farlo! Bisogna ancora vedere se funziona».
Dopodiché, rimasero immobili com’erano per qualche istante, quieti, sinché Regina non staccò la moneta dalla tempia di Daniel.
«Ecco… Spero possa bastare, così».
Lui si alzò, per poi aiutarla a mettersi in piedi a propria volta. A Regina piaceva molto, la presa gentile delle sue mani.
Quando Daniel si girò verso le stalle, la ragazza vide che i suoi pantaloni erano sporchi anche dietro. Di fango.
Emise un ansito sorpreso, e Daniel si girò. «Che succede?»
Regina fece schizzare subito gli occhi al suo volto, ma ormai era tardi. Lui si diede una controllata… e la ragazza fu certa di vederlo avvampare.
Certo, Regina l’aveva già visto coi vestiti sporchi di terra – talvolta anche di letame – ma le macchie equivoche iniziavano ad essere troppe, senza contare il modo in cui aveva sputacchiato quando il secchio gli si era rovesciato in testa.
«Oh» fu tutto ciò che riuscì a dire, con un sottotono di umiliazione.
Evitò lo sguardo di Regina, e sembrava così mortificato che la ragazza si sentì come se la sua intera anima si protendesse verso di lui, bisognosa di confortarlo.
Daniel rinsaldò la presa sul secchio, serrò le labbra e si diresse verso le stalle, seguito da Regina.
Le falcate del giovane erano rese più ampie ed affrettato dall’imbarazzo, anche se lui cercò di rallentare per permettere a Regina di stare al passo senza problemi.
Quando entrarono nelle scuderie, lui si diresse a riempire l’abbeveratoio dei cavalli, quindi poggiò il secchio di lato e prese una spazzola. A quel punto, però, si bloccò a guardare Regina, forse non particolarmente allettato dalla prospettiva di strofinarsi il sedere di fronte a lei. In poche parole, sembrava non avere idea di cosa fare.
Regina, allora, abbozzò un sorriso e gli si avvicinò. Gli sfilò con gentilezza la spazzola dalle mani, fremendo appena quando le loro dita si sfiorarono.
«Regina, questo è proprio…?» iniziò lui.
«Necessario, sì» lo interruppe la ragazza. Con cura, cominciò a pulirgli i pantaloni.
Era la prima volta che faceva un lavoro simile, ma talvolta aveva strigliato Ronzinante, e decise di adottare una tecnica simile.
«Non sapevo che il secchio fosse pieno» commentò, prima che Daniel tentasse di persuaderla a lasciar stare. «Non ti ho sentito riempirlo, quando sei arrivato».
«Sì, be’…» Lui cercava di stare il più immobile possibile, ed effettivamente era un po’ rigido. «L’avevo appena riempito e stavo tornando qui quando ho sentito qualcosa e ti ho vista correre a nasconderti. Perciò sono tornato indietro».
«Oh» disse Regina, aggrottando la fronte. Per fortuna c’era caldo: il fango si era quasi seccato durante il tragitto sino alle stalle, e veniva via con facilità. «Capisco».
Erano vicini al box di Ronzinante, ed il cavallo sbuffò, sporgendo fuori il muso. Senza girarsi a guardarlo, Daniel allungò automaticamente la mano a dargli delle pacche sul collo.
Regina sorrise e smise di strofinare, raddrizzando la schiena e facendo un paio di passi indietro. «Ecco fatto» annunciò.
Daniel abbassò la mano. «Grazie».
Lei gli sorrise radiosamente. «Di niente».
Il giovane accennò un sorriso in risposta, ancora un po’ imbarazzato… E all’improvviso Regina lo seppe.
Era questo che voleva. La tenerezza ed il bisogno di elargire conforto che aveva provato… Non li aveva mai sentiti così forti.
Lei voleva che Daniel fosse felice. Meglio ancora, voleva essere felice insieme a lui.
Quando gli si avvicinò, il giovane la accolse tra le proprie braccia, e Regina appoggiò la testa contro il suo petto, il cuore che le pulsava nelle orecchie.
«Ti amo, Daniel» disse. «Ti amo da morire».
Ci fu un istante di silenzio sconcertato. «Ho un fondoschiena così bello?»
Regina rise, ritraendosi. «No!» esclamò, sbattendogli una mano sulla bocca.
Anche se, effettivamente, era un fondoschiena niente male.
Gli occhi azzurri di Daniel brillavano, e Regina lo sentì sorridere contro il proprio palmo.
Lentamente, abbassò la mano. «Dovrei trovare un altro modo per farti star zitto» meditò ad alta voce, con un piccolo cipiglio.
Il sorriso di Daniel si fece più ampio. «Un’idea ce l’avrei».
«Ssssh!» lo redarguì lei… Ma poi gli afferrò il bavero e, spingendosi sulla punta dei piedi, lo baciò con tutta la forza che aveva.






















Note:
Esatto. Io scrivo ancora Stable Queen, perché la giovane Regina e Daniel sono i miei bimbi ♥ Così stupidamente idealisti che vorrei strizzarli in un abbraccio...
Spero che questa OS sia piaciuta almeno a qualcuno.
(No comment sul titolo XD)
  
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