Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    20/08/2014    3 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avrebbe dovuto essere il suono della sveglia a ridarmi coscienza. Invece Jigen mi sveglia in una delle maniere più dolci che esistano, dandomi un bacio sulla fronte. C’è odore di tabacco e guardando dalla finestra vedo uno scorcio di una Tokyo soleggiata. Mi tiro su e mi siedo con il cuscino contro la schiena, mi passa una tazza di caffè e uno dei due cupcake al cioccolato che ha portato per me. Credo che non esista un modo migliore per iniziare la giornata. L’inebriante profumo di caffè e il cioccolato fondente mi svegliano a dovere, come si fa a non essere di buon umore in un momento come questo? E’ stata una cosa tenerissima. Sto bevendo un po’ di caffè quando Lupin piomba all’improvviso nella mia stanza, facendomi spaventare. Lo so, sono molto tranquilla.

“Stanotte voglio dormire. Quindi se dovete fare rumore” e qui ci fa un occhiolino, ma tanto avevo già capito cosa voleva dire “Queste sono le chiavi di un motel qui vicino”

Le tira a Jigen, che le prende la volo. Io intanto sono nell’imbarazzo più totale “E come mai hai queste frequentazioni?”

“Diversamente da te ho molte ammiratrici”

“Sarebbe più logico che fosse il contrario…ma ok” appena mi rendo conto di ciò che ho detto vorrei sparire, così mi limito a mangiarmi un cupcake. Jigen fa un sorriso bastardo e soddisfatto mentre Lupin se ne va. Si fa girare le chiavi fra le dita per un momento, poi le mette nella tasca interna della giacca. “M-ma te le tieni pure?”

“Per vedere tutte le mie cicatrici ci vuole un po’ di privacy”

Mi blocco per un momento con la tazza da caffè fra le mani mentre arrossisco leggermente. Ancora non posso credere di essere con loro a Tokyo, scenario di tanti ricordi felici con mio zio. Una piccola parte dei miei demoni legati ai miei primi giorni qui cercano di risalire dalle viscere della mia mente e del mio cuore, tentando di portare con loro la sensazione di abbandono che mi ha lasciato mia madre sparendo nel nulla. Mi ha distrutta e a volte, anche dopo vent’anni, crea ancora problemi. Mi scrollo di dosso questi ricordi, non voglio eliminare il buon umore con cui mi sono svegliata, devo essere positiva. A volte sono ancora stupita dal modo con cui Jigen si è affezionato a me, senza nemmeno conoscermi, semplicemente capendomi. Queste non sono cose che accadono per caso, per questo devo sbrigarmi e trovare un modo appropriato per dirgli che sono dell’Interpol, ovviamente senza omettere il fatto che il prima possibile darò le dimissioni. Mi prendo una pausa da questo pensiero, mi sale l’ansia. Ora che ci faccio caso non ho ancora tolto l’anello…e non credo che lo farò mai. Non so se lo voglio tenere per la sua semplicità stupenda o per ciò che in maniera contorta mi rappresenta. Passo buona parte della giornata in maniera tranquilla, facendo ricerche e ottenendo accessi a schemi di sorveglianza protetti, prendendomi qualche pausa di tanto in tanto per continuare Citta’ Di Ossa. Appena mi fermo mi viene in mente mio zio. E’ il mio secondo padre, è un pezzo importante della mia vita, non posso ignorare questa cosa. Quando eravamo ancora a New York avevo promesso a me stessa che avrei provato a mettermi nei suoi panni. Come avrei reagito se avessi visto la nipote che considero come una figlia in piena notte in un locale a bere scotch con un criminale che poi ha finito per baciare? La sua reazione è stata più che legittima…era semplicemente preoccupato per me, e lo capisco solo ad una settimana di distanza. Sarà stato in pensiero non sentendomi più. Voglio rimediare alle mie dure parole, senza però nascondergli la verità, spero che possa capirmi. Devo farlo, anche se ho paura. Just because it burns dosen’t mean you’re gonna die, you gotta get un and try. E’ per questa parte del ritornello che amo Try di Pink. Mi decido e vado da Jigen, che è in soggiorno con Lupin e Goemon.

“Ti dispiace farmi un folle favore?”

“No, non è un problema, ma perché lo definisci folle?”

“Stasera potresti accompagnarmi in commissariato?”

“Vuoi farti arrestare per caso!?” Lupin sta sicuramente pensando che sono completamente matta

“Lo so che può sembrare strano, ma non sono stata vista con voi l’altra sera, e la nostra fuga di New York non basta per farmi arrestare. Devo risolvere le cose con mio zio, o ne esco pazza”

Sono sollevata vedendo che Jigen mi sorride dolcemente, e in realtà mi sto anche sciogliendo “Per le dieci va bene?”

Divento preda dell’euforia e gli butto le braccia al collo “Sono così felice che ti sposerei sul serio” quando mi rendo conto di cosa ho detto è troppo tardi per fermarmi

“Bhe, non sarebbe male”

“Allora chiedimelo”

“E perdermi il divertimento di chiedertelo quando meno te l’aspetti e vederti impazzire? Mai”

Sorrido, divertita da ciò che ha detto “Grazie, sei così dolce anche se praticamente non mi conosci”

Non vorrei dire una stupidaggine, ma forse è arrossito leggermente. Non mi spiego il perché, ma la cosa mi intenerisce un po’ “Comunque, che ti piaccia o no, ti aspetterò davanti al commissariato. Se cercano di arrestarti voglio poter essere sicuro di accorgermene, non puoi ancora sparare nelle tue condizioni”

Sto da sola nella mia stanza a distendere i nervi fino all’ora di cena. Non era previsto, ma io e Jigen andremo a cena fuori. Niente di particolare, sarà una cosa molto easy, ma per quel che mi riguarda va benissimo, sono molto alla mano. Me ne sto con le cuffie alle orecchie a darmi grinta con della buona musica, da 45 ad I’ll Follow You, entrambe degli Shinedow, passo anche a Broken Glass dei Three Days Grace ed ad altre canzoni sul genere delle precedenti. Devo scegliere bene i miei argomenti e la maniera con cui esporli. Infondo voglio solo fargli capire che sto bene, voglio solo cancellare la sua preoccupazione, sperando che questo mio gesto sia abbastanza per rimediare al fatto che manderò in malora una missione sotto copertura di grande importanza. Sa quanto sono orgogliosa, scusarmi non è esattamente da me, anche quando sono in torto marcio. Lo faccio solo quando tengo in maniera esponenziale alla persona con cui ho litigato. Non solo deve capire che anche lui ha un po’ esagerato, ma deve capire quanto mi pento di avergli detto che sto per odiarlo. E’ una cosa tremenda da dire, ma quando non è nemmeno vera lo è anche di più. E per qualcuno che darebbe la vita per te è come una coltellata al cuore. Sono stata capace di dire una cosa così meschina ad una persona così importante, e poi mi chiedono perché mi credo pessima. Lascio vagare la mia mente fino alle sette e mezza, quando raggiungo Jigen. Non prendiamo la macchina, preferiamo fare un giro a piedi per Tokyo. Di questa città mi sono mancate tantissimo le fumetterie, soprattutto quelle più piccole, dove oltre le distese di manga c’era ben poco. Insieme alle librerie erano il mio paradiso, ero capace di venire in centro e passare il pomeriggio intero entrando in ogni fumetteria e in ogni libreria spendendo buona parte dei miei risparmi. I manga in lingua originale hanno qualcosa in più. Qualcuno dice che la patria è dove ci si sente a casa, io davvero non so dire se la mia patria sia New York o Tokyo, non riesco a scegliere. Sia gli Stati Uniti che il Giappone mi affascinano, anche se le tradizioni di questi due paesi sono completamente diverse. A questo punto, viste le mie considerazioni, credo di avere due patrie. Soddisfo la mia voglia di sushi, cerco di riabituarmi agli Yen comprando un manga e appena sono pronta ci avviamo verso il commissariato. Non ho un ricordo nitido del tragitto per arrivarci, e quando mi ci ritrovo davanti l’ansia che avrei accumulato pian piano camminando scoppia all’improvviso. Cuore che batte a mille, nodo in gola, una leggera iperventilazione…ho i nervi a fior di pelle. Prendo un bel respiro profondo ed entro, chiedendo subito di mio zio, che è nel suo ufficio. Sembra che l’intero commissariato abbia visto un fantasma. Quando entro lo zio ha lo sguardo fisso fuori dalla finestra del suo ufficio.

“Tutto bene paparino?” era da tanto che non lo chiamavo così, lo facevo sempre.

Il fatto che mi sia venuto naturale farlo di nuovo gli strappa un leggero sorriso “Jigen mi sembra stranamente nervoso, è sempre così impassibile”

Ora sono io a sorridere leggermente, dando anche io un’occhiata “Credo sia in pensiero per l’esito di questo dialogo, se dovesse andare male forse si sentirebbe in colpa. Non ne avrebbe motivo, ma sono dettagli” raccolgo in me tutta la calma prima di arrivare al sodo “Mi dispiace per quello che ho detto quella sera. Non era ciò che pensavo, odio la mia maledetta impulsività. Certo, anche tu ci hai messo del tuo ma…non avevo il diritto di comportarmi così, eri solo preoccupato per me”

“Non preoccuparti, ti conosco abbastanza per capire quando ciò che dici non equivale a ciò che pensi. Comunque hai ragione, abbiamo esagerato entrambi”

“So che non ti farà piacere ma…prima o poi darò le dimissioni, non subito però, mi sembra ancora un po’ azzardato”

“Jigen sa dell’Interpol?”

Abbasso lo sguardo, sconsolata “No…e non so come dirglielo per non farmi odiare”

“Bhe, di sicuro una relazione non si può basare su delle menzogne. E non devi indorare la pillola. Tu hai accettato il suo passato da criminale, assassino anche se non per sua volontà e ladro e sei disposta a lasciare l’Interpol per stare insieme a lui. Lui, se ti ama veramente, accetterà che eri, o sei, un’agente dell’Interpol. Di certo il tuo passato è più facile da accettare del suo. E se non accetterà vorrà dire che non è quello giusto, che prima o poi troverai qualcuno che ti ama sul serio. Sperando che, non so, faccia il pizzaiolo. Almeno, tranne che in alcuni ristoranti chic, un pizzaiolo non è un ladro” rimane in silenzio per un momento, e davvero non so come interpretare la cosa “State già insieme ufficialmente?”

Distolgo per un momento lo sguardo e lo rivolgo alla scrivania di mio zio, incasinata come sempre “Non ancora, almeno fino a che non do le dimissioni e gli dico la verità non tirerò in ballo quest’argomento…”

“Hei Jigen, vieni nel mio ufficio altrimenti ti ammanetto quei tuoi maledetti polsi da tiratore scelto e ti sbatto in galera!”

Quando mi giro verso mio zio lo vedo sporgersi leggermente furi dalla finestra aperta. Anche da qui riesco a vedere quanto Jigen sia perplesso, mentre io non riesco a trattenere le risate “Ti avrà sentito mezza Tokyo, questo lo sai vero?” intanto faccio un leggero segno di approvazione a Jigen, come per dirgli che non c’è problema, per quel che ne sa lui potrebbe essere anche una trappola per arrestarlo sul serio.

Quando arriva gli lascia a malapena il tempo di entrare e comincia a parlare “Se la tocchi, le gridi addosso, se anche solo avrai un pensiero cattivo o malsano riguardo a mia figl…nipote giuro su Dio, sul mio onore da poliziotto, sulla mia vita e sulla sua che ti troverò ovunque tu vada e ti pentirai di essere nato per quante te ne darò”

“Infondo mi conosci, sai benissimo che non farei mai una cosa del genere”

“Infondo mi conosci, sai benissimo che se lo farai io farò ciò che ho detto prima. Comunque spero che Alexis non debba farti quel discorso”

Rimango stupita per un momento “Quale discorso?”

“QUEL discorso”

Capisco a cosa si riferisce e arrossisco, è il classico discorso che si fa ai propri figli dopo che compiono sedici o diciassette anni “No…tranquillo, so di QUEL discorso”

“Allora avete la mia benedizione…a questi termini. E poi sarà bello darti la caccia figl…nipote mia”

Lo abbraccio come non facevo da troppo tempo “Bhe, sarà bello darti filo da torcere paparino…sono fiera di te” Non so se mi è capitato di commuovermi così tanto, credo di avere gli occhi lucidi in questo momento.

Esco con il cuore più leggero e pieno di gioia. E’ andata fantasticamente, molto meglio di quello che mi aspettavo. Sono contenta che accetti la cosa, questo è lo zio Koichi che conosco. Sono sempre stata fiera di lui, ma non gliel’ho mai detto. E’ uno dei miei esempi di vita. La sua determinazione è anche la mia, lotta per ciò che crede giusto, ed è quello che cerco di fare sempre anche io. E’ da lui che ho imparato a non arrendermi mai, anche se le cose si fanno difficili. Anche se tutto sembra contro di te non devi mai gettare la spugna, non ci si guarda indietro. Ecco cosa mi ha trasmesso in questi venti, lunghi e difficili anni. Gli sarò sempre grata per tutto ciò che ha fatto per me. Mentre torniamo verso quella che ormai posso definire casa però ho come uno strano presentimento, come se una parte di me sapesse che sta per accadere qualcosa di terribile. Per un momento mi sembra quasi di essere osservata, di essere seguita. Certo, è assurdo da dire mentre si cammina per il centro di una città ma…è così. La cosa diventa più forte e spaventosa quando lasciamo il centro e siamo a circa dieci minuti dal nostro ‘quartier generale’, sento dei passi poco più avanti rispetto a noi, nel vicolo parallelo al nostro. Ho i nervi a fior di pelle, e anche se so che non posso sparare in un attimo la mia mano scatta istintivamente, stringendo l’impugnatura della mia magnum. Sentiamo una risata agghiacciante, da pelle d’oca. Subito dopo ci troviamo davanti Esteban Riez, con la sua maledetta Ruger Super-Blackhawk ben stretta, pronto a sparare. Istintivamente faccio un passo indietro. Vorrei affrontarlo, ma ancora non sono pronta per farlo. Non conosco i suoi punti deboli, non so come impedirgli di usare i suoi trucchetti su di me, e in più non posso sparare. Non avrei mai voluto che credesse che lo temo, ma sono terrorizzata.

“Vedo che non hai il coraggio di affrontarmi, sarebbe una scelta saggia, ma credi che quest’idiota riuscirà a salvarti la vita” di nuovo quella risata agghiacciante, di nuovo la pelle d’oca “Credo che tuo padre sarà contento di rivedere la sua niña dopo tutto questo tempo. Quando esalerai il tuo ultimo respiro pensa al dolore che proverà Jigen e a come ne porrò fine, con la stessa pistola con cui ucciderò anche te”

“Se vuoi fare un’indigestione di piombo allora accomodati pure”

Spara due colpi. Uno a Jigen, così che venga destabilizzato per un momento per evitarlo e per rallentarlo quanto gli basta per fare in modo che non riesca a rispondere al fuoco immediatamente, così che possa sparare anche a me. Mi prende di striscio alla giugolare, a quanto pare sembra una cosa voluta, tanto per provocare Jigen “La prossima volta che la colpirò raggiungerà suo padre”

So che Jigen vorrebbe che scappassi, che mi mettessi al sicuro lontana da qui, ma non ci riesco. Mi riparo, seguendo lo sconto a fuoco. Un grande tiratore e un gran bastardo, uno contro l’altro. Uno scontro ad armi quasi pari, se non fosse che Riez è un bastardo senza gloria, che senza i suoi maledetti trucchetti non sa vincere. Partono due caricatori a testa, sono minuti in cui ho l’ansia alle stelle. Riez se ne inventa una nuova ogni giorno, per questo è un avversario così imprevedibile. Jigen riesce a prenderlo di striscio al braccio, il messicano fa credere di non poter più sparare. Nel momento in cui Jigen si avvicina a me Riez cerca di spararmi. Dico cerca perché Jigen se ne rende conto, e per impedire che arrivi a me viene colpito lui al posto mio, al ventre. La pallottola non ha intercettato organi vitali, ma l’emorragia potrebbe essere potenzialmente mortale. Sta per dare il colpo di grazia, ma non ha tenuto conto della mia rabbia e del mio istinto. Anche se la spalla ancora non potrebbe permettermelo ricarico velocemente la mia magnum e gli sparo due colpi nella spalla destra, riesce a evitare gli altri quattro. Avrei preferito colpirlo, magari farlo fuori, ma il fatto che si sia levato di torno è comunque apprezzabile. Devo avere l’adrenalina a mille, altrimenti sentirei un dolore molto più forte alla spalla. Jigen è già semi-incosciente, e la cosa non mi rallegra affatto. Cerco di reprimere il mio dannatissimo panico, si può dire che entro in contatto con il medico che c’è in me, una parte di me in realtà non ha mai lasciato il camice bianco e la lucidità di cui c’è bisogno per esercitare. Come ho già detto prima ci vogliono dieci minuti a piedi per arrivare nel nostro nascondiglio, e per i miei gusti sono già troppi. Ma ho una fortuna sfacciata: non so dove fosse, ma Lupin ha sentito gli spari, e per una volta ringrazio la sua curiosità che mai lo abbandona. Accosta la 500 sul ciglio della strada, il fatto che non abbia preso la decapottabile è un’aggiunta alla mia fortuna. E’ nella 500 che abbiamo lasciato un kit di pronto soccorso. Dopo che mi hanno sparato hanno saputo che ho studiato medicina, a causa di alcuni termini tecnici che ho usato per tranquillizzare Jigen in un leggero momento di crisi della mia spalla. Così mi hanno chiesto se oltre a occuparmi di computer potessi anche occuparmi in caso di bisogno di ferite più complicate, da professionista. Non ho resistito alla tentazione e così ho accettato, e mi sono procurata buona parte dei ferri del mestiere. Ho tutto il materiale per i punti di sutura, un paio di misure di bisturi, pinze…perfino anestesia, morfina, adrenalina e un piccolo defibrillatore; si, ho fatto le cose un po’ in grande, anche se in realtà mi manca un aspiratore. Tutto questo nella 500. Certo, non posso cominciare ad incidere, ma posso cominciare a rallentare l’emorragia senza alcun problema, e questo mi rassicura parecchio. Quando siamo in auto Lupin mi chiede cos’è successo, ma sono troppo occupata a cercare di rimanere professionale per spiegare. La cosa più sbagliata che un medico possa fare è curare in casi di emergenza una persona a cui tiene, è la cosa che ho cercato di evitare in tutti questi anni, è sempre stato uno dei miei incubi. A quanto pare è arrivato il momento di affrontare questa mia paura. Anche se so bene che Jigen è un osso duro e ci vuole ben altro per ucciderlo sono ovviamente preoccupatissima, è inevitabile, si tratta dell’uomo che amo e che si è procurato una ferita di una certa gravità per salvarmi la vita. Avrà una cicatrice per causa mia, perché forse, se me ne fossi andata, tutto questo non sarebbe successo. Lascio i sensi di colpa per dopo, siamo arrivati. Ignoro anche le domande di Goemon e quando sono pronta, dopo che l’anestesia ha fatto effetto, comincio ad incidere. Non ho mai operato senza anestesia, e di certo questa non sarà la mia prima volta. Non si sono presentate complicazioni particolari, non ci ho messo più tempo rispetto alla routine (perché se fosse stato il contrario sarebbe stato un brutto segno), eppure dopo che ho finito scoppio a piangere, così all’improvviso. Tutti i cattivi pensieri riguardo a quello che è successo si stanno impadronendo di me, buttando all’aria i bei momenti passati poco prima. Tra l’altro ho spaventato i ragazzi, che vedendomi così hanno subito pensato al peggio, ma grazie al cielo si tratta solo di me che non so sempre gestire le mie emozioni.

“Sta tranquilla, ha affrontato cose peggiori di questa senza alcun problema. A volte sarà anche spericolato, ma almeno se lo può permettere”

“Lo so, infatti non è questo il mio principale problema ora…è colpa mia” racconto quello che è successo, e mi convinco sempre di più che se lo avessi ascoltato forse tutto questo non sarebbe successo “Mi ha detto di scappare, e invece sono rimasta lì come un’idiota”

“Anche se lo avessi ascoltato Riez gli avrebbe sparato lo stesso, e poi lo avrebbe ucciso. Invece facendo di testa tua hai salvato la persona che ami. Hai adempito al compito di ogni buon samurai, quello di proteggere il prossimo e lo hai fatto nonostante la spalla e questo ti fa onore, il fatto che Jigen sia stato ferito non deve farti sentire in colpa”

Lupin e Goemon ovviamente hanno modi diversi per farlo, ma sono riusciti a tirarmi un po’ su “Goemon ha ragione, se non fosse stato per te forse non sarebbe qui. In più hai gestito bene la situazione nonostante il tuo grande coinvolgimento emotivo…perché ammettilo, hai perso completamente la testa per lui” per un momento mi lancia uno sguardo malizioso, ma poi riprende da dove si era interrotto “Hai avuto molta forza d’animo, ma ora devi rilassarti un po’, ti aiuteremo noi, infondo siamo una squadra”

Mi asciugo le lacrime e prendo un bel respiro “Avete ragione, poteva andare molto peggio, quindi morale su e un bel sorriso”

In realtà mi sento ancora in colpa, ma ora gestirò la cosa con forza invece che con debolezza. Non riesco a dormire, così mi ritrovo a vagare con la mente, chiedendomi come sarà il mio futuro. Non so perché me lo sto chiedendo ma…chissà se mi sposerò. Non ho mai pensato al matrimonio nella mia vita, è un’opzione che non ho mai preso in considerazione. Non so come mai ora mi trovo a valutarla, forse perché per la prima volta nella mia vita sento che questa è una storia seria. Quelle precedenti sono finite, a volte per dei brutti motivi, e anche se sono state abbastanza felici non ho mai pensato ad un matrimonio. Ho sempre creduto che fosse qualcosa che non fa per me. Ora invece sto pensando l’esatto contrario. Certo, non arriverò mai a dire ‘devo sposarmi ad ogni costo’, ma se Jigen me lo proponesse non esiterei a dire di sì. Lo so che forse sono pensieri affrettati dopo così poco tempo, ma che c’è di male a fantasticare un po’ ogni tanto? L’unico modo che ho per stare sveglia è ascoltarmi della musica. Già, prima o poi deve pur risvegliarsi dall’anestesia, e accadrà in piena notte, quindi non dormirò fino a quel momento. Ho lo sguardo perso a guardare fuori dalla finestra e ogni tanto lo poso di nuovo su di lui per assicurarmi che stia bene. Ora che ci penso è esattamente ciò che lui ha fatto per me, ora siamo davvero pari. E’ quasi inconscia la cosa, ma gli scosto una leggera ciocca di capelli dall’occhio. Mi cade lo sguardo sulla fasciatura e mi saltano alla mente ricordi del tirocinio. Il mio mentore mi ha sempre definita professionale, razionale e fredda, ma empatica nei momenti giusti e nella giusta dose. Diceva che avevo una capacità unica a rimanere distaccata senza soffocare l’empatia. Allora come mai non ci sono riuscita ora? Infondo la mia presenza nella banda è per lavoro, la mia è una missione sotto copertura. Anche ora sarebbe stato utile rimanere distaccata, e invece eccomi qui, a considerare Lupin e Goemon come fratelli maggiori. Già, il mio coinvolgimento emotivo non è legato solo a Jigen. Per me sono come una famiglia ormai. Sono così assorta e immersa nei testi delle canzoni che mi accorgo del fatto che è sveglio solo quando sento la sua mano sfiorarmi il collo e un leggero bruciore.

“Avresti dovuto medicarti, non dovevi pensare solo a me”

“Jigen avresti potuto morire, e non avrei potuto sopportarlo, anche perché sarebbe stata tutta colpa mia…e poi mi ero dimenticata della ferita se devo essere sincera”

“Sai, una persona a cui tengo molto mi ha detto di non sentirmi in colpa per qualcosa che non potevo evitare”

Abbasso lo sguardo, leggermente demoralizzata “Non faccio altro che creare o portare guai. Il fatto che Riez mi voglia uccidere ne porterà molti sia a te che ai ragazzi, non era questo che volevo quando mi sono unita a voi”

“Siamo abituati a gente che fa di tutto per uccidere qualcuno di noi, è così praticamente per ogni colpo” faccio caso solo ora al fatto che ho lasciato qui le fasciature e tutto il resto, Jigen approfitta di questa mia dimenticanza e comincia ad occuparsi della mia ferita “E’ una domanda che tengo per me da un po’…perché ti sei unita a noi? Potevi continuare a vivere onestamente proseguendo la tua carriera da caporeparto, e invece eccoti qui, a collaborare con un ladro di fama mondiale. Fra un po’ verrai schedata e da quello che dici non ti riassumerebbero mai con dei precedenti penali. Dev’esserci un motivo per voler cambiare così radicalmente la propria vita”

Per un momento ho come una fitta allo stomaco, non mi aspettavo una domanda del genere. Potrebbe essere una buona occasione per dire la verità, ma ancora non so come dirglielo. Tiro fuori dal profondo di me stessa i motivi che mi hanno portato a decidere di lasciare l’Interpol, tutti i motivi“In realtà non lo so con certezza. Forse la storia dei miei nonni mi ha condizionato, forse in me c’è una parte di mia nonna e del suo lato criminale. Forse volevo solo allontanare da me ricordi, luoghi e persone che non fanno altro che farmi male, o forse volevo solo provare un nuovo punto di vista. Sono tutti questi forse che mi hanno fatto esitare per un breve momento, nei miei primi giorni con voi”

“E cosa ti ha spinto a rimanere?”

“Credo che dipenda tutto dal fatto che mi sono trovata bene con voi” non capisco perché, ma esito un attimo prima di concludere la frase“In modo particolare con te”

Mi perdo nei suoi occhi, fissi sui miei. Porta una mano al mio viso, accarezzandomi lievemente la guancia, ho i brividi per tutto il corpo. Si avvicina e mi bacia con una dolcezza che mai nessuno aveva usato prima. Sono travolta solo da questo, la mente si svuota di ogni altro pensiero. Il senso di colpa che in parte ho ancora in me, quel briciolo di paura per ciò che Riez potrebbe fare…tutto svanisce per lasciare spazio alla positività e al benessere che tutto questo mi porta. Credo di aver davvero trovato la mia persona, credevo che non ce l’avrei mai fatta. Nessuno mi ha mai fatta sentire così. Dopo aver finito di medicarmi cerco di addormentarmi, come sempre fra le sue braccia. Sono le tre di notte e ancora non ho chiuso occhio. Cerco di allontanare da me i pensieri sul da farsi. Ora che Riez sa che sono a Tokyo e sa con chi sono devo escogitare qualcosa per non mettere a repentaglio né la mia vita né quella dei ragazzi. Se mi mettessi a pensarci adesso non chiuderei occhio e domani mattina non riuscirei a rendermi utile come vorrei, e poi sono un po’ troppo stanca per avere delle buone idee. 

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Angolo autrice

Lo so, sono passate due settimane da quando ho aggiornato l'ultima volta, chiedo scusa per essermi fatta attendere. La mia ispirazione era evaporata (?) senza un motivo preciso, o forse il motivo c'era, ed era legato al fatto che in questi giorni ho avuto degli alti e bassi. Niente di grave, un po' d'ansia da esami di riparazione e cose del genere, ma ora sono di nuovo in pista. Ora che ci penso l'idea che ho avuto di Riez che rompe le uova del paniere così presto è stata davvero crudele...ma ok, forse è stata anche geniale a suo modo. Come al solito spero che vi possa piacere anche questo capitolo. 
  
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