Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: ManuFury    20/08/2014    1 recensioni
"Andrà tutto bene, tesoro." Mia madre tendeva a dirmelo spesso... peccato che si sbagliasse.
Pseudo Song - Fic.
Parte Prima ~ "Vivo in una gabbia di palazzi, di quelli senza fiori sui terrazzi."
Parte Seconda ~ "Vivo in una favola tragica, dove Papà è un orco."
Parte Terza ~ "Lividi che lasciano furia e umiliazione, i vicini sentono, ma alzano il volume della televisione."
Parte Quarta ~ "Non mi parlate ancora, non vi ascolto. Altre promesse false, non le sento."
(Terza Classificata al Contest: "Petali di lacrime!" indetto da DarkElf13)
(Vincitrice del Premio Speciale: "Petali di lacrime" per la storia più commovente)

(PRIMA CLASSIFICATA al Contest: "Why are you telling me lies?" indetto da Xxthe recklessxX e giudicato da gufetta1989)
(Il Professor Emil Radislav Timofeev ha vinto l'Oscar come MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA al Contest: "Oscars EFPiani" indetto da Frandra & Co.)
(Quarta Classificata al Contest: "Child!characters Contest" indetto da gnarly)
(Quarta Classificata al Contest: "Cento giorni di introspezione, fantasia e romanticismo" indetto da WahtHadHappened e vincitrice del Premio Speciale: "Miglior storia Introspettiva")
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Fratres in Armis'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
PARTE TERZA: Lividi che lasciano furia e umiliazione, i vicini sentono, ma alzano il volume della televisione.
 
 
Mi stringo convulsamente su me stesso, come un riccio ferito alla pancia, anche se il dolore che provo non è lì, è più in basso, tra le gambe.
Non sono certo di sapere cosa quell’uomo mi ha fatto, ma so che ha fatto qualcosa di sbagliato e che mi ha fatto male.
Singhiozzo a tratti, con il fiato corto e le lacrime che mi vanno in gola, quasi annegandomi per quante sono. Mi fa male anche quella, visto quando ho urlato, o almeno, visto quanto ho provato a urlare mentre una mano di Papà mi tappava la bocca; fortuna che piango, le lacrime raffreddano il bruciore che sento.
Sento freddo e mi fa male tutto: gli occhi gonfi e rossi di pianto, la gola sforzata troppo, le braccia, la pancia, le gambe.
Tutto!
Ma almeno quell’uomo non è più nella mia stanza, se n’è andato da qualche minuto, ringraziandomi e lanciandomi uno di quei suoi sorrisi marci e disgustosi. E ha aggiunto, prima di uscire dalla mia camera, che sarebbe tornato da me, perché: “sono proprio un bravo bambino.
Mi stringo le gambe al petto a questo pensiero, affondando nelle ginocchia il viso, cercando di nasconderlo il più possibile, soffrendo per quello che mi è stato fatto.
Piango e tremo.
Tremo e piango.
Non riesco a fare altro per diversi minuti.
Poi, con uno sforzo immane, mi costringo ad alzarmi almeno a sedere. Altre fitte, altro dolore lungo la schiena e il corpo, un urlo strozzato mi sale dalla gola, facendola bruciare di nuovo. Mi porto in fretta una mano alle labbra, cercando di trattenere al massimo i miei lamenti, “perché i bravi bambini non si lamentano, stanno buoni e zitti” come dice sempre mamma.
Singhiozzo e sento altre lacrime gelide scorrere sulla pelle.
Riesco ad alzarmi dopo un tempo che mi pare infinito e, appena lo faccio, sento qualcosa di bagnato scivolarmi lungo le gambe, facendomi rabbrividire.
È parte di quell’uomo, lo so.
Questa consapevolezza mi fa contorcere lo stomaco in una morsa dolorosa e non passano una manciata di secondi che sento la misera merenda risalire. Vomito sul tappeto della mia cameretta, scorgendo in quella massa liquida i biscotti bruciati al cioccolato che mamma aveva fatto per me. Qualche schizzo mi raggiunge i piedi nudi.
Non ci bado, tiro su con il naso e, cercando di asciugarmi malamente il viso dalle lacrime, mi avvicino alla finestra, le tende sono ancora tirate e solo un piccolo raggio dorato penetra il buio che mi circonda.
Io le spalanco, permettendo alla luce del sole di illuminare la stanza e il mio corpo nudo. Studio la mia pelle nemmeno la vedessi per la prima volta come, immagino, un serpente si studi dopo una muta: attorno ai polsi vedo dei segni rossi, come dei tatuaggi a colori, che stanno rapidamente scurendosi per andare poi a formare dei lividi; più in su, sulle mani, noto di avere un paio di unghie rotte e coperte di sangue, ho graffiato come una tigre… prima che lui mi distendesse sul letto.
Non mi accorgo di nuove lacrime finché queste, giunte al mento, cadono in grossi goccioloni sulle braccia tese come in una pioggerella primaverile.
Mi guardo ancora le mani, i lividi, sento su ogni parte del mio corpo la sua odiosa presenza.
Ancora lo sento su di me.
Sento le sue mani che mi sfiorano, mi toccano, le sue labbra che mi baciano, il suo corpo che si struscia sul mio… e poi sento dell’altro, qualcosa che non avevo mai sentito prima: qualcosa di caldo scoppietta nel mio petto, espandendosi dentro di me in ondate bollenti che scacciano le fredde azioni di Papà. In un gesto pieno di rabbia mi asciugo le lacrime, perché i bambini come me non piangono mai, poi mi porto le mani al viso, tra i capelli biondi, stringendo forte i pugni.
E urlo.
Urlo con quanto fiato ho in gola, fino a farmi male, ma continuo, continuo e continuo.
Grido per buttare fuori la paura che quell’uomo mi ha messo addosso, urlo per buttare fuori il dolore che stringe come un vestito troppo stretto, sbraito per la rabbia cieca che sento dentro, brucia come lava e mi fa pulsare le tempie come se avessi altri cuori piazzati lì.
Urlo perché tutto sta crollando come sotto un terremoto, il mio mondo si sgretola lentamente e non è vero che le stelle mi avrebbero protetto, come mi aveva detto Emil, queste se ne stanno tranquille in alto, troppo lontane per aiutarmi o per essere toccate o raggiunte.
Mi rendo conto di aver vissuto tutta la vita sul ciglio di un burrone, in equilibrio precario, ma sufficientemente stabile e Papà ha rovinato tutto, spingendomi oltre il bordo, nel nero.
I bravi bambini stanno zitti e guardano, ma io non sono un bravo bambino, non mi aspetto regali da Babbo Natale quest’anno e quindi urlo perché voglio che tutti sentano, anche se alzano il volume della televisione, voglio che mi sentano.
Perché non potranno ignorarmi per sempre…
 
 
***
 
HOLA! ^_^
 
Sono sempre io, avete visto che una volta tanto sono stata puntuale con il postare i capitoli? Me lo merito un applauso piccolo piccolo?
*Balle di fieno*
Ok, come non detto. ^^’’
Penso che qui ci sia da dire ancora meno del solito, la scena è molto breve; ma sinceramente non volevo scendere troppo nei dettagli, anche perché, dopo un trauma del genere, dubito che la mente sia così limpida da poter rivivere alla perfezione ogni singolo istante. Se ve lo state chiedendo, sì, la confusione è voluta. u_u
Siamo quasi alla fine, gente… tenete duro, mi raccomando. :P
Come al solito, quello che ho detto nella Parte Prima continua a valere anche per questa parte, con la solita eccezione della Challenge: “La sfida dei duecento prompt” indetta da msp17 … il prompt questa volta è il 122) Freddo… mi sembrava il più adeguato, poi ditemi voi… ^^’’
Ehm, non dovrei avere più niente da dire se non che manca solo più un capitolo e ho finito! ^^
Ci sentiamo presto (o almeno spero, visto che siete passati in 98 a leggere questa Mini Long, ma nessuno ha commentato) … per venerdì sera posterò l’ultima parte, spero di trovarvi lì.
A presto,
ByeBye
 
Come sempre… Vostra ManuFury! ^_^
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: ManuFury