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Autore: CanYouFixTheBroken    20/08/2014    1 recensioni
[...] Esitai per qualche secondo: Niall Horan mi stava porgendo la sua mano! Mi ripetevo “mantieni la calma, mantieni la calma”. Allora misi la borsa in spalla e nel momento in cui le nostre mani si sfiorarono sperai che il tempo non si fermasse per poter stare così più tempo possibile. CALDO CALDO CALDO CALDO!
Ci incamminammo per la macchina in silenzio e ci sedemmo in attesa degli altri.
-Adesso conoscerai meglio gli altri-
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro


Forse eravamo poco più vicini di quanto lo fossimo stati quella mattina. Ero un po’ in imbarazzo, visto che eravamo in pigiama. Lui invece sembrava più sicuro di quella mattina, anche perché, molto probabilmente preso dall’euforia di quel momento, disse:
-Ciao- mentre avvicinava sempre di più il suo volto al mio-dovresti dormire, scusa se ti ho disturbata-si avvicinò ancora di più a me e mi diede un bacio sulla guancia e come fa un bacio del genere a farti provare tante sensazioni? Fu lento e emozionante, o almeno quanto più può esserlo un semplicissimo bacio sulla guancia.
-Non credo riuscirò più a prendere sonno per questa notte- dissi così ma molto probabilmente non sarei proprio mai più riuscita a dormire.
Sorrise, era logico che avesse capito il significato di quella frase: ad una fan non rimarrebbe mai indifferente un bacio di Niall Horan e a dire la verità, vista la sua bellezza non rimarrebbe indifferente a nessuno. Comunque, nonostante avesse capito, mi chiese: 
-E come mai?- lo disse con soddisfazione, quasi compiaciuto.
-Perché non ho più sonno- gli risposi con il sorrisino di chi non voleva stare al gioco per orgoglio.
Eravamo poco più distanti ma ancora potevo sentire il suo respiro. Non si aspettava quella risposta e quindi rimanemmo in un silenzio che parlava da solo attraverso i nostri occhi e più passavano i secondi, più diventavamo una cosa sola. Eravamo noi due, solo noi due e in un attimo eravamo riusciti ad entrare uno dentro l’anima dell’altro. La sua espressione era cambiata, era un po’ più seria. Non avevamo più cose da dire, eravamo ancora in silenzio ma non in imbarazzo: stavamo facendo uno scambio di emozioni, di sensazioni, paure e tentazioni, uno scambio di sguardi. C’era intesa, mi sentivo protetta. 
A un certo punto si avvicinò sempre di più, più di quanto lo fossimo stati poco prima, lo guardavo ancora negli occhi e il suo respiro ormai mi accarezzava il volto. Era evidente che volesse baciarmi, sulle labbra questa volta. Sarebbe stata a cosa giusta da fare? Quella notte era così euforico… lo so, lo so che questa non è una scusa e sinceramente una ragione al fatto che indietreggiai prima che potessimo anche solo sfiorarci ancora non l’ho trovata. Però, seriamente, cosa sapevo veramente di lui? Un bacio non è una scemenza, per me. Ok, ditemi pure che sono una stupida romanticona, ma era ancora troppo presto. 
Ci rimase un poco male, sicuramente non succede spesso che una ragazza gli rifiuti un bacio. Fingemmo entrambi indifferenza, anche perché quel momento sì che fu imbarazzante. Per allentare la tensione sorrisi e mi alzai in punta di piedi per vedere cosa stessero facendo gli altri ragazzi che erano dietro di lui, ma non c’erano più. Quando erano andati via? Non mi ero accorta di nulla.
-Ehi… ma gli altri?- gli chiesi con finta, ma convincente disinvoltura.
Lui si girò e disse: -Saranno tornati in stanza senza che ce ne accorgessimo, l’avranno fatto apposta-.
-E come mai?- glielo chiesi con lo stesso sorrisino compiaciuto con il quale poco prima lui mia aveva posto quella domanda.
-Molto probabilmente per farmi uno scherzo- era evidente che, come me prima, non volesse darmi la soddisfazione e stare al gioco. Forse per vendetta per aver indietreggiato?
-Certo- gli risposi tranquillamente ma un po’ ero delusa perché a dire la verità speravo che mi desse soddisfazione con una risposta del genere “Per lasciarci soli, perché io ti baciassi”, ma cosa pretendevo? Che stupida…
-ma, che…- fui interrotta da una voce robusta.
-NIALL! NIALL! HORAN!- urlava.
A Niall venne il panico, ma perché? 
Sentita la voce Niall sgranò gli occhi e con una faccia impauritissima disse:
-Oh cavolo! Devo scappare! Ci vediamo tra qualche oretta per la colazione? Ci conto!- mi stampò un velocissimo bacio sulla guancia e corse dalla parte opposta da cui proveniva la voce che lo chiamava. Quasi a metà strada però si fermò per girarsi ancora una volta verso di me e dire:
-Ma, aspetta, io non so neanche come ti chiami!- 
-Eleonora.- glielo dissi un po’ perplessa, non perché mi fossi dimenticata il mio nome, ma perché sinceramente non avevo riflettuto al fatto che ancora non sapesse neanche il mio nome. Questa cosa mi fece riflettere: lui era Niall Horan, bello e famoso quanto vuoi ma era un ragazzo normale. Adesso ero certa di non aver fatto un errore a scansarmi, quando aveva provato a baciarmi.
-Va bene, Eleonora. Ci vediamo dopo!- disse così e poi ricominciò a correre con il sorriso in faccia.
Lo guardai andare via e anche quando scomparve dietro l’angolo del corridoio continuai a guardare in quella direzione, non so perché. Ero scioccata in senso positivo, non riuscivo a smettere di pensare a tutto quello che mi era successo e provare una ad una tutte le sensazioni che avevo provato poco prima. Lentamente rinchiusi la porta ed entrai in camera. La sveglia segnava le 2.44, era strano pensare che il tempo fosse passato, perché in quei momenti mi sembrava che tutto si fosse fermato.
Mi coricai consapevole che comunque quella notte non avrei dormito.

Di solito sono poche le volte in cui mi sveglio veramente di buon umore, anche se mi basta poco per essere felice. Una giornata soleggiata, nessun pensiero, la mamma che mette il cd che preferisce e che io non posso fare a meno di adorare perché è quello che ascoltava quando ero bambina. Quella mattina non avevo quel cd che risuonava dal cd alla cameretta, la luce della giornata era la solita londinese, con il sole coperto dalle nuvole e cavolo se di pensieri ne avevo, per la testa. Comunque alla fine ero riuscita a dormire si e no mezz’oretta tutta la notte, ma quando la sveglia suonò (alle 9.10 circa) sonno non ne avevo per niente. Non potevo dormire, i pensieri proprio non mi davano tregua, neanche per un secondo: quello che mi era successo in una sola giornata… è veramente poco quando dico che non riuscirei mai a descrivere a parole quello che provavo.

Già al primo squillo della sveglia sbarrai gli occhi, mi tolsi il lenzuolo che mi copriva e stetti due secondi seduta nel letto, per decidere in mente ciò che avrei indossato. 
Controllai nella valigia dove per fortuna avevo messi i miei pantaloncini preferiti, a vita alta e blu; la maglietta era una canottiera bianca, larga abbastanza da far vedere che gli shorts erano a vita alta; sandali alla schiava beige e borsa abbinata. Di solito non mi curo troppo di quello che metto per uscire e quella volta feci altrettanto: non punto mai alla perfezione e ad ogni modo vestita in quella maniera ero sicura di me, perché essenzialmente io mi piaccio anche se come tutti gli adolescenti ho i miei giorni NO. L’autostima è una cosa importante, secondo me, anche solo per uscire fuori di casa la mattina. Autostima, però, intesa come la consapevolezza della propria bellezza interiore perché, l’avrete sentito tante volte, ma la bellezza esteriore è veramente, veramente troppo sopravvalutata.

Comunque, ero pronta e sarei potuta scendere se Lucia non stesse ancora dormendo. Le provai tutte e quando stavo per raggiungere il limite della pazienza e lei ancora non si era svegliata, decisi di tirare il lenzuolo sul quale dormiva e buttarla direttamente già dal letto.
-OHHH- esclamai quando finalmente diede segni di vita. Come mi aspettavo ebbe una reazione strana e forse un po’ esagerata: si strofinò gli occhi con la mano destra e quando capì che si trovava a terra, si mise di colpo in piedi ma in una posizione che sembrava tanto l’inizio di una mossa di Kung Fu, con i pugni serrati nelle mani. Ma che stava sognando?!
Quella ragazza era molto strana, ma mi divertiva. Nel frattempo la guardavo scioccata, mi allontanai di qualche centimetro da lei e le dissi:
-Vestiti, per favore sbrigati! Ti devo raccontare una marea di cose!-
-Ma mi scoccia!- lo disse mentre si stiracchiava le braccia e sbadigliava.
-C’è la colazione…- e dopo che lo sentì, Lucia fece un sorriso 36 denti, ma fece una faccia incuriositissima quando le dissi: -… e mi dovrei vedere con Niall-.
-Cooooosa?! Mi prendi in giro? Guarda che il fatto che ti abbia detto “ci vediamo” ieri mattina non significa che avete un appuntamento- lo disse un po’ esitando, pensando che quella frase mi avrebbe ferita o disillusa.
-Ma guarda che lo so, Lucì, fidati di me, vestiti che comincio a raccontarti.-
-Mmm… va bene.-

Ci fermammo due secondi contati per avvertire i miei genitori e di fretta, mentre le raccontavo quello che era successo la notte prima, scendevamo le scale per andare a fare la colazione che si sarebbe tenuta nel ristorante dell’albergo.
-Cavolo! Sei proprio fortunata Ele!- disse Lucia con un pizzico di evidente invidia dopo che finì di raccontare.
-Già… ma non voglio illudermi troppo.- cercavo di convincere Lucia e me stessa che non fosse già successo.
Quando varcammo la soglia del grande arco che separava il grande salone dal ristorante, il cuore mi batté forte. L’orario di chiusura per la colazione era previsto per le 11.30 ed erano le 10.20 circa in quel momento.
Presi il mio tè, perché odio il latte, e mi sedetti con Lucia in un tavolino qualsiasi ma che mi permettesse di tenere d’occhio le persone che entravano ed uscivano. Alle 10.40 avevamo già finito, ma magari lui era in ritardo e decisi di aspettarlo. Arrivate le 11.00 cominciai, com’è mio solito, a fare film mentali, ma mi consolai perché la maggior parte delle volte erano mie paranoie inutili e comunque ancora c’era mezz’ora. Solo quando si fecero le 11.20 entrarono nella testa un sacco di domande: e se non fosse venuto? Non volevo pensarci. Sapevo di sbagliare ad illudermi, ero proprio una stupida se pensavo che a Niall Horan importasse di me.
Non si era presentato in 2 ore e 10 minuti non avrebbero fatto la differenza, o no?
  
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