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Autore: gaiaazzurrarandazzo    21/08/2014    1 recensioni
Due ragazzi che non si assomigliano, se non per un particolare: la loro bellezza. E lo straordinario potere che i loro sguardi hanno su Aline. I loro occhi azzurro-cielo, attraevano alla stessa maniera la ragazza.
Due segreti celati al resto del mondo, un duplice amore, una lotta tra Bene e Male.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giornata dopo la scuola passò tranquilla.
Fu un venerdì ozioso, ma la cosa non mi dispiacque; anzi, mi venne un'idea per l'indomani, visto che il sabato non c'era scuola: sarei uscita con Roberto per mettere in chiaro tutto.
Sì, era la cosa migliore da fare! Dovevo parlargli a quattrocchi e spiegargli una volta per tutte che doveva smetterla di ignorarmi e di comportarsi da bambino. Non si può costringere qualcuno ad amare, per quanto, l'amore non corrisposto sia terribile. 
In fondo lo facevo anche per il suo bene, per evitare che si illudesse e si affezionasse.
Se glielo avessi detto molto più in là sarebbe stato peggio.
Perciò gli inviai un sms.
Non rispose subito, ma una volta ottenuta la sua risposta, ci mettemmo d'accordo sul luogo in cui incontrarci: un piccolo bar vicino casa mia, il Luxury.


Per essere aprile, c'era un freddo cane!
E di certo la mia spavalderia, equivalente soltanto ad una maglietta di cotone, non contribuì per niente ad alleviare il freddo...o forse, il gelo, l'avevo anche a causa deòla persona dinanzi a me.
Roberto stava in piedi davanti il Luxury, con il suo iPhone in mano, intento a scrivere qualcosa. Era vestito come al solito, felpa, jeans trasandati e converse.
Allungai il passo e fui subito davanti a lui.
Mi sa, che quella maglietta scollata com'era, avrei potuto evitarla, dal momento che quando mi vide, guardò prima il mio seno con un sorriso malizioso, che me.
Lo salutai con uno "ciao" al quale lui rispose con un sorriso raggiante.
Lo scorso pomeriggio, quando gli avevo chiesto di uscire, non ne avevo precisato il motivo, dal momento che dopo la sua dichiarazione/confessione, non ci calcolavamo più granché.
Doveva pensare che quel sabato avessi avuto voglia di vederlo.
Era pur sempre il mio migliore amico, e, certo che volevo vederlo, ma ero lì per altri motivi.
"Sediamoci, dai." dissi, e ci sedemmo al tavolo più vicino.
"Senti..." dicemmo all'unisono e scoppiammo a ridere insieme. 
"Comincio io." replicò Roberto con voce grave.
"Sai, ci ho pensato, al fatto dell'essere un tuo potenziale ragazzo..."
Cominciavamo bene. Mi avrebbe risparmiato la fatica, e mi sarei sentita molto meno in colpa.
"...e ho capito che non potrebbe funzionare per due motivi. Primo, anche se non parli spesso con me di queste cose, e preferisci sfogarti con Jessica, so che Jonathan avrà sempre un posto speciale nel tuo cuore. E' stato il tuo primo ragazzo, lo capisco. Capisco che dopo tutto quello che ha fatto e soprattutto dopo che sei stata costretta a lasciarlo, lui per te sarà sempre un chiodo quasi fisso...come dire...posso immaginare quanto sia difficile, anche se è passato tempo, e l'ultima cosa che voglio è farti pressioni."
Si vedeva che faceva un po' di fatica a parlare. Non era mai stato tanto bravo con le parole, e in fondo, sapevo pure che rinunciare a me, restare amici, era stata una scelta combattuta per lui. 
Lo conoscevo, conoscevo Roberto, e sapevo com'era fatto. Una corazza di finta apatia per nascondere la tristezza, il dolore, la rabbia.
"Secondo, non credo di...essere, sì, insomma, non credo di essere abbastanza per te. Da quel viaggio qualcosa in te è cambiato. Sei come dire, più solare, ed evidentemente non sarà per le nuove amicizie fatte. Avanti, Aline, almeno dimmi chi è." sentenziò in tono piatto.
Lo guardai intensamente per capire se sapeva, oppure se era stata Jessica a dirgli qualcosa.
Le avevo riferito tutto, dopotutto lei era la mia migliore amica, e a fine telefonata aveva commentato il tutto dicendo soltanto "Ma sarà un maniaco, lascialo perdere, Ali!" 
Il che però non era servito a farmi togliere Gabriel dalla testa.
Comunque non mi andava di mentire a Roberto.
Sicuramente qualcosa sapeva, e mentire avrebbe complicato tutto.
"Robi, ascoltami bene.Voglio che tu sappia che sei più che abbastanza, davvero. Non esiste ragazzo più dolce, comprensivo e carino di te, ma non penso di poterti rendere felice. Soffriresti, e non è ciò che voglio per te. Tu meriti di meglio. E se anche per caso, ti venisse in mente che il motivo per cui non sto accettando di stare con te, sia quel ragazzo, Gabriel, fidati che non è così.
In realtà non so se mi piace davvero o è solo attrazione. Solamente, mi incuriosisce.
E, che stronza sarei, a stare con te mentre invece penso a lui?
Sul serio, Robi, ti voglio bene e voglio che tu non lo dimentichi mai.
Tutti questi anni d'amicizia, credimi che non sono andati a vuoto. Sei il mio migliore amico, anche tu hai un posto nel mio cuore." replicai con un filo di voce. Stavo per scoppiare, non reggevo più nulla.
Avevamo entrambi gli occhi lucidi ma non osammo lasciarci andare alle lacrime.
A quel punto, lui si alzò dalla sedia e mi venne ad abbracciare, come se nulla fosse accaduto, come se la nostra amicizia non fosse mai arrivata al capolinea.
"Ti voglio bene anch'io, stupida. Mi ci vorrà del tempo, ma mi abituerò di nuovo a tutto. Te lo prometto." mi sussurrò nei capelli. 
Eravamo così vicini che potevo sentirne il profumo, lo stesso di sempre.
"Ehi, voi! Potete scambiarvi smancerie quanto volete, ma se non ordinate qualcosa, potete anche andarvene!" ci urlò contro il proprietario del bar.
Con un sorriso complice, entrambi uscimmo dal bar, decisi a fare una passeggiata.
Via Libertà era sempre bellissima, con i suoi mille negozi, con qua e là piante e fiori che davano quel tocco di verde in più.
Stavamo passando davanti un negozio di Liu•Jo, quando mi sentii prendere la mano.
Oh, no.
Ma non aveva proprio capito, allora?
"Rober..." iniziai, carica per un tu per tu, ma lui mi lasciò di scatto la mano e sorrise imbarazzato, grattandosi la testa.
"Scusa, Ali. Prima lo facevamo sempre...solo che adesso l'istinto che mi porta a voler prenderti la mano, o altro, è ben diverso dall'amicizia. 
Scusa, migliorerò."
"E va bene, per questa volta potrei anche perdonarti." risposi buttandola sullo scherzo, per stemperare l'atmosfera.
Volevo che le cose andassero nel verso giusto, lo volevo con tutta me stessa.
Avevo già perso tante di quelle persone, in soli 16 anni, e non ero intenzionata a perderne un'altra. Il mio migliore amico per di più!
"Oh, Ali, sono le sei. Ti va un gelato o preferisci andare a casa? Per me, è uguale alla fine."
"Vada per il gelato!" 
Mi sorrise. Uno di quei sorrisi veri, che ti trapassano il cuore. Un sorriso vero dopo tanto tempo che fece traboccare il mio, di cuore, di felicità.

"Grazie per la giornata. Ti sono molto grata per la comprensione, sei il miglior migliore amico di sempre!" gli sussurrai mentre eravamo stretti in un altro abbraccio, sotto casa mia.
"Ti voglio bene, ci vediamo lunedì." affermò staccandosi da me con un sorriso.
Mi avviai verso il portone, infilai la chiave ed entrai. 
Mi voltai un secondo, per vedere se Roberto era ancora là, ma lui non c'era.
Avrei voluto rivolgergli un altro sorriso prima di salire.
Di solito prima facevamo sempre così.
Provai una fitta di delusione immischiata a nostalgia, ma fu meglio così.

"Aline?"
"Sì, mamma, sono io."
"Mi sono dimenticata di dirti che ieri mentre svuotavo la tua valigia, ho trovato un foglietto ripiegato sul retro. E' sopra la mensola della cucina, fai tu."
Risposi con un cenno del capo, ma volevo solo stare in camera mia. Ad ascoltare musica, magari.
Il resto lo avrei fatto dopo.
Perciò mi stesi sul letto e premetti il tasto Play dell'iPod.
Nuvole bianche era da sempre il mio calmante contro lo stress, e anche quella volta non fallì.
Ripensai al pomeriggio passato con Roberto e a tutti gli anni di amicizia, a tutte le cazzate combinate, alle risate, alle notti insonni parlando al telefono, anche alle litigate, alle lacrime, ai 'ti odio' che finivano in un abbraccio.
Roberto era la mia infanzia e parte della mia adolescenza, era il mio rifugio segreto quando tutto andava storto.
Era come se avesse l'anima identica alla mia, come se fosse il pezzo complementare della mia vita.
Mi venne in mente una frase di Richard Bach: "Un'anima gemella è chi ha serrature ove entrano le tue chiavi, e chiavi che aprono le tue serrature."
E in fondo noi eravamo stati così, da sempre.
Non avevamo mai avuto bisogno di grandi parole per esprimere i nostri pensieri all'altro.
Roberto era speciale.

Quella sera mangiai pizza (fosse stato per me l'avrei mangiata ogni sera), si può chiedere di più?
Stavo sparecchiando la tavola quando mi saltò all'occhio un bigliettino poggiato sulla mensola dei liquori e bevande varie.
Mi allungai sulle punte e lo presi.
Lessi velocemente quella breve frase:
Aline, se ti va qualche volta possiamo farci un giro!
3887100922
G.C.

Era il numero di telefono di Gabriel.


Hola, people.
Mi scuso dall'inizio con quelle poche persone che leggono la mia storia, se la pubblicazione di questo sesto capitolo è stata molto tardiva.
Ultimamente, non ho molta voglia di scrivere, non so, non mi cagate ahah
Spero che questo capitolo sia riuscito, e in caso qualcuno volesse sapere la data del prossimo, non credo di riuscirla a dire adesso.
Più che altro, posso solo dirvi che scrivo quando ho l'ispirazione.
Alla prossima! :)


 
   
 
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