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Autore: holdmehaz    21/08/2014    3 recensioni
Guardo il cartello sopra la Porta [...]
Zayn.
ZAYN.
L’anima che brillava di più, quella che mi ha guardato e sorriso, si chiama Zayn. Anche se so che, quando nascerò, non ricorderò più questo momento, cerco di fissarmi in testa il suo nome. Mi ricorderò per sempre di Zayn.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C a p i t o l o   1 1 :   S t o p   a n d   e r a s e









Busso alla porta d’ingresso della casa degli One Direction e quel rumore, bensì leggero, mi provoca fastidio. Mi sono svegliata a mezzogiorno circa con un mal di testa lancinante, causato dagli alcolici della sera prima, e l’aspirina tarda a fare effetto.
Alcuni ricordi della sera precedente sono nitidi, come la pressione delle sue labbra sulle mie e il modo in cui le sue mani percorrevano il mio corpo.
Altri, come la forma del suo viso e il colore dei suoi occhi, risultano sfocati, come se il mio cervello stesse cercando di non farmi riconoscere il ragazzo che ho incontrato.
Con molta probabilità, però, non ricordo i dettagli fisici del ragazzo perché sono stata troppo presa dal modo in cui mi ha fatto sentire e dai suo baci per poter pensare ad altro.
Devo parlarne con Harry, forse lui potrà dirmi qualcosa, aiutarmi a capire. Perché avevo provato quella forte attrazione per uno sconosciuto? Perché mi sono abbandonata completamente a lui anche se il mio cervello mi urlava che mi stavo comportando da perfetta puttana?
Non ero riuscita a sopportare gli sguardi di Sam, Alex e Clover. Mi avevano pescata alle tre del mattino ancora su quel divanetto con quel tipo, e mi avevano trascinato via a forza. E questa mattina non sono riuscita a sostenere i loro sguardi, così pieni di critiche e di delusione.
Così ero fuggita in macchina e, dopo un lungo giro, eccomi qui ad aspettare che il riccio mi apra. Spero che non mi guardi nello stesso modo in cui mi hanno guardato le mie amiche, non riuscirei a sostenerlo.
Ad aprirmi la porta, però, non è Harry.
«Chi è?» chiede Zayn con voce leggermente impastata. Ha il viso assonnato, i capelli arruffati, il petto nudo e dei pantaloni a jeans che hanno l’aria di essere appena stati indossati di fretta. Credo che sia un vizio di tutti i ragazzi dormire in boxer.
Spalanca i suoi magnifici occhi castano chiaro quando si rende conto di chi ha di fronte. Di sicuro non si aspettava di trovarmi qui, alla sua porta. Apro la bocca per dire qualcosa, ma improvvisamente la trovo asciutta.
Sento i battiti del mio cuore rimbombare nelle orecchie e la voce non vuol salire dalla mia gola, ma spero che Zayn non noti la mia reazione. Dopo qualche secondo mi schiarisco la voce.
«Cerco Harry» rispondo semplicemente, tanto sa certamente chi sono.
«Non c’è» mi informa, mentre lo stupore abbandona lentamente i suoi occhi per lasciar spazio al solito disprezzo. Mi sento improvvisamente stanca di tutta questa situazione ridicola, stanca di soffrire e di far soffrire lui.
«Dov’è?» domando, pronta a carpire l’informazione ed andarmene per raggiungere il mio amico. Non voglio più vedere Zayn, mi provoca solo dolore e nostalgia per qualcosa che, evidentemente, non c’è più.
«Agli studi di registrazione, con gli altri» dice, ed ho l’impressione che anche lui vuole che io vada.
Comando al mio corpo di voltarmi ed andarmene senza nemmeno salutarlo, ma per uno strano motivo non reagisce. Sono lì bloccata davanti a lui, e la mia bocca si apre prima che possa realizzarlo.
«Come mai tu non sei andato con loro?» mi sfugge, e maledico me stessa per aver dato sfogo a questa mia curiosità.
«Che te ne frega?» sbotta lui alzando un sopracciglio. So che farei meglio ad andarmene, perché rischio solo di farmi più male, ma ormai è fatta e non voglio lasciar perdere.
«Uhuh, che suscettibile. Che c’è, ti hanno cacciato fuori dalla band?» chiedo sogghignando, facendo leva sul suo orgoglio. So che così non arriverò a nulla, mi renderò solo più odiosa, ma improvvisamente mi importa davvero della risposta.
«Certo che no» dice a denti stretti. Poi si guarda intorno e mi fa spazio per entrare. «Entra, o vuoi continuare il tuo interrogatorio qui all’aperto?» borbotta.
Stupita, gli passo accanto ed entro nell’ampio salone. Non riesco a credere che mi abbia fatto entrare, credevo che preferisse la tecnica del “respira la sua stessa aria il meno possibile e mentre lo fai prova in tutti i modi a mandarla via”.
«Hai fatto colazione?» mi chiede mentre si dirige a passi felpati verso la cucina. Noto che è a piedi scalzi.
«In realtà no» sono fuggita via il prima possibile termina la mia mente. Mi fa segno di seguirlo ed io gli trotto accanto.
«Non sono un bravo cuoco, posso riscaldarti al massimo un po’ di latte» ammette Zayn alzando le spalle. Vedo i suoi muscoli rigidi, segno che è piuttosto nervoso, ma sta cercando di essere gentile.
«Grazie» sussurro, e la mia voce rimbomba nella casa vuota. Zayn mi ha sicuramente sentito, ma non risponde in alcun modo. Non posso credere che sia gentile con me.
Prende un pentolino e versa dentro di esso un po’ di latte, poi lo mette sopra il fornello più grande e cerca l’accendino della cucina da qualche parte.
Quando lo trova, lo accende e cerca di accendere contemporaneamente il fornello, ma dai suoi modi si capisce che non l’ha mai fatto prima d’ora.
«Lascia fare a me» dico in tono gentile e gli prendo l’accendino dalle mani.
«So fare anche da solo» borbotta cupo, mentre sposto il pentolino sul fornello più piccolo e lo accendo velocemente.
«Non lo metto in dubbio» dico, e non uso alcun tono sarcastico. Se lui si sta sforzando di essere ospitale, io voglio essere gentile con lui e provare, magari, a far pace. Lo sento sospirare dietro di me, mentre si siede in una delle sedie intorno il tavolo.
«Sono rimasto qui perché dormivo. Ieri notte ho fatto tardi e loro non mi hanno svegliato. Se vuoi parlare con Harry puoi venire con me, tra poco li raggiungo» mi propone, e sento il mio cuore perdere un battito. Ha risposto alla mia domanda e si sta offrendo di portarmi con sé, è più che un passo avanti.
«Vengo, grazie» faccio sorridendo, anche se lui non può vedermi. Spengo il fornello e scendo il pentolino dal fuoco. «Dove sono le tazze?» domando poi aprendo tutti gli stipetti e prendendo miele, caffè e zucchero, ma non trovando le tazze.
Sento i piedi della sedia strisciare sul pavimento e poi i suoi passi. Subito dopo è accanto a me e sta prendendo due tazze da uno scaffale in alto, fuori dalla mia portata.
«Eccole» dice porgendomele. Le prendo dal manico, le nostre mani si sfiorano per un secondo e sento un brivido che mi risale dalle braccia.
I nostri sguardi si incrociano e vedo, riflesse nei suoi occhi, le stesse emozioni che mi percorrono il cuore: stupore, nostalgia, desidero, tristezza.
Poi vedo un guizzo e l’orgoglio prendere il posto di quelle emozioni intense. Sposta lo sguardo altrove e si allontana, non solo fisicamente, risedendosi al suo posto.
Con mani tremanti e lacrime agli occhi, verso il latte nelle due tazze e metto in una tre cucchiaini di miele ed uno di zucchero, nell’altro caffè e due cucchiaini di zucchero.
Porto le tazze a tavolo e metto il latte col miele davanti a Zayn e quello più scuro davanti a una sedia vuota. Ritorno a prendere i biscotti rotondi, col buco al centro, e porto anche questi a tavola.
Poi mi siedo davanti alla mia tazza e, prima di bagnarci i biscotti, ne sorseggio un po’ sperando che serva a riscaldare il mio cuore e a scacciar via le lacrime.
Finalmente mi concedo di guardare nuovamente Zayn. È immobile e fissa la tazza che gli ho messo davanti come se ne fosse ipnotizzato. Poi il suo sguardo si sposta sulla mia tazza e subito dopo su di me.
«Proprio come una volta» sussurra, più a sé stesso che a me. Una fitta al cuore mi ricorda di quando, da piccoli, eravamo soliti sederci insieme a fare colazione.
Automaticamente, senza pensarci, avevo preparato il latte nello stesso modo. Automaticamente, avevo preso gli stessi biscotti che inzuppavamo.
«Già, proprio come una volta» ripeto, e una strana amarezza mi inonda.





Passiamo il resto del tempo in silenzio, tranne che per qualche suo ordine freddo. Passo tutto il tempo in cui siamo nella stessa macchina a guardarmi le mani e a torturarmele.
Eppure, devo riuscire a parlare prima di arrivare agli studi di registrazione. Devo cogliere l’occasione, adesso che siamo solo noi due e lui sembra provato.
Dopo un sospiro enorme, mi decido a interrompe quel silenzio opprimente.
«Zayn, io...» comincio, e vedendo che non mi interrompe continuo. «Volevo dirti che...che mi dispiace un sacco per tutto questo. Devi sapere...Devi sapere che sono consapevole che il mio è stato...l’errore più grande che potessi commettere, ma...» singhiozzo, e mi viene difficile trovare le parole giuste.
Perdonami, per favore.
Sono a pezzi.

Sto per continuare, sto per dirglielo, quando improvvisamente l’auto si ferma.
«Siamo arrivati, scendi» mi ordina freddo, aprendo il suo sportello e scendendo. Resto a fissare il posto del conducente, dove pochi istanti prima c’era lui. Il dolore al petto mi sta opprimendo.
Con un sospiro, cerco di ricacciare indietro le lacrime e scendo. Lui è lì, sul marciapiede, e mi sta aspettando.
Non piangere, stupida mi dico, e quasi quasi mi do uno schiaffo da sola.
Alzo gli occhi al cielo. Sbatto le palpebre velocemente, cercando di asciugar le lacrime che stanno per cadere. Tiro su col naso.
Non qui, non adesso. Non davanti a lui penso, e quando abbasso lo sguardo incrocio il suo, che distoglie un attimo dopo. Mi ha visto a pezzi.
«Andiamo» si limita a dire, dirigendosi verso l’entrata degli studi. La sua voce era appena incrinata, cosa prova adesso che mi ha visto in quello stato?
Sembra conoscere il luogo, infatti procede sicuro tra i corridoi e le strade. Molti lo riconoscono e non dicono nulla, altri mi guardano perplessi e Zayn è sempre pronto a dire: «Lei è con me».
Finalmente arriviamo in fondo ad un corridoio e lui apre una porta. Dentro, una stanza di registrazione. Dietro il pannello di vetro vedo gli altri quattro intenti a cantare accanto al microfono, mentre invece dall’altra parte, davanti alle apparecchiature, ci sono due uomini.
«Sono arrivato, Bob» dice Zayn chiudendo la porta alle mie spalle. L’uomo più in carne fa segno all’altro di interrompere e la musica cessa. Vedo i ragazzi dietro il vetro che si guardano intorno e poi ci vedono.
Harry sembra piacevolmente sorpreso della mia presenza, mentre Niall guarda scioccato prima me e poi Zayn, spalancando la bocca. Ormai mi sembra più che chiaro che Niall sa di noi. Forse è l’unico.
Il riccio attraversa la porta che ci divide e si fionda su di me, circondandomi la vita con un braccio e stringendomi a sé.
«Ciao Taylor! Come mai qui?» trilla allegro. Mi sforzo di sorridere.
«Ho bisogno di parlarti. Sono andata a casa tua ed ho trovato Zayn, che si è offerto di accompagnarmi qui» spiego, cercando di sembrare allegra. Ma vedo dalla ruga di preoccupazione che gli si forma sulla fronte che no, non c’è cascato.
«Tra poco c’è la pausa pranzo, pranziamo insieme così mi racconti tutto, okay?» propone, ed io mi limito ad annuire, mentre Bob intima ad Harry e a Zayn a rientrare nella sala registrazione.





«Credevo che tu e Zayn faceste scintille» scherza Harry mentre si gode con lo sguardo il suo doppio cheeseburger. Siamo andati a mangiare al Burger King vicino gli studi di registrazione, solo noi due.
«Diciamo che non è il massimo della simpatia. Credo che la sua quasi gentilezza di oggi sia stata causata dal sonno» dico seria, addentando il mio steak-house. Pure perché è scomparsa con esso continuo nella mia mente.
«Già, ieri sera penso sia andato in una discoteca. È tornato verso le tre e mezza di notte borbottando cose parecchio strane. E facendo un sacco di chiasso» mormora aggrottando le sopracciglia e storcendo un po’ la bocca in segno di disapprovazione.
«Almeno non sono la sola» mormoro con amarezza, ricordando le mille storie che ho fatto quando, la notte prima, Alex, Sam e Clover mi hanno trascinata a forza fuori dal locale e fino a casa. Ho gridato loro contro un sacco di cose poco piacevoli.
«Che vuoi dire?» mi chiede il riccio perplesso, divorando con un sol morso quasi metà cheeseburger. Mi copro il viso con le mani dalla vergogna.
«Sono stata proprio una troia, Harry» mi lamento, e non ho il coraggio di abbassare le mani e guardare la sua espressione.
«Cosa? Perché?» domanda lui.
«Ieri sono andata in discoteca con le ragazze. Un tizio ci ha provato con me ed io... non ho resistito» ammetto, e ad ogni parola che dico vorrei solo sprofondare ancora più giù nel terreno.
«A-avete fatto sesso?» sbotta Harry, e dalla voce è chiaramente stupito.
«No, ma abbiamo pomiciato. E lo sai qual è la cosa peggiore?» chiedo, e non aspetto la sua risposta prima di continuare. «Mi è piaciuto!» gracchio, dicendolo per la prima volta ad alta voce.
«Mi sono sentita dannatamente bene, e non mi sentivo così...» da quando avevo un incubo e mi svegliavo e correvo nel letto di Zayn, dritta tra le sue braccia «...da tanto, troppo tempo» mi limito a dire, invece.
Sento le mani di Harry prendermi delicatamente i polsi, e poi dolcemente mi spinge le mani verso il basso, liberandomi il viso.
«Taylor, tutti abbiamo un momento di debolezza in cui abbiamo bisogno che mani sconosciute ci consolino. La voglia che, dopo tanto tempo, qualcuno ci baci di nuovo. Non fartene una colpa, anche tu puoi permetterti di crollare qualche volta, non devi sempre essere forte. E se ti sei sentita bene, sei ti sei sentita viva come non ti sentivi da tempo, allora hai fatto la cosa giusta» mi consola il riccio.
«E allora perché mi sento così male? Una parte di me adora quel che è successo ieri, e un’altra parte lo odia e mi fa sentire ancora peggio per il fatto che la cosa mi sia piaciuta!» singhiozzo.
«Ciò che è giusto per noi, non sempre è giusto per il resto del mondo. A volte è immorale, e la parte coscienziosa di noi ci incolpa. Devi solo dar retta al tuo cuore, qualsiasi cosa esso dica» conclude Harry.
«Oddio Harry, hai detto una cosa fantastica, grazie!» esclamo, alzandomi dal mio posto e buttandomi su di lui. Sento le sue braccia avvolgermi, e mi sento al sicuro.
Ma mai come tra le sue braccia.
 
 
 
 
 
 


Nila’s Corner

Carissime!
Eccomi qui un capitolo quasi interamente Zaylor! Ve gusta? A me molto, lo adoro :3
Qui vediamo un Zayn diverso, quasi gentile, che rimane colpito quando Taylor inconsciamente prepara la stessa colazione che faceva insieme quando erano amici! Questo amici, è per farvi capire che ZAYN È UMANO, e soffre anche lui come Taylor, è solo un po’ troppo orgoglioso ed introverso. Verso la fine vediamo anche il suo ritorno alla normalità, lui che la lascia con un palmo di naso. Vorrei sottolineare però che Taylor stava per piangere, aveva gli occhi lucidi, e Zayn l’ha vista. Questa cosa provocherà una crepa nel muro d’orgoglio che Zayn ostenta nei suoi confronti?
E poi, c’è anche un piccolo momento Haylor che mi sembra d’obbligo. Sì, lo so, metto sempre momenti Haylor, ma Taylor può incontrare Zayn solo attraverso Harry, quindi non ho altra scelta per ora.
Parlando d’altro, avete visto Shake it off? Io l’ho ascoltata un centinaio di volte, e l’hanno fatta pure al tg!!! Sono già drogata persa di quella canzone, e spero che anche i nostri ragazzi smuovano i culi al più presto e ci regalino un singolo. A mio parere, poi, la canzone di Taylor è uguale ad un bel dito medio a tutti quelli che la criticano, ed il video è qualcosa di fantastimeraviglioso!
Mi sono portata avanti con la storia e sono al capitolo 14 ragazzi, ieri ho scritto un intero capitolo in un pomeriggio ma oggi non ho idee :/ Spero che in questa settimana, però, vengano in tante perché voglio continuare ed aggiungere magari un po’ di momenti Zaylor, perché quelli di oggi mi sono proprio piaciuti!
Ringrazio chi recensisce e chi legge in silenzio, grazie :) oltre che qui potete anche contattarmi su facebook, twitter, tumblr , ask ed instagram(in cui sono mary_smiles_at_you)
Ora vado, a presto!

Bye

P.S. Vi lascio un fotomontaggio Zaylor :*

 


 
  
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