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Autore: Fracare98    21/08/2014    2 recensioni
Ci sono storie che andrebbero raccontate, altre che andrebbero bruciate, altre che sono palesemente plagi. Questa può sembrare, effettivamente, un plagio e ne sono conscio. Rileggendo i capitoli, mi sono però reso conto che solo i primi tre capitoli assomigliano al noto libro del maestro Tolkien, ma ho notato come nei capitoli successivi presente nel mio pc la storia prenda un traiettoria diversa, pur essendo inizialmente molto simile. Vorrei solo che fosse letta senza pregiudizi o commenti del tipo: è un plagio, non lo leggo più. Perché, se tutte le storie meritano un'infiorettatura (cit. Gandalf), questa non lo è, tranne , ripeto, l'inizio.
Nel mondo di Entania, dove regnano molteplici razze e dove vi sono sempre più guerre, nella regione della Mensania, un prode giovine di nome Baldo Multilande viene scelto per salvare il mondo dalle molteplici guerre nate fra razze e contro l'oscuro re che vuole impadronirsi del mondo, Lo Sterminatore. Molte storie ruotano attorno a quella di Baldo, con l'arrivo di nuovi personaggi e avventure parallele che interesseranno luoghi di Entania sorprendenti.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quando il sole sorse nella Mensania solo quattro o cinque persone erano sveglie, tutti gli altri dormivano beatamente e a sud-est le Porte della Mensania, porte alte in legno che segnano l’ingresso nella Mensania, erano rimaste aperte tutta notte. Fu alle prime luci dell’alba che un vecchio entrò nella Mensania da quelle Porte in legno, attraversò la Terra del Vino e dopo aver sorpassato quella città andò a sud dove prese la strada che portava a Decumania nel centro della Mensania. Una volta a Decumania si accorse di come tutti erano ancori immersi nei loro sogni, così cambiò direzione e andò a Bigna, per vedere i mulini a vento che iniziavano a muoversi lentamente per la dolce spinta del vento mattutino. Più avanti nel centro di Bigna le baracche dove si produceva dolci iniziarono ad emettere un profumo di cioccolato che invase tutta la regione. Passò un’oretta circa e poi il vecchio cominciò il viaggio per ritornare a Decumania, ma per non arrivare ancora in anticipo passò per Pozzobianco, dove assaggiò l’acqua migliore della regione che proveniva da una sorgente a nord ,  e tramite un percorso che passava fra i campi giunse a Prop, dove però non si fermò. Così ritorno da ovest verso il centro, e finalmente vide Decumania in tutto il suo splendore mattutino. Erano le nove ormai ( aveva impiegato due ore per attraversare le città elencate ) e il mercato del martedì era pieno di gente. Le case di legno erano affascinanti, così come la pace e la tranquillità di quel posto. Abitate da gentili campagnoli che nelle loro scampagnate si divertono come pochi, rincasano tardi e il mattino seguente sono distrutti dalla stanchezza. Insomma in questi luoghi regna l’eterna allegria. Il vecchio non poté non attirare l’attenzione di molti fra i passanti, tutti non capirono chi fosse, molti pensarono si trattasse di un amico di qualche anziano del paese, altri che si trattasse di un buon amico del sindaco, altri ancora non lo degnarono di attenzione. Passata la piazza il vecchio si diresse più in alto verso una casetta che stava poco rialzata su una piccola altura. Lo straniero parcheggiò il carretto trainato dal cavallo bianco in fondo ad una via e iniziò a salire verso la casa interessata a piedi. Fece un po’ di strada faticando e aiutandosi con il suo bastone, finché dopo aver fatto un po’ di strada si fermò di fronte alla casa di quello che era chiamato da tutti il  Vecchio Crack, un signore anziano che ama impicciarsi degli affari degli altri, per prendere fiato Proprio mentre il vecchio stava per ricominciare la salita, il Vecchio Crack uscì dalla sua piccola casetta e gridò al vecchio: “ Tu! Si tu! Proprio tu!” Il vecchio guardò quello che gli aveva parlato: era un vecchio signore basso, con un cappellino a forma di ciambella in testa, una spiga di grano in bocca e un pochino gobbo, in mano aveva un bastone piccolissimo, quasi inutile. 

“Sta Parlando a me?” rispose il vecchio fissandolo con uno sguardo di sfida. 

“Si tu! Tu! Proprio tu!” ripeté l’altro.

“In cosa posso esserle utile gentile signore?” rispose il vecchio grattandosi la barba.

“-Gentile signore- mi hai chiamato? Io qui vengo chiamato Crack e io sono Crack, il buon vecchio Crack. E lei chi è?” rispose Crack e avvertendo nell’aria lo strano profumo di dolce che il vecchio emanava disse:” Sei stato a Bigna? Si sente dall’odorino di torta di carote che emani”

“Beh, in effetti ci sono stato...” l’altro avrebbe voluto continuare ma venne interrotto da Crack che disse:” Lo sapevo! Comunque io qui vengo chiamato Crack e io sono Crack, il buon vecchio Crack. E lei chi è?” 

“Gentile signore non è importante il mio nome, poiché qui pochi mi conoscono, ma potrei ben ripagarla se mi facesse da guardia al cappello” il vecchio sorrise.

Crack era alquanto dubbioso e perplesso “Al cappello? Ripagarmi? E come? Io ho 170 anni, intende? Ne ho viste di cose spettacolari nella vita e non mi serve niente, perché io sono qui vivo e vegeto ancora e sono felice così. Tuttavia la sua proposta è molto allettante. Parla parla che ti ascolto!” lo incitò Crack saltellando. 

“E’ un cappello molto antico, sai? Beh, se è l’immortalità che cerchi io non te la posso dare, piuttosto ti potrei dare dei magici semi che ogni giorno si moltiplicheranno nelle tue mani sino a diventare oro vero” la proposta del vecchio si faceva sempre più interessante.

“Caro signore” Crack rise e gli fece l’occhiolino “Io ho 17o anni, intende? Ne ho viste di cose spettacolari nella vita” continuava a ripetersi “non me ne faccio niente di due semi, qui tutti sono ricchi sfondati e i soldi nemmeno gli usiamo a volte, sicuramente la brama di denaro non è un nostro vizio. Piuttosto l’età mi ha resto un gran curiosone, quindi sono disposto a controllarle il carretto se mi dice perché ha fatto un lungo viaggio per venire sin qui” 

“Cosa le fa pensare che io venga da lontano?” domandò il vecchio.

“Beh, lei è vestito come un vagabondo, se mi permette, non penso abiti qui. Noi ci conosciamo tutti, lei è nuovo” rise di nuovo Crack

“Corretta osservazione, e se vuole sapere perché sono qui le dico che sto cercando una persona...”

“Chi?” a questo punto Crack era molto più che curioso, curiosissimo. 

“Non è importante il chi ma il dove, se non ricordo male in cima a questa salita c’è una casetta dove abitava un tempo Bongo Multilande?”

Crack sorrise e i ricordi della sua giovinezza riaffiorarono nella sua mente “Si, e un tempo ci viveva anche il vecchio Adam Back. Invece quando io nacqui lì viveva l’anziana Bellanna Multilande con suo padre Cordullo, il vecchio.”

“Finalmente una buona notizia, pensavo di aver attraversato mezzo mondo per niente. La ringrazio signor Crack e arrivederla” il vecchio salutò il signor Crack, che senza rispondere tornò nella sua casetta di legno a continuare la sua tranquilla vita da pensionato. Intanto l’anziano viandante arrivò finalmente sulla cima della collinetta, dove vide con sua grande gioia un cartello sopra la staccionata di fronte ad una piccola casetta accogliente, sul cartello c’era scritto a chiare lettere: MULTILANDE e BELLANNA  

Il vecchio si grattò la barba, aggrinzò le sopracciglia e sbuffò. Non capiva se la persona che cercava era in casa o era per strada, poteva essere al mercato oppure da amici. Era venuto senza preavviso d’altro canto. Comunque mentre aspettava il visitatore decise di togliersi quegli sporchi stracci grigi che aveva addosso, mostrando un lungo abito blu, e si mise il cappello in testa, pulì il bastone in una fontanella lì vicina e attese. Attese circa due ore e mezza. Dopo aver aspettato anche troppo si alzò, aprì il cancelletto, andò davanti alla porta di casa ed alzò il bastone con l’intento di aprire la porta in qualche modo. Ma venne fermato da un sussurrare di voci: due signori non giovani stavano arrivando verso la casa e chiacchieravano con due boccali di birra in mano, poi una dei due salutò l’altro con un’esplosivo grido e poi andò verso la casa dei Multilande. Il signore aprì la staccionata e vide con grande sorpresa il vecchio di fronte a lui, rimase alquanto stupito e cercava in tutti i modi di riconoscerlo. 

“E voi chi diamine siete? Non sapete leggere i cartelli?” gridò infuriato. 

Il vecchio sopirò, grazie al cielo qualcuno era arrivato, ma al contempo alzò gli occhi al cielo perché non poteva credere che nessuno si ricordasse di lui. 

“Voi siete?” domandò il vecchio.

“Chi sono io? Chi siete voi piuttosto. Se volete vendermi qualcosa avete sbagliato casa e non toccate la mia staccionata, ci sono affezionato” ribatté l’altro “ Quindi chi siete?”

“Io vi risponderò se mi dite chi siete voi e ,se la risposta mi soddisferà, vi dirò il mio nome.” disse l’altro sorridendo.

“Come volete, spero sinceramente che abbiate sbagliato casa, comunque io mi chiamo Bongo Multilande e sono il padrone di casa Multilande” 

Il vecchio rise soddisfatto “Sono felice di averti trovato.”

Bongo lo guardò e una fiamma divampò in lui “Ma tu sei...”

“Io e te da giovani abbiamo attraversato il mondo per tuo padre, caro compare!”

A quel punto a Bongo gli si illuminarono gli occhi dalla felicità e finalmente capì chi era quel vecchio signore. “Alathriel! Alathriel! Santi numi sei proprio tu!”

I due risero e si abbracciarono come dei vecchi amici, infatti erano proprio amici di lunga data. Viaggiarono in lungo e in largo molti anni prima e poi si dovettero lasciare per motivi personali, era da ben 40 anni che non si vedevano.Alathriel era noto nella Mensania, ma dopo 40 anni era evidentemente cambiato.  

“Sei il solito vecchio, ma chi credi di essere? Sempre più uguale a quel Gandalf dei libri sei.” rise Bongo. 

“Lo so, ma sono rimasto lo stesso di quarant’anni fa. Purtroppo ho avuto da fare, ma sono riuscito a prendere del tempo libero per venire qui a trovarti.” disse Alathriel, ridendo a sua volta. Così i due presero fiato dalle lunghe risate ricordando i vecchi tempi e si diedero una pacca ben assestata sulle spalle. “Possiamo entrare?” chiese Alathriel.

“Ma certo, tu sei sempre il ben venuto. Forse la mia memoria è cambiata da 40 anni fa, ma non la mia umile e semplice casa.”

Entrarono in casa Multilande finalmente: era una casa bassa con sette o otto stanze, una dispensa ben fornita, cibo, letti comodi, un’ospitalità dignitosa, ma non troppo; un pavimento di legno di ciliegio, scaffali dorati alle pareti, un tetto a riccio rosso. Niente di più. Alathriel  seguì Bongo fino in cucina, dove riuscirono a sedersi. Bongo allestì sul tavolo di fronte a loro un banchetto con salumi, miele e formaggi, spiedini, pesce, carne ripiena, birra, vino, liquore, tutto di ottima qualità. Bongo riempì di vino due bicchieri e  gridò a squarciagola “Un brindisi in onore dei vecchi tempi?” e brindarono. Dopo aver bevuto molto e mangiato quello che per Bongo era un piccolo pranzo, andarono all’aperto. Nessun pranzo non si può concludere con una dolce musica. Sedettero su una panchina vicino all’orto e iniziarono a  cantare con allegria, si rilassarono un pochettino e ricominciarono a parlare con sollievo.

“Sei ancora un vagabondo alla ricerca di tesori nascosti?” disse Bongo, come se facesse riferimento a qualcosa accaduto anni prima.

“Se ti riferisci a quel tesoro che trovammo tu ed io in una grotta sulle montagne, no e poi di quel tesoro non ci facemmo un bel niente. Sono sicuro che i nostri amici ne hanno fatto un uso migliore di quello che ne avrei fatto io.” lo stregone socchiuse gli occhi e dalla bocca emise un canto dolce e soave.

“Beh, che dirti mio caro amico, qui sto benone, ma non posso credere che tu non abbia fatto niente da quando abbiamo preso strade diverse. Sicuramente ti sei imbattuto in qualche pericolo.”

“Molti di più di quanto tu possa immaginare, ho viaggiato quarant’anni ma mai per il mio tornaconto personale. Inoltre sono tutt’ora in viaggio.” disse Alathriel.

“Cosa stai facendo di così appassionante?” chiese incuriosito Bongo.

“Un viaggio per trovare qualcosa o qualcuno” disse enigmaticamente il mago.

“Spiegati meglio, Alathriel.” ribatté l’amico.

“Te ne parlerei, se potessi, ma è una cosa molto strana, che però interessa tutta Entania.”

“Ma, se sei ancora in viaggio, perché sei qui?” chiese Bongo.

“Sto cercando una persona di cui io possa fidarmi, una persona che mi potrebbe accompagnare nel mio viaggio, se lo volesse.” 

A quel punto Bongo si alzò dalla panchina irato, incrociò le braccia e sbuffò.

“No, no e poi no! Sai benissimo che non ho intenzione di ripartire per un altro viaggio, ne ora ne mai. Sono già andato via per molto tempo, è stata una bella esperienza, ma molto pericolosa.” gridò Bongo.

“Lo so che è stata pericolosa, ma sei cambiato in meglio grazie a quell’esperienza e sono più che motivato e pronto a dirti che ho intenzione di allietarti nuovamente. Ma qui non si tratta di ritrovare ori e diamanti o di uccidere mostri stupidi.” disse Alathriel con un tono persuasivo. Nonostante la rabbia di Bongo, Alathriel riuscì a persuaderlo con il suo tono di voce molto mesto. A quel punto il campagnolo si sedette accanto allo stregone e riprese a  cantare come prima. Lo stregone rise caldamente e riprese a parlare. 

“Il male che hai combattuto tempo fa è stato distrutto, Alathriel.” replicò Bongo

“Sempre dopo una sconfitta o una tregua il male si ingigantisce.”

“Ne sono affranto, ma non ho alcuna intenzione di combatterlo!” urlò l’altro

“Non credere che io sia uno sciocco, Bongo Multilande! Tu sei molto anziano e hai una grande esperienza alle tue spalle, ma credo che questo viaggio possa essere molto più utile per qualcuno di giovane età.”

“Ovvero? Dove vai a parare?” domandò Bongo, arrabbiato.

“Ne riparleremo, ora mi devo congedare.” concluse il mago.

Così terminò definitivamente la permanenza di Alathriel a casa Multilande per quella sera, lo stregone uscì dalla casa e si diresse a dormire nella più vicina osteria, non prima di aver ringraziato il buon vecchio Crack per avergli controllato il cappello. 

Passare la notte a Decumania non fu facile per il nostro stregone. Si diresse verso l’osteria -Il Nottambulo- e lì incontrò il proprietario, un certo Bonsoir, era una tipetto basso, magrolino, con dei lunghi baffi e sopracciglia color legno chiaro e per finire due occhiali rotondi come un’oblò. Bonsoir riconobbe subito Alathriel, perché un tempo lo stregona si tratteneva spesso nella Mensania e soggiornava nella stessa osteria e nella stessa stanza, appena incontrato Bonsoir, Alathriel lo salutò.

“Mio caro Bonsoir, sono passati molti molti moltissimi anni da quando ci siamo visti l’ultima volta!” disse lo stregone.

“Eh già” disse con una voce molto impostata Bonsoir “E’ un peccato che tu non ti sia più fatto vedere qui, ma sono sicuro che eri molto impegnato.”

“In effetti non si può dire che fossi in vacanza, ma finalmente sono riuscito a farti visita.”

Tutto d’un tratto Bonsoir abbassò la voce e si avvicinò ad Alathriel, con fare silenzioso.

“Lo vedi quell’uomo laggiù?” disse indicando una figura misteriosa avvolta in una mantello verde che ad un tavolo sorseggiava un boccale di birra rossa, un personaggio non poco strano, insolito da vedere in un’osteria.

“Si, chi è?” chiese a bassa voce lo stregone.

“Non ne ho idea, ma è un personaggio molto strano, con il viso nascosto. Ma qualcosa mi ha detto.”

“Cosa?!” domandò con fermezza il mago.

“E’ arrivato qua mezz’ora fa e ha detto che aveva un’appuntamento con un certo Alathriel e io gli risposi di accomodarsi a quello che di solito era il tuo tavolo. Ho fatto male?” a qual punto Bonsoir fissò negli occhi Alathriel.

“No, no Bonsoir caro, hai fatto benone. Grazie come al solito.” rispose l’altro.

“Di niente! Stai sempre all’erta!” lo avvisò Bonsoir, che ritornò all’entrata dell’osteria lentamente e riprese a compilare una sorta di registro.

Alathriel afferrò il suo bastone e si diresse al tavolo dell’uomo sospettoso, il quale, appena lo vide, sospirò. Lo stregone si sedette di fronte a lui ed ordinò un bicchiere di vino rosso. 

Rimasero fermi a guardarsi per alcuni minuti, aspettando che uno dei due parlasse. Alla fine iniziò il mago a parlare, con un tono di voce molto molto basso, quasi un bisbiglio.

“Ti aveva detto di essere cauto a venire qui e di non farti notare.” lo rimproverò il mago. 

“Sono stato cauto” rispose l’uomo misterioso con una voce profonda.

“Le stampelle ti hanno aiutato?” ( stampelle per imitare una finta altezza ) domandò Alathriel.

“Si, nessuno ha sospettato qualcosa... Tranne il signore all’ingresso, che mi guarda con un fare sospettoso” brontolò.

“Lo so, me ne ha parlato. Ma adesso parliamo di cose più serie, ti avrei voluto incontrare in posti più ripararti, ma mi sono recato dal nostro amico per parlargli...” lo informò Alathriel.

“Che ha detto?” disse l’altro “Ci aiuterà?” 

“Non essere così tempestivo! Non ho intenzione di coinvolgere Bongo in questa faccenda, ha già faticato nella sua vita ed è visibilmente esausto e privo di forze, ma se non sbaglio ha un figlio.” 

“E allora?” chiese scioccamente l’altro.

“Beh, se non è troppo sciocco o troppo presuntuoso dovrebbe funzionare!” disse Alathriel.

“Ti fidi di una persona senza averla conosciuta?” ribatté la persona misteriosa.

“No, questo ragazzo ha il sangue avventuroso e astuto di suo padre nelle vene, ci sarà senza dubbio d’aiuto.” precisò lo stregone.

“Mi fido di te, ma devi convincere anche gli altri.” 

“Gli altri si fideranno di me, se tu ti fiderai di me. Tu sei la loro mente, quindi non dovresti aver problemi a convincerli!” 

“Non stiamo parlando di stupidi uomini...” obiettò l’altro.

“Lo so bene” rispose Alathriel “temo di doverti avvisare anche di qualcos’altro...”

L’atmosfera divenne cupa, le poche luci che nella stanza accogliente dell’osteria brillavano di luce propria, si spensero. Poche candele rimasero accese e lo sguardo dello stregone era così cupo che l’uomo avvolto nel mantello verde si spaventò. 

“Cosa sta succedendo?!” 

“Il male in questo mondo si muove troppo in fretta! I nostri pochi alleati non sono più affidabili, le verdi campagne si rannuvolano, l’acqua proveniente dalle vette delle montagne non è più casta e pura come quella di un tempo. Sono sicuro di essere stato seguito nel mio viaggio verso questo posto, e anche tu non sei passato  inosservato ad occhi indiscreti!”

“Non può essere! Cosa intendiamo fare?”

“Tutto a suo tempo” sospirò il mago. La luce ritornò a brillare come qualche attimo prima e le risate risuonarono nuovamente, felicità e festeggiamenti serali da campagnoli.

Detto ciò lo stregone bevve il suo bicchiere di birra e ricominciò a cantare davanti al suo compare misterioso, che intanto leggeva alcune carte molto vecchie prese da chissà dove. 

La campana della città suonò le undici di sera e così Alathriel congedò l’amico e si recò nella sua stanza per godersi un po’ di riposo, non prima di aver nascosto per bene il carretto sul retro dell’osteria. 

 Così anche Bongo Multilande andò a dormire nel suo comodo lettino al calduccio e avrebbe dovuto riposare molto, perché il giorno dopo lo attendeva l’attesa festa della Decumania, famosa ovunque nella Mensania. Molti sarebbero accorsi a festeggiare. In un certo senso anche lui si sentiva un festeggiato, perché la sua famiglia era una delle più antiche della Decumania e tutti lo sapevano. 

  
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