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Autore: Fracare98    23/08/2014    0 recensioni
Ci sono storie che andrebbero raccontate, altre che andrebbero bruciate, altre che sono palesemente plagi. Questa può sembrare, effettivamente, un plagio e ne sono conscio. Rileggendo i capitoli, mi sono però reso conto che solo i primi tre capitoli assomigliano al noto libro del maestro Tolkien, ma ho notato come nei capitoli successivi presente nel mio pc la storia prenda un traiettoria diversa, pur essendo inizialmente molto simile. Vorrei solo che fosse letta senza pregiudizi o commenti del tipo: è un plagio, non lo leggo più. Perché, se tutte le storie meritano un'infiorettatura (cit. Gandalf), questa non lo è, tranne , ripeto, l'inizio.
Nel mondo di Entania, dove regnano molteplici razze e dove vi sono sempre più guerre, nella regione della Mensania, un prode giovine di nome Baldo Multilande viene scelto per salvare il mondo dalle molteplici guerre nate fra razze e contro l'oscuro re che vuole impadronirsi del mondo, Lo Sterminatore. Molte storie ruotano attorno a quella di Baldo, con l'arrivo di nuovi personaggi e avventure parallele che interesseranno luoghi di Entania sorprendenti.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Era l’alba di un nuovo giorno a Decumania e moltissimi paesani si svegliarono presto per iniziare i preparativi della festa, che cadeva a inizio autunno. Sotto le fronde degli alberi alti e nelle piazze tutti i campagnoli avrebbero festeggiato fino a tardi, hanno tutt’oggi la fama di festeggiatori assennati. Bongo si svegliò che erano le otto e mezzo del mattino, un raggio di sole alquanto fastidioso attraversò i vetri della finestra e lo colpì negli occhi mentre dormiva nella sua piccola stanza ovale, si svegliò e vide che tutto il suo letto color porpora era disfatto. Mise la toga verde che usava portare tutte le mattine e scese in cucina per prepararsi caffè è miele. Una volta preparato uscì dalla porta di casa e andò a sedersi su una panchina che si affacciava sulla stradina che conduceva in centro paese. Ripensò più volte all’incontro con Alathriel e si chiese se avrebbe realmente dovuto non accettare, era ormai anziano ma le avventure lo affascinavano più di ogni altra cosa. Poi esclamò ad alta voce: “Dove si è cacciato mio figlio?! Uh sempre in ritardo deve essere, e nemmeno ieri sera l’ho visto tornare a casa...” Dovete sapere che quando vi era la festa della Decumania moltissimi campagnoli di fuori città si svegliavano presto per poter raggiungere in poco tempo il villaggio, questo fu il caso di un invitato speciale. Si trattava di Cordiballo Ullimo Multilande conosciuto da tutti come Cordullo, nome semplice e anche simpatico se si possiede senso dell’umorismo... Fatto sta che Cordullo arrivò presto in Decumania e si recò a casa Multilande subito. Bongo lo guardò con attenzione mentre si avvicinava a casa sua, a prima vista era un vecchietto che pareva aver perso la strada, ma in realtà la strada la conosceva fin troppo bene; sembrava logorato dal tempo, ma in realtà era non poco in forma; aveva un paio di occhiali che gli penzolavano dal lungo naso e una spruzzata di capelli bianchi sulla testa, più singolare era il suo abito da festa ,se così lo si vuole chiamare: una lunga veste rossa che arriva fino alle caviglie e sulla maniche nastri risplendenti dai mille colori. Bongo lo stava fissando con molta attenzione, finché non si accorse di aver davanti a se suo padre Cordullo. Saltò con un balzo lo steccato e corse verso di lui gridando “Padre! Padre!” e Cordullo sentendolo rimase stizzito; Bongo lo abbracciò e lo strinse con le braccia. “Padre! Finalmente sei arrivato!” esclamò. “Hai una considerevole età, eppure quando vedi tuo padre ti comporti come un moccioso di cinque anni.” squittì acido. “Sempre nella tua acidità riesci a far emergere pensieri profondi, padre... Qual buon vento ti porta qui?” “Ora ne ho la prova!” gridò estasiato Cordullo. “Di cosa?” chiese Bongo, guardando suo padre con un fare sospettoso. “L’età ti rende più stupido e più ingenuo, troverei più acume in una formica. Sicuramente il buon vento che mi porta qui non è spinto da un tuo vinto, poiché nemmeno un miracolo mi farà ricevere una lettera dal mio così caro figlio, che da mesi non mi vede. Eppure sembri così felice di vedermi...” sentenziò. “Ho avuto da fare, per questo non ho potuto scriverti” obiettò Bongo. “Io invece credo che tu non abbia mai fatto nulla per questi mesi, ma non importa... oggi si festeggia, finalmente! Sento il profumo del miele casereccio, ora che ci penso sono anche affamato. La tua casa è ancora in grado di fornirmi del cibo?” “Quanto ne vuoi.” disse Bongo con un sorriso. “Figuriamoci! Scommetto che mangi sempre all’osteria, avrai riempito di soldi Bonsoir...” “No no, me la cavo bene. Sono bravo a cucinare!” protestò Bongo offeso. Entrarono in casa Multilande, Cordullo si tolse la giacca e andrò a sedersi in cucina. Lì la tranquillità dominava: il lungo tavolo era apparecchiato per due, il camino ancora caldo e i viveri sparsi d’ovunque sul tavolo. Alle pareti erano appesi quadri di antichissimi membri della famiglia Multilande e sopra il camino vi era una bellissima spada elfica che Cordullo ai tempi aveva trovato in uno dei suoi viaggi, una lama di pregiata: l’impugnatura era d’oro e tempestata di pietre preziose, la lama era lunga e ricurva, splendente come la luna nel suo plenilunio. “Darei una gamba per poterla usare ancora una volta, combattere gli Orchi nelle verdi campagne...” disse tristemente Cordullo. “Io come te ho viaggiato in lungo e in largo, ho fatto anche io una vita avventurosa e nonostante quell’arma sia di una bellezza struggente, non vorrei mai utilizzarla di nuovo... hai saputo vero che Alathriel è tornato nel villaggio?” “Cosa? Cosa?” chiese stupefatto l’altro. “Ebbene si, ieri in giornata è venuto qui.” disse Bongo “E temo mi abbia fatto una sua solita proposta” “Che proposta?” domandò Cordullo, alzandosi dalla sedia. “Il tutto indirettamente si intende; ha in mente un altro dei suoi viaggi, temo...” “Già quaranta anni fa Alathriel, sciarpa argentea, si presentò alla mia porta e portò mio figlio in viaggio per chissà dove. Ora che mio figlio è diventato un “maiores” vuole riportarlo con se in un’impresa?” contestò l’anziano. “Ho pensato molto a quello che mi ha detto ieri sera, Alathriel è stato incredibilmente furbo. Credo che la sua attenzione sia caduta su qualcuno in particolare...” “Parla insomma!” gridò Cordullo. “Beh l’unico giovane della famiglia rimasto è Baldo.” “Baldo è adulto ormai, ha una considerevole età. Sarebbe capace di vivere per conto suo, non credo che Alathriel si interessi a lui.” Cordullo sorseggiò del tè e si schiarì la stanca voce “Sono vecchio ormai, molto vecchio. Ho vissuto molto a lungo, la mia innaturale lunga vita potrebbe spegnersi da un momento all’altro. Non vorrei dover morire senza il mio nipotino accanto...” “Non dire sciocchezze e goditi la festa, Cordullo” ribatté Bongo. “Festa? Parli di festa? La festa della Decumania, la capitale della a noi cara Mensania. Ma cosa festeggiamo in verità? Viviamo in una tale tranquillità che ogni giorno potrebbe essere una festa. Un festeggiamento è logico se si parla di liberazione o di ricorrenza...” “La festa della Decumania è una ricorrenza!” urlò Bongo.
“Se lo dici tu, figlio...” sbuffò Cordullo “Sai girano molte voci nel mondo vero ultimamente... voci che potrebbero spaventarti...” “Voci che ci riguardano?” chiede Bongo interessato. “No, ma...” stava rispondendo Cordullo prima di essere interrotto da Bongo. “Allora la cosa non è di mio personale interesse” disse egoisticamente quest’ultimo. “Riguarda tutti i popoli e tutti i mondi! Non ho capito di cosa si tratti poiché alle mie orecchie è giunta una voce sconosciuta al nostro genere, un linguaggio a me ignoto, ma temo di aver capito da dove venga. Ho sentito testuali parole: Hungk rasha shin Hungk karkzhul ghenor Tigor’s orkhas Arkhazul Hungk rasha shin Maka ruga-shinmin Tigor’s orkhas Arkhazul Krong de Quelmaer Arhesta! “ Le parole in questione furono pronunciate con molta enfasi e con un tono profondo di voce, parole così malvagie che il cielo sembrò per un attimo rannuvolarsi e le nuvole addensarsi, come se un temporale senza fine dovette abbattersi, un lampo di morte nel giorno della festa. Se ricordate ciò che disse Alathriel all’osteria, potete capire come il male potrebbe essere veramente tornato. Bongo stesso rabbrividì e si rannicchiò in un angolo della cucina, all’oscuro. Cordullo si avvicinò e gli diede una mano per rialzarsi. “Che linguaggio è mai questo?” chiese Bongo tremando. “Non lo so, non è ne elfico ne nanico ne gnomico. E’ sicuramente linguaggio misterioso, un linguaggio antico di sicuro. Bisognerebbe rivolgersi a degli esperti...Non sono le storie di anelli che leggi nei tuoi libri, sai che intendo.” “Alathriel! E’ di sicuro in grado di capirlo, ha viaggiato in lungo e in largo dovunque. Lui saprà darti risposte! Perché hai atteso tutto questo tempo?” “Questa voce ha iniziato qualche mese fa a spargersi; non ho subito dato retta a ciò, ma ultimamente le voci si sono fatte più inquiete. Molto più inquiete. Questo linguaggio per noi non ha significato eppure ci intimorisce e ci spaventa. Ti rendi conto?” commentò Cordullo riponendo il biglietto sul quale aveva annotato la frase in tasca. “Si, purtroppo me ne rendo conto... e proprio il giorno della festa dovevi dirmelo?!” “Basta piangersi addosso, come hai detto tu: oggi è il giorno della festa!” gridò. Si alzarono e il sole riprese a risplendere su di loro. “Non pensavo, padre, che fossi ancora così dinamico alla tua età. Riesci a portarmi notizie che hai ottenuto chissà dove. Se parlerai ad Alathriel, lui senza dubbio ti obbligherà a dire tutta la verità; cosa che con me non vuoi fare...” borbottò Bongo. “Tu come me hai una considerevole età, ma spero che tu nei tuoi viaggi con sciarpa argentea abbia imparato qualcosa... Tutto a suo tempo!” esclamò di colpo Cordullo sorridendo. “Vorrei chiederti a questo punto” continuò Bongo “Dove sei stato in questo periodo, posso?” Cordullo si alzò in piedi e andò alla finestra pensieroso e con il volto avvolto da una tenebra invisibile, spaventato da qualcosa che persisteva solo nella sua mente. “Temo...temo....temo sia tardi...” disse tentennando. “Per cosa?” chiese osservandolo Bongo. “Temo sia tardi, non è ora di andare a salutare Alathriel?” domandò l’altro, cambiando strategicamente discorso. “Si, ma al tuo nipotino Baldo non pensi mai?!” obiettò Bongo. “Ah si, non si fa vedere di recente?” Cordullo si scostò dalla finestra e tornò a sedersi. “No, è sempre in giro a fare chissà cosa... meno male.” commentò Bongo, seguendo al tavolo Cordullo, non prima di aver estratto dalla credenza un tagliere di salumi e formaggi col miele. Cordullo si leccò i baffi ed estrasse le posate di ceramica. Ebbe così inizio lo spuntino di metà mattina. L’attenzione di Cordullo non era stabile come si potrebbe pensare, la sua mente era spesso altrove. I suoi occhi giravano da una parte all’altra della stanza con fare sospettoso. Fissò per qualche istante la finestra e vide un gran via vai di persone lungo il sentiero difronte a casa Multilande. I preparativi della festa stavano cominciando. Per tutta Decumania c’erano persone con nastri colorati e scatole di fuochi d’artificio che vagavano in lungo e in largo, gridando e correndo. Sulla porta di ogni casa veniva appesa una ghirlanda intrecciata con rami di salice piangente, narcisi, fili d’oro e al centro un rametto di basilico, simbolo di pace e di prosperità. Sugli steccati delle abitazioni i bambini avevano arrotolato coriandoli coloro smeraldo e per tradizione davanti ad ogni uscio una fetta di torta di carote e cioccolato. Tralasciando altri dettagli popolari, la festa si sarebbe tenuta nella piazza centrale di Decumania. Il luogo in questione era molto grande ed affollato, per cui era ideale per riunire tutti i cittadini. Nella piazza erano state allestite cinque tavolate lunghe parecchi metri, necessarie per ospitare più di un centinaio di persone. Su ciascuna di queste la sera, al momento dell’inizio della festa, verranno disposti le seguenti prelibatezze: partendo dall’antipasto... arancini, asparagi allo zabaione, barchette di sedano ai quattro formaggi, biscotti al gorgonzola e bruschette al peperoncino di Pozzobianco. La portata principale sarà... pasta verde alla maniera del contadino, cannelloni con crema di riso e tartufo alla maniera del conte, caramelle al basilico. La seconda portata sarà la più articolata... partendo da un cappone ripieno, patate arrosto sempre presenti, piccione con salsa di mirtilli, agnello gratinato, anguilla in crosta di mandorle. Il dessert è forse il meno importante per i campagnoli, costituito da tiramisù e torta di fichi. Le bevande erano semplicemente birra alla vaniglia e birra rossa a volontà, caffè alla noce moscata per i più raffinati. Effettivamente questo menu farebbe venir fame anche ad un troll che ha appena finito di mangiare uno schieramento di nani furiosi. Quando il sindaco di Pozzobianco vide il programma della serata non obiettò e partì per Decumania. Tradizione vuole che il sindaco della Mensania il giorno della festa della Decumania pronunci un discorso prima del taglio della prima fetta di torta durante la sera della festa. “Festeggiate quanto volete, poi sono io a dover pulire!” bofonchiava Crack a suo solito mentre passeggiava per Decumania. Ma questo elenco di prelibatezze è veramente utile? Serve solo ad allungare la narrazione? In fondo un bravo scrittore lo si riconosce anche nel saper dosare gli aggettivi, usandone pochi e semplici, saggiamente. Baldo vi saprebbe rispondere, cari lettori. Questo dimostra quanto le tradizioni siano importanti per i campagnoli, nonostante il mistero sia sempre dietro l’angolo. Baldo si era appena svegliato, quando i forni si accesero e i primi piatti cominciarono ad essere messi a tavola. Non ricordava molto bene cosa aveva fatto la sera prima, ma molto probabilmente era andato a cercare folletti nel bosco ed era rincasato tardi, molto tardi. Si alzò dal letto e cominciò a scendere le scale, finché sentì la voce di suo nonno Cordullo. Baldo voleva bene a suo nonno, ma talvolta i suoi discorsi popolari sulla Terra del Vino, sulla storia di Pozzobianco e sulle città elfiche lo annoiavano; preferiva senza dubbio ascoltare storie sulle sue avventure giovanili. Sbirciò in cucina, vide suo padre seduto di fronte a Cordullo e quest’ultimo aveva chiaramente iniziato a parlottare come suo solito senza mai mettere un benedettissimo freno alla sua lingua. Bongo cominciò a sbadigliare e voltando la testa vide Baldo, in realtà vide i suoi ricci ribelli spuntare da dietro una fessura della porta. Lo stava per chiamare, ma Baldo con il suo solito gesticolare gli fece capire che preferiva andare in paese o perlomeno uscire di casa. Bongo allora annuì con la testa. Cordullo sembrò sospettare qualcosa di strano nei movimenti di Bongo, ma ogni tanto guardava fuori dalla finestra, piccolo vizio che aveva quando parlava, e in quel momento Bongo coglieva l’occasione per comunicare con Baldo. Baldo fece un gesto di ringraziamento e scappò fuori casa. Avviandosi allo steccato poté respirare l’aria fresca e pura di un dolce mattino autunnale. “Fa abbastanza caldo per essere in autunno, può darsi che abbia perso la cognizione del tempo...” borbottò con la sua voce giovanile. Baldo Multilande era appena diventato un giovane campagnolo di poco più di trentasei anni, essendo giunto a un quarto dell’età media di un campagnolo era sicuro di non essersi ancora goduto la vita. Piccolo e cicciotto, ma nel suo essere poco atletico estremamente dolce, simpatico, intelligente, scaltro e fantasioso. Il tutto nel limite. Se lo definivano di classe o troppo chic, probabilmente non lo conoscevano bene. Scese ruzzolando per i gradini e uscito dalla steccato incontrò il vecchio Crack, che parlava da solo e urlava, nulla di nuovo. Lo andò a salutare gli augurò una buona festa. “Bella si certo, passi anni a spaccarti la schiena e poi ti vengono a salutare e ad augurarti buone feste! Salutami quel vecchio vagabondo!” gridò “Di chi parli?” chiese Baldo incuriosito. “Mi prendi per i fondelli?! Quello che è entrato in casa tua ieri! Quello che mi ha donato il suo stravagante cappello a punta. Era bello e molto antico, ma ho dovuto ridarglielo. Mi voleva dare dei gioielli, ma la ricchezza non fa la felicità!” Baldo non capì molto di quel discorso, anzi non capì proprio niente. Nel dubbio sarebbe voluto entrare in casa per chiedere a suo padre spiegazioni, ma alla fine preferì evitare. Salutò Crack e si incamminò in paese lungo quel viale ciottolato, che ammirava sempre, e si sentiva fiero camminandoci sopra. Vide passare alcuni suoi amici che portavano uno striscione con la scritta “Sia Sempre la nostra Decumania” e voltando lo sguardo notò che su una panchina stava riposando un vecchio vagabondo. Non sapeva se fosse quello di cui parlava Crack, ma se ne vedono così pochi nella Mensania che era molto probabile che fosse lui. Era in dubbio: parlarci o no? Era un ciarlatano? Un poco di buono? Chi può dirlo? Dopo qualche riflessione decise di parlargli, non sembrava pericoloso. “Buona festa illustre concittadino!” gli disse all’improvviso. Alathriel, si era ovviamente Alathriel il vagabondo di cui parlano tutti, lo guardò sorpreso e felice allo stesso tempo “Buona festa a te! Siediti ti prego.” lo invitò lo stregone e Baldo accetto di buon grado. Il campagnolo lo guardò qualche minuto, non sapendo cosa chiedergli e Alathriel appena ebbe raccolte le idee parlò “Dimmi, giovane campagnolo, cosa ti ha spinto a parlare con un vecchio vagabondo che nemmeno conosci?” Baldo rimase sorpreso da quella domanda “Beh...credo... non so...non sembra una cosa strana. O si?” chiese a sua volta Baldo. “Beh, strana o no, hai rischiato!” bofonchiò l’altro. “Ho osato, in verità...” obiettò il giovine. “Oh oh, questo si che è interessante. Riesci a trovare una differenza fra -osare- e -rischiare- spiegamela, ti prego, sono follemente interessato” disse molto contento Alathriel. “Allora... -osare- si addice di più a chi pensa prima di fare qualcosa, -rischiare- beh a chi non pensa affatto....” “Tu hai pensato?” chiese cinico lo stregone. “Si ma non troppo...” tentennò Baldo. “Allora hai rischiato!” ribatté Alathriel. “No in realtà un po’ ho pensato...” “Allora hai osato!” commentò secco lo stregone incrociando le braccia. “Beh...si....” Baldo rifletté un po’, era terribilmente interessato a quei discorsi, ma ebbe da ridire “Comunque siete tutti uguali” “Chi?” chiese sospettoso. “Voi...” rispose enigmatico Baldo. “Voi chi?!” obiettò Alathriel “Se io parlo per enigmi, perciò, tu fai lo stesso?” “Voi persone anziane dalla lunga barba avete questa abitudine di parlare sempre e comunque in modo criptico...” confutò Baldo sorridendo. “Beh è vero” disse ridendo Alathriel “Mi piace parlare per enigmi... mi piace mettere alla prova i giovani come te. Feci lo stesso con tuo padre molti anni fa... sai?” “Davvero?!” gridò Baldo saltando in piedi eccitato dalla notizia “Questo è meraviglioso, adoro le avventure, o almeno nei racconti le adoro. Anzi in realtà preferisco ascoltare storie di avventure ai limiti del possibile e del credibile.” “Ti contraddici spesso, si vede che sei ancora acerbo. Io invece sono troppo maturo... devi sapere che noi -persone anziane dalla lunga barba-, come dici tu, abbiamo vissuto molto e talvolta anche viaggiato molto. Eppure continuo a pensare che più si invecchi più il piacere di vivere avventure aumenti, ovviamente è un piacere che va coltivato fin da giovane età, intendi?” “Si si e sono curioso... che avventure hai vissuto con mio padre?” “Cosa importa? Tu sei interessato?” chiese sospetto lo stregone. “Ehm... non so beh...” Baldo effettivamente non sapeva cosa rispondere, non si può dar retta la primo vagabondo che si incontra. Alathriel non sembrò molto soddisfatto. “Non sembri convinto...” disse Alathriel. “Perché non lo sono, appunto.” ribatté Baldo “Non può aspettarsi, signore dalla lunga barba, che io scappi con qualcuno che non conosco e di cui nemmeno so il nome!” “Allora a questo volevi arrivare” Alathriel incrociò le braccia e fischiettò “Mi chiamano in molti nomi, per gli uomini sono L’Argenteo Messaggero, per gli elfi Chestaloth, per i nani Ul-Narnir, per le creature mistiche Durnadum, ma tu mi puoi chiamare Alathriel.” “Alathriel?...” sospettò Baldo “E’ un bel nome! Un nome singolare, pochi qui hanno nomi del genere. Devi essere onorato a portarlo.” “Perché dovrei? Un nome è solo un nome.” Alathriel sembrò indispettito. “Si, ma d’ora in poi, quando vedrò un vecchio dalla lunga barba, lo chiamerò Alathriel! Così come tu quando vedrai un giovane campagnolo lo chiamerai Baldo, cioè me!” “Tu sei Baldo, certo lo sapevo...” Alathriel ovviamente lo sapeva già, non vi siete chiesti come facesse a sapere che quel campagnolo era il figlio di Bongo? Baldo non ci aveva pensato, ma poi credette che fosse strano che un vagabondo lo conoscesse senza averlo mai visto. L’idea che fosse un mago non gli passò per la mente nemmeno un secondo. Non sapeva nemmeno se continuare a parlargli o no, ma per conoscerlo meglio decise di approfondire l’investigazione, facendo qualche altra domanda innocente. “Non capisco, signor Alathriel, io quando parlo con i miei coetanei non faccio fatica. Sono discorsi semplici. Con lei faccio fatica, mi spiega perché?” Alathriel, intuito l’inganno, rispose furbamente “Caro Baldo, premettendo che odio che mi si dia del “lei”, voglio che tu mi dia del “tu”. Inoltre ricorda le mie parole: devi essere furbo per fare il furbo”. Tu sei furbo?” “Si si, questa è una delle poche certezze che ho. Ma furbo nell’agire o nel parlare?” “In ambedue.” lo stregone lo fissò con attenzione attendendo un’altra domanda. “Allora posso dire di essere furbo. Tu sei furbo?” “Lo sono di professione” rispose Alathriel ridendo “Ma bando alla ciance, questa è una giornata di festeggiamenti. Ora ho un impegno al di fuori di questa regione, ma per stasera ci sarò. E’ stato un piacere conoscerti, Baldo Multilande.” “Anche per me, Alathriel.” Baldo si alzò e se ne andò via correndo. Lui non lo sapeva, ma dopo quell’incontro il suo destino cambiò nettamente. Mentre correva sentì una voce girare nell’aria, come una magia.....prendi il tuo tempo e vivilo il più a lungo possibile, i guai vengono presto ma poi passano. Baldo quando rientrò in casa trovò il padre e il nonno, questa volta non poté evitarli, e intavolò una discussione strategica senza menzionare l’incontro con Alathriel. Se la mattina trascorse in fretta, il pomeriggio passò in un attimo. Solo alle cinque del pomeriggio Bongo si accorse di come l’autunno fosse passato in un secondo: gli sembrava che quel banco di nebbia ispiratore di pace stesse cominciando a svanire o che il vento fosse ormai stanco di soffiare. Ad un tratto però capì perché stava svanendo: il giorno della festa portava via tutto il giallo mese autunnale e dava spazio a qualche ora di calore sotto un cielo stellato. Alathriel si recò in piazza per attendere l’arrivo del sindaco, non che gli importasse molto, sperando di riuscire ad incontrare Bongo. Nel frattempo accadde qualcosa di interessante: la Mensania non è una regione isolata dal mondo, è spesso tappa di viaggiatori o commercianti, non è strano vedere altre razze; quel giorno si sparse la voce che il vecchio Damn, il fattore di Decumania, aveva visto dei nani girovagare per il paese. Non era una notizia brutta, nemmeno strana, ma era da un po’ di anni che non accadeva e di conseguenza alcuni campagnoli rimasero stupiti, sospettosi e incuriositi. La notizia giunse anche alle orecchie di Alathriel che fece finta di non saperne niente.... Bongo era seduto sulla panchina fuori casa con accanto Baldo, mentre Cordullo era andato ad aiutare con i preparativi. Stavano aspettando che il sole calasse, quando si sentì un giovine gridare “E’ arrivato il Sindaco!”. A quel grido i campagnoli corsero lungo le vie ciottolate e videro un uomo basso e grassottello che camminava qui e là stringendo le mani a tutti. Era indubbiamente il Sindaco: un campagnolo sorridente, con un abito blu lungo blu, dei bottoni dorati, un bastone da passeggio e un cappello a cilindro. Baldo notò anche i suoi lunghi e strano baffi che roteando nell’aria giungevano fin sotto i piedi. “Salute a tutti voi campagnoli!” gridava “Che il giorno della festa sia di buon auspicio per tutti voi!” Bongo lo salutò calorosamente e Baldo rimase immobile a guardarlo. Il Sindaco fece qualche altro passo per Decumania e poi disse che sarebbe tornato in tempo per il banchetto. “Dunque anche quest’anno il Sindaco è venuto...” borbottò Bongo “Sembrava di buon umore, con quei suoi ridicoli baffi” “Sembra simpatico” commentò Baldo, che per la prima volta lo aveva visto. “Si, diciamo che nella dinastia dei sindaci di Decumania non è proprio il migliore. Suo padre fu un grande Sindaco. Lui non credo sia assolutamente al suo livello. Non lo dico tanto per dire. Cosa ha fatto per questa bellissima regione? Non molto. I suoi antenati piantarono i grandi alberi che ora sgorgano dai cespugli e donano diamanti; lui si sta preoccupando di tenere in vita ciò che può, senza pensare al futuro.” “Io mi aspettavo di peggio. Nelle numerose storie che ho letto si narrava che nelle città degli uomini i sindaci sono vecchi stupidi e avari. I re invece sono poco scaltri e privi di intelligenza” disse Baldo, rimuginando nel suo bagagliaio di conoscenze “In fondo un Sindaco deve solamente tenere in vita una regione, senza far scatenare conflitti o ribellioni. La pace in Mensania regna sovrana da decenni!” “Non regna sovrana grazie al Sindaco! Siamo noi che contribuiamo a mantenerla, scacciando le cattive proposte o i pessimi presagi. Un tempo noi avevamo una forte individualità, in cui eravamo resistenti. Oggi come oggi in Mensania può entrare chiunque, è un bene per la Terra di Entania, ma per noi lo è? Siamo sicuri che tenere le porte sempre aperte sia un bene? Ma bando alle ciance, oggi ho pensato troppo.” Baldo spense le fiaccole di casa e insieme al padre si avviò per sulla via che portava in piazza. Come tutte le feste che si rispettino c’erano grandi addobbi: alberi erano appese lanternoni fatti con rami di quercia, ciondoli pendevano dai rami ed erano attorcigliati attorno al tronco. Ivi c’era dei tavolini rotondi con un piedistallo a forma di radici, in punta arricciate. Erano ricoperti con tovaglie ricamate, con un disegno raffigurante splendidi garofani. Le tavolate colme di cibo, brocche di ceramica, caraffe di birra e chi più ne ha più ne metta. Bongo non vedeva una simile abbondanza da molto tempo; Baldo vedendo il cappone non riuscì a resistere e andò subito a sedersi. Una volta che tutti si furono accomodati arrivò il Sindaco, si mise in piedi su una sedia e gridò “Compagni e amici di lunga o vecchia data. Siamo tutti qui riuniti in questa serata d’autunno per festeggiare l’anniversario di fondazione di Decumania, il più grande fra i borghi della Mensania. Sappiamo di aver passato molti anni nel benessere e nella felicità, non ci siamo mai fatti mancare niente e sono sicuro di poter dire a nome di tutti che la nostra cara Decumania è sempre stata la città più bella e pacifica di tutta le Terra di Entania!” gli applausi risuonarono qualche minuto poi il Sindaco riprese il discorso “Il mio vero discorso avverrà dopo il pasto ma prima vorrei ringraziarvi tutti per aver mantenuto viva questa società e brindiamo alla speranza che non crolli mai sotto il potere dell’avidità e della stupidità!” Un fuoco d’artificio venne lanciato in cielo ed esplose improvvisamente risplendendo di mille colori, la festa così ebbe inizio. I campagnoli ballavano e festeggiavano: alcuni a ritmo di danza si esibivano e cantavano, altri si abbuffavano e altri ancora giocavano. Tutti bevendo e mangiando si raccontavano insoliti racconti e utili pettegolezzi. I giovincelli continuavano a sparare in cielo fuochi d’artificio che con un rombo assordante esplodevano in cielo e lo facevano brillare. Alathriel si era immerso nella folla e con un boccale di birra in mano ballava allegramente, saltellando qui e la come un ballerino. Bongo parlava con i suoi compagni di merenda e Baldo logicamente con i suoi molteplici coetanei. Il banchetto non deluse proprio nessuno e fu estremamente piacevole per abbondanza, varietà, sontuosità e gusto. Per tutta la settimana i commercianti avevano dovuto trasportare nella Mensania merci di ogni tipo per potere accontentare tutti quelli della regione. Dimenticando i problemi quotidiani i campagnoli si deliziarono con il dolce appena preparato; le signore danzando sulle sedie attiravano lo sguardo dei giovincelli come Baldo: la signora Bellacoat si stava scatenando insieme al proprietario dell’osteria; Crack fumava la pipa e allo stesso tempo canticchiava qualcosa, inventandosi le parole; Bonsoir lanciava in aria caramelle e facendo una giravolta qua e là attirava tutti i bambini curiosi e affamati di dolciumi. Gli Smilzi si contendevano la vittoria in una gara di “l’ultimo che resta in piedi vince”, assorbivano litri di birra come spugne. Orfù, il commerciante, faceva il giocoliere con delle mele rosse di Bigna e sua moglie Arfè parlava di moda campagnola con le figlie del Sindaco. Baldo ad un tratto venne tirato in mezzo alla folla e strattonato da tutti i lati da fanciulle esaltate e sorridenti, vide anche Alathriel che saltava in groppa alla sarta Gelarda e che intonava detti campagnoli. Non si sarebbe mai aspettato di vedere quel vagabondo tanto serio scatenarsi durante una festa. Gli Stentardieri, chiamati così a causa dell’enorme quantità di vino che tracannano durante le feste, roteavano torce infuocate in aria e facevano magie con la fiamma, attirando per giunta una moltitudine di persone. Damn, il fattore, prese una bacinella con acqua e sapone e fece spettacoli acquatici con i fanciulli curiosi. Tutto procedeva per il meglio. Verso mezzanotte però arrivò la torta della Decumania, una specialità locale, e secondo la tradizione il discorso deve essere pronunciato prima di mezzanotte prima del taglio della torta. Arrivò il Sindaco, i cui abiti erano a dir poco sporchi a causa della quantità di sporcizia ammucchiatasi durante la celebrazione, e si mise nuovamente in piedi sulla sedia. Tutti rimasero muti. “E’ giunta l’ora, infine, dei saluti. Abbiamo riso, festeggiato, gioito come non facevamo da un anno a questa parte. Vi ringrazio tutti dell’enorme piacere che avete regalato a questo paese. Ringrazio le famiglie fondatrici: gli Smilzi, senza cui non avremmo mai avuto il piacere di degustare questa fantastica birra; i Mastrocinque, che per primi ci fecero capire il senso del mulino; i Fontador, maestri nell’arte dell’eloquenza e della scrittura. Infine come dimenticare i nostri amati Multilande! La cui ospitalità è nota oltre questa regione e che persino gli elfi conoscono.” appena la parola -elfi- fu pronunciata si sentì un grugnito di fastidio provenire dal pubblico. Il Sindaco continuò “Vi saremo eternamente grati! Oggi” gridò “renderemo questa festa la più indimenticabile che sia mai stata fatta! Insieme sempre e comunque, campagnoli!” “Urrà! Urrà! Urrà!” urlarono tutti a squarciagola. La fetta di torta venne tagliata e tutti ne presero un pezzo. Dopo un’oretta o poco più qualcuno propose di voler sentire un discorso da parte delle famiglie più onorate citate precedentemente dal Sindaco. Tutti, eccetto Bongo, acconsentirono. Il primo a parlare fu Crack, nonostante fosse alquanto ubriaco. I discorsi, come si può capire, erano molto importanti per i campagnoli, rappresentavano quasi un rito sacro o un qualcosa di così continuo da divenire inviolabile. “Oh dovete sapere che sono vecchio” attaccò Crack “Ho tanti anni, sapete?” parlava con quella tipica voce da ubriaco “Tra un singhiozzo e l’altro vi ringrazio e vi dico che come esponente dei Fontador sono onorato di essere qui. Hic!” singhiozzò “E’ stato bello, Hic! Quale armonia la follia, Hic!” due campagnoli vennero a prenderlo e a portarlo a sedersi per evitare qualche altra figuraccia. Arrivò Orfù, esponente degli Smilzi, che con un boccale di birra in mano iniziò a fare un lungo discorso riguardante la sua famiglia e la sua dinastia “Fu proprio nella Prima Era che il mio primo antenato, Everando Smilzo di Bottorback...” fu interrotto da un grido di protesta “Basta!” Orfù deluso tornò a sedersi, incrociando le braccia. L’esponente dei Mastrocinque era un anziano bracciante del luogo, Polimer VI. “Se sono qui alla mia veneranda età devo ringraziare tutti voi campagnoli, che con risi e affetti mi avete reso la vita indimenticabile. Credo che questo anniversario sia molto importante; stiamo rendendo onore ai nostri avi, non dimentichiamolo. Prima di dare la parola ai Multilande, vorrei dire che come sesto Polimer sono orgoglioso di brindare a tutte le altre città della Mensania! A Bigna! A Pozzobianco! Alla Terra del Pane! Alla Terra del Vino! A voi campagnoli!” “Urrà!” gridarono tutti e cominciarono a bere un boccale di birra. L’ultimo fu Bongo in persona. Era stato tutto il tempo seduto vicino ad Alathriel ad ascoltare i discorsi delle altra famiglie, dimenticandosi che il suo turno era giunto. Si alzò e corse davanti a tutti. “Ehm... salve...” bisbigliò “Non sono mai stato bravi con i discorsi. Ovviamente vi ringrazio tutti.” cambiò subito argomentazione “Sono tornato quarant’anni fa in Mensania, dopo un lungo viaggio. Ho passato molti anni in armonia, ho avuto un figlio, ho perso una moglie, ho fatto nuove amicizie.” si schiarì la voce “Solo ora, però, capisco quanto sia difficile vivere nella tranquillità. Ho passato anni e anni a viaggiare e a vagabondare; sembra quasi che la tentazione di correre pericoli sia più forte di me... E’ un ringraziamento, orgoglioso di essere un campagnolo!” tutti esultarono e sorrisero “Voglio anche ringraziare le persone che mi sono state vicine in questi anni di vita: mio padre Cordullo, mio figlio Baldo e il mio carissimo amico Alathriel, sciarpa argentea. Un piccolo ricordo anche alla mia defunta moglie Durla e a mio fratello Adam Back, che riposino in pace.” -Ma Adam non è morto!-pensò Baldo. Bongo tornò a sedersi e prese un profondo respiro. L’aria di malinconia che si era appena formata fu interrotta dal Sindaco “Bene, ora che tutti le famiglie hanno parlato auguro a tutti voi una buona continuazione. Che la festa non si concluda mai e che duri fino alla prossima luna!” Dopo l’ennesima interruzione, la festa ripartì. I campagnoli non si davano attimi di tregua e Baldo corse dal padre per chiedergli quali rapporti avesse con Alathriel. “Non mi hai mai detto niente di lui eppure hai appena detto di ritenerlo un tuo caro amico, come mai non me ne hai mai parlato? Quali avventure avete superato insieme?” “Devo andare, caro Baldo, goditi la festa e domani ti dirò tutto...” si alzò e schivando Baldo uscì dal gruppo di festaioli. Baldo rimase perplesso, fece per seguirlo ma Kate la mugnaia lo trascinò in mezzo a tutti facendolo ballare insieme ai suoi coetanei. Come un topo è attirato dal formaggio, lui era attratto dalla curiosità; ma le forze avverse gli impedivano di soddisfare quest’ultima. Alathriel non era rimasto con le mani in mano, aveva assistito alla scena e dopo qualche altro bicchiere era andato nella stessa direzione di Bongo. Stava risalendo la via che serpeggiando fra i prati giungeva a casa sua, quando udì Alathriel chiamarlo, ma lo ignorò. A quel punto Alathriel si spazientì e cominciò a brontolare in qualche lingua strana, per poi riprendere a salire verso casa Multilande. Nonostante il comportamento di Bongo fosse inusuale, lo stregone credette di aver capito il motivo di un tale atteggiamento; quando un cavallo è imbizzarrito non lo si può domare, allo stesso modo quando un campagnolo è determinato a fare qualcosa non gli si può far cambiare idea. Mentre quella scena si stava manifestando, i canti dei campagnoli riecheggiavano nell’aria; impossibile non sentirli, era come se un dolce cucchiaio di miele fosse messo nel proprio bicchiere di latte e bevendo quel latte ci si accorge di quanto sia bello il mondo e chi ci circonda. Le parole risuonavano allegre: Tutti insieme saltellando ci troviamo e rugiada nel vino insieme beviamo oltre monti e lande desolate tutte le terre van esplorate Se di notte dormirai dolce miele gusterai Al taglio della torta si scatena la follia la Decumania ti accoglie in armonia! Baldo cantava e ballava al ritmo della canzone, il tutto accompagnato dalla banda della Decumania e dalle grida e dalle risate di tutti. “Kate, balla!” urlavano tutti. Così KAte la mugnaia saltò sul tavolo e. agitando la gonnella, danzava a ritmo di musica; attorno a lei tutti i bambini correvano come attratti da quella ragazza e ad un tratto roteò su se stessa, la gonna rigirò a trecentosessanta gradi come un sole rosso risplendente. Tutti risero e Baldo bevve un’altra birra. Baldo però in mezzo a quella folla si sentiva fuori posto, cercava qualcosa fuori posto. Aveva una strana sensazione, come se in mezzo a quel trambusto ci fosse qualcosa o qualcuno che non sarebbe dovuto esserci. Finalmente capì! Notò due persone incappucciate, a prima vita sembravano campagnoli normali, ma nel giorno della festa non è tipico vestirsi con manto e cappuccio. Stavano discutendo animatamente e allo stesso tempo bevevano come spugne due boccali di birra a vicenda; Baldo non capì il motivo. Ad un tratto Damn il fattore si sedette accanto a lui, sussurrando con una voce altamente corrotta dalla puzza di birra “Chissà dove ho visto quelle due figure verdi...Hic!... è proprio strano...Hic...come può essere che un giorno discuto per qualcosa e il giorno dopo me ne dimentico subito? Hic! Ah ma tu, signorino Baldo, non ascoltare le sciocchezze che dice un fattore poco acculturato come me...” A Baldo brillò un’idea in mente “Damn, sei un genio!” “No ti sbagli, io sono ubriaco” rispose l’altro cominciando a ridere come se non ci fosse un domani, tornò saltellando in mezzo alla folla. Baldo si alzò subito, cominciò a sospettare che i due individui col manto verde non fossero campagnoli. Si avvicinò piano piano a loro con l’intento di parlargli, ma loro se ne accorsero: appena videro Baldo si voltarono e scomparvero nell’ombra dietro il tendone della festa. Baldo li seguì correndo, ma erano già spariti. Vide però come delle ombre nere frugare nell’erba e correre su per la collinetta; quella sera stava accadendo qualcosa di strano, come se stesse per accadere un fatto assurdo cresciuto alle spalle di tutti e manifestatosi all’improvviso. Difficile accorgersi di queste particolarità nel giorno dell’anniversario della Decumania. Baldo trasse un respiro e tornò a festeggiare nelle braccia di Katie.
  
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