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Autore: Memento_B    17/09/2008    1 recensioni
Le tre bambine erano sedute sui divani posti dall’altra parte della grande sala. Lì vi era più luce ed allegria; le tre confabulavano fra loro per poi ridacchiare sommessamente, ben attente a non farsi sentire o vedere dalla madre. La più grande era Bellatrix, aveva sette anni ed era una bambina bellissima. Ira e vergogna si leggevano nei suoi occhi molto espressivi, spesso lanciava sguardi carichi d’odio e rancore verso la madre. Andromeda aveva cinque anni e fisicamente assomigliava molto alla sorella, ma quando sorrideva vi si poteva scorgere una traccia di bontà ben rara nei Black. Narcissa quel giorno compiva tre anni. Seppur piccola non le fu risparmiato l’abito elegante di pizzo nero.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Narcissa Malfoy, Ted Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments'
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Secrets



Hogwarts, 1966
Sala Grande

Narcissa attendeva di essere smistata. Si guardava attorno, dissimulando perfettamente lo stupore. La sua casa era certamente meravigliosa ed imponente, ma mai avrebbe potuto eguagliare anche solo una delle poche stanze che aveva visto, in particolar modo la Sala Grande, dove si trovava in quel momento. Mai aveva visto così tante persone concentrate in una sola stanza, in genere la sua casa era sempre vuota, erano pochissimi coloro che avevano l’onore di entrare in Casa Black. Ogni singolo mattone di Hogwarts, ogni singolo dettaglio del castello, anche quello più effimero, trasudavano magia. Tutti in quel luogo erano maghi in grado di usare la magia e tutti avevano il diritto e il dovere di usarla.
Lanciava sguardi al tavolo di Serpeverde, bramosa di sedersi con le sorelle e i suoi futuri compagni di Casata, di indossare i colori della più nobile delle Casate, così come la famiglia Black era la più nobile fra le famiglie di maghi. Avrebbe potuto vantarsi di non essere solo figlia dei Black, di avere il sangue più puro e nobile nelle vene, ma anche di appartenere alla migliore delle Casate, sarebbe insomma stata davvero una dei “Migliori”.
Si trattava solo di attendere qualche attimo, eppure lei non capiva perché si tenesse lo Smistamento per tutti gli studenti; insomma, moltissimi sapevano già in che Casa sarebbero capitati, o perlomeno lo sapevano i figli dei maghi. Se poi si considera che per Narcissa i Mezzosangue non erano degni di frequentare Hogwarts, si può dire che per la ragazzina lo Smistamento era una cerimonia del tutto inutile e fine a se stessa.
Quando fu chiamata la prima studentessa, Narcissa si tenne pronta. Presto sarebbe toccata a lei, non erano mai molti gli studenti prima di un Black.
<< Black, Narcissa. >>
Con movenze eleganti Narcissa avanzò fino al Cappello Parlante, si sedette e indossò il Cappello. L’espressione ricordava fin troppo quella usuale di Druella; Narcissa guardava avanti a sé con espressione gelida, gli occhi andavano oltre ad ogni singolo capo, come per manifestare la sua superiorità.
<< SERPEVERDE >> urlò il Cappello Parlante dopo solo qualche istante.
Narcissa si alzò, si tolse il Capello Parlante e lo ripose sullo sgabello dove qualche secondo prima era seduta e si affretto a raggiungere il tavolo di Serpeverde, scivolando fra Andromeda e Bellatrix. << Ben fatto, sorellina >> approvò Bellatrix, osservando con una smorfia di disprezzo un ragazzino basso unirsi ai Grifondoro.
<< Grazie, Bella >> mormorò Narcissa, sorridendo soddisfatta e sentendosi anche un po’ a disagio poiché attorno a sé vedeva solo ragazzi più grandi di lei.
<< Questo finisce a Serpeverde >> sentenziò Bellatrix, osservando un ragazzino piuttosto dinoccolato e dai capelli color cenere raggiungere il Cappello Parlante, che subito le diede ragione. << Bella, un giorno mi insegnerai il tuo trucco, sono quattro anni che indovini tutti i Serpeverde. Piuttosto, sei diventata Prefetto, eh? >> disse una delle compagne di stanza di Bellatrix, subito dopo aver fatto spazio al nuovo Serpeverde.
<< Evidentemente >> sibilò Bellatrix, stringendo con la mano destra un calice pieno di succo di zucca e appoggiando il mento al palmo della mano sinistra. Sulla sua divisa scintillava uno stemma con una grande P al centro.
<< Beh, se non diventava prefetto Bellatrix sarebbe stato uno scandalo. E’ la migliore del suo anno ed è anche di sangue purissimo >> intervenne Rabastan Lestrange, che pian piano iniziava a cedere al fascino non indifferente di Bellatrix. Più la ragazza diventava adulta, più il suo fascino aumentava finché diventava impossibile resisterle. << Peccato che questo sia il mio ultimo Smistamento, assistere ai verdetti di Bellatrix è sempre divertente. >>
<< Beh, Rab, sicuramente il prossimo anno avrai cose più divertenti a cui partecipare >> sogghignò Rodolphus, seduto accanto a lui, con l’aria di chi sapeva molto di più di quel che faceva apparire. << Hai già pensato a cosa ti piacerebbe fare dopo Hogwarts? >> chiese Bellatrix, lieta che per una volta fosse stato il ragazzo a parlare per primo, in genere era lei ad iniziare la conversazione.
<< Oh, Bella, l’ho già pensato e messo in pratica. >>
<< E cosa farai? >>
<< Sai mantenere un segreto, Black? >> chiese Rabastan << Non è cosa da poter dire davanti a troppa gente, magari potrei dirtelo più tardi e darti una prova di quel che dico. Ma mi devi giurare il tuo silenzio, al momento ne sono al corrente solo i miei genitori, Rod e il suo amico, Lucius. >> Bellatrix era spiazzata da quella risposta, si sarebbe aspettata una risposta comune e vaga, del tipo “lavorerò al Ministero” oppure una risposta sgarbata che le intimava di non immischiarsi in faccende che non la riguardavano, anche perché Rabastan non era mai stato aperto e gentile nei suoi confronti << Beh, sì, so mantenere i segreti >> rispose infine, chiedendosi cosa diamine ci fosse di tanto misterioso in un normale lavoro da non poter essere svelato a cena.
<< Meds, che corsi hai scelto quest’anno? >> chiese Rodolphus, che non aveva avuto ancora modo di chiedere all’amica i corsi che avrebbe frequentato.
<< Oh >> rispose Andromeda, alzando la testa dal piatto e parlando per la prima volta da quando si era seduta al suo tavolo << Cura delle Creature Magiche, Antiche Rune e Aritmanzia, ma mi sarebbe piaciuto studiare Divinazione, peccato non ci sia ancora una cattedra, credo che ne prenderò qualche lezione una volta finita la scuola.>>
<< Hai le idee chiare, Meds >> sorrise Rodolphus << Hai scelto gli stessi corsi di Lucius, di conseguenza credo che frequenterete tutte le lezioni insieme. >>
<< Penso di sì >> annuì Andromeda, tornando a fissare il suo cibo. Durante i pasti preferiva non dare nell’occhio e non proferire parola con nessuno, specialmente poiché non trovava particolarmente simpatici i suoi compagni di Casata, eccezioni a parte. Se non le veniva posta una domanda, non parlava.
<< E tu? >> chiese ancora Rodolphus, rivolgendosi questa volta alla bionda << Ti chiami Narcissa, no? Come ti sembra Hogwarts? >> Rodolphus era estremamente curioso di conoscere la più piccola delle Black, affascinato fino all’inverosimile dalle due sorelle, voleva sapere se anche la terza fosse degna di nota o meno. Certo, aveva solo undici anni, era ancora una bambinetta e non era certamente ancora al livello delle sorelle eppure se l’essere particolari era una caratteristica della famiglia Black, doveva esserlo anche quella bambina.
Bellatrix si voltò a guardare la sorella con un sorriso di scherno sul volto, voleva sapere in che modo avrebbe reagito ad una domanda di un ragazzo più grande e specialmente voleva sapere cosa avrebbe risposto. Erano cinque anni che lei sminuiva Hogwarts con commenti più negativi che positivi, nascondendo i suoi reali pensieri. Voleva far sembrare la sua casa e la sua famiglia più grandi e meravigliose di quel che in realtà erano.
<< Sì, mi chiamo Narcissa >> confermò dapprima l’undicenne, deludendo ogni aspettativa della sorella riguardo alla reazione. Bellatrix se l’era immaginata arrossire e tentennare, invece si era comportata come si sarebbe comportata lei al suo posto, era rimasta impassibile. << Hogwarts? Beh, non è male, ma ci sono troppi Mezzosangue >> concluse Narcissa << Ad ogni modo, è un bel posto, sì. >>
<< Sei la degna sorella di Bellatrix Black >> ridacchiò Josie Avery << Impassibile ed impenetrabile! Mi domando solo com’è che Andromeda sia così aperta e allegra.>>
<< Meda è strana, ecco tutto >> replicò Bellatrix, scoccando una rapida occhiata alla sorella tredicenne, che pareva non aver ascoltato i loro discorsi.
<< Benissimo, Cissy adesso fammi il favore di radunare tutti i bambinastri come te che vi devo guidare fino al dormitorio,visto che mi tocca questo compito ingrato >> intimò Bellatrix alla sorellina, una volta finita la cena. Si alzò e quando fu certo di avere tutti i nuovi Serpeverde attorno a sé si avviò verso il portone che avrebbe consentito loro di raggiungere i corridoi.
<< Ci vediamo dopo, Bella! >> le gridò dietro Rabastan, facendole spuntare sul volto un sorriso soddisfatto.
Bellatrix e l’altro prefetto li guidarono attraverso i corridoi con fare seccato e facendo commenti poco gentili sui primini delle altre Case. Narcissa camminava al fianco di Bellatrix, correndo per essere al suo passo e guardando i suoi coetanei con una espressione mista di disprezzo e superiorità, espressione che aveva imparato da sua sorella Bellatrix.
<< Cercate di tenere a mente questo percorso, perché io non ve lo farò rivedere >> sbottò la Prefetta rivolta ai primini << Siamo quasi arrivati, ora credo sia inutile dirvi che la parola d’ordine non va rivelata a studenti d’altre Case e cose simili, alla fine se pur piccoli siete Serpeverde e non Tassorosso, quindi qualcosa in quella testaccia dovreste averla. >>
<< Gentile come al solito, Bellatrix >> ghignò l’altro Prefetto.
<< Non vedo l’utilità dell’essere gentili con una manica di teste ancora vuote >> sbuffò la Black. Arrivarono davanti al muro d’ingresso della Sala Comune di Serpeverde e la fila si fermò, i Prefetti si voltarono per la prima volta a guardare i primini << Questo >> disse Bellatrix, indicando con la mano il muro dietro di lei << è l’accesso alla Sala Comune di Serpeverde, lo riconoscerete dallo stemma di Serpeverde posto ad un lato. La parola d’ordine è –sentitemi bene, perché non la ripeterò- “Phineas Nigellus”, che fra parentesi fu un mio avo.>>
Il tratto di muro scivolò da un lato e i Prefetti entrarono nella Sala Comune, seguiti dagli undicenni che si guardavano attorno con aria stupita. Una volta che l’altro Prefetto indicò loro i dormitori, Bellatrix e Narcissa poterono finalmente allontanarsi, raggiungendo l’altra sorella nell’angolo dov’era seduta.
<< Meda! >> esclamò Narcissa, lasciandosi cadere su una sedia accanto a quella della sorella, mentre Bellatrix preferì rimanere in piedi, appoggiata al muro e con le braccia incrociate al petto, scrutando la Sala Comune in cerca di Rabastan Lestrange. Non vedendo ancora il ragazzo, prese a fissare la porta, corrucciata, in attesa del suo arrivo.
<< Cissy! Allora? Come ti sembra Hogwarts? >> le domandò Andromeda. Era veramente felice di avere la sorella minore con sé. Finalmente avrebbe potuto parlare con qualcuno senza temere di essere aggredita o senza dover mascherare i suoi veri pareri. Narcissa era la persona ideale per scambiare qualche parola; era Serpeverde e quindi non aveva bisogno di trovare patetiche scuse come era costretta a fare ogni volta che Bellatrix la scopriva a parlare con qualcuno di un’altra casa; era sua sorella, quindi fra loro c’era un certo feeling che permetteva alle due ragazzine di parlare senza molte spiegazioni o parole. Infine, seppur una condivideva le idee della famiglia e l’altra no, c’era rispetto fra loro e mai accennavano a quei discorsi che portavano discordia fra le tre sorelle Black. Narcissa poi, al contrario di Bellatrix, era una ragazza normale; non si esaltava ogni volta che veniva menzionato l’Oscuro Signore, non sbandierava a tutti la propria discendenza e specialmente non l’usava come minaccia come faceva Bellatrix. E, cosa più importante, Narcissa non era crudele e all’occasione sapeva divertirsi e scherzare.
<< Oh, Meda, è enorme! E’… è meravigliosa ecco! >> rispose Narcissa, avvicinandosi alla sorella castana. << Mi aiuterai, vero? Dico a trovare le aule e tutto il resto, non ci riuscirò mai da sola! >> << Ovvio che ti aiuterò, del resto sei mia sorella, no? >> ridacchiò Andromeda << E’ mio dovere aiutarti, almeno per i primi tempi, poi ti abbandonerò nei corridoi. >>
<< Oh, grazie, Black. Molto gentile, davvero >> disse Narcissa, fingendosi offesa e guardando avanti con aria superba, quasi avesse la puzza sotto il naso.
<< Adesso fai l’offesa, eh? >> chiese Andromeda, divertita. Si alzò e si mise in ginocchio davanti alla sorella fino a fissarla negli occhi, un ghigno di divertimento sul volto.
<< Meda, risiediti, non renderti ridicola >> le intimò Bellatrix, osservando i movimenti della sorella con aria di sufficienza.
Andromeda spostò il suo sguardo sulla sorella maggiore, senza però risedersi o alzarsi << Bella, senti, non rompere. Cerca il tuo amato Rabastan e vattene. >>
<< Oh, se Rabastan arrivasse, me ne andrei con piacere. >>
Bellatrix dovette attendere ancora una quarantina di minuti, ormai le sue sorelle erano andate a dormire e nella Sala Comune non era rimasto più nessuno. Era sempre appoggiata al muro, nella medesima posizione. Lottava contro il sonno, era stanca di aspettare ma lui le aveva detto che si sarebbero rivisti dopo, e lei avrebbe atteso quel “dopo” anche al costo di restare sveglia tutta la notte. O forse era meglio di no. Decise così che avrebbe atteso solo altri dieci minuti, dopodiché sarebbe andata a dormire.
Finalmente il passaggio si aprì di nuovo, Bellatrix però aveva ormai perso le speranze e lanciò solo un’occhiata distratta, vedendo solo due ragazzi del settimo anno con cui non aveva mai parlato, li riconosceva come amici di Rabastan. Accigliata e stufa, Bellatrix tornò a fissare le fiamme del fuoco.
<< Bella >> la voce di Rabastan fece voltare di scatto Bellatrix, che subito notò che i ragazzi appena entrati non erano due bensì tre, semplicemente non aveva visto il Lestrange.
<< Lestrange >> lo salutò Bellatrix, mostrandosi fredda e desiderosa di mantenere le distanze fra loro.
Rabastan la raggiunse, riempiendo con pochi passi la distanza fra loro << Scusa se ti ho fatto aspettare a lungo, ho avuto un contrattempo. >>
<< Lo spero. >> sibilò Bellatrix ora astiosa nei confronti del suo prediletto.
<< Giudicherai tu stessa. Ma ora, Bella, te lo ripeto. Sei veramente capace di mantenere un segreto? E’ questione di vita…o di morte. >>
<< Ne sono capace. >>

Hogwarts, 1996
Giardino


<< Meds! Aspettami! >> gridò Narcissa, correndo verso la sorella << Andromeda Hesper Black, non vorrai veramente fare quello che stai per fare senza di me, spero >> sentenziò, raggiungendola. Andromeda si voltò, guardandola raggiante << Oh, Cissy! Vuoi davvero venire con me? Non immagini cosa significhi, davvero! >>
<< Certo che vengo con te, alla fin fine sei sempre mia sorella! >>
Le due sorelle camminarono a lungo, raggiungendo così lo stadio di Quidditch. Quell’anno alla squadra di Serpeverde mancavano un cacciatore, i due battitori e il cercatore. Andromeda aveva così deciso ti tentare, del resto sapeva di essere brava a volare, quindi perché perdere un’occasione simile?
Furono chiamati per primi i cercatori. Mentre i cinque aspiranti cercatori si sottoponevano al provino, gli altri ragazzi si sedettero sugli spalti in attesa del proprio turno.
Andromeda lanciava sguardi nervosi a Narcissa, seduta una decina di file più dietro. Temeva di fare la figura dell’imbranata, di non essere in grado di farsi valere sul campo da Quidditch, forse doveva solo rinunciare al suo sogno ed abbandonare lo stadio, in ogni modo non sarebbe mai stata presa, non era poi così brava. Aveva solo tredici anni e poco più, gli altri aspiranti battitori erano tutti ragazzi dell’ultimo anno, certamente più adatti di lei per il ruolo di battitore.
<< Buona fortuna, Meda! >> le gridò Narcissa dagli spalti, quando finalmente –dopo un’ora e mezza circa- furono chiamati i battitori.
Andromeda le rivolse uno sguardo rassegnato mentre afferrava un manico di scopa. L’osservò per qualche secondo, era una Comet Duecentosessanta. A lei piacevano le Comet, erano leggere, veloci e facili da guidare. Lei stessa aveva una Comet Duecentosessanta a casa, se avesse ottenuto il ruolo se la sarebbe fatta mandare ad Hogwarts.
Guardò il provino del primo ragazzo –lei era la quarta ed ultima-, che andò decisamente male. Il ragazzo colpì solo una volta il Bolide, ma fu un tiro scialbo e dopo pochi secondi il Bolide era tornato a sfrecciare su una sua rotta. Inoltre, il ragazzo era riuscito a colpirsi in testa con la mazza, facendosi sanguinare il naso.
Andromeda si rincuorò un poco, di sicuro non sarebbe andata peggio di quel ragazzo. Anche il secondo provino non andò benissimo, ma perlomeno il secondo ragazzo riuscì a colpire un paio di volte il Bolide.
Il terzo provino fu spettacolare. Il ragazzo cavalcava una Comet Duecentosettanta, la scopa migliore che c’era sul mercato. Era velocissimo, riusciva anche in particolari numeri di abilità e destrezza, colpì il Bolide cinque volte, come richiesto dal Capitano, spedendolo sempre lontano lungo una rotta progettata da lui.
Andromeda lo ammirava moltissimo, era sicuramente il nuovo battitore di Serpeverde. Lei non sarebbe riuscita a volare come lui nemmeno sognando.
Si rese poi conto che era giunto il suo turno. Avrebbe avuto lei l’onore di affiancare William Seevers –il ragazzo del provino precedente? Oppure sarebbe stato quello del secondo provino il nuovo membro della squadra di Serpeverde?
Avrebbe dato il meglio di se stessa, il provino di William Seevers l’aveva spronata a fare tutto ciò che poteva fare, voleva essere lei l’altra battitrice, voleva essere lei ad affiancare quel ragazzo. Deglutì e salì sul manico di scopa, afferrando la mazza che il Capitano le lanciò. Volò quindi fino al centro del campo, attendendo le istruzioni del capitano e che uno dei due Bolidi fosse nuovamente liberato.
<< Spediscilo verso gli anelli di sinistra, il più forte che puoi >> le disse il Capitano, liberando il Bolide.
Quello schizzò subito via, Andromeda si lanciò al suo inseguimento andando il più velocemente possibile. Aveva commesso una sciocchezza, lei non era in grado di raggiungere il Bolide, non era in grado di batterlo, di comandarlo. Sarebbe dovuta rimanere nella sua camera, avrebbe evitato di coprirsi di ridicolo come stava facendo in quel momento.
Finalmente il Bolide fu a sua portata, Andromeda impugnò la mazza con entrambe le mani, la portò dietro la testa e la riportò in avanti, verso il Bolide, cercando di mettere più forza possibile nel tiro e di spedire la palla verso gli anelli di sinistra.
Per qualche istante sembrò che tutto andasse bene, poi il Bolide perse potenza e deviò verso destra. Andromeda chiuse gli occhi, aveva sbagliato il primo tiro, non era stata abbastanza forte. Adesso si sarebbe sicuramente scoraggiata e avrebbe sbagliato tutti gli altri tentativi, coprendosi di ridicolo. Oh, Bellatrix l’avrebbe presa in giro per quella sua folle idea a lungo, forse per anni. E l’avrebbe anche disprezzata, certo, poiché aveva suscitato divertimento negli altri attraverso le sue azioni.
<< Mh, troppo debole Black. Prova a fare di meglio lanciandolo verso destra, il più in alto possibile >> le urlò il Capitano che la osservava da terra con i membri più anziani della squadra.
“Troppo debole… prova a fare di meglio…” quelle parole riecheggiarono più volte nella testa di Andromeda. I suoi tiri non erano troppo deboli, lei aveva grinta, era la persona giusta. E non avrebbe provato a fare di meglio, lei avrebbe fatto di meglio. Lei era Andromeda Black, non poteva certo umiliarsi in quel modo. Lei era forte, sapeva volare, era la persona più adatta a quel ruolo, più adatta di Seevers.
Scattò verso destra, questa volta era pronta a colpire il Bolide ancora prima di raggiungerlo. Portò la mazza stretta fra le due mani dietro la spalla sinistra e quando fu abbastanza vicina al Bolide, colpì la palla con tutta la forza che aveva, spingendola verso l’alto con la mazza.
<< Questo è quel che mi aspettavo da te, Black. Ora prova a colpire il braccio di Yvone.>>
Yvone Wellinghton era una delle cacciatrici. Sorella del Capitano della squadra, erano ritenuti i migliori cacciatori di Hogwarts degli ultimi quindici anni. Si librò in aria dalla parte opposta del campo e compiva piccoli cerchi girando in tondo sul manico di scopa.
Andromeda era consapevole di non poter più sbagliare, ora iniziava anche a divertirsi. Alla fin fine quel provino era divertente, aveva l’occasione di poter volare e di far vedere quel che sapeva fare. Comunque, se quel provino fosse andato male, avrebbe potuto ritentare l’anno successivo, no? Salì di qualche metro e colpì il bolide, lanciandolo verso la cacciatrice che lo evitò scansandosi qualche istante prima.
Dieci minuti dopo, Andromeda toccò nuovamente terra. Con sua enorme soddisfazione era riuscita anche negli altri due colpi, era quasi sicuramente la nuova battitrice di Serpeverde.
<< Molto bene >> disse il Capitano, rivolgendosi a tutti gli aspiranti giocatori con un gran sorriso soddisfatto << Questa sera affiggerò in Sala Comune la nuova formazione e gli orari degli allenamenti. >>
Il Capitano, Dirk Wellinghton, era un ragazzo del sesto anno, un anno più grande di sua sorella Yvone. Era molto più alto e più magro di Yvone, aveva capelli e occhi castani, un viso secco e squadrato, la mascella molto pronunciata, nel complesso era un ragazzo carino. La sua vita era interamente dedita al Quidditch. I suoi voti non erano fra i migliori, raggiungeva la mediocrità con facilità ma non andava oltre, ma sul campo di Quidditch eccelleva. Non aveva alcun dubbio per il suo futuro; insieme alla sorella avrebbe tentato di entrare in una squadra di professionisti e in seguito nella nazionale. Yvone prediligeva le Holyhead Arpies, Dirk non disprezzava il Puddlemore United. Era convinto che quell’anno avrebbero avuto la squadra migliore di Hogwarts.
Narcissa raggiunse la sorella con un sorriso raggiante ed insieme uscirono dallo stadio. La bionda era fiera di sua sorella che si era fatta onore sul campo nonostante un incidente iniziale.
<< Ciao >> la salutò una ragazza che Andromeda aveva visto di sfuggita nei corridoi, era sicura che frequentasse il secondo anno. Aveva corti capelli castani e occhi neri dalla forma allungata, era una decina di centimetri più bassa di Andromeda. Si era sottoposta al provino nella veste di cacciatrice. Accanto a lei c’era un’altra ragazzina dai capelli rossi, che aveva assistito ai provini comodamente seduta sugli spalti.
<< Ciao >> salutò a sua volta Andromeda << Ti sei presentata come cacciatrice, vero? Sei stata brava, credo che tu sia stata presa. >>
<< Oh… grazie. Anche tu non sei stata male. Ad ogni modo, io sono Gwenog Jones, e lei >> la ragazza castana indicò la rossa al suo fianco << lei è Veronika Drakelvin, siamo entrambe del secondo anno. >>
<< Drakelvin? >> chiese Narcissa, storcendo il naso << Sei Purosangue? >>
<< Io… sì, sono Purosangue >> rispose Veronika, abbassando lo sguardo. Non era vero, lei era figlia di Babbani, capitata non si sa come fra i Serpeverde. Erano due anni che ripudiava le proprie origini, disgustandosi di se stessa. Eppure erano in molti a dichiararsi Purosangue anche se non lo erano.
<< Strano, non ho mai sentito questo cognome. In genere tutti i Purosangue sono imparentati con noi Black >> commentò Narcissa, con aria di superiorità.

*


Sala Comune di Serpeverde

<< Ma sei impazzita? >> strillò Bellatrix, guardando la sorella castana con disgusto << Presentarti alle selezioni di Quidditch! Ma che esempio vuoi dare a nostra sorella? Una femmina, una Black che gioca a Quidditch! A questo punto mi auguro davvero che tu abbia passato quella stupida selezione, perché almeno sarai riuscita in qualche cosa e non avrai fallito nel tentativo, cosa che disonorerebbe te e tutta la tua famiglia. >>
<< Oh, Bella, quante storie… >> sbuffò Andromeda, dando le spalle alla sorella maggiore. << E poi Meda è davvero brava a Quidditch. Comunque, Meds, fra poco sapremo l’esito del provino. Aveva detto “questa sera”, e noi abbiamo già cenato. >>
<< Credo che il risultato sia scritto su quello stupido foglio che Wellinghton ha appena affisso alla bacheca >> le informò Bellatrix, accennando alla bacheca di Serpeverde con un cenno del capo. Narcissa ed Andromeda scattarono in piedi, attraversarono in fretta tutta la Sala Comune fino ad arrivare alla bacheca. Il muro era tappezzato di fogliettini scritti in maniera a volte confusa, a volte precisa, c’erano annunci scolastici, i nomi dei prefetti di tutta la scuola, la situazione della Coppa delle Case sempre aggiornata (Serpeverde era seconda, alle spalle di Corvonero) e talvolta anche foto. Al centro, però, spiccava un grande foglio di pergamena scritto con inchiostro verde, ancora fresco. Il titolo era scritto in grande e recitava << SQUADRA DI QUIDDITCH DI SERPEVERDE >>.
<< Meda, riesci a vedere cosa c’è scritto? >> chiese Narcissa, alzandosi sulle punte dei piedi e cercando di spiare oltre le spalle di altri studenti.
<< Solo il titolo >> rispose Andromeda << Sono i risultati dei provini! Solo… credo sia meglio aspettare che se ne vada qualcuno. >>
Andromeda e Narcissa si spostarono di una ventina di centimetri ed appena un gruppo di tre studenti si allontanò dalla bacheca le due sorelle corsero a prendere i loro posti. Andromeda fissava il foglio di pergamena posto esattamente all’altezza del suo viso senza avere il coraggio di leggerlo, Narcissa allungava il collo tentando di colmare i quindici centimetri che la separavano dalla pergamena.
<< Meda, non riesco a leggere! >> piagnucolò la più piccola delle sorelle Black.
<< Capitano >> iniziò a leggere Andromeda, con voce abbastanza alta da poter essere udita dalla sorellina << Dirk Wellinghton, ma questo già lo sapevamo. Portiere: Victor Feakes, e non ci interessa. Cacciatori: Dirk Wellinghton, Yvone Wellinghton e Gwenog Jones. Ci avrei scommesso, la Jones è davvero brava, meglio della Wellinghton anche. Cercatore: Robert Kenagh, questo illustre sconosciuto. E… battitori: William Seevers, anche questo era logico. E… >> Andromeda deglutì, senza avere il coraggio di leggere l’ultimo nome. Infine respirò profondamente e si fece coraggio << E Andromeda Black >> sussurrò.
Subito dopo le due sorelle si stavano abbracciando con urletti e saltelli.
<< Lo sapevo! >> esclamò Narcissa, fiera della sorella. Era davvero contenta che Andromeda fosse stata presa nella squadra di Quidditch, a suo parere se lo era davvero meritata, era stata la sorella ad insegnarle tutto quel che sapeva sul Quidditch, e trovava inoltre che Andromeda fosse molto portata per il ruolo di battitrice.
<< Tu sei Andromeda Black, immagino >> disse William Seevers, avvicinandosi alla nuova battitrice di Serpeverde. Quando questa confermò l’identità, William proseguì << Io sono William Seevers, l’altro battitore. >>
<< Sì, lo so >> sorrise Andromeda << Ho visto il tuo provino >> aggiunse poi, guardando per la prima volta da vicino l’altro battitore. Aveva perlopiù quindici o sedici anni, era parecchio più alto di Andromeda, aveva capelli castani poco più corti di quelli della ragazza, un naso fine lievemente all’insù e una bocca sottile, gli occhi verde scuro spiccavano nel pallore spettrale del suo volto allungato. Nel complesso, Andromeda l’avrebbe definito “accettabile”. Certo, era molto meglio di Rabastan Lestrange.
<< Sei del terzo anno vero? La sorella di Bellatrix, se non sbaglio. Io frequento sono del suo anno >> William, a sua volta, osservava i tratti fini di Andromeda. Mentre la bellezza di Bellatrix era piuttosto aggressiva e devastante, quella di Andromeda era particolarmente delicata, così come Andromeda era molto più delicata e mite di Bellatrix. Narcissa, invece, si preannunciava il giusto equilibrio fra le due, con tratti né troppo duri né troppo dolci.
<< Sì, sono del terzo. E sì, Bellatrix è mia sorella. Lei invece >> Andromeda afferrò la sorellina per la spalla e la spinse in avanti << E’ nostra sorella Narcissa, del primo anno. >>
<< Meda, cugina mia adorata! Ho appena saputo chi è uno dei battitori di Tassorosso! >> esclamò Jane, entrando nella Sala Comune e avvicinandosi spedita alla cugina.
<< Non dirmi… >> replicò Andromeda, sperando con tutta se stessa che la cugina non pronunciasse quel nome.
<< Eh, sì! Ted Tonks! Contenta? >> rispose Jane, scoppiando a ridere << Ciao, Will >> salutò poi il ragazzo.
<< Oh, sì, così potrò rompergli la testa una volta per tutte >> sibilò inviperita Andromeda. Quella notizia le aveva guastato la giornata. Si allontanò da William e Jane e si risedette vicino a Bellatrix, imbronciata, mentre Narcissa la seguiva fedelmente.
<< Come mai parlavi con Seevers? >> chiese Bellatrix, chiudendo il libro che aveva appena iniziato.
<< E’ l’altro battitore >> rispose mugugnando Andromeda.
<< E anche Ted Tonks è un battitore! >> si precipitò a dire Narcissa << Quello che sta antipatico a Meda! >>
<< So benissimo chi è Ted Tonks, Narcissa. Chiudi il becco quindi. Fossi in te, Andromeda, un pensierino su Seevers ce lo farei. E’ un bel ragazzo e viene da una buona famiglia, anche se non è abbastanza per me. Per te, invece, va benissimo. >> consigliò Bellatrix, giocando noncurante con i propri capelli. William le era piaciuto all’inizio del quarto anno, però poi lo aveva ritenuto troppo inferiore rispetto a lei. Lei, Bellatrix Black, era la migliore fra tutti e meritava il meglio.
Andromeda, al contrario, a suo parere non era poi così straordinaria come lei, poteva accontentarsi di chiunque. Per non parlare di Narcissa, così infantile nei suoi comportamenti.
<< Bellatrix, va’ al diavolo, non ho bisogno che tu mi ripeta ancora una volta quanto mi reputi inferiore rispetto a te. >>
<< Ma non è un mio pensiero, tu sei inferiore, non sei certo alla mia altezza >> protestò Bellatrix, inarcando un sopracciglio << Non vali nemmeno quanto una mia unghia! >>
<< Bellatrix, vorrei poterti dire cosa sei, ma nostra sorella è fin troppo piccola per sentire ciò. >>
<< Vedi, allora? Io non me ne farei scrupoli, vedi che sei inferiore? >>
<< Bellatrix, se proprio vuoi saperlo, sei una stronza, una bastarda! >> esclamò Andromeda, lasciando senza parole Narcissa. Andromeda scattò in piedi e si allontanò dalle sorelle, diretta alla sua camera.
<< Andromeda, vieni qui immediatamente e chiedimi scusa! >> impose Bellatrix, che per tutta risposta ricevette un invito ben poco gentile. Ora era altera, non si sarebbe mai immaginata che Andromeda l’avrebbe insultata in quel modo, che avrebbe mai trovato il coraggio di farlo.

Hogwarts, 1966.
Corridoi.


<< Bella! >> Rabastan Lestrange affiancò Bellatrix, rivolgendole il più bello dei suoi sorrisi. << Ti ho cercato in Sala Comune, e anche in Sala Grande, ma non c’eri. >>
<< Ho fatto colazione presto, così posso passare questa mattinata a farmi i compiti per lunedì, del resto domani si va ad Hogsmeade e non posso certo studiare >> disse Bellatrix, guardando Rabastan da sottecchi.
<< Sì, ecco. Mi chiedevo se avresti voglia di venire con me ad Hogsmeade domani >> la invitò Rabastan, che dal primo settembre era diventato sempre più interessato a quella ragazza così bella e particolare.
<< Oh, certo! >> esclamò Bellatrix, riuscendo a stento a contenere l’entusiasmo. Erano anni che aspettava un invito simile, e da quando Rabastan le aveva rivelato quella cosa, lo trovava anche più affascinante.
<< Perfetto, allora! Ti lascio studiare, altrimenti domani non potrai venire >> Rabastan era euforico, a dir poco felice che Bellatrix avesse accettato l’invito. Bellatrix gli interessava molto anche sotto un altro punto di vista, era sicuro che a lui sarebbe senz’altro piaciuta e l’avrebbe trovata più che degna della sua compagnia. Come se non bastasse, lui, lo stupido Rabastan Lestrange, ne avrebbe giovato da questa situazione. Si fermò in mezzo al corridoio, prese il volto della Black fra le mani e si chinò per baciarla.

*



Giardino

<< Che cosa? >> strillò Tallulah << Ti ha baciata? Ma che sfacciato, non è nemmeno il tuo fidanzato! >>
<< Sì che lo è >> disse stancamente Bellatrix, che aveva appena raccontato alle sue compagne di dormitorio quel che era successo un’oretta prima nei corridoi della scuola. Alla fine aveva rinunciato a studiare, lo avrebbe fatto dopo pranzo. Un bacio di Rabastan non poteva attendere, lo studio sì.
<< Adesso lo è. Non quando ti ha baciata! Sfacciato, screnzato! >> riprese Tallulah, sempre più indignata delle gesta del Lestrange.
<< Oh, Tal! Svegliati, siamo nel 1966, non nel 1920! Adesso non si aspetta più il matrimonio per andare a letto con qualcuno, figurati se un bacio dato prima dell’essere fidanzati costituisce uno scandalo! >> sbuffò Bellatrix, che si trovava particolarmente d’accordo con quel cambio di usanze.
<< Rabastan! Mia cugina sta con Rabastan Lestrange! >> esclamò ad un tratto Jane, con aria sognante << Anche se è stato ben poco romantico… >>
<< Oh, scusa se non ha aspettato il chiaro di luna per baciarla >> sghignazzò Josie << Ormai di ragazzi romantici non ne trovi, del resto è una caratteristica inutile, su questo sono d’accordo con Bella. >>
<< Ad ogni modo non ho trovato carino quel che ha fatto Rabastan >> intervenne Tessa << Insomma, gli costava così tanto aspettare un po’, qualche secondo? >>
<< Ecco, diglielo, Tessa! Ma è anche colpa sua, che si è lasciata baciare, così! >> Tallulah indicò Bellatrix, con una smorfia di disprezzo. Probabilmente lei al suo posto gli avrebbe tirato uno schiaffo, poco le importava che da lì a un minuto sarebbe stata la fidanzata di quel ragazzo.
Josie alzò gli occhi al cielo, sospirando << Eh, certo! Bellatrix, sei una peccatrice vergognosa! >> scherzò, fingendosi adirata e sconvolta dall’accaduto << Come bacia? >>
<< Ma sentitele! Ecco che ritornano ai soliti discorsi da… da prostitute! Come bacia! >> sbottò Tallulah, storcendo il naso << Ma ti sembrano domande da fare? >>
<< McNair, i tempi cambiano. Ti saresti trovata bene, all’epoca di mia nonna >> Bellatrix scosse il capo, disperata.

Hogwarts, 1966.
Sala Grande.


<< Sei pronta, Bella? >> Rabastan si alzò dalla panca appena ebbe terminato la colazione, oltremodo desideroso di andare ad Hogsmeade con la Lestrange.
<< Certo! >> sorrise Bellatrix, raggiungendo il ragazzo, si voltò poi verso le sorelle << Meda, tu vai ad Hogsmeade con Jane e le altre o con… >> si chinò verso la bruna fino a sussurrarle nell’orecchio << o con Seevers? >>
<< Non vado ad Hogsmeade, men che mai con quello. No, rimango ad Hogwarts con Cissy, le ho promesso di farle compagnia. >> rispose Andromeda, scivolando sulla panca e prendendo il posto che la sorella aveva appena lasciato.
Narcissa abbassò lo sguardo, si sentiva tremendamente in colpa. Non fosse stato per lei, Andromeda sarebbe andata ad Hogsmeade e si sarebbe divertita come tutti gli altri studenti di Hogwarts. Si sentiva in più quando era in compagnia delle sorelle. Ben presto tutti coloro che erano stati curiosi di conoscere Narcissa rimasero delusi. Lei non era straordinaria come le due sorelle. I suoi capelli erano di un biondo comune, il suo colorito era un colorito comune fra gli studenti, i suoi occhi non erano né profondi né glaciali, non era né alta né bassa, né bella né brutta. Insomma, era perfettamente normale. Ma quel che aveva lasciato tutti delusi era stato il suo carattere. Del resto, era una cosa che si poteva prevedere, Bellatrix ed Andromeda avevano caratteri troppo forti perché Narcissa non fosse sottomessa sia all’una che all’altra. Lei era la via di mezzo, il giusto equilibrio, la banale, quella in più.
<< Bah, contenta tu >> sospirò Bellatrix << Hogsmeade è davvero un bel posto, oggi potresti fare la prima visita e invece… Ma sì, resta con quella sciocca di nostra sorella. >>
Bellatrix si riavvicinò a Rabastan ed insieme uscirono dalla Sala Grande, mentre Narcissa terminava silenziosa la colazione sotto lo sguardo distratto di Andromeda.
<< Meda, se vuoi andare… >> mormorò Narcissa, senza guardare la sorella.
<< Oh, non se ne parla! >> sbottò Andromeda << Ho detto che ti avrei fatto compagnia, e ti farò compagnia! Ad Hogsmeade ci andrò la prossima volta. E poi stasera ho l’allenamento, non vorrei tardare. Non hai idea di quanto possa essere noioso Dirk, a volte. >>
<< Già, il Quidditch. Quando avrai la prima partita? >> chiese Narcissa, spingendo il piattino vuoto verso il centro del tavolo ed alzandosi. L’unica cosa che le mancava di casa era il poter mangiare da soli e in silenzio, senza ragazzi urlanti e comodamente seduta su una sedia, e non su una panca. Però il cibo era decisamente migliore ad Hogwarts.
<< Domenica prossima >> rispose Andromeda, spalancando gli occhi in un evidente stato d’ansia << Contro Corvonero. Al momento la prima in classifica è Tassorosso, visto che ha stracciato Grifondoro. Mi rincresce ammetterlo, ma quel ragazzo non gioca affatto male. >>
<< Ted Tonks? Quello che odi? >>
<< Già. Andiamo, su >> Andromeda s’irrigidì non appena sentì nominare il Tassorosso, si alzò di scatto e seguita dalla sorella lasciò la Sala Grande ed uscì in cortile.
Andromeda e Narcissa amavano il cortile di Hogwarts, lo trovavano uno dei posti più affascinanti e suggestivi del castello. Era di medie dimensioni, rettangolare, vicino alla Sala Grande e alla Torre Nord, il pavimento era formato da grosse pietre rettangolari, che in alcuni punti erano più consumate. Tutt’intorno vi erano panchine bianche, solitamente era difficile trovare un posto in cui sedersi, ma poiché quel giorno moltissimi studenti non erano nel castello, il cortile era quasi del tutto vuoto.
Andromeda si avvicinò ad una panchina e si distese su di essa, osservando il cielo come se fosse la cosa più interessante del mondo; Narcissa invece si sedette in un angolino della stessa panchina su cui si era stesa la sorella.
<< Meda, posso farti una domanda? >> chiese Narcissa dopo un quarto d’ora di assoluto silenzio << Perché odi Bella? >>
Andromeda si mise a sedere, sorprese da quella domanda << Ma io non odio Bella. E’ solo che… a volte esagera troppo nei comportamenti, si ritiene troppo superiore, ecco. Le piace recitare la parte della superiore e della cattiva, si rende più cattiva di quel che è. >>
<< Secondo me non recita >> obiettò Narcissa << La parte della cattiva, dico. Lei si diverte davvero a fare del male a chiunque le capiti, fosse anche una delle sue sorelle, lo si capisce da quel sorriso e da quel brillio particolare degli occhi ogni volta che fa qualcosa di brutto. Ieri ho sentito due dire che queste sono le classiche caratteristiche da Mangiamorte. >>
<< Oh, beh, del resto tutta la nostra famiglia pare fatta da Mangiamorte! >> sbuffò Andromeda << Non dar loro retta, Cissy! Bella segue solo il solito pensiero Black; purezza del sangue, inferiorità dei Mangiamorte e via dicendo, lei non sarà mai una Mangiamorte. >>
<< A te cosa piacerebbe fare da grande, Meda? >>
<< Beh… credo che se troverò qualcuno da sposare, lo farò subito. Di questi tempi tutti si sposano subito, hai notato? Se il Signore Oscuro non sarà ancora sconfitto mi sposerò immediatamente, mi piacerebbe avere un figlio. Poi penso che diventerò Auror, o che giocherò a Quidditch. Oppure sarebbe bello curare le relazioni magiche, voglio dire in questo modo hai il dovere di viaggiare e conoscere posti nuovi, non è male no? Tu cosa vorresti fare? >>
Narcissa scrollò le spalle << Penso che farò come tutte le donne Black, sposerò un uomo ricco e di nobili natali e me ne starò a casa senza far nulla. Però, Meda, non credo che l’Oscuro Signore verrà sconfitto tanto presto, è possibile che non verrà affatto sconfitto, è così potente… >>
<< Oh, Cissy! Prima o poi dovrà morire, nessuno può diventare immortale! >> rise Andromeda << Sarà un gran giorno per tutti noi, quello. Come quando Silente uccise Grindewald, non è stata forse la sua morte una liberazione per tutto il mondo magico? >>
<< Nonna dice che Grindewald era un grand’uomo e che aveva nobili intenzioni >> Narcissa aveva sentito più e più volte i ricordi di sua nonna, le raccontava spesso dei tempi in cui aveva frequentato Hogwarts con Silente e di quando conobbe Grindewald.
<< Nonna dice anche che i Camaleonti Trifolati esistono. >>

*



Hogsmeade



Bellatrix e Rabastan erano ai “Tre manici di scopa”, seduti al centro della sala. Parlavano del più e del meno, delle proprie famiglie, di Hogwarts, di cosa avrebbero fatto una volta lasciata la scuola, ma specialmente parlavano di Voldemort.
<< Il Signore Oscuro è… è divino, inimmaginabile, ha in sé un potere senza paragoni, un potere così immenso che nemmeno Silente stesso può eguagliare >> raccontava Rabastan con un tono di voce particolarmente basso << Mi chiedo come si possa desiderare combatterlo. >>
<< Sai, Rab… adesso pare che stiano formando una sottospecie di associazione segreta, credono di poterlo battere. Illusi. Immagino che l’Oscuro Signore sappia come raggirare la morte, è così potente, il mondo aspettava da secoli un mago così forte, un vessillo a cui aggrapparsi >> Bellatrix ascoltava attentamente il suo nuovo ragazzo, piegata in avanti sul tavolo come se temesse di perdersi anche una sola parola, il mento appoggiato sui palmi delle mani, fissava ardentemente il Serpeverde.
<< Oh, Bella! Ce ne sono di idioti a questo mondo, idioti che credono di poter creare un mondo migliore con la sola pace e fratellanza. Gli stessi idioti che non capiscono che se i Babbani non hanno avuto poteri magici c’è un motivo, e che quindi le due razze non vanno mischiate. Loro sono Babbani, noi siamo maghi, sarebbe la stessa cosa di sposare un Elfo Domestico. Ma noi, Bella, siamo di sangue puro, siamo veri maghi, siamo i successori di Serpeverde e come tali siamo in grado di riconoscere il giusto dallo sbagliato, e il giusto è seguire il Signore Oscuro. Poco importa se qualche idiota tenta di fermarlo, non ci riuscirà. >>
<< Una volta purificato il Regno Unito, sarebbe bello poter purificare tutto il mondo >> sospirò Bellatrix << Quel che non capisco è come possa un Purosangue tollerare e sposare qualcuno di origine Babbana. Per esempio, una cugina di mio padre si è sposata con un Prewett. Ora, i Prewett sono di sangue puro, ma non purissimo, c’è feccia nella loro famiglia! E poi… sono così contrari al Signore Oscuro, sono male. >>
<< Bella, mi chiedevo se per la prossima uscita non vorresti venire con me. >>
<< Ad Hogsmeade? Certo! >>
<< No, non ad Hogsmeade, un po’ più lontano. Potrai smaterializzarti con me, ovviamente. >>

*


<< Rodolphus, vuoi dirmi perché accidente hai quell’aria truce e cupa? >> sbottò Lucius, sbattendo il bicchiere di Burrobirra sul tavolo. Da quando erano entrati nel locale, Rodolphus non aveva proferito parola, il che era strano per il Lestrange, che di solito rintronava Lucius a furia di parlare.
<< Mah. Nulla >> rispose seccato Rodolphus, lanciando sguardi nervosi ed irati al fratello, seduto a soli tre tavoli di distanza.
Lucius seguì gli sguardi dell’amico e presto capì il motivo di quel nervosismo << E’ per la Black, vero? Ti secca che stia con tuo fratello e non con te, ti piace. >>
<< No… io… >> mentì Rodolphus, agitandosi sulla sedia. Sì, era vero, non sopportava di vedere Bellatrix e Rabastan insieme, gli piaceva Bellatrix fino all’inverosimile, ma intanto era la ragazza di suo fratello, il fascinoso Rabastan. Lui era solo il fratello del ragazzo più popolare fra i Serpeverde, probabilmente se proprio voleva una Black, si sarebbe dovuto accontentare di una delle sorelle della ragazza più bella del quinto anno e non solo. Un popolare per un’altra, un fratello scialbo per una sorella scialba.
<< Sì, invece. E ne capisco il motivo, è una bella ragazza del resto. Acida, crudele ed antipatica, ma bella. >>

Hogwarts, 1967
Infermeria.



Ted Tonks era sdraiato su un lettino dell’infermeria. Madama Chips gli aveva appena riparato la gamba e il braccio rotti, ma gli aveva assolutamente impedito di lasciare l’infermeria per la notte. Del resto, come darle torto. Aveva tentato di colpire quella Black, ma lei riusciva sempre a sfuggirgli di qualche centimetro e gli lanciava sguardi di derisione. Poi, perse la pazienza. Non solo gli scagliò contro un Bolide, colpendolo con una precisione assurda al gomito e procurandogli una frattura doppia al braccio sinistro, ma era riuscita anche a disarcionarlo dalla scopa e a fargli fare un volo di quindici metri, facendogli rompere anche la gamba destra.
E nonostante Uma Reechard, la cercatrice di Tassorosso, avesse preso il Boccino d’Oro, aveva perso per una misura di trecento punti. A quanto pareva nessun portiere resisteva a Gwenog Jones. I tiri dei fratelli Wellinghton a volte erano facili da parare, altre volte solo un bravo portiere era in grado di parare, ma la Jones era più forte su tutta la linea. Saettava velocemente nell’aria, in sella all’ultimo modello di manico di scopa, rendendola praticamente impossibile da colpire con i Bolidi, poi arrivava davanti ai tre cerchi ed aumentava ancora la velocità. Mentre tutti i cacciatori si fermavano prima di tirare la Pluffa, lei era in grado di segnare in volo. Ogni suo tiro era un punto. Alla fine Uma aveva posto fine a quella umiliazione, facendo finire la partita seicento a trecento per Serpeverde. Ian Toker, il portiere di Tassorosso, non si era mai sentito così umiliato, era il migliore dei quattro portieri, eppure la Jones lo aveva umiliato. Così come aveva umiliato Robert Corner, il portiere di Corvonero, segnandogli ben sessantacinque reti, oppure come aveva umiliato Tara Lake mandando a segno cinquantatré tiri. Dirk Wellinghton aveva visto giusto, in quella ragazzina bassa, piatta e bruttina c’era davvero il talento per il Quidditch.
Sarebbe diventata certamente una giocatrice famosa di Quidditch, di questo erano ormai tutti certi. E poi c’era Seevers, battitore di gran lunga migliore di lui, che insieme ad Andromeda Black faceva una gran bella coppia di battitori. Andromeda Black aveva talento e mira, Ted si ritrovò costretto ad ammetterlo, ed era anche molto forte. Ted era scettico quando seppe che Serpeverde aveva una battitrice, in genere le ragazze non avevano la forza necessaria, ed infatti la Black era l’unica ragazza nelle quattro coppie di battitori.
Si sarebbe rifatto l’anno seguente, magari spaccandole la testa. Non intendeva ucciderla, non ancora almeno. Prima la Black avrebbe dovuto soffrire come aveva sofferto lui più e più volte, solo dopo avrebbe potuto morire.

*



Sala Comune di Serpeverde.


<< Gwen, fammi degli autografi, così quando sarai famosa li rivenderò e diventerò ricco >> rise un Serpeverde.
La squadra di Serpeverde era al centro della stanza, la Coppa di Quidditch in bella vista sul camino. Accanto c’era la foto della squadra, Dirk alzava al cielo la Coppa, tutti avevano un gran sorriso sul volto.
Gwenog ed Andromeda erano state indubbiamente le protagoniste della partita. Gwenog aveva affascinato tutti, mostrandosi ancora una volta la migliore cacciatrice; Andromeda aveva dato prova della sua bravura di battitrice spedendo in infermeria quel Tassorosso, sollevando un boato nelle tribune di Serpeverde.
Tutti si erano congratulati con le due, perfino Bellatrix aveva rivolto un sorriso soddisfatto alla sorella ed aveva preso parte ai festeggiamenti.
I membri della squadra non riuscivano a resistere alla tentazione di contemplare i propri nomi incisi alla base della Coppa di Quidditch e a turno si recavano presso la mensoletta ad osservare la piastrina d’argento.
Andromeda avrebbe guardato per sempre i loro sette nomi scritti in grafia corsiva, separati da un minuscolo puntino.

Dirk Wellinghton • Victor Feakes • Yvone Wellinghton • Gwenog Jones •
Andromeda Black • William Seevers • Robert Kenagh •



Entrare nella squadra di Quidditch era la cosa migliore che fosse mai successo ad Andromeda. Si rese conto che riuscì a legare con alcuni Serpeverde a cui non avrebbe mai rivolto parola, fu felice quando si accorse che improvvisamente la sua popolarità decollò, superando quasi quella della sorella. Se non altro, quella sera era lei quella importante, quella famosa e non Bellatrix. E poi in quella partita aveva fatto male a Ted Tonks, dopo un’ora passata ad insultarsi era riuscita a spezzargli braccio, gamba e scopa in un colpo solo.

Espresso per Londra, 1967

Bellatrix e Rabastan erano ancora nel vagone ristorante. Gli altri studenti si erano andati a preparare, a prendere le proprie robe. Da lì ad un quarto d’ora sarebbero arrivati a Londra, sarebbero tornati a casa. Loro erano già pronti, indossavano i vestiti babbani e avevano i bauli accanto.
<< Verrai a trovarmi questa estate, vero? >> chiese Bellatrix, nervosa. Non avrebbe più rivisto il suo ragazzo tutti i giorni, ma solo sporadicamente. L’estate era vicina, e poi lei sarebbe tornata ad Hogwarts, mentre lui avrebbe cercato lavoro nel ministero.
<< Ovvio, Bella. Ma credo che ci vedremo prima di quanto entrambi possiamo immaginare, probabilmente anche questa sera stessa. E’ inevitabile, ci rivedremo spesso. >>
<< Oh, già! Dimenticavo quel particolare, fino ad ora si è trattato solo di una formalità, di un vezzo quasi. Adesso invece… i tempi sono maturi, Rab. >>
<< Mi ha fatto davvero piacere che tu abbia accettato la proposta >> sussurrò Rabastan, finendo di bere l’ultimo sorso di Burrobirra.
<< Era il mio sogno, ed inoltre non avevo grande scelta, no? O quello, o la morte >> sorrise Bellatrix.
<< In effetti >> ridacchiò Rabastan << E’ stata una scelta un po’ obbligata, ma sapevo di poter contare su di te.>>
<< Ragazzi, stiamo per arrivare a Londra >> un inserviente s’inserì bruscamente nella loro conversazione, scuro in volto e visibilmente annoiato di quel lavoro. << Perciò, vi devo chiedere di andare. >>
I due ragazzi si alzarono e trascinarono i loro bauli nel corridoio che si riempiva di gente man mano che il treno rallentava.
Una volta arrivati alla stazione, Rabastan aiutò Bellatrix a trasportare il baule fin ad un carrello, poi l’afferrò per il polso e la portò lontano dagli altri studenti. << Ci vediamo, Bella >> mormorò, dopo averla baciata.
<< BELLA! >> strillò Andromeda, spazientita << Quando finirete tutte queste smancerie avvisami, così magari potremo tornare a casa. Sbrigati! >>
<< Andromeda, va’ a fare un po’ al diavolo >> sibilò Bellatrix, raggiungendo le due sorelle ed oltrepassando la barriera.
Trovarono i genitori alla sinistra del binario, Narcissa corse loro incontro, rischiando di investire parecchi passanti con il carrello e si buttò fra le braccia del padre, mentre la madre le sfiorò la guancia con le labbra.
Andromeda e Bellatrix arrivarono qualche secondo più tardi ed entrambe salutarono i genitori con baci sulle guance.
<< Bella! Meda! Cissy! >> esclamò Cygnus, abbracciandole << Com’è andata quest’anno? Meda, sono così fiero di te! E i GUFO, Bella? E… Cissy, come ti sono sembrati gli esami? No, non dite nulla, ce ne parlerete fra poco, a cena, quando ci sarà quasi tutta la famiglia. >>
<< Oh, perfetto. Devo giusto fare un annuncio >> commentò Bellatrix, avviandosi verso l’uscita della stazione.
<< Bella, chi è Rabastan Lestrange fra loro? >> chiese Cygnus, la voce indurita << Fammelo vedere. >>
Bellatrix cercò la famiglia Lestrange nella folla, poi li indicò al padre << E’ il ragazzo di spalle, l’altro è suo fratello Rodolphus. >>
Cygnus grugnì a mo’ di assenso << Sembra un bravo ragazzo. Del resto è un Lestrange, ottima famiglia. >>

*



Casa Black


<< Zio Alphard! >> Andromeda corse a salutare il suo zio preferito non appena questi varcò la soglia della casa. La maglietta verde e la gonna di jeans di Andromeda e le vesti viola di Alphard spiccavano in tutto quel mare di nero, tutti i parenti salutavano le tre sorelle Black, desiderosi di sapere le novità dell’anno.
<< Meda! >> Alphard ricambiò il saluto con un gran sorriso << Fatti vedere! Sei ancora cresciuta, Meda, e sei più bella da quando ti ho vista a Natale! E le tue sorelle dove sono? >>
Andromeda lo portò al centro dell’ingresso, dov’erano Narcissa e Bellatrix, la prima sorrideva, l’altra fremeva, pareva che avesse voglia di parlare, di rivelare un segreto.
<< Cissy, Bella! Oh, Cissy, sei alta quasi quanto Andromeda, l’ultima volta eri molto più bassa! E tu, Bella, stai diventando proprio una bella ragazza, ma raccontatemi di quest’anno, su! Ho saputo che ho una nipote battitrice e campionessa di Hogwarts… >>
<< Beh, ora che ci siamo tutti, possiamo anche metterci a tavola >> disse Druella, avviandosi verso la sala da pranzo. Le tre sorelle si sedettero al centro della tavolata, la madre al fianco di Bellatrix, il padre affianco ad Andromeda, Alphard e Walburga davanti alle sorelle.
<< Bella, non senti caldo? >> chiese Irma, la nonna << Le maniche lunghe a luglio, sei proprio come quel pazzo di tuo zio Alphard! Stai forse male? >>
<< Oh, nonna, non preoccuparti, sto bene >> rispose Bellatrix, ostentando un sorriso.
Verso metà cena, la conversazione ricadde inevitabilmente su Voldemort. Alphard ed Andromeda si scambiavano sguardi annoiati e sopportavano Bellatrix che si era lanciata in un elogio su Voldemort.
<< … e l’Oscuro Signore è così affascinante, così potente! Lui può tutto, lui deve impadronirsi della nostra comunità, è per il nostro bene, no? E’ quanto di meglio ci possa mai capitare, l’Oscuro Signore è superiore a tutti noi, è un grande onore solo il sentir pronunciare il proprio nome da lui, sapere che ti parla è la più grande gioia… >>
<< Bella, ma come puoi parlare così? >> sbottò Alphard, interrompendo il monologo di Bellatrix che andava avanti da mezz’ora << Neanche lo conosci! >>
Bellatrix si alzò, un sorriso enigmatico sul volto << Ah no? >> chiese con tono di sfida << Beh, guarda qui, guardate tutti qui >> ordinò. Si portò la mano destra al braccio sinistro e lentamente sollevò la manica, sentendo lo sguardo incuriosito di tutti su di sé.
Le reazioni furono varie. Andromeda fece un salto sulla sedia, spaventata e disgustata, Alphard fissò incredulo Bellatrix, la madre fissava con occhi sgranati la figlia, incapace di proferir parola, Walburga trattenne rumorosamente il respiro, portandosi le mani davanti alla bocca.
<< Il Marchio Nero… >> sussurrò la zia.
<< Rabastan è un Mangiamorte. E’ stato lui a presentarmi l’Oscuro Signore, e l’Oscuro Signore stesso mi ha proposto di unirmi a loro >> spiegò Bellatrix, fiera di se stessa.
<< La prima… la prima Black Mangiamorte >> mormorò Druella, alzandosi ed abbracciando la figlia, le lacrime agli occhi << Bella, hai fatto la cosa giusta, la miglior scelta della tua vita. >>
<< Direi che un brindisi a Bellatrix Black, prima Mangiamorte della famiglia, è d’obbligò >> propose Cygnus, alzandosi a sua volta in piedi.
Narcissa ed Andromeda erano esterrefatte. La bionda era in parte ammirata in parte spaventata, sua sorella ora avrebbe ucciso e torturato chissà quanta gente, avevano ragione tutti quei Serpeverde. Bellatrix era una Mangiamorte, e lo sarebbe stata a vita; era davvero cattiva.
<< Mi fai schifo >> dichiarò Andromeda, alzandosi in piedi e scaraventando a terra la sedia << Mi fai schifo >> ripeté << Da questo momento non ti considerò più come una sorella >> urlò, lasciando di corsa la stanza, mentre la madre le ordinava di tornare e di chiedere scusa.
<< Bella, ma ti rendi conto? Hai solo quindi, sedici anni! Cosa puoi capirne? Hai voluto seguire a tutti i costi la moda del momento, ti sei fatta plagiare da quel Lestrange! E voi tutti che l’acclamate! Bellatrix adesso è una criminale, ha il dovere di uccidere, da oggi a domani potrebbe finire ad Azkaban! >> Alphard ormai era rosso in volto per la rabbia, anche lui era in piedi. Sbatté un pugno sul tavolo, furioso << Dovreste aiutarla, non mandarla in prigione! Ed ora, scusatemi, ma io non ho alcuna attenzioni di avere a che fare con Mangiamorte. >>
Alphard si smaterializzò, esattamente come fece anni prima. Si materializzò nella sua nuova casa e corse al camino. Ci buttò dentro una manciata di Polvere Volante e chiamò a sé Lucretia.
<< Al, è successo qualcosa? Ti vedo grave! E’ morto qualcuno? >> domandò Lucretia, precipitandosi al camino.
<< E’ morta tutta la famiglia, Lu. Posso venire da te? >> chiese Alphard << Dobbiamo parlare. Urgentemente. >>
<< Ma certo, certo… Vieni subito >> acconsentì Lucretia, facendosi da parte.
Poco dopo Alphard apparve nel salotto di casa Prewett, dove Ignatius e Lucretia stavano finendo di cenare << Scusate se mi presento così, all’improvviso, ma la situazione è grave. >>
<< Siediti, Al >> lo invitò Lucretia, sedendosi su un divano insieme al marito. Lucretia era impallidita, non respirava quasi << Racconta. >>
<< Ve la ricordate Bellatrix? >> chiese Alphard, e quando i due risposero di sì, continuò << Bene, è una di loro, una Mangiamorte. >>
<< Che cosa? >> strillò Lucretia, scattando in piedi e portandosi una mano alla fronte << Alphard, stai scherzando! Ha solo sedici anni! >>
<< Lo so, Lu. E no, purtroppo non sto scherzando. Quel che è peggio >> Alphard tirò un pugno al tavolino di vetro ch’era vicino al divano << Quel che è peggio è che ora tutta la famiglia la sta acclamando. Tranne Andromeda, lei non vuole più aver a che fare con la sorella a quanto pare. >>
Lucretia scosse il capo << Non ci posso credere… non ci posso credere… >> mormorava. Non avrebbe mai immaginato che una di quelle tre graziose bambine potesse mai diventare una Mangiamorte.
Ignatius era sconvolto. Si era aspettato una morte, un avvelenamento, un litigio grave, di tutto ma non quello. << Io… sono senza parole, davvero. Una bambina, una bambina che uccide e tortura! Se mai avrò un figlio, gli impedirei in tutti modi di fare cose simili… >>
<< A quanto pare per i Black è giunto il tempo di diventare Mangiamorte. Lu, dovremo adeguarci o… dovremo combattere i nostri consanguinei. >>
<< Ne accadono di schifezze nella famiglia Black >> mormorò Lucretia, risedendosi << Decori ricavati da Elfi decapitati, incesti… Ma questa è di gran lunga la peggiore, se su tutto il resto posso chiudere un occhio, su questo no. Non mi adeguerò. >>

  
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