Cap 1
I'm a
survivor
I'm not gon give up
I'm not gon stop
I'm gon work harder
I'm a survivor
I'm gonna make it
I will survive
Keep on survivin'
Evanna
giocherellava nervosamente con una ciocca di capelli candidi come la
neve; gli
occhi, di un azzurro talmente puro e incontaminato da ricordare quelli
del
freddo cielo invernale, puntavano insistentemente verso
l’ingresso del palazzo
che avevano occupato abusivamente.
Tre
dei loro migliori semidei erano usciti in avanscoperta più o
meno tre ore prima
e da allora non avevano dato alcun segno di vita. Stava giusto per
inviare il
segugio di James, Shadow, a recuperarli quando la porta
d’ingresso si aprì e
fece capolino un ragazzo poco meno che ventenne con i capelli castano
chiaro
leggermente scompigliati e i suoi stessi incredibili occhi azzurri che,
in quel
momento, luccicavano come se la scarica di adrenalina fosse ancora in
circolo
nel suo corpo.
James
Hale, figlio della Dea Ate e uno dei capi
dell’Antàrtes, le rivolse un
sorrisetto sghembo.
-
Si può sapere dove accidenti eravate? Cominciavo a
preoccuparmi – disse,
lanciandogli un’occhiata tagliente.
-
Abbiamo avuto un piccolo imprevisto. –
-
Katty e Seth stanno bene? –
James
annuì. – Loro sì.
–
Evanna
assottigliò lo sguardo, scrutandolo dalla testa ai piedi
alla ricerca di
qualche ferita che gli fosse sfuggita. – Jem, non farmi
preoccupare, tu stai
bene? –
-
Stiamo tutti bene, sorellina, ma una dei ragazzi che abbiamo recuperato
è un
po’ acciaccata. –
Lo
sguardo della figlia di Chione si fece subito più
interessato.
-
Un attacco di mostri? –
Jem
scosse la testa, mentre le labbra si arricciavano in
un’espressione disgustata.
– Era stata catturata dall’ O.R.G., ma il suo amico
l’ha portata in salvo. –
Di
chiunque si trattasse, Eve era decisamente impressionata. In tanti anni
aveva
conosciuto solo un semidio che fosse riuscito a fuggire da quei
laboratori:
Seth.
-
Katty se ne sta occupando, sono in infermeria. –
L’infermeria
non era altro che una piccola stanza al secondo piano del palazzo in
cui erano
stati sistemati una decina di letti e qualche provvista e attrezzatura
di
pronto soccorso. La semidea ferita era sdraiata sul lettino
più lontano ed era
svenuta. Una figlia di Ares. In diciassette anni di vita Eve aveva
imparato
bene come distinguere la progenie delle varie divinità. Non
importava di che
nazionalità fossero, di quale etnia o se fossero maschi o
femmine, tutti i
semidei figli dello stesso genitore divino avevano un tratto in comune.
Nella
fattispecie, la ragazza aveva lo stesso bel viso dai tratti decisi di
Seth.
Appoggiato
alla parete accanto al letto, con i tempestosi occhi blu che
osservavano
attentamente ogni minimo movimento, stava un ragazzo che doveva avere
la stessa
età di James. Il bel volto dai tratti virili era corrucciato
e lo faceva
sembrare più che mai un cupo angelo vendicatore.
-
Sei assolutamente sicura di sapere ciò che fai? –
Katrine
Sunlight, la quindicenne figlia di Apollo che aveva preso il comando
dell’infermeria date le arti curative del padre,
alzò lo sguardo su di lui. I
penetranti occhi azzurri, leggermente a mandorla, fecero capolino da
sotto i
lunghi capelli biondi adornati da ciocche rosa.
-
Certo che so cosa sto facendo. Adesso cerca di rilassarti o gira al
largo, mi
metti ansia e non riesco a lavorare se mi stai così addosso.
–
Il
ragazzo irrigidì la mascella. – Sarà
meglio per te. –
Gli
occhi color ossidiana di Seth si rabbuiarono mentre si avvicinava
leggermente
alla ragazza, come a sottolineare il fatto che Katty era sotto la sua
protezione e non si sarebbe fatto problemi a vedersela con il nuovo
arrivato.
-
La puzza di testosterone si sente lontano chilometri, potete anche
smetterla di
giocare a chi è più macho –
decretò Eve, avvicinandosi al lettino e studiando
le bruciature sulla pelle della ragazza.
-
Evanna Hale, figlia di Chione e una dei capi
dell’Antàrtes. Lui è James, figlio
di Ate, l’altro leader nonché mio fratello. Seth e
Katty, rispettivamente di Ares
e Apollo – concluse le presentazioni, indicando con un cenno
del capo tutti i
componenti del gruppo ribelle presenti.
Jace
inarcò leggermente un sopracciglio, perplesso. –
Come fa a essere tuo fratello
e allo stesso tempo figlio di un’altra Dea? –
Era
una buona domanda, una di quelle che ogni semidio le aveva rivolto la
prima
volta in cui l’aveva incontrata.
-
Nostro padre non è mai stato un uomo particolarmente fedele.
Diciannove anni fa
ebbe una relazione e un figlio con Ate, due anni dopo con Chione
– replicò,
scrollando le spalle.
-
Jace Armstrong, figlio di Zeus. Lei è Katherine Banks,
figlia di Ares –
aggiunse, guardando teneramente la figura elegante che cominciava a
dare segni
di ripresa.
-
Figlio di Zeus, eh? Ecco perché hai l’aria di
essere così elettrico –
considerò Jem, sorridendo ironico.
-
Non immagini neanche quanto – confermò, sorridendo
allo stesso modo.
Guardandoli,
Eve ebbe la netta sensazione che quei due messi insieme sarebbero stati
davvero
difficili da gestire. L’avrebbero fatta impazzire, questo era
poco ma sicuro.
*
Madeleine
aveva cercato Lissa per ogni angolo del Campo Mezzosangue, ma senza
alcun
risultato. La conosceva da quando aveva messo piede per la prima volta
al Campo
e sapeva che non era decisamente da lei sparire in quel modo. Si
diresse verso
le scuderie dei Pegasi. La progenie di Afrodite passava molto tempo in
quel
luogo, ammirando l’eleganza e la bellezza di quegli animali.
Anche
lì nulla.
Da
una delle scuderie fece capolino una testa dagli scompigliatissimi
capelli
castano scuro e gli occhi di un azzurro talmente intenso da sembrare
quasi
innaturale.
-
Ehy, Jude! Hai visto Lissa da queste parti? –
Il
ragazzo, apparentemente perso in chissà quali
considerazioni, si riscosse di
colpo e si voltò verso di lei.
-
No, da queste parti non si è vista. –
Madds
si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore.
C’era qualcosa che non andava
in quell’assenza. Non sapeva neanche lei perché
avesse quella sensazione, forse
per le storie che circolavano in quegli ultimi mesi. I semidei che
vivevano al
Campo sapevano relativamente poco della vita di coloro che avevano
preferito la
via del vagabondaggio, ma c’era qualcosa di anomalo in quel
periodo, di
allarmante, e la preoccupazione si stava stendendo a macchia
d’olio anche lì.
- Ne parlerò con Chirone, magari lui sa
che fine ha
fatto – decise, puntando verso la residenza del Direttore e
venendo seguita dal
figlio di Eros.
Jude era un ragazzo anomalo per essere il figlio
del
Dio dell’amore, ma lei non poteva fare a meno di apprezzarne
la riservatezza e
la spiccata intelligenza. Era una compagnia piacevole e da sempre i
figli di
Afrodite e quelli di Eros andavano d’accordo.
Raggiunsero lo studio privato del centauro in
pochi
minuti e lungo il tragitto Madds non potè fare a meno di
occhieggiare da una
parte all’altra nella speranza di individuare la chioma
bionda di Lissa.
Trovarono Chirone intento a confabulare con
Dioniso,
le teste tanto vicine che sembrava quasi che le loro chiome si fossero
fuse in
una. Parlavano sottovoce come se si trattasse di chissà
quale enorme segreto.
Madeleine riuscì a cogliere solo un
nome, Moros, prima
che i due si accorgessero del suo arrivo e interrompessero bruscamente
la
conversazione.
- Madeleine, posso fare qualcosa per te?
– domandò gentilmente
il centauro. Un’ombra di preoccupazione gli offuscava gli
occhi scuri e da come
muoveva l’anteriore destro si intuiva chiaramente che ci
fosse qualcosa che non
andava.
- È Lissa; non la trovo da nessuna
parte, sembra
essere sparita nel nulla. –
Se possibile, i suoi occhi divennero ancora
più cupi e
scambiò un’occhiata d’intesa con
Dioniso. Anche il Dio appariva strano, più
strano del solito, e la cosa non
lasciava presagire nulla di buono.
- Le è successo qualcosa, vero?
–
- Madeleine, ci è da poco giunto un
dispaccio dall’esterno
e la scomparsa della tua amica non fa che accrescere la mia
preoccupazione.
Siamo in una situazione pericolosa, non te lo nascondo, e le cose sono
peggiori
di ciò che sembrano – iniziò
cautamente, porgendole un foglio stropicciato, -
Questo l’ha consegnato poco fa il Divino Ermes, è
una lista stilata dagli Dei.
Sta a voi Eroi cercare di salvare la situazione. –
- C’entra Moros, vero? –
domandò, fissandolo con i
penetranti occhi castani.
Dioniso aggrottò la fronte. –
Cosa credi di saperne tu di Moros,
signorinella? –
- Nulla, ma magari potreste dirmelo voi di chi si
tratta. –
- Moros è semplicemente la cosa
più pericolosa che
incontrerete mai nell’arco della vostra vita. –
- Più pericoloso di Crono, dei Titani,
di Gea e dei
Giganti? – domandò Jude, dubbioso.
- Più pericoloso di tutti loro messi
insieme –
confermò Chirone con aria grave.
- Fantastico, sentivo proprio la mancanza di
un’impresa
suicida – borbottò il ragazzo.
- Chi guiderà l’impresa?
–
Una colomba, simbolo di Afrodite, comparve sul
capo di
Madds.
Dioniso emise un lieve verso di scherno.
– Una figlia
di Afrodite a capo di un’impresa come questa? Ora siete
ufficialmente
spacciati. –
La colomba fece un elegante volteggio e
depositò un
consistente e grigiastro escremento sulla testa del Dio.
Jude si mise una mano davanti al viso per
impedirsi di
scoppiare a ridere e, Madds poteva giurarlo, anche Chirone sembrava
nella
stessa situazione.
La ragazza prese la lista che le veniva porta,
scorrendo
velocemente i nomi presenti: Blake Lexington, figlio di Ecate; Evelyn
Prysons,
figlia di Ermes; Nathan Wallace, figlio di Ade; Jude Harrison, figlio
di Eros;
Velstand Fritjof, figlio di Ilizia; Marco Sunday, figlio di Era; Zoey
Martin,
figlia di Poseidone e Remus Taylor, figlio di Atena.
- Sembrerebbe che la regola del tre sia stata
ampiamente violata – considerò Jude.
- Circostanze estreme richiedono misure estreme.
–
- E anche così continuo a dubitare che
un gruppo di
mocciosi riesca nell’impresa; sarà già
una fortuna se non vi farete ammazzare
tutti quanti – rincarò Dioniso.
- È sempre bello sapere quanto abbiate
fiducia di noi,
Mr D. – ironizzò il ragazzo.
Il Dio non colse la provocazione e si
limitò ad
allontanarsi borbottando qualcosa sulla stupidità e la
mancanza di rispetto
della nuova generazione.
Madeleine tornò a rivolgersi al
centauro, ancora un po’
frastornata dalla quantità di notizie apprese in quei pochi
minuti. – Non c’è
altro che desideri dirci, Chirone? –
- Solo una cosa: sopravvivete. –
Spazio autrice:
Eccoci con il nuovo capitolo. Sono riuscita a
presentare solo sei OC, e me ne dolgo, ma ai fini della trama
presentarli tutti
insieme era davvero troppo e si rischiava di avere
un’accozzaglia di nomi e
descrizioni sterili. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi abbia
incuriosito. Al prossimo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt