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Autore: Rainbows_Butterflies    22/08/2014    8 recensioni
[Storia ad OC, precedentemente pubblicata e poi “erroneamente” cancellata da un “simpatico” membro della famiglia]
ISCRIZIONI CHIUSE
Corre l'anno 1810 in Inghilterra, età del Romanticismo.
Hogwarts, guidata dall'altezzoso preside Phineas Nigellus Black, è in fermento per il grande avvenimento dell'anno: il fatidico Torneo Tremaghi, a cui qualunque studente poco sano di mente sognerebbe di partecipare.
Le prestigiose scuole di Beauxbatons e di Durmstrang sono in arrivo, ed i giovani sono in trepidante attesa di scoprire i nomi dei campioni che si batteranno quell'anno.
E poi, ovviamente, c'è il Ballo del Ceppo: la parte dell'occasione più attesa e più temuta sia dai giovani Maghi che dalle Streghe.
Tra pozioni pizzi, merletti, incantesimi e sfide mortali sorgono amori inaspettati, amicizie impossibili ed antipatie reciproche...e tu? Farai tappezzeria o ti lancerai in una nuova avventura?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Phineas Nigellus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 2 

Fraser Stark osservava da un po' il suo piccolo drago, appollaiato sulla sua sciarpa rossa e oro, con un misto di sospetto e meraviglia nello sguardo.
Suo padre gliel'aveva regalato poco prima di partire, quando Fraser si era ormai rassegnato al dover partire per il suo ultimo anno ad Hogwarts senza un animale da compagnia.
Era una creatura bellissima ed affascinante, non più grande di un gatto particolarmente grasso.
Non aveva le squame, come quelle che invece possedevano la maggior parte dei draghi, ma una folta e morbida pelliccia candida, ed i suoi occhi erano del colore degli acini d'uva matura. Proprio come quelli di Fraser.
Notando l'attenzione che il Grifondoro riservava al suo animale, Jonathan Lechater, Corvonero del sesto anno, chiuse con delicatezza il libro a cui si stava dedicando e lo ripose dentro uno dei suoi bagagli di pelle.
Dal canto suo, lui non aveva mai avuto un animale da compagnia da scarrozzare in giro, ma la cosa non lo disturbava affatto. Pensava che gli sarebbe potuta andare molto peggio.
Per esempio, avrebbe potuto non avere quel suo paio di occhiali dalle lenti incantate.
Il suo problema, se tale si può definire, era infatti l'eterocromia.
I suoi occhi erano di due colori differenti, uno del colore del cielo in tempesta e l'altro blu come il mare. E sì, Jonathan si era stufato talmente tanto di essere fissato da chiunque come un fenomeno da baraccone che era riuscito a convincere i suoi genitori ad incantare i suoi occhiali.
Proprio non riusciva a capire come Fraser riuscisse a sopportare gli sguardi curiosi della gente fissi addosso ogni volta che decideva di uscire di casa.
Perché, diciamolo, un essere umano dai capelli bianchi e gli occhi viola come i suoi non poteva passare inosservato.
«Hai deciso che nome dargli, alla fine?» domandò Jonathan, in tono pacifico, indicando il drago.
Fraser si strinse nelle spalle.
«No», sospirò «non credevo che sarebbe stato così difficile».
«È la prima volta che ne vedo uno così da vicino» ammise Jonathan, guardando il drago come se si trattasse di una teoria scientifica di cui ancora mancavano le prove pratiche.
Fraser sorrise, inarcando un sopracciglio pallido.
«Vuoi toccarlo?», chiese.
Jonathan mise subito le mani avanti.
«Magari la prossima volta», disse «non... gli animali... non siamo molto in sintonia».
«Solo perché quell'anatra...».
«Non nominare quell'anatra» lo interruppe Jonathan, puntandogli contro un indice.
«Come vuoi» fece Fraser, soffocando una risata «che fine ha fatto Joshua Girrott? Non doveva venire con noi?».
«Ha perso il treno» fece sapere l'altro, alzando gli occhi al cielo «è un bravo ragazzo, ma puntualità non è il suo forte, lo sai».
Fraser annuì, comprensivo.
«Vorrà dire che lo saluterò ad Hogwarts», disse.
«Come l'anno scorso», osservò Jonathan.
«E quello prima», replicò Fraser.
«E quello prima ancora», terminò Jonathan, lasciando cadere il capo contro il poggiatesta del suo sedile.

Uno può pensare che avere un fratello gemello – o una sorella, in questo caso – sia una cosa magnifica. E per James Taylor, la maggior parte delle volte, era proprio così.
Sua sorella camminava a braccetto con lui per i corridoi del treno, in cerca di un vagone libero in cui entrambi potessero sistemarsi.
Charlotte Taylor indossava un lungo abito color lillà, pieno di elegantissimi pizzi e merletti, ed un cappellino dello stesso colore. I capelli color cioccolato, come quelli del fratello, le ricadevano lungo la schiena in una cascata di splendidi boccoli perfettamente ordinati, e tutti coloro che incontravano si voltavano a guardarla senza ritegno, forse nella speranza che lei regalasse loro uno dei suoi sorrisi o un rapido saluto, ma lei non sembrava affatto interessata.
Continuava a rigirarsi tra le mani una delle tante lettere che era solita ricevere, per lo più da uomini a cui, a sentir loro, la ragazza aveva “rapito il cuore”.
«Chi è, questa volta?» domandò James, incuriosito ed un po' sospettoso, ma non cercò di sbirciare.
Aveva imparato, a spese di una ragazzetta troppo curiosa della loro Casa, che era molto più sicuro non ficcare il naso negli affari di Charlotte, se non si voleva finire dritti dritti all'Horace Medical Building con il volto coperto da brufoli.
«Dimmi solo che non è di nuovo Tex Sempreinsella», pregò il ragazzo.
Charlotte rise appena, lanciandogli un'occhiatina divertita.
Tex MacMillan era un ragazzetto antipatico di Tassorosso. Non era poi tanto male come tutti lo dipingevano, ma... be', a Londra, suo nonno possedeva una mandria ben nutrita di cavalli, e lui aveva un paio di gambette talmente storte che sembrava perennemente in groppa ad uno di quegli animali. Così, qualche studente di Serpeverde – uno dei Malfoy, con ogni probabilità – aveva cominciato a soprannominarlo “Tex Sempreinsella MacMillan”. La voce si era sparsa talmente in fretta che, dopo appena poche settimane, l'intera Hogwarts lo chiamava in quel modo.
«Non lo so» rispose Charlotte, agitando la corrispondenza sotto il naso del fratello «è anonima».
«Allora è proprio lui» replicò lui, afferrando la busta.
Charlotte alzò gli occhi al cielo.
Le sue iridi, identiche a quelle di James, erano di un allegro castano attorniato d'ambra e in quel momento brillavano alla flebile luce settembrina che filtrava dai finestrini.
«E perché dovrebbe essere proprio lui, James?», domandò la ragazza.
James parve pensarci.
«Diciamo... diciamo che dopo che ha passato la scorsa estate a riempirti di strane lettere inquietanti e dopo che ha passato un paio di serate sotto la tua finestra, potrei avergli chiesto di smettere di tormentarti», ammise poi «quindi avrà pensato che l'anonimato fosse un buon metodo per continuare a parlarti».
Charlotte sorrise, fingendo di reprimere un piccolo brivido.
«Avevo quasi dimenticato la serenata», disse «tante grazie per avermela ricordata».
James sorrise di rimando.
«Prego», disse.
Charlotte si voltò verso di lui.
«E comunque, la prossima volta vedi di preoccuparti delle tue, di ammiratrici pazze» minacciò, ma sembrava molto più felice di quanto desiderasse dare a vedere.
«Io non ho bisogno di essere salvato. A me non arrivano lettere ogni giorno da ragazze che vogliono solo... be' lo sai», replicò lui.
«Certo che ti arrivano», sorrise lei.
«No, ti dico».
«Allora faccio bene il mio lavoro».






NOTE:
Okay. So che è un capitolo breve e ci ho messo parecchio a pubblicare, ma mi aspettavo di ricevere alcune schede in più – perché erano stati prenotati altri OC –, ma non sono arrivate. Quindi pubblico comunque, e chi si è visto si è visto, non posso aspettare per tutta la vita u.u
Quindi, chiudo ufficialmente le iscrizioni e... boh, spero che non faccia troppo schifo.
  
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