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Autore: Rosalie97    22/08/2014    3 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Si fermarono per riposare, troppo stanchi per riuscire continuare a camminare ancora per molto. In poche ore, tutto era cambiato radicalmente. Cosa era successo al mondo? Ora quelle nubi nere, che avevano riempito il cielo ed occluso la luce delle stelle e del sole per molto tempo, erano scomparse, ed i raggi flebili giungevano fino a loro.
<< Finalmente non c’è più tutto quel freddo >> disse Zoey stiracchiandosi e puntando i suoi occhi color nocciola sulla distesa chiara che stava sopra la sua testa.
<< Lo hai detto almeno un centinaio di volte, Zoey, sono giorni che lo ripeti, me ne sono accorto anche io che non c’è più freddo eh >> le rispose Mal sorridendole.
Il ragazzo, dalla morte di Magda era cambiato. Se in precedenza aveva imparato ad essere gentile, con grande sforzo di volontà, e comprensivo, ora era tornato quello che era in principio: pericoloso, pazzo e senza scrupoli. L’unica differenza tra il Mal stalker e il Mal di ora, era il modo in cui si relazionava con la rossa. Ora stavano insieme, e lui non si sentiva più minacciato dal fantasma del ricordo di Mike.
<< Mal? >> lo chiamò lei dopo qualche istante, e qualcosa nella sua voce doveva essere sembrata strana, perché il ragazzo alzò di colpo la testa dalla scatola di latta che stava tentando in ogni modo di aprire ma che sembrava sigillata.
<< Cosa? >> la guardò preoccupato, che si stesse sentendo male? Accidenti, sarebbe stato un dramma, perché lui con sé non aveva un buon kit di pronto soccorso, solo qualche aspirina, qualche dolorifico, garze e altre scatole piene di pillole di cui lui nemmeno conosceva l’utilizzo. << Stai male? >>
<< Cosa? >> replicò lei, << No, macché. >>
<< E allora cosa c’è? >> Dentro di sé, Mal tirò un sospiro di sollievo, anche se era un tantino scocciato dal fatto che lei lo avesse fatto preoccupare per nulla.
<< Io continuo a chiedermi… Che fine avranno fatto Heather e Alejandro? >>
<< Te l’ho detto, li avranno divorati vivi >> replicò lui alzando le spalle con fare noncurante.
<< Wow, è incredibile quanto il livello di noncuranza sia alto in te >> lo canzonò Zoey con un sorrisetto sornione.
Lui per tutta risposta le fece il verso, e lei scoppiò a ridere, mentre se ne stava distesa a terra sopra una soffice coperta rosa a fissare il cielo. Dopotutto, forse, ciò che era successo a quel mondo non era poi così negativo. Certo, ora era pieno zeppo di quegli esseri schifosi che addentandoti ti trasformavano in una specie di zombie vampiro alla ricerca di sangue, e per molto tempo il freddo aveva avvolto tutto come una coperta, ed inoltre molti morivano, ma in confronto a prima, Zoey non sapeva dire se quello che stava vivendo fosse un vero incubo. Ora era insieme a Mal, e lui non sognava più di strangolarla mentre dormiva, o almeno lei lo sperava, dato il cambiamento radicale che in poche ore l’aveva reso così diverso. Le mancavano però i suoi genitori e le sue migliori amiche, Heather, Courtney e Gwen. Che fine avevano fatto? Zoey odiava non sapere cosa fosse loro successo.
<< Già >> commentò Mal riprendendo a tentare d’aprire il barattolo.
<< E sei così cinico poi… >> disse disgustata, ma non appena lui alzò lo sguardo e la guardò con un’espressione persa e sconvolta, lei non si trattenne e scoppiò a ridere. << Dovresti vedere la tua faccia! >> Si voltò su un fianco, non riuscendo a smettere di ridere.
<< Ha-ha-ha simpaticona >> le disse lui, riprendendo a cercare di aprire il barattolo.
<< Ce la farai prima o poi ad aprire quel barattolo? >> lo prese in giro la rossa, e lui le fece il verso. Lei scosse la testa e sbuffò. << Ma sul serio pensi se li siano mangiati? >>
<< Non ho idea di che fine abbiano fatto, ma pensaci. Sono scomparsi nel nulla, completamente. Forse sono vivi, non lo so. >>
<< Ma perché non erano lì con noi? >> Zoey spalancò gli occhi, stendendosi a pancia in giù, mentre la sua mente elaborava i pensieri che non riusciva ad afferrare.
<< Magari si sono allontanati per far chissà che cosa e hanno avuto la fortuna di non trovarsi lì quando il fuoco ha attirato quelle belve. >>
<< Spero siano ancora vivi >> sussurrò Zoey fissando il terreno per poi alzare lo sguardo verso il cielo. Tutto quello che stava accadendo loro era incredibile, quasi impossibile da credersi, ma ogni singola cosa era vera. “Spero di non essere mai costretta a lasciare anche Mal” pensò, per poi lanciare un’occhiata al ragazzo ancora indaffarato. Sorrise tra sé, un po’ tristemente, “Non saprei che fare altrimenti.” Guardò nuovamente il cielo, “Prego qualsiasi dio o dea ci sia lassù, non permettete a questo mondo di portarmi via anche l’ultima persona che mi è rimasta, l’unica senza la quale quest’esistenza non avrebbe senso per me.”
 
Stavano camminando da almeno tre minuti, e del supermercato del quale aveva parlato Luke non c’era ancora la minima traccia.
<< Siamo sicuri che sia la strada giusta? >> chiese Alejandro, ed Heather gli lanciò un’occhiataccia delle sue che pareva dirgli chiaramente “dimmi-che-scherzi”.
<< È ovvio che è la strada giusta >> replicò lei acidamente e quasi urlando. Lo squadrò con un’occhiata, preoccupata. << Era l’unica strada che potevamo seguire, come fa ad essere la strada sbagliata? >>
<< Che ne so >> rispose lui infastidito.
Lei spalancò la bocca: << Hai qualcosa che non va? Sembri una vecchietta in menopausa, continui a farti aria col ventaglio e ti lamenti di ogni cosa! >>
<< Sono solamente stanco. >>
<< Stanco? Ma se abbiamo passato qualcosa tipo un’intera settimana chiusi in quel diavolo di furgone! >>
<< Già >> replicò lui guardandola male, << ed ora il mio corpo, il mio tempio, fa fatica a camminare. >>
<< E se ci attaccano gli scheletri che fai? Gli chiedi un time-out per andare a rifornirti? >> lo prese in giro lei.
Il cielo sopra di loro era incolore, pieno di nuvole inconsistenti che cambiavano forma ogni venti secondi. Il vento andava e veniva, a momenti freddo ed a momenti caldo. Quel clima era insolito, ma Heather negli ultimi tempi, di cose strane ne aveva viste parecchie, non era così facile impressionarla.
<< Ha-ha, antipatica >> disse lui, e lei scoppiò a ridere.
Continuavano a camminare e a camminare, ma non riuscivano a trovare nulla, a scorgere nulla. Passarono altri minuti, che parevano ore, ed il furgoncino non compariva. Dove erano gli altri? Avrebbero dovuto finire da un pezzo.
<< Ehi >> chiamò lei, ed Alejandro le lanciò un’occhiata della serie “che vuoi?”, ma lei la ignorò. << Non pensi sia strano non ci abbiano ancora raggiunto? >>
Entrambi fecero scattare in alto il capo e si guardarono negli occhi. << Pensi sia successo qualcosa? >>
<< Probabile >> rispose l’asiatica, e dopo essersi guardati di nuovo, si voltarono di colpo, e quasi Heather cacciò un urlo. Davanti a lei c’era Luana, comparsa dal nulla. << Luana! Ma che diavolo fai?! >> Cominciò ad urlare furiosa. Il cuore le batteva fortissimo, così l’asiatica si poggiò una mano sul petto. << Ti pare il modo di comparire?! >>
<< Scusami >> disse la ragazza con tono serio, << ma è successa una cosa. >>
<< Cosa? >> chiese Alejandro mentre Heather lanciava un’occhiataccia all’amica.
<< Non c’è nessun supermercato qui vicino, dista due kilometri. Non appena ve ne siete andati, Brooke ha deciso di cambiare strada, io sono scesa in tempo e ho preso questi >> alzò le mani, nelle quali teneva stretti due zaini, oltre a quello che aveva in spalla.
<< No, aspetta, cosa? >> l’asiatica era scioccata. << Brooke ci ha mollati qui? >>
<< Si. Non sei solo tu ad odiarla, il sentimento è reciproco >> rispose Luana, ed Heather sentì un tuffo al cuore. Li avevano abbandonati, anche Owen.
<< E Owen? >>
<< Quando li ho fatti fermare, capendo che non stavamo venendo da voi, e mi sono messa ad urlare contro Brooke, Owen si è trovato d’accordo con me, ma Brooke è testarda, ed ha fatto un discorso lunghissimo sulla fiducia e robe varie. Io non l’ho ascoltata, ho preso le nostre cose e mi sono preparata a scendere da quel diavolo di furgoncino. >>
<< Ma perché Owen non ti ha seguita? >>
<< Prima di tutto perché Brooke è riuscita ad intaccare la sua fiducia in voi. Io non ho detto niente, sarebbe stato inutile e mi avrebbero cacciato a calci, mentre così si renderanno conto che lo sbaglio è loro. E secondo, Owen deve di più a Brooke che a me, e per lui, la lealtà è importante. >>
Luana lanciò un’occhiata piena di scuse ad Heather, che abbassò lo sguardo e sospirò. << Tranquilla, non è colpa tua, anzi, hai fatto ciò che dovevi fare. Ma c’è una cosa che non capisco, come faceva Luke a sapere che con me avrei portato Alejandro? >>
<< Lo avrebbero immaginato tutti, tu ti fidi solamente di lui. >>
<< Oh, >> sbuffò l’asiatica, << non dirlo che si monta la testa. >>
<< Ti fidi solo di me? Interessante >> Alejandro sorrise cattivo, e l’altra fece roteare gli occhi, alzandoli verso il cielo.
<< Vi avrebbero mollati così senza scorte, non capisco proprio il comportamento di Brooke, non si era mai comportata così prima… >>
<< Perché è gelosa di lei >> disse una voce, e Luana si voltò di scatto. Davanti a loro, in piedi, c’era Martin.
<< Martin?! >> esclamò l’africana, e lui sorrise:
<< Già. Li ho mollati anche io, ma immagina un po’? Mia sorella non ha cambiato minimamente idea. Mi ha detto “Va pure se preferisci loro alla nostra missione, come quella traditrice di Luana”. >>
<< Oh, che stronza! >> La ragazza digrignò i denti, furiosa. Non solo la rossa l’aveva costretta, con i suoi sotterfugi, ad andarsene, ma ora anche l’insultava alle spalle dandole della traditrice! Erano state amiche per lungo tempo, e mai, mai in tutti quegli anni Luana avrebbe potuto pensare Brooke potesse avere un lato così freddo e cattivo.
<< Già. Sarà anche mia sorella, ma io mi sono stancato di lei, e poi, non sopportavo più di restare chiuso settimane lì dentro >> sorrise, ed entrambe le ragazze sentirono un colpo al cuore, mentre Alejandro sbuffava infastidito.
<< Piantala, vecchietta con la menopausa >> lo riprese l’asiatica. << Ed ora? Cosa facciamo? >>
<< Abbiamo tutte le nostre cose >> disse Martin indicando lo zaino che portava in spalla più quelli che teneva Luana e i due vuoti di Heather ed Alejandro. << E più avanti c’è un supermercato dove riempire anche quegli zaini >> fece un cenno alzando il mento. << Siamo molto ben attrezzati, arriveremo prima al confine, non molto distante da qui, e poi a Toronto perfettamente integri, vedrete. E troveremo un mezzo di trasporto, statene certi. >>
<< A volte, il tuo ottimismo mi da pure sui nervi >> replicò Luana con un sorriso, << ma in questa situazione ti bacerei. >>
L’altro scoppiò a ridere, << Non ti ferma nessuno! >>
<< Si, okay, piccioncini, vi metterete a succhiarvi la faccia a vicenda in un altro momento. Ora è meglio se ci incamminiamo, voglio mettere più strada possibile tra me e quella brutta befana dai capelli rossi. Se la vedo potrei saltarle addosso ed ucciderla sul colpo. >>
Luana, Martin e Alejandro scoppiarono a ridere, e tutti insieme ripresero a camminare, scambiandosi gli zaini in modo che l’africana non facesse troppa fatica.
E così, il loro viaggio iniziò, diretti verso Toronto, dove Heather e Alejandro avrebbero finalmente scoperto se i loro genitori erano ancora vivi. Quel che non sapevano però, era che la strada che avevano intrapreso li avrebbe legati gli uni agli altri sempre più.
 
<< Sei sicura che sia saggio uscire? >> le disse il ragazzo, afferrandola per un polso, e lei lo guardò.
<< No che non è saggio uscire, è notte e ci sono quei diavolo di scheletri, ma non mi importa nulla, mi sono stancata di starmene chiusa qui dentro, mi serve una boccata d’aria. >>
<< Courtney >> disse lui facendosi serio. << Non uscire. Non voglio rischiare che finisca male. >>
<< Finisca male? >> chiese lei.
<< Si, come con Dawn. Non voglio essere costretto a chiudere il tuo cadavere dentro ad una cassa e portarmi dietro la chiave. E non voglio nemmeno doverti uccidere. Che diavolo, piantala e resta qui. >>
<< No >> replicò la ragazza incrociando le braccia al petto e poggiandosi contro la porta della piccola casetta in cui erano sistemati tutti gli attrezzi da giardino, posta sul retro di una grande casa. Lo guardò negli occhi, determinata, ma Scott non si fece mettere i piedi in testa.
<< Siediti >> replicò lui allora scattando in piedi ed avvicinandosi a lei. Pochi secondi dopo, i due erano a cinque centimetri l’uno dall’altra.
<< Non mi dirai quel che devo fare. >>
Courtney era decisa, voleva uscire, voleva respirare dell’aria fresca e guardare le stelle splendere nel cielo notturno. Voleva sentire il vento contro la sua pelle accaldata. Voleva sentirsi viva, perché in quelle condizioni, costretta sempre a nascondersi, le pareva di essere quasi morta. Prima o poi sarebbe sicuramente impazzita. Quel tipo d’esistenza non era per lei, ma l’ispanica ce la stava mettendo tutta per resistere, per Dawn, perché aveva promesso al suo spirito, mentre era in piedi a contemplare il corpo sistemato nella cassa, che avrebbe combattuto per lei.
<< Ascoltami bene. Io. Non. Ti. Permetterò. Di. Uscire. Di qui. >> Batté il pugno contro la porta di legno, digrignando i denti. << Ho già dovuto dire addio a Dawn, non ero lì con lei quando è morta, ed ora non voglio dover essere costretto a dire addio anche a te. Smettila di fare la viziata, Courtney. >> La guardò negli occhi, e lei ricambiò lo sguardo. Sperava lui l’avrebbe fermata, perché voleva veramente uscire, sentirsi viva, ma quello era stato anche un trucco per mettere alla prova Scott.
<< Non uscirò >> disse fissandogli le labbra.
<< Bene >> lui fece per scostarsi ma lei lo bloccò, mettendogli le mani sulle spalle.
<< A patto che… >> non finì la frase, lasciandola in sospeso, ed il ragazzo la guardò.
<< “A patto che” cosa? >>
<< A patto che… Tu mi dia un bacio. >>
<< Tutto qui? >> lui sorrise cattivo, per poi scattare improvvisamente in avanti e posare le labbra su quelle di Courtney. Il bacio fu lungo ed appassionato, e quando finì entrambi avevano il fiato corto. << Ora, prometti che non uscirai di qui fino a domattina, quando dovremo ripartire. >>
<< Per andare dove? >> replicò lei con un sorriso. << Non c’è un luogo preciso verso il quale ci stiamo dirigendo, girovaghiamo a vuoto sfuggendo a quelle creature. >>
<< Allora troviamo un luogo da raggiungere >> disse Scott con un sorrisetto.
<< Che ne dici di Toronto? >>
<< Toronto? Come mai Toronto? >>
<< I miei lì hanno o… avevano >> abbassò il capo, sussurrando, << una villa, e mia madre ci ha sempre passato la maggior parte del suo tempo. Magari è ancora lì, è un posto ben difeso, alte mura a circondare una casa immensa ed un cancello a prova di scheletri >> gli sorrise. << Non sarà tanto vicino, ma potrebbe fare al caso nostro, che ne dici? Potremmo vivere lì. >>
Scott alzò gli occhi verso il soffitto, pensando, per poi riportarli sulla ragazza. << Dico… che è un’ottima idea. >>
<< Bene, che Toronto sia allora! >> e sigillarono il loro patto con un altro bacio.
Intanto, fuori, nel cielo, le nuvole continuavano a condensarsi, e cominciava a fare sempre più freddo, finché, nel più totale silenzio, privo di luci elettriche o dei rumori della vita umana che fino a qualche tempo prima avevano riempito quel luogo, un solitario fiocco di neve cadeva lentamente, fino a toccare terra. Si posò sul prato, silenzioso, per poi essere seguito da miriadi di altri fiocchi. L’indomani, quando chiunque fosse stato ancora vivo avrebbe aperto gli occhi, avrebbe trovato un mondo completamente diverso da quello che aveva salutato la notte precedente e completamente bianco.
Bianco come l’innocenza che oramai, da molto tempo, aveva abbandonato quel pianeta.
  
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