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Autore: Kyryu    18/09/2008    4 recensioni
Cristina, una cantante lirica diciassettenne, da sempre innamorata del suo amico d'infanzia, quando è in viaggio all'estero scopre della sua relazione con una tipa inaspettata... Intanto, qualcuno la brama nell'ombra....
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'DANNATAMENTE DIFFICILE SERIE'
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 DANNATAMENTE DIFFICILE...

 

Prologo

Il ricordo del piacere non è più piacere. Il ricordo del dolore è ancora dolore.

Così recitava Lord Byron e mai, come in quel momento, gli detti così tanta ragione.

Sconfitta, da ciò che mi aspettava in quella che, una volta, era la mia città, guardavo fuori dal finestrino di quel treno ad alta velocità e pregavo silenziosamente di non arrivare a destinazione. Pregavo di non rivedere quel volto. Desideravo con tutta me stessa porre fine a quell’agonia, fuggendo lontana dalla realtà.

Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro: avrei dovuto fare i conti con il passato e con quello che, qualche mese prima, consideravo il mio futuro.

Dall’altoparlante, una voce metallica disse:”Benvenuti a Roma”.

-Eccomi arrivata- mi dissi e con quel senso di paura, scesi dal treno.

 

 

PRIMO CAPITOLO

 

-         A cosa pensi, Cristy?- mi chiese Anna, incuriosita dalla mia espressione, seguendo il mio sguardo. Si accorse dove cadeva la mia attenzione.

Dall’altra parte della Piazza si trovava una combriccola di amici, ma non era il gruppo in sé che osservava con così tanto interesse: infatti, l’oggetto delle sue considerazioni era solo uno.

Un ragazzo bellissimo, dalla carnagione scura, molto abbronzato, dai lineamenti perfetti, i capelli rasati con delle finissime basette che terminavano sulla guancia, che sapevo perfettamente morbida. Gli occhi nocciola davano a quel viso un’espressione timida, ma sveglia e furba. Il suo corpo era statuario, alto e perfettamente proporzionato: impossibile da trovare tra i diciasettenni; tutto ciò aveva solo un nome: Alex. 

-         No! Cristina! Ancora? Se continui così non riuscirai mai a dimenticarlo!! Perché lo fai?-

Già… Perché pensarlo? Perché seguire ogni suo movimento, se ogni sorriso è come una lama tagliente piantata nel petto?

-Perché non posso farne a meno- sussurrai debolmente. Che coincidenza! Risposi a tutt’e due le domande.

Anna, mia sorella maggiore, la mia migliore amica. Senza lei al mio fianco, non sarei mai riuscita a superare quell’impatto incredibile.

-         Sono passati quasi 6 mesi da quando hai avuto la notizia… E tu lo pensi ancora? Cristy… La vita va avanti! Non puoi rovinarti così! Pensa ai tuoi amici, alla tua famiglia, a me… Come credi che mi senta quando vedo quell’espressione afflitta sul tuo bel viso paffuto???-

-         Anna… Non è facile come credi… Lo amavo e l’amo ancora.-

Eravamo sedute a un tavolino di un bar, in Piazza Navona. Stavamo facendo colazione assieme, per la prima volta da quando ero tornata a casa. Anna era solita prendere la sua tazza di cioccolata fumante, intavolando discorsi di cui non seguivo nemmeno mezza virgola, data la presenza di quell’individuo. Alcune volte, la seguivo perché mi insultava, altre, perché mi interessava sapere solo determinate informazioni.

 -Meno male che quest’anno eri a studiare a Madrid. Non ringrazierò mai abbastanza per questo. Non avresti mai sopportato tutto quello che è successo- blaterò ancora, indifferente del suo interlocutore.

Già… Mentre io ero a studiare a Madrid, la mia “vera” città, quì, in quella che consideravo “prima casa”, era scoppiato un putiferio.

Litigate tra amici, storie orribili, notizie raccapriccianti.

E il preludio di questa abominevole storia, ebbe inizio da una telefonata.

 

Circa sei mesi prima……

 

Un telefonino squillava con la suoneria di una nota Opera lirica, “L’aria della regina della Notte” da “il Flauto Magico” di Mozart. Tirando fuori il mio braccio da sotto il piumone pesante, lo cercavo a tastoni sul comodino. Afferratolo, risposi e sentii una voce che, in quel preciso momento, non volevo sentire.

- Hey sorellina!!! Stai già dormendo?-

Anna. Per quanto le volessi bene, in quel momento stava rischiando la morte molto seriamente.

-         No… Sai, le persone normali alle … tre di notte… sono ancora sveglie!!!- le risposi sarcastica, con la voce impastata. Ero appena andata a dormire, dopo aver preso parte ai festeggiamenti per la prima di un’opera in cui, io, interpretavo il ruolo della protagonista.

-         Perdonami, ma non potevo attendere oltre.- rispose dispiaciuta. Le perdonavo tutto quando assumeva quel tono di voce.

-         Ok… Non ci sono problemi. Però, ora che mi hai svegliato, dimmi cos’è successo.-

Anna, dall’altra parte del ricevitore, non rispondeva.

-         Anna?? Coraggio! Parla…. Dimmi cos’è succ….-

-         Alex si è fidanzato!- sputò tutto in una volta.

 

In quel momento, tutti i miei sogni più intimi, si scioglievano come neve al sole.

Alex, il ragazzo che ho sempre amato, segretamente, fin dalla tenera età di 7 anni, si era fidanzato. Ricordo ancora cosa gli sussurrai all’orecchio tre mesi prima, quando mi aveva accompagnata all’aeroporto:-Aspettami… Al mio rientro ho qualcosa d’importante da dirti.-

Solo per quella notizia, il mio cuore sarebbe dovuto morire e avrebbe dovuto cessare di scandire quei battiti che credevo, fossero fondamentali. Mentre invece, il cuore non era fondamentale: era lui il fondamento della mia esistenza, lui era il principio della mia vita.

Ma non era ancora giunta l’ora di smettere di vivere, perché sicuramente avrei subìto un altro colpo, molto più duro di quello precedente. Me ne ero accorta perché il respiro di Anna nascondeva ancora qualcosa.

     -Che altro?- sussurrai flebilmente, chiudendo gli occhi e preparandomi ad assimilare una notizia ben più grave di quella precedente.

     - Bè Cristy… Il problema è che… si è fidanzato con Miriam- disse dispiaciuta.

Ascoltandola, non credetti a quello che mi stava dicendo. No, no, no.

-         Ma è una nuova?- chiesi, speranzosa: pregavo, desideravo, auspicavo che questa ragazza non fosse chi pensavo fosse veramente.

-          No. E’ Miriam Gherlindi… Miss Gherlindi - mi rispose Anne.

Miriam Gherlindi. Era colei che avrei desiderato si mettesse per ultima con lui. Alex era uscito, sicuramente, di senno. Era stata la nostra professoressa d’inglese al biennio delle superiori, una ventiseienne dal corpo stupendo con un colorito ambrato, dai capelli del colore dell’oro e da uno sguardo ammaliante verde acqua. Una vera bellezza. Si è sempre guadagnata la nostra attenzione con il suo sguardo accattivante. Anna riprese il suo discorso.

- Cristina. Questa cosa te l’ho detta perché l’ho scoperta per caso. Passeggiando per il parco con Marco, verso mezzanotte, abbiamo notato due persone in un momento … ehm…-  

 - Dillo, Anna. Stavano facendo sesso al parco.- tagliai corto. Preferivo soffrire tutto in una volta, piuttosto che accumulare dolore un po’ alla volta.

-Sì…. Non sapevamo chi fossero, quando poi, ebbero terminato, li abbiamo visti uscire dalla porta sul retro del parco e li abbiamo riconosciuti. Lo sappiamo solo noi. Marco l’ha chiamato per chiedergli da quanto tempo andava avanti questa storia e… ha detto che questa storia va avanti da 3 anni.-

Ecco, il colpo di grazia. In tre anni, non mi ero accorta di niente. Non uno sguardo, non una parola. Niente. Che orrore. Provavo ribrezzo per quelle persone. Una di 23 anni, con uno di 14. Il mio disgusto non aveva limiti. E la cosa continuava.

-         Te l’ho detto perché…. Anche se non mi hai mai detto niente, ho notato il tuo “interesse” per lui.- mi disse Anna.

-         Ok… grazie… Notte…- riuscii a sillabare prima di chiudere la telefonata.

Mi lasciai cadere di nuovo sul letto con gli occhi sbarrati. La nausea aveva preso posto al sonno che, fino a qualche minuto prima, sentivo. Sentivo dentro il mio petto, un vuoto.

Non avrei mai più sentito il senso di pienezza che si prova quando si ama, avrei dimenticato come si sorride, non sarei mai uscita da quel baratro. Ormai, era una via senza ritorno.

E, lasciandomi cullare dal dolce suono del violino che il vicino di casa poteva suonare solo a quell’ora, caddi in un sonno disturbato dagli incubi.

  
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