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Autore: ImBecky_99    22/08/2014    1 recensioni
Linda non poteva aspettarsi una cosa del genere; non poteva immaginare che, un giorno, presto o tardi, avrebbe trovato riparo in qualcuno così poco affidabile.
D'altra parte lui non aveva intenzione di cambiare, né per lei, né per nessun'altra ma un'improvvisa rivelazione, una bugia tenuta nascosta per troppo tempo, scatenerà ciò che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato.
Ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta, oppure si, ma forse non nei tempi previsti.
"Cosa diamine ci faceva lui, qui? Com'era possibile?" Linda era tutta un tremolio.
"Uhm.. vorrei un tè alla menta e..si, da portar via" Disse lui, mentre cercava cinque dollari nel borsellino per pagare il conto.
Non si accorse di lei fino a quando non notò, mentre ancora aveva lo sguardo basso, che le mani della persona di fronte a lui erano immobili, scosse solo da fremiti.
Era lei.
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Storia presente anche su Wattpad.
Con il seguente scritto non intendo offendere o descrivere realisticamente il carattere di personaggi esistenti. La storia è quindi frutto della mia fervida immaginazione.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccolo, il tanto famoso quanto temuto momento in cui i genitori avrebbero dovuto lasciare la figlia nella propria stanza del college.

Era già passata più di un'ora da quando Beatrice e Mark, i genitori di Linda, avevano pronunciato la frase "forse si è fatta ora di andare, per noi" per la prima volta, ma finalmente, Marck, il papà di Linda, si decise e diede inizio ai saluti.

Mezz'ora, una promessa a Chris e minimo dieci abbracci dopo, la ragazza rimase finalmente sola nella stanza del dormitorio. Si era resa conto appena entrata che quello non era un posto a cinque stelle, ma in realtà la camera non era tanto male; aveva soltanto bisogno di un proprietario che le desse un po' di carattere.

Mentre aspettava l'arrivo della sua coinquilina la sua mente si riempì di domande: sperava davvero con tutto il suo cuore che la ragazza fosse simpatica, non c'era cosa peggiore di passare tutto quel tempo in continuo contatto con qualcuno di antipatico.

Proprio quando stava per perdere le speranze e mettersi a letto, sola, la porta si spalancò seguita da un leggero brusio.

Entrarono tre persone e Linda potè identificare in una ragazza alta, magra e dai capelli verde acqua la sua fantomatica coinquilina.

"Ehi ciaoo!" Le parole uscirono dalla bocca della ragazza dai capelli improbabili un po' strascicate, in un impeto di confidenza a cui Linda non era di sicuro abituata.

"Uhm.. si, ciao" ridacchiò Linda, in imbarazzo " Sono Linda Puckett, piacere di conoscerti"

" Io sono Sue Morgan, il piacere è mio!" Rispose la, ormai, coinquilina con quel tono eccitato.

Dopo ulteriori presentazioni -dove Linda conobbe il signore e la signora Morgan, i genitori di Sue-, le ragazze rimasero sole in camera.

Linda non si era ancora creata un'idea sulla ragazza, ma poteva affermare con assoluta certezza che era una persona estroversa.

"Vorrei davvero, davvero, davvero tanto stare qui a parlare con te del più e del meno, perché già mi sembri una ragazza simpatica; non so nemmeno da dove vieni o cosa studierai qui al college, però sono così stanca, durante il viaggio da casa mia a qui non ho chiuso occhio e-" solo in quel momento Sue si fermò per respirare "sono così stanca!" disse infine sedendosi sul letto che ancora non era stato sistemato.

Linda, stanca com'era,restò alla prima frase, e non potè fare a meno di ridacchiare quando notò che, di sicuro, la parlantina di suo fratello non le sarebbe mancata nemmeno per un secondo.

"Certo, non ti preoccupare, sono stanca anche io. Domani mattina passeremo alle presentazioni di rito" Conluse Linda.

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A Linda scappò un sospiro di sollievo quando, dopo quattro ore di vagabondaggio per il campus mentre ascoltava i diversi professori parlare della storia della scuola, uno di loro - le pareva che si chiamasse signor. Davidson - annunciò che la visita guidata era finita e che da quel momento in poi gli studenti sarebbero stati liberi fino al giorno successivo; il loro unico incarico era quello di passare in segreteria e farsi dare gli schemi.

Controllò l'ora sul telefono e decise che sarebbe passata in segreteria prima di andare a pranzo, così avrebbe potuto studiarsi gli orari.

"Sue, forse potremmo passare in segreteria prima di andare in mensa, ti va?"

"Certo va benissimo, ma prima devo davvero andare un attimo in bagno, possiamo vederci direttamente là." Propose.

"Okay, a dopo"

Quella mattina, Linda aveva scoperto che Sue veniva da Boston, che aveva una sorella più piccola e che al college era una delle studentesse più brave, ma sfortunatamente Harvard -che per lei, l'aveva ammesso, era sempre stato un sogno- non aveva accettato la sua domanda. 
Doveva essere straziante vivere vicino ad un'università così prestigiosa e non avere il permesso di frequentarla.

Nonostante la sua tinta improbabile, che comunque rispecchiava in modo incredibile il suo carattere frizzante ed estroverso, Sue era una delle persone più innocue che Linda avesse mai incontrato, l'aveva capito subito. Molto spesso tendeva a giudicare dalle apparenze, consapevole di essere nel torto, ma sulla sua coinquilina ha proprio dovuto ricredersi.  

Finalmente arrivata in segreteria, Linda si sistemò in un angolo, cercando di non imbrogliare il frenetico via vai che si era creato nell'ufficio. 
A quanto pare tutti avevano avuto la sua idea, la mensa doveva essere praticamente vuota, calcolando le fiumane di studenti che entravano ed uscivano dalla sala dove venivano distribuiti gli orari. 
All'improvviso, Linda si sentì chiamare, così frugò con lo sguardo tra la calca, fino a scorgere una crocchia verde acqua. 
Si staccò dal muro e si fece strada, passando proprio in mezzo al gruppetto meno numeroso ma più casinista presente.

"Cazzo ragazzi, smettetela di spingere avanti, ci siamo tutti in questa merda!"

Linda alzò lo sguardo verso la voce e vide un ragazzo che, grazie al colore dei capelli, competere con la ragazza che la stava aspettando a pochi metri di distanza.

"Ho detto di piantar-" provò a lamentarsi ancora il ragazzo, mentre veniva spinto e finiva direttamente davanti a Linda.

Sperando di passare inosservata, Linda gli passò appena dietro, in modo da arrivare, finalmente, da Sue.

Ma proprio mentre gli era vicino, lo sconosciuto si girò, in modo da non rivolgere più la schiena agli amici che gli erano alle spalle.

La ragazza si ritrovò quindi ad un passo dal petto di lui, coperto da una canotta nera sfrangiata, il nome di una band scritto in rosso, a caratteri cubitali ma intricati.

"Uhm.. scusami" Mormorò Linda, che stava pregando con tutte le sue forze di non avvampare, perché sarebbe stato oltremodo imbarazzante.

D'altra parte, lui si limitò soltanto ad accennare un ghigno.

Lei trattenne il fiato finché non l'ebbe superato, più che altro per evitare di esporsi troppo agli occhi di un completo sconosciuto. Essendosi concentrata su qualsiasi cosa pur di non arrossire, finalmente si accorse della canzone che passava alla stazione radio alla quale era collegata la segreteria. La riconobbe subito, senza ombra di dubbio, era 'Hey there Delilah' dei Plain White T's.

Tutte le sensazioni provocate da quel ragazzo così sicuro di sé scivolarono sulla sua pelle mentre ascolatava la voce sorprendentemente roca e morbida del cantante. 

 NOTA AUTRICE:

Ciao a tutti, scusate veramente per il ritardo, ma ho avuto alcuni problemi con la pubblicazione, perchè diciamolo, io sono davvero il genio nel compo della tecnologia AHAHAH.

A parte questo, volevo solo informarvi che dal prossimo capitolo le cose si faranno un po' più movimentate,  dueste due parti erano solo '"l'introduzione" della storia, per cui erano più noiose.

Commentate e votate in tante, ci tengo davvero a sapere cosa ne pensate! 

A presto, baci, ImBecky_99 (non fate caso al mio nick, per favore, si trattava del mio periodo buoio AHAHAH)

  
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