Passarono
i giorni, io non rivolsi la parola a Trunks per settimane anche se, essendo=
in
classe insieme, a volte era inevitabile scambiare qualche parola. Si tratta=
vano
comunque di cenni con la testa o tutt'al più di monosillabi. Io non
riuscivo a perdonarlo. Va bene, era solo un bacio! Ma…ma dato da lui,
cazzo!
Poi,
dato che le disgrazie non vengono mai da sole, come se non bastasse anche c=
on
Goten le cose non andavano per il verso giusto. Lo amavo. Giuro che lo amav=
o.
Ma era tutto così complicato.
Tuttora
non so se le mie paure erano fondate…eppure all'epoca ne ero certa. G=
oten
mi voleva bene ma, infondo, era interessato ad un'altra. Non ne ho mai avut=
o la
conferma, spesso mi dicevo che non poteva essere possibile. E la cosa peggi=
ore
era che la persona che credevo fosse nel cuore di Goten era una mia carissi=
ma
amica, che studiava con me al corso di canto e soprattutto era la sua migli=
ore
amica. Eppure non ho mai saputo la verità, eppure tutte le volte che
volevo chiedergli spiegazioni ed ero incazzata nera, bastava abbandonarmi f=
ra
le sue braccia per sciogliere il mio sguardo di ghiaccio e dimenticarmi di
tutto. Perché non ero forte, non lo sono mai stata. Nonostante le
apparenze ho sempre avuto paura di tutto e di tutti, e soprattutto di me st=
essa
e delle mie "uscite", dei miei attacchi di rabbia sempre nei mome=
nti
meno opportuni e della loro infallibile strategia per farmi rovinare tutto o
farmi passare istantaneamente dalla parte del torto.
Una
sera mi trovavo sola in camera a studiare alla mia scrivania; le candele su=
lla
mensola sopra di questa creavano sul muro strani giochi di ombre. Mi piaceva
stare in camera con la sola luce delle candele. La stanza ne era piena. Sul=
la
mensola una fila di 28 di candele (28 perché era i=
l mio
numero preferito) lunghe e affusolate illuminavano una piccola parte della
stanza, lasciando l'altra parte, ovvero quella vicino alla porta, nel buio
più totale. Poi sul comodino due portacandele a forma di lampioni
-c'è
Trunks, amore. Posso farlo entrare?-
rimasi
un attimo in silenzio. Lui qui? E per quale motivo poi?
Il
fumo che la stecca d'incenso sulla mia scrivania creava bruciandosi formava
davanti ai miei occhi strani cerchi profumati. Feci un respiro profondo qua=
si
per immagazzinare tutto il profumo e assaporarlo a poco a poco. Mi alzai
-no,
vado io da lui- dissi a mia madre
Mentre
uscivo dalla mia stanza buia mi salì un cerchio alla testa, forse pe=
r il
nervosismo, forse per tutto quell'odore d'incenso immagazzinata durante quel
respiro.
-ciao-
mi disse Trunks mentre io tentavo ancora di abituarmi alla luce della sala.=
-ciao,
cosa c'è?-
-vorrei
parlarti- mi sussurrò
ci
pensai un attimo
-vieni-
gli dissi -mamma, andiamo un attimo fuori- gridai
una
volta fuori ci sedemmo sulla soglia del portone. Faceva freddo. Cominciai
inevitabilmente a tremare. Gli scroccai una sigaretta e la accesi. dopo qua=
lche
tirata fatta nel più assoluto silenzio interrotto solo dal mio respi=
ro
affannoso a causa del freddo, con la sigaretta tenuta nella mano destra gli
chiesi tremando
-allora?-
sorrise
-sai
che le macchie di rossetto sulle cicche sono incredibilmente attizzanti?-
guardai
la sigaretta e vidi il segno lasciato dal mio rossetto, non risposi; appogg=
iai
di nuovo la sigaretta sulle labbra che non riuscivano a smettere di tremare=
. Io
tremavo. Il freddo pungente mi penetrava nelle ossa e i muscoli si
irrigidivano, mi stringevo sempre più nelle spalle tenendo la mano
sinistra fra le gambe.
-sai-
riprese lui serio -riguardo a quello che è successo…-
Finalmente
si scusava! Finalmente era giunto il momento in cui mi avrebbe detto
"facciamo finta che non sia successo nulla!" in cui io avrei potu=
to
tirarmela da paura e fargliela pagare. Non sarebbe stato facile per lui
ottenere il mio perdono e sapevo che adesso avevo io il coltello dalla parte
del manico.
-io
non sono pentito- mi disse secco lui mandando a farsi fottere tutti i miei =
silenziosi
progetti di vendetta
I
suoi occhi di ghiaccio mi fissavano impassibili, il gelido venticello gli
scompigliava leggermente i capelli. Avrei voluto alzarmi e mollargli uno
schiaffo. Ma non lo feci.
-sei
insopportabile- gli dissi con disprezzo
-lo
sei pure tu- mi rispose severo -quanti problemi ti fai? Eh? Una marea! E il
rispetto per Goten, e i suoi sentimenti, e il tuo amore per lui…- Tru=
nks
stava urlando con voce bassa per non farsi sentire dai miei. Avevo capito b=
ene:
mi stava rimproverando! Lui! Lui stava rimproverando me!
-come
puoi dire di amare una persona? A quest'età! Io non ho mai amato
nessuna, lo sai? E sono sempre stato bene, mi faccio chi mi pare senza ness=
un
tipo d'impegno e sono felice. Guardati: stai con un ragazzo e ogni giorno t=
i preoccupi
per qualsiasi scemata-
io
lo guardavo interrogativo
-"Trunks
ho paura che Goten mi lasci" "Trunks ho paura che Goten mi
tradisca" "Trunks, secondo te a lui interessa solo portarmi a
letto?"- continuò cercando di imitare la mia voce
-ogni
mattina è così! soffri per quello e vieni da me a piangere!- =
mi
disse sprezzante
io
ero ammutolita
-Cazzo!
Ma se ti devi fare tutti questi problemi lascialo!-
silenzio
-sei
un bastardo- dissi gettando il mozzicone di sigaretta a terra e espirando l=
'ultima
boccata di fumo bianco
-forse.
Ma sto dicendo le stesse cose che pensi tu!-
rimasi
attonita: aveva ragione.
-io
non ho mai pensato di lasciare Goten-
-e
invece sì. È che non vuoi ammeterlo…-
-vaffanculo-
-non
hai più argomenti per difenderti e siamo passati alle offese?-
-togliti
quel fottutissimo sorrisetto dal muso o te lo spacco-
-che
paura…-
-stronzo…-
Rimanemmo
in silenzio. poi notai che Trunks si era fissato sulla capanna in mattoni
davanti casa mia
-che
ti prende?- gli chiesi
Senza
dire nulla mi prese per un braccio e mi trascinò lì dentro.
Nonostante avessi capito cosa voleva fare non opposi resistenza…non ne
avevo voglia. Per me farmi fare da lui era lo stesso che tornare in camera =
mia
a studiare. Pensai a come ci sarebbe rimasto male Goten se fosse venuto a
saperlo, a quanto gli stavo mancando di rispetto non opponendo nemmeno un
briciolo di resistenza a Trunks ma sinceramente non me ne fregò
più di tanto. Sorrisi al pensiero che quello che stavo
facendo…fino a poco tempo fa la ritenevo la cosa più squallida=
del
mondo: sesso senza amore.
-vaffanculo-
dissi piano mentre Trunks mi stava appiccicando al muro dentro la capanna
-grazie-
rispose. Ma quel vaffanculo non era per lui! Era per Goten. Per i suoi disc=
orsi
del cazzo sul rispetto e per quelle promesse d'amore, sicuramente false, ch=
e mi
faceva. Per quei suoi "ti amo", per quei suoi "mi manchi&quo=
t;,
per tutte quelle puttanate che diceva a me ma che erano diretti alla sua
migliore amica, per tutti quei fottutissimi momenti di merda che mi stava f=
acendo
passare.
Trunks
mi stava spogliando con violenza ed io mi sentii piccola piccola pensando al
fatto che, se un giorno avessi fatto sesso con Goten, sarei stata io a
proporlo, a spogliarlo, a prendere il controllo di tutto. Io sotto qualcuno?
Mai e poi mai! E invece Trunks mi aveva buttato per terra ed era salito sop=
ra
di me…io nemmeno ci facevo caso! Stavo pensando ai fatti miei. E ment=
re
lui mi sbatteva con violenza e veniva dentro di me io sorrisi di gusto pens=
ando
che quella non era altro che una vendetta cattiva e silenziosa nei confront=
i di
Goten, che il giorno seguente l'avrei guardato con aria di superiorit&agrav=
e;
provando per lui pena e allo stesso tempo disprezzo: cazzo bimbo, avevi a
svegliarti prima! Io mi lasciavo fare da Trunks gemendo e urlando, prima dal
dolore, poi dal piacere in un atto che nulla aveva di amore, ma che sembrava
dire da tutte e due le parti: Goten vaffanculo!
Tornai
in casa. Mi pervase un odore di caldo, di quando si mangia pane arrostito di
fronte ad un camino acceso, l'odore che c'è nelle vecchie trattorie
dalle pareti in mattone senza intonaco quanto tutti sono andati via. Quella
sensazione di forte contrasto fra il caldo dei termosifoni che sa di polver=
e e
il profumato vento fresco di ottobre. Andai tranquilla in camera mia, la st=
ecca
d'incenso era finita e aveva lasciato ai suoi piedi un tubicino di cenere
marrone. Le fiammelle delle candele continuavano a ballare silenziosamente.
Tornata in casa tutto mi sembrava diverso. Io ero diversa, adesso non
più vergine; la camera, le stanze…tutto aveva un odore, un col=
ore,
un'atmosfera diversa. E tutto visto da una diversa prospettiva. Quella notte
andai a letto e dopo tanto tempo da un mese a quella parte dormii tranquill=
a,
soddisfatta…e la mattina seguente mi svegliai con il sorriso sulle la=
bbra
piuttosto che con un desiderio irrefrenabile di vomitare.