Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: EleNicka_MM    23/08/2014    5 recensioni
Una figura umana uscì dal muro di tempesta. Sprigionava vento e ghiaccio dalle dita. Con un solo movimento della mano mandò Skye a cozzare contro il parabrezza di un'auto, davanti alla quale si accasciò priva di sensi. May premette il grilletto, ma una fortissima folata di vento le fece sbagliare mira. Il proiettile colpì la schiena fasciata dalla giacca nera di fronte a lei. Coulson crollò sull'asfalto, esanime. May urlò
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Start Over: the serie'
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Skye era seduta con il laptop appoggiato sulle ginocchia, nella grande Lexus GX posteggiata nell'hangar della base segreta. Stava aggiornando i badge elettronici, applicando loro un dispositivo simile a quello che Koenig utilizzava per i fantomatici "cordini" che, a lungo andare, procuravano un fastidioso prurito al collo. Sentì bussare al finestrino e, prima di aprire il vetro, si premurò di togliere i piedi dallo schienale del sedile anteriore.
Fece scendere il finestrino e, dall'altra parte trovò un sorridente Coulson: « A che punto sei? » le chiese, prendendo posto sul sedile.
« Ho quasi finito, mi manca solo quello di May. Ecco il tuo, direttore » aggiunse Skye, porgendogli il tesserino.
« Bel lavoro. » le disse Coulson, ampliando ancora di più il sorriso.
Skye se ne accorse, perché subito commentò: « Non mi ricordo di averti visto sorridere così, DC »
« Beh, sai com'è. Ho capito che
piangersi addosso non serviva a niente. E poi sono stato troppo arrabbiato in questi ultimi tempi. Ho diritto ad una pausa »
« Ben detto! » asserì Skye in modo assente, terminando il tesserino di May.
Coulson la osservò a lungo: « Invece tu non ce la fai, vero? »
Skye chiuse il laptop e scosse il capo. Non sarebbe mai riuscita a distaccarsi come facevano lui e May, la rabbia e il dolore del tradimento erano ancora troppo forti, anche a mesi di distanza.
Skye si appoggiò alla spalla di
Coulson; le lacrime minacciavano di scendere in qualsiasi momento e lei cercava di trattenerle, ma tutte le volte che passava davanti ai vetri dell'infermeria e vedeva il corpo di Fitz attorniato da tutti quei macchinari o ripensava ai bei momenti passati con Ward, aveva voglia di urlare, di spaccare tutto.
Coulson la strinse a se, brevemente ma in un abbraccio che traboccava di affetto, poi aprì la portiera: « Sarà meglio che scendiamo. Probabilmente
Koenig pensa che io e te abbiamo una storia, con tutto il tempo che passiamo insieme »
Skye sorrise alla battuta del suo capo e si affrettò a seguirlo.
Tornarono tutti nella sala principale, dove trovarono Triplett, May e Simmons che li aspettavano.
« Perché ci hai convocati? È successo qualcosa?» chiese May, un po' preoccupata.
« No, tranquilli. In effetti, sarà qualcosa di abbastanza divertente. » rispose Coulson. Poi continuò: « Sapete, per poter
ricostruire lo S.H.I.E.L.D. avremo bisogno di alleati, quindi penso che sia ora di andare a trovare alcuni vecchi amici. Il problema consiste nel fatto che di quei sei amici, tutti mi credono morto e uno... beh, diciamo che abita un po' lontano da qui »
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Pepper Potts stava girando per New York con la sua nuova macchina. Rimpiangeva un po' la sua vecchia macchinina con la quale si spostava quando andava a trovare i suoi nella loro vecchia casa di campagna, ma Tony,
dopo la morte di Fury e la demolizione dello S.H.I.E.L.D. da parte dell'HYDRA, aveva insistito sull'utilizzo di una macchina più sicura e attrezzata contro ogni possibile attacco.
Controllò la lista della "spesa" per essere sicura di aver comprato tutti i pezzi necessari a Tony e al dottor Banner, per ultimare un loro nuovo progetto. Quando si trattava di cose elettroniche, il suo fidanzato si fidava solo di lei. Banner e il resto degli Avengers - o meglio, gli Avengers 'terrestri' - si erano tutti trasferiti, sotto
esplicita richiesta di Tony, alla Stark Tower. Quel giorno Pepper gli aveva provato più volte la febbre, tanto per sicurezza.
A cinquecento metri dall'ingresso del parcheggio sotterraneo, Pepper notò una macchina nera che la stava seguendo. Cercò di sbirciare dallo specchietto retrovisore all'interno dei vetri oscurati, ma non riuscì a vedere niente.
Ad un certo punto il guidatore fece un gesto inaspettato: fece scattare per tre volte gli abbaglianti, in una sorta di saluto
ritmico. Pepper rimase stupito da quel gesto, che associava ad una persona che conosceva molto bene. Ma non poteva essere lei...

« J.A.R.V.I.S? »
« Al suo servizio, signorina Potts » rispose il computer
« Sai qualcosa a riguardo della macchina che mi sta seguendo? »
« Certo, signorina Potts. La macchina è targata 6TK428 e fino a poco tempo fa era inserita nel database dello S.H.I E.L.D. Non noto però nessuno stemma »
« Sai a quale agente era assegnata? »
« Dagli ultimi documenti risulta assegnata all'agente Phillip J. Coulson »
« Non è possibile » mormorò Pepper « Coulson è morto »
La macchina continuò a seguirla anche nel parcheggio sotterraneo. Lei fece finta di non averla notata e entrò. Dopo aver posteggiato però, prese la pistola dal cruscotto e la infilò nella cintura dei pantaloni, avendo cura di nasconderla con la borsetta, attaccandola al fianco.
La macchina parcheggiò dietro alla sua.
Pepper si affrettò verso l'ascensore, tenendo la mano sull'arma, ma una voce femminile attirò la sua attenzione: « Signorina Potts, non è il caso di usare le armi, non siamo ostili. C'è una persona che le vuole parlare »
Si girò verso la donna, bella, dai tratti asiatici, ma non fu pronta a sostenere la vista dell'uomo che scendeva dal lato guidatore.
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Nel frattempo al piano di sopra i quattro uomini della Stark Tower erano riuniti nel grande salone finestrato.
Banner stava insegnando ad un concentratissimo Capitano Rogers ad utilizzare uno dei recenti computer progettati dalle Stark Industries, mentre Tony stava costruendo un nuovo prototipo di super arco, sotto l'attenta supervisione di Clint Barton.
« Ok, Steve, ci sei quasi » disse Bruce con un falso tono entusiastico, quando per la ventesima volta Rogers azionò
per sbaglio il pulsante di reset al posto di quello d'accensione.
« Sinceramente, dottore, avrei preferito continuare con i vecchi carta e penna »
"A chi lo dici" pensò il Banner, stancamente.
Si alzarono entrambi per dirigersi verso il bancone del bar, certi che un bel drink li avrebbe tirati su dopo i risultati deludenti della giornata. Stark e Barton li imitarono.
« Non mi sembra neanche vero…» iniziò Stark, sorseggiando il suo whisky « …dopo tutto il
casino tirato su da una guerra interplanetaria e dalla distruzione dello S.H.I.E.L.D., tutto è tornato alla normalità. »
Barton fece scattare furtivamente una mano verso un punto imprecisato sotto al bancone del bar. Era sempre stato uno molto scaramantico.
« Oddio, la normalità... non proprio » commentò Natasha Romanoff, entrando nella stanza.
« Che cosa intendi? » chiese Tony. Poi aggiunse, ironicamente « Non è che il vecchietto si è dato troppo da fare sotto le
lenzuola e ci ritroviamo con un mini-vendicatore che gira per la torre? »
« Sta volta hai fatto centro, Stark »
Steve, che stava sorseggiando il suo cocktail, quasi soffocò: « CHE COSA?!? »
« Sono incinta, Steve! ».
Barton si alzò bruscamente piedi e borbottò qualcosa di indecifrabile, uscendo accigliato dalla stanza.
Gli altri due stavano facendo gli auguri ai neo-genitori (Tony aggiunse qualcosa di più forte nel
bicchiere del Capitano, che stava diventando bianco come il marmo e si afflosciava sempre di  più sul bancone, e lo spinse calorosamente a bere) quando le porte dell'ascensore si aprirono.
Tony corse a dare la notizia a Pepper, ma si bloccò esterrefatto alla vista delle persone che la ragazza aveva dietro.
« Ma che cazzo?!? » commentò Banner, strabuzzando gli occhi. Barton - apparso sulla soglia, con gli occhi gonfi e rossi - caricò l'arco e lo puntò verso i nuovi arrivati.
« Giù le armi, Clint » disse Coulson pacato, mentre appoggiava una mano sulla canna della pistola che Melinda May aveva appena estratto.
Coulson si fece largo nella stanza, e si fermò nei pressi del divano.
Fece cenno a tutti di sedersi.
Coulson si accorse che Rogers e la Romanoff, a parte un piccolo attimo di smarrimento, non si erano particolarmente scomposti alla sua vista. Azzardò quasi a pensare che ci avessero quasi fatto l'abitudine. O meglio, avevano già scoperto che
scampare alla morte.
« Un altro resuscitato? » commentò Rogers, cercando di sollevare gli animi in prospettiva di una conversazione tutt'altro che leggera. Desiderò subito tagliarsi la lingua: nessuno dei suoi compagni, Natasha a parte, sapeva ciò che era veramente successo a Fury.
« Capitano, credo che il resto dei suoi compagni meriti una degna spiegazione sui fatti veramente accaduti S.H.I.E.L.D. Abbiate tutti solo il tempo di aspettare ancora un po': c'è ancora qualcuno da
chiamare.»
Pepper parlò: « Meglio se faccio io... non vorrai far prendere un infarto al Dio del Tuono, che ha appena imparato ad usare un cellulare, quando sentirà la voce di un morto per telefono? » compose un numero sul cellulare, disse dopo essersi annunciata attese qualche secondo e poi disse: "No, abbiamo bisogno di te subito. Se pretendi di arrivare in macchina ci metterai una vita". Poi Pepper disse "ok" e riattaccò.
Dopo qualche secondo, si sentì un boato e Thor, vestito
all'inglese ma sempre in compagnia del suo martello, atterrò sulla terrazza.
« Ma che stregoneria è mai questa? » disse non appena vide Coulson.
L'altro fece segno anche all'asgardiano di accomodarsi. Poi invitò il Capitano e Natasha a raccontare ciò che era veramente successo al Triskelion, certo che, se gli altri avessero sentito la storia dai loro compagni e non da una persona della quale non si erano mai pienamente fidati e che per giunta avevano creduto
morta per praticamente due anni, avrebbero fatto meno fatica a credere.
Poi Coulson subentrò nella conversazione, raccontando tutto ciò che gli era successo dopo la battaglia di New York. Thor iniziò a borbottare in una lingua sconosciuta al resto del gruppo, non appena apprese che Lady Sif sapeva del ritorno di Coulson, ma quest'ultimo fece finta di non sentire.
« Ed ecco la storia. Vi giuro che non ho tralasciato niente. Se mi aiuterete, troverete tutti i rapporti
su tutto ciò che è successo domani mattina sulle vostre scrivanie, di sotto negli uffici. »
Tutto il gruppo si animò in un coordinato e vigoroso cenno d'assenso.
« Ok. E visto che ora siamo tutti nella stessa squadra, vi presento l'agente Triplett, l'agente Simmons, l'agente Skye e l'agente May »
Alla nomina di May, Barton mormorò: « Come se ci fosse bisogno di presentare la Cavalleria »
La donna lo fulminò con lo
sguardo.
Barton le fece la linguaccia. Era chiaro che quello non era stato il loro primo incontro.



[Angolo Autrice:
Ciao a tutti, popolo di Efp! Spero vi sia piaciuto questro primo capitolo della mia ff e che sia degno di una anche minuscolerrima recensione, anche critica, seppur costruttiva (non siate solo troppo crudeli please). Prossimo capitolo la prossima settimana!
Kisssss,
Ele :*]

  
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