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Autore: Lady Winter    24/08/2014    1 recensioni
Light ha sedici anni, da dieci vive in un orfanotrofio, ma la sua vita, purtroppo, non finisce lì. Il fato, il destino o chi per lui, ha fatto sì che venisse affidata ad un istituto molto speciale: la sede di reclutamento dei Guardiani; uomini e donne che lottano contro i vampiri. Tuttavia, il posto occupato da lei è il più basso, disdicevole: lei è l'Esca; la sua vita è sacrificabile, di facile sostituzione.
Poi, una notte, l'attimo prima di morire, vedrá un paio di occhi verdi, e tutto cambierá...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Light
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Cosa aveva fatto? Com’era stato possibile che avvenisse una tragedia del genere? Non solo aveva dubitato dell’amore e della parola di Aaron, ma l’aveva anche colpito! Pensò, disperata, mentre affondava le mani nella terra e posava la fronte al suolo. Non biasimava Nathan se aveva deciso di portarsi via il Giustiziere, per non rischiare che le venisse un nuovo attacco d’ira, ma proprio non riusciva a capire che cosa le fosse preso. Non poteva credere di non essere riuscita a controllare i propri sentimenti; non che fosse una persona fredda o cinica, ma aveva imparato a mantenere personale ogni sensazione, ogni emozione, rabbia inclusa. Però, quella volta era stato diverso: la collera le aveva riempito le vene, aveva sentito nelle mani la voglia di far male e, soprattutto, aveva invocato inconsciamente una quantità spropositata di potere. E questo la spaventava, perché non si era mai trovata in una situazione simile e, come se non bastasse, completamente sola.
Come avrebbe fatto a trovare il modo giusto per imbrigliare tutte quelle novità e far sì che tornasse un po’ di ordine? L’ultima volta che un cambiamento importante era avvenuto – la presa di coscienza sul suo potere e sulla vera realtà – Aaron le aveva tenuto la mano e si era offerto di guidarla per quei viottoli sconosciuti. Tuttavia, ora lui era lontano, e non per cause esterne, ma perché era lei a mettere a rischio la sua incolumità.
Sapeva che era inutile continuare a rimanere a terra, accovacciata in mezzo al bosco, mentre il Sommo si affannava in ogni modo per salvare la vita al suo amico; vita che non sarebbe mai stata in pericolo, se lei non si fosse comportata da sciocca. Già, perché se avesse attaccato il vampiro che l’aveva catturata, se avesse messo in pratica anche solo una delle lezioni imparate, non sarebbero mai giunti a quel punto. Ed invece no. Aveva dovuto deludere le aspettative anche quella volta, e non era stata lei a farne le spese. Non sapeva cosa le era preso, perchè i muscoli si erano irrigiditi, la mente svuotata; ma si era ritrovata completamente inerme. Forse era stata la paura; dopotutto, durante gli allenamenti sapeva che non le sarebbe successo nulla di grave, perché Aaron non lo avrebbe permesso; ma quel vampiro la voleva morta, traeva piacere dal stringerla fino a sentire le ossa scricchiolare, il suo obbiettivo era far smettere di battere il suo cuore, e lei lo sapeva. Non l’aveva nemmeno sfiorata il pensiero di ribellarsi, semplicemente, era rimasta impalata in quell’abbraccio letale, sperando di essere salvata in fretta. Come aveva fatto sempre fatto, dopotutto. Prima c’erano i Guardiani a “coprirle” le spalle, poi il Giustiziere; realizzò di non essersela mai cavata veramente da sola, di non aver interiorizzato la percezione di se stessa al punto da essere pienamente consapevole della proprie capacità e quindi, nel momento del pericolo, era stato naturale attendere l’arrivo di qualcuno.
Sarebbe cambiata, decise, a partire da quel momento.
Si sollevò in piedi, gustandosi la fluidità dei movimenti, la mancanza di vertigini o intirizzimento, e respirò profondamente. La colpì l’odore della terra, della corteccia, degli alberi, leggere sfumature portate dai raggi lunari; fece un po’ di fatica a riconoscere l’essenza del suo amato, quella sfumatura di pino e sottobosco miscelate alla perfezione, bombardata com’era dagli stimoli esterni, ma la trovò. La traccia andava verso nord, e lei cominciò a seguirla, correndo, pensando solo a quando avrebbe controllato palmo a palmo il corpo del vampiro per assicurarsi di persona di non avergli causato grazi danni.
Correre da sola, ad una velocità spaventosa, posando i piedi sulla terra per un tempo così breve che quasi non sentiva il contatto, era una sensazione strana. Quando era Aaron a portarla, non era ben conscia di ciò che accadeva; la vista era sfuocata e tutti gli altri sensi inebriati dall’aria fredda sul viso. Sentire il proprio corpo, i propri muscoli in azione, tuttavia, era completamente diverso. Nulla passava inosservato, né una radice calpestata e usata per fare leva ed aumentare la velocità, né qualche piccolo insetto che non era abbastanza lesto per togliersi dalla sua traiettoria. Per non parlare della vista: gli occhi di Light non si perdevano un particolare, vedeva l’insetto stecco che si mimetizzava tra i rami, i gufi che, appollaiati tra le foglie la scrutavano sospettosi, persino qualche scoiattolo che dormiva sprofondato tra le foglie secche ed il morbido pelo della sua coda. Era meraviglioso, inebriante, straordinario.
Era così impegnata a scrutare in giro che non si accorse di essere a pochi passi da un ostacolo, e vide Oliver solamente una frazione di secondo prima di finirgli addosso. Finirono a terra entrambi, il ragazzino con una risata, lei con un sorriso un po’ imbarazzato. Chissà cosa pensava; se la riteneva colpevole per lo stato di salute di Aaron; se era ancora disposto a sopportarla, dopo lo scoppio d’ira di quella sera. Per fortuna il vampiro non sembrava essersi posto i suoi stessi interrogativi e, andandole vicino, le tese le mani e l’aiutò a rialzarsi.
<< Correvi come un razzo! >> le disse entusiasta << Non sai la fatica che ho fatto per starti dietro! Per fortuna che Nathan ha una riserva di sangue a casa, così posso recuperare un po’ di forze. >> a sentire quelle parole, la giovane capì che era arrivato il momento delle scuse, altrimenti on sarebbe riuscita ad essere tranquilla in sua presenza.
<< Senti, Olly, >> cominciò, con lo sguardo basso << mi dispiace per prima. Non avrei dovuto scoppiare così; tu sei sempre stato gentile con me, se ti avessi lasciato finire di parlare non sarebbe capitato nulla. Scusami per quello che ho detto, non pensavo nulla. Io amo Aaron. Era la collera a parlare. >> lui scrollò le spalle e le sorrise.
<< Era normale che accadesse, prima o poi. >>
<< Cosa intendi? >>
<< Ti ho sempre vista così attenta, controllata, mai un’emozione troppo evidente. E così, non appena ti sei svegliata, tutto quello che si era accumulato dentro di te ha cercato di uscire; se poi conti che le emozioni di noi vampiri sono più intense, è normale che ti abbiano colta impreparata e che ti siano scappate quelle urla. >>
<< Ma non si è trattato solo di quello; ho attaccato Aaron! Se non fosse stato per Nathan, non so cosa sarebbe successo. >> la ragazza tenne gli occhi bassi, non ancora pronta a vedere un rifiuto nello sguardo dell’altro e, allo stesso tempo, impegnata a trattenere la speranza che quelle parole, contrarie a ciò che si aspettava, stavano facendo nascere. 
<< Certo, forse quello avresti potuto evitarlo, ma sono cosa che capitano. Quasi tutti i vampiri rimangono sconvolti dalla forza delle sensazioni, appena risvegliati. Aaron mi ha raccontato che anche lui ha combinato qualche disastro il primo giorno da vampiro. >>
<< Davvero? >> chiese stupita, sollevando di scatto la testa
<< Si! Mi ha detto che ha sfasciato un paio di alberi e sgretolato un po’ di rocce, prima di capire che la sua forza poteva essere devastante. >> il giovinetto si lasciò sfuggire un risolino, a quel pensiero e Light lo seguì a ruota, rasserenata dalle sue parole.
<< Quindi, mi perdoni? >> chiese infine, più per avere conferma di ciò che già sentiva.
<< Come potrei non farlo? Io ti voglio bene. >> rispose lui, timido, grattandosi i capelli. La fanciulla non riuscì a resistere e, avvicinatasi, gli diede un bacio sulla fronte, prima di abbracciarlo dolcemente. Lui le si strinse addosso sospirando, aggrappandosi come un bambino alla propria madre e, improvvisamente, la giovane si rese conto che, per quanto tempo potesse passare, rimaneva sempre un ragazzino che non aveva mai conosciuto l’affetto dei genitori.
Si staccarono poco prima che iniziasse l’aurora, entrambi più sereni e felici.
<< Mi accompagni a caccia? >> gli chiese
<< Perché? >>
<< Ho sete, e poi ho il presentimento che mi serviranno più forse possibile. >>
<< Va bene. Ma ti avviso, io gli animali non li bevo, non mi piacciono. >>
<< Tranquillo, basta solo che mi fai compagnia. >> certo, Light avrebbe voluto un altro vampiro al suo fianco nella sua prima, vera battuta di caccia, ma una presenza amica faceva sempre piacere. Si addentrarono tra gli alberi tenendosi per mano, fiutando l’aria in cerca di qualcosa più grande di un topolino. Purtroppo si erano allontanati dal folto del bosco e la vegetazione comincia a diradarsi. Tuttavia la ragazza riuscì a trovare qualche coniglio ed anche un tasso. Certo, sentiva che avrebbe trovato posto anche per un orso, ma dovette accontentarsi; ci sarebbe voluto troppo per cercare animali di grossa taglia, e non voleva perdere altro tempo prezioso. Sentiva, nel profondo di sé, che il Giustiziere non stava bene, che le cure del suo amico non bastavano.
<< Conosci la strada per arrivare alla casa di Nathan? >> chiese ad Oliver, visto che aveva perso la traccia e che non le pareva il caso di telefonargli per chiedere informazioni, se mai le avesse risposto, ovvio.
<< Certo! Ma dobbiamo passare per qualche città; anche se ci teniamo in periferia, dobbiamo andare abbastanza veloci da non farci vedere. >>
<< Nessun problema. >> rispose la vampira.
Non corsero subito al massimo delle loro capacità, ma anche così, nel giro di un quarto d’ora, la campagna lasciò il posto alle zone abitate; prima graziose villette a schiera poi, pian piano, grattaceli sempre più alti. Ad un cenno del vampiro aumentarono l’andatura e Light, con un sorriso, pensò che dovevano essere poco più di una macchia sfocata nei filmati delle telecamere e negli sguardi assenti degli abitanti. Man mano che proseguivano il verde lasciò spazio al cemento e, a volte, divenne difficile capire quando da una città si giungeva in un’altra.
<< Ma perché Nathan è andato a vivere in mezzo agli umani? >> chiese la fanciulla, curiosa di capire perché non avesse preferito, come Aaron, la calma solitudine.
<< Aaron dice sempre che a Nathan piace il rumore, la confusione, che se vivesse in campagna non sarebbe mai a casa ma sempre in giro per le strade. E poi, più vicino sta agli altri che abitano là, meno possibilità ci sono che succeda qualcosa. >> a quello non aveva pensato, anzi, si rese conto di avere un’idea piuttosto vaga di come vivevano gli altri di quella che,ormai, era diventata anche la sua specie.
<< Sono tanti i vampiri che vivono in mezzo agli umani? >> chiese, decisa ad essere meno ignorante, preparata ad ogni situazione.
<< Si, soprattutto vicino a certi ospedali. >> poi, vedendo il suo sguardo confuso, spiegò << Ogni tanto i Sommi scelgono alcuni dottori a cui rivelare la nostra esistenza, in modo che possano smerciare, con discrezione, sacche di sangue a chi preferisce non attaccare gli umani. >>
<< Non credevo che, oltre ai Guardiani, altri sapessero di noi. >>
<< Li scelgono con cura, in modo da essere certi che non ci tradiscano. Potrebbero minacciarli, ma la fiducia è più efficace della paura. >>
<< E gli altri? Chi non vive in città? >>
<< Beh, in tanti stanno nei pressi della nostra cittadina, dove vivono anche Guitti e Sophie. Lì non hanno bisogno di nascondersi, possono essere vampiri e sono certi che nessuno andrà a disturbarli. Poi ci sono gruppi itineranti, che sono quelli che di solito attaccano gli uomini. E gli antichi; loro si rintanano in qualche posto sperduto e meditano, dormono o fanno qualsiasi altra cosa che possa dare un senso ai secoli. >>
<< E fuori dall’America? Ci sono vampiri? >> Olly scoppiò a ridere, incurante del fatto che stessero attraversando una strada piena di persone.
<< Ma certo! Ci sono vampiri in tutto il mondo, di tutte etnie e di tutte le civiltà. Credo che alcuni ci fossero già prima della nascita dei grandi popoli, ma credo siano pochi. >>
<< Davvero? Intendi che potrebbe esserci qualcuno che ha visto nascere, che so, i sumeri? >> l’altro annuì e rispose che  Aaron gli aveva raccontato di aversi parlato, una volta.
<< In Europa le cose non sono molto diverse, >> continuò << forse c’è qualche itinerante in meno, sai, la considerano una pratica barbara, ma di sicuro è pieno di antichi che non hanno voluto lasciare la loro terra. Non ci parlo molto, di solito, soprattutto perché so che anche io vengo da quei posti, e mi mette a disagio ricordare. Preferisco l’Africa. Là antichi e nuovi si mescolano; rispettano la vita umana, ma pensano anche che è il più forte a sopravvivere. Però cacciano esclusivamente per cibarsi, non per divertimento. In Cina, Giappone e Paesi vicini è più o meno la stessa cosa, però mi sembra sempre che anche gli appena creati abbiano una forma di saggezza che non tutti i nostri antichi possiedono. In medio oriente, invece, per quanto sia pieno di antichi, nelle zone di guerra a regnare sono gli itineranti; ci sono così tanti modi per nascondere una sparizione che ormai sono senza freni. I Sommi sono intervenuti qualche volta, ma se continuano così forse manderanno Aaron a mettere ordine. >> poi rimasero in silenzio. Non c’era modo di commentare un’atrocità del genere; non bastavano tutte le vittime che facevano gli umani, anche i vampiri davano una mano. Però, pensò la ragazza, era da aspettarsi una cosa del genere; come c’erano uomini che volevano la pace ed altri la guerra, così era anche per le creature della notte.
Interruppe le sue riflessioni quando arrivarono nelle vicinanze di casette a schiera con i muri gialli, e l’odore del suo amato tornò a riempire l’aria. Inconsciamente, percorse le ultime centinaia di metri ad una velocità folle ma, comunque, Nathan fu più rapido e aprì la porta prima ancora che lei sollevasse la mano per bussare. Il Sommo era stanco, agitato, e da come stringeva a ripetizione i pugni doveva essere anche parecchio preoccupato.
<< Mi chiedevo quanto avessi intenzione di metterci. >> l’apostrofò, duro.
<< Credo di aver allungato la strada nella foresta, ma ora sono qui. Scusami per ciò che è successo, non capiterà più. >> disse lei, dispiaciuta, ma pronta a  tutto pur di aiutare il suo compagno. L’altro sospirò pesantemente e si passò le mai tra i capelli.
<< Scusami anche tu. Avrei dovuto essere più paziente, dopotutto ti eri appena svegliata, ma era preoccupato. Sono ancora preoccupato. >>
<< Nessun miglioramento? >> invece di rispondere, il vampiro le fece segno di seguirlo e la condusse in una camera dove, disteso immobile sul letto, c’era il Giustiziere.
<< Non si muove, non risponde a nessuno stimolo. Credo sia più morto ora di come avrebbe potuto essere da umano. >>
<< Hai provato a fargli rigettare il sangue umano? >> gli chiese, accomodandosi sul letto e accarezzando dolcemente la guancia del suo uomo. Era strano vederlo così immobile, indifeso; la pelle era quasi trasparente sugli zigomi, gli occhi infossati, i capelli erano scomposti ed i ricci non erano più lucenti, avevano una consistenza paglierina.
<< Si, e anche a dargliene di animale, ma non apre nemmeno la bocca. Ho provato con delle ignizioni, ma non riesco a rompere la sua pelle. Sembra quasi diventato di pietra. >> la giovane gli prese una mano e si accorse che anche il drago nero che marchiava l’interno del suo polso destro stava sbiadendo. Da quanto ne sapeva, il tatuaggio dei Guardiani scompariva solamente dopo la morte, e non era certo un buon segno che quello di Aaron sbiadisse così. Un moto di panico le chiuse la gola. E se non fossero riusciti a salvarlo? Cosa sarebbe successo al suo vampiro? Non riusciva nemmeno ad immaginarlo; semplicemente, non poteva succedere, non ora che avrebbero potuto stare insieme per l’eternità.
Fu istintivo chiudere gli occhi, scordarsi della presenza di Nathan, e posare le labbra su quelle del Giustiziere. Quello che non avrebbe mai potuto prevedere era l’esplosione di potere che ne scaturì, che li avvolse e li rinchiuse in un bozzolo di luce; le parve che di soffocare, anche se non aveva più bisogno di respirare, ma non riuscì a muoversi fino a quando tutto il bagliore argenteo non fu assorbito dal corpo di Aaron. Forse, si disse, questo lo avrebbe purificato, avrebbe eliminato il sangue nocivo; però ebbe un attimo di esitazione prima di aprire gli occhi, la paura che non fosse servito, che anche quella magia antica non potesse nulla, le fece tremare le gambe. Tuttavia, si disse che non poteva rimanere inerme, che questo era il momento di essere forte e, stringendo la mano del compagno, spalancò le palpebre, e trovò due occhi verdi che la fissavano.
 

Ora, lo so che probabilmente mi lincerete e che non mi crederete più quando vi dirò un tempo di aggiornamento, e avete pienamente ragione. Vi avviso subito che sabato prossimo parto per l'Inghilterra e dubito fortemente di avere tempo di scrivere il prossimo capito, quindi penso che ci risentiremo verso metà settembre. Finto con gli avvis tecnici, passiamo al capitolo. E' molto discorsivo, niente azione, ma mi piace. Si mettono in luce nuovi aspetti della vita dei vampiri e a parlare è Oliver; senz acontare quanto strano mi fa chiamare Light "vampira". Per il resto, a parte il risveglio di Aaron, non succede proprio tanto, ma spero vi piaccia ;) mi raccomando, fatemi sapere :)
Un bacione :)
  
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