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Autore: Free_Angel    25/08/2014    3 recensioni
Roxanne, una ragazza normale, timida e pura.
Jules, un ragazzo forte, protettivo.
Amici o qualcosa di più, lui nasconde a lei un terribile segreto che Roxy scoprirà in modo inaspettato...
Dal capitolo 1:
Mi chiamava "piccola Roxy", perché in confronto a lui ero davvero minuscola.
Se lui era alto un metro e ottantacinque, io ero uno e cinquantacinque.
Se lui aveva una mano enorme, io ne avevo una quasi inesistente.
Per quanto vederci passeggiare insieme poteva sembrare vagamente strano agli occhi della gente, io mi sentivo al sicuro.
Nessuno poteva toccarmi se ero con lui, in nessun modo.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ero seduta nella sala d'aspetto con i genitori di Jules: la signora Elena Robins e il signor James Robins.
Non sapevo chi tra noi tre fosse più nervoso, spossato, sconvolto, distrutto o confuso.
Due giorni prima era tutto perfettamente normale: Jules c'era, io ero la figlia di una signora di quarant'anni che dimostrava di essere più giovane e che lavorava in un negozio di vestiti, il mondo sovrannaturale del quale mi aveva parlato quest'ultima non esisteva e tutto era perfettamente normale.
Ora eravamo lì, io e la signora Robins mano nella mano, persi in noi stessi per la scomparsa di qualcuno che amiamo.
Le nove arrivarono presto e un medico del St Thomas' Hospital uscì da una delle tante porte grigie di fronte a noi.
Era una ragazza giovane, bionda e con profondi occhi azzurri che mi ricordavano quelli di Jules, alta poco più di me.
<< Salve, sono la dottoressa Shepard, siete qui per identificare il corpo, giusto? >> Parlava con tono calmo e pacato, trasmetteva tranquillità.
Annuimmo tutti e tre in perfetto silenzio.
<< Bene, seguitemi >> Prima di entrare in una delle tante stanze la dottoressa ci spiegò la situazione.
<< Il corpo è arrivato ieri sera verso le tre di notte, un signore ha chiamato subito un'ambulanza appena ha visto che il ragazzo respirava ancora.
Abbiamo tentato di rianimarlo ma era piuttosto mal ridotto, aveva delle ferite profonde situate sulle arterie del collo e delle braccia, la faccia era irriconoscibile... Avevamo notizie di un ragazzo scomparso, il paziente decesso ha in comune con lui altezza, corporatura ed età >> Entrammo nella stanza di fronte a noi, l'obitorio.
La dottoressa la attraversò , aprì una delle celle frigorifere dove venivano conservati i corpi e davanti a noi si presentò uno spettacolo orribile: era un ragazzo con la faccia... Avrei osato dire sbranata, pulito dal sangue ma con delle ferite ben visibili e apparentemente piuttosto profonde.
La pelle era diventata blu e fredda.
Lo guardai bene, era alto quanto Jules ma le spalle erano meno pronunciate delle sue e la forma del viso, per quanto modificata, non sembrava essere la sua.
Osservai ancora, sentendo un senso di sollievo pervadermi, mentre Elena Robins cominciava a scuotere la testa.
<< No >> Fui la prima a parlare.
<< Lo pensi anche tu? >> La madre mi guardò leggermente rilassata. << Ne sono sicura, non può essere lui >> La dottoressa attese qualche secondo e poi richiuse la cella, dopo che anche James Robins non lo identificò come suo figlio.
<< Ottimo, grazie mille per l'aiuto, invieremo il corpo alla scientifica, sperando che loro riescano ad identificarlo, vi auguro di ritrovare vostro figlio >>
<< Ce lo auguriamo anche noi >>

Passarono due mesi e non arrivò nessuna notizia.
Mia madre tentò di nuovo l'incantesimo, ma non avevamo ottenuto nulla di nuovo.
Continuai ad andare a scuola e il suo posto in classe rimase vuoto.
Ogni giorno trovavo i suoi compagni di classe e chiedevo se avevano avuto notizie, la risposta era sempre la stessa.
Mi sentivo come svuotata.
Mi mancava troppo e il non sapere cosa gli era successo mi stava uccidendo lentamente.
L'unica soluzione era aspettare: sarebbe ricomparso in ogni caso, vivo o morto.
Una sera mi fermai fuori più tardi del solito, dovevo comprare alcuni libri che ci avevano assegnato da leggere per la settimana dopo.
Andai in una piccola libreria vicino a casa mia, la signora anziana che la gestiva si era fermata a guardare l'annuncio della scomparsa di Jules appeso vicino alla porta.
L'avevo distratta un attimo per comprare i libri e lei mi osservò un attimo.
<< Lo conoscevi? >> La guardai dritta in quegli occhi scuri e gentili che aveva, aveva dei segni vicino ad essi che non avevano per nulla l'aria di essere delle rughe date dalla vecchiaia: erano più bianche della sua pelle ed estremamente geometriche.
<< Si, era il mio migliore amico >> Lei mi rivolse un sorriso affettuoso.
<< Pensavo fosse il tuo ragazzo, lo vedevo sempre camminare con te >> Le sorrisi di rimando.
<< Me l'avevano detto... >> Mi riconsegnò i libri.
<< Ti ho fatto lo sconto, sono in tutto quindici sterline, tesoro >> Li ripresi e la ringraziai, era stata davvero gentile.
Gestiva quella libreria da... Una vita, credo.
Era sempre gentile con tutti e cercava di fare una conversazione piacevole con ogni suo cliente, il più delle volte ci riusciva, a meno che il cliente in questione non fosse un londinese in ritardo e arrabbiato per qualcosa alle cinque di pomeriggio, l'ora di punta.
Uscii dall'edificio e imboccai la strada di casa, l'unico lampione presente aveva smesso di funzionare e c'era un buio pesto incredibile.
Era la prima volta da quando era scomparso Jules che facevo da sola quella via ad un'ora così tarda.
Era stranamente freddo.
Quando mi parve di sentire dei passi dietro di me e saltai guardandomi alle spalle mi sentii davvero stupida.
Anche se forse avrei dovuto dare ascolto al mio istinto.
Finii contro qualcosa di duro, un muro in cemento, e sentii il sangue corrermi fuori dal naso che aveva emesso uno scricchiolio poco rassicurante.
Vidi tutto nero e non capii nemmeno cosa mi avesse colpito.
Non appena tentai di sollevarmi qualcosa mi inchiodò al muro, questa volta in modo che gli dessi le spalle.
Di fronte a me vidi un paio di occhi rossi, assieme ad una faccia talmente bianca che si poteva vedere anche al buio.
Mi sorrise, prima di finire scaraventato a terra da un altra sagoma di gran lunga più grossa.
Sentii delle grida, mentre mi toccavo la faccia, trovando niente altro che una sostanza calda e molliccia: sangue.
Percepii ancora un urlo più deciso e poi un orrendo crack che mi fece accapponare la pelle, a quel punto i rumori cessarono.
Tentai di sollevarmi da terra ma le mie forze parevano avermi abbandonata subito dopo essermi probabilmente rotta il naso.
Provai allora a trascinarmi, ma la sagoma che aveva sicuramente ucciso il mio assalitore si materializzò davanti a me, sbarrandomi la strada.
A quel punto mi arresi, la mia mente si era offuscata e i miei sensi quasi del tutto assopiti.
<< Ma bene, un'altra ragazzina tutta sola in un vicolo buio. Ma la gente è davvero così stupida? >> Mi toccò con la scarpa.
<< Non farmi scherzi, lo so che sei viva, quell'idiota ti ha solo spiaccicato la faccia contro il muro >> E diceva poco, no? Se ne avessi avuto la forza l'avrei mandato volentieri a farsi benedire e sarei corsa a casa.
Peccato che lui sembrava di gran lunga più veloce di me.
<< Ti ha conciata malaccio, senti un po': mi hanno detto che ti devo prendere viva ma credo che non gli dispiacerà se prima di portarti dal mio superiore non ti prendo un po' di sangue, vero? Sembra... Estremamente buono >>
Che razza di maniaco era? Eppure aveva una voce estremamente familiare, come un vecchio incubo tornato a perseguitarmi, o qualcuno che una volta era buono ed ora non lo è più.
Vampiro.
La parola riemerse dalla mia testa annebbiata.
Dovevo assolutamente scappare.
<< Ti dispiace se ti giro? Mi secca non vedere prima bene la tua faccia, mi sembra completamente irrispettoso >> Era... Divertito dalla faccenda.
Come aveva detto, mi girò e mi ritrovai a guardare le stelle, l'unica cosa che illuminava vagamente la via.
Lo sentii sopra di me, mentre si sistemava parlò.
<< Sai, una volta avevo detto ad una mia cara amica di non tornare mai a casa da sola a quest'ora, "non mi è mai piaciuta questa via: troppi pochi lampioni e troppa poca sicurezza", glielo dicevo sempre, ogni sera, dovresti capirlo anche tu, per la prossima volta >>
Ma quale prossima volta? Ero terrorizzata, se non ero destinata a morire per mano sua lo sarei sicuramente stata per la paura.
Poi, mentre si avvicinava pericolosamente al mio collo, lo vidi in faccia.
<< Se adesso tornassi da lei penso che scapperebbe a gambe levate... >> "Non mi è mai piaciuta questa via: troppi pochi lampioni e troppa poca sicurezza"
<< Jules... >> Sputai fuori, poi la mia bocca si serrò esattamente come prima, senza far uscire più nemmeno un rantolo.
Lui scattò, si allontanò da me quanto bastava per guardarmi negli occhi, che si stavano chiudendo.
<< Come mi hai chiamato? >> Tentai di prendere fiato per parlare, ma non ce la feci.
Il mio corpo cominciava a formicolare e tutto si stava facendo sempre meno nitido.
<< No, ehi, non mi mollare, continua a guardarmi... Dio, scusami, io... Hai solo preso una brutta botta in testa, no svenire, Roxy... >> Jules. << Ok, adesso devi fare una cosa, fa un po' schifo, ma ti farà guarire, starai bene... Qualcosa di appuntito, mi serve qualcosa di appuntito >> Si sollevò da me, sentii sferragliare qualcosa poco più in là e un attimo dopo vidi chiaramente nella sua mano una scheggia molto appuntita di qualcosa che usò per tagliarsi verticalmente l'arteria del braccio.
<< Coraggio, bevi >> Bevi? Non avevo il tempo di lamentarmi mentalmente perché mi ritrovai praticamente in bocca il braccio sanguinante.
Tentai di prenderne un po', aveva un gusto metallico non esattamente piacevole.
Ad ogni sorso mi sentivo meglio, i dolori diminuirono e il mio corpo venne catturato da uno strano formicolio.
Lui mi teneva su la testa, in modo che continuassi a berne ancora, finché anche quel poco che vedevo scomparve e persi definitivamente i sensi.

Angolo autrice
Beneee ecco qui il terzo capitolo! "Piccolo" colpo di scena: il nostro Jules è un autentico vampiro.
Ma come sarà mai successo? Perché doveva catturare la piccola Roxy?
Al prossimo capitolo!
  
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