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Autore: onlyreadandwrite    25/08/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo: "Ad un tratto tutta la sua rabbia svanì,accompagnata dal suono del vetro rotto dietro di lei e dal battito d'ali di un barbagianni grigio che posò delicatamente nelle sue mani una lettera destinata a Rosalia Pesstrow,ultimo banco a sinistra,in fondo ad un'aula di ginnasio."
C'era un segreto nascosto,ma è il tempo di rivelarlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
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"Resuscitas."
-Buongiorno Blaise!-
-Buongiorno Ros! Ma ieri poi, sei tornata così tardi...-
-Ehm, si, mi sono ricordata che dovevo comprare degli ingredienti per delle pozioni scolastiche e ci ho impiegato davvero molto tempo!-
-Ah, ok. A che punto sei con i compiti? Dopodomani dobbiamo partire.-
-Ho finito incantesimi. So correttamente tutti quelli che ha assegnato il professore. Oggi mi metto a fare pozioni, devo farne tre e portare poi una fiala di ognuna a lezione. Se riesco a finire entro pranzo, nel pomeriggio andrò a fare una passeggiata nei dintorni per prendere le piante da analizzare e aggiungere nel quaderno di Erbologia.-
-Molto organizzata la ragazza.-
-Faccio del mio meglio!-
E fece all'amico l'occhiolino. Passarono la colazione a parlare del più e del meno, tanto erano soli. In casa non c'era nessun altro, e fu Dobby a confermarlo alla ragazza quando rientrò in camera.
-Dobby!-
-Signorina! Dobby aveva detto lei di non andare in stanza delle profezie!-
-Tu sapevi che stanno complottando contro me, vero?-
-Signorina... Dobby...-
-Non puoi parlare, lo so. Ti ucciderebbero.-
L'elfo si mise a piangere disperatamente come risposta.
-Dobby basta! Non sono arrabbiata con te!-
-Ha rischiato la vita voi.. non è più un luogo sicuro per lei questa casa...è tutta colpa mia...se le avere detto la verità lei non andava..-
-Ascoltami bene. Sarei andata comunque. Dovevo sapere cosa c'era di tanto importante in quella palla di vetro. Dopodomani partirò e tornerò solamente il trentuno. Io e te comunicheremo quotidianamente, ma non attraverso gufo.-
Si preoccupò attentamente di isolare la stanza da qualsiasi orecchio indiscreto si muovesse attorno a questa.
-Vedi quell'armadio? Non è un armadio qualunque. Ho mandato il suo gemello a casa dei miei genitori babbani, ho spiegato loro cos'è con una breve lettera. Lo abbiamo provato, funziona. Useremo quello.-
-Ma signorina... Dobby non è in grado..-
-Dobby è perfettamente capace invece. Proteggerò la camera con incantesimi potenti, e farò in modo che si farà aprire solo da te.-
L'elfo tremava.
-Non sarò io a morire, Dobby. E neanche tu.-
Gli diede un bacio sulla guancia.
-Te lo prometto.-
Lui arrossì e abbassò la testa.
-Dove sono?-
-In riunione. Faranno uccidere il Mangiamorte che non è riuscito nell'impresa.-
-Vogliono davvero che io muoia allora...-
-Signorina, lei è stata designata come figlia della morte. Cos'è che può uccidere la morte, se non sua figlia stessa?-
Dobby poi, resosi conto che aveva parlato fin troppo, scomparve. Allora la ragazza, prese a studiare.
Cominciò a prendere gli ingredienti, dividerli, aggiungerli nel calderone quando doveva. Fare le pozioni era una cosa che la divertiva molto, ma richiedeva anche tanta concentrazione, cosa che in quel momento era difficile avere. Non sapeva cosa fare, si sentiva da sola. Avrebbe voluto qualcuno con cui parlare, con cui distrarsi, ma non voleva mettere Blaise in questa storia, perché non era la sua battaglia. E poi, lui era l’unico motivo per cui i suoi genitori non avevano tentato di ucciderla in casa ancora. Avrebbe potuto parlare con Draco, ma era un ragazzo così fragile… al primo sguardo feroce del padre avrebbe raccontato tutto. Avrebbe tanto voluto avere sua madre dalla sua parte, con lei, ma tra una figlia comparsa all’inizio dell’anno scolastico e il grande amore della sua vita, la scelta era ovvia, e non era lei. Non le rimaneva che studiare, diventare forte e potente, e contare solo su lei stessa.
Finì le pozioni, e guardò soddisfatta le tre fiale che aveva posato sul tavolo. Sorrise per se stessa, e scese a vedere a che punto era Blaise con i suoi compiti.
-Ehi!-
-Piccolina!-
-Come l’hai chiamata?-
Draco si era avvicinato sentendo tutti quegli schiamazzi, mentre Ros rideva divertita, si avvicinò a lui e gli sussurrò all’orecchio:
-Sei geloso, eh?-
Lui sbuffò, e con tono beffardo rispose:
-Sei tu che fingi di essere felice quando sei preoccupata e triste, non io.-
A quella frase lei rimase di stucco. Possibile che lasciava trasparire così tanto i suoi sentimenti? O peggio ancora, possibile che Draco la conoscesse davvero così bene?
-AHAHAHAHAH, l’unica cosa che mi rende triste è la tua veduta, cugino.-
-Oh, io penso invece che ti rendo tutt altro che triste…-
Lo disse con quel suo ghigno, quello che avrebbe fatto incazzare anche un santo, e lei gli avrebbe mandato una maledizione, se Blaise non fosse intervenuto.
-Ehy, ragazzi, calmi. Draco, io chiamo Ros come voglio.-
-E invece no, Blaise. Mettiamo un punto a questa storia, ok?! Potete essere amici, potete essere più che amici, migliori amici, potete parlare di tutto ciò che volete, ma non potete, e dico non potete, superare un certo limite. Perché oltre quel limite, con lei, ci posso essere solo io.-
La ragazza lo guardava con l’aria di chi ha appena ricevuto un pugno nello stomaco.
-Draco, sei suo cugino, non il suo ragazzo.-
-E se invece lo fossi, Blaise? Se l’avessi baciata?-
-Ros…nega ciò che ha detto, dimmi che non è vero…-
-Blaise, io…-
-Lei non può negare, cretino. Perché ciò che ho detto io è vero.-
-E non mi hai detto niente? Come hai potuto? Pensavo che io e te… Insomma…-
-Sì, Blaise, sappiamo tutti che ti piace. Ma tu non piaci a lei, finiscila.-
A quelle parole lei sbiancò.
-Cosa? Io…tu…provi qualcosa per me?
-Perché, non lo avevi capito?! Perché venire nel mondo babbano, altrimenti?! Quale senso avrebbe avuto, se non farlo per te?!
-Io non avevo capito…scusa…oddio, sono una cretina…-
-Sì, Ros. Hai ragione, lo sei.-
Ma qualsiasi altra parola sarebbe stata inutile, visto che Blaise era già sparito dalla stanza con tutte le sue cose, lasciando la ragazza in un silenzio assordante con Draco.

Era rimasta così, in silenzio. E sarebbe voluta rimanere così per tantissimo altro tempo, ma le sue gambe gridavano al suo corpo di voler scappare, e lei era d’accordo con loro, e si diresse verso il bosco. Nelle scale aveva incontrato qualcuno, ma era troppo presa dal flusso dei suoi pensieri incasinati per dar retta a qualcos altro, aveva fatto finta di niente ed era andata avanti. Era ora di pranzo, ne era certa, ma non le importava, non le interessava. Voleva solo andare a procurarsi le piante da analizzare. Ne aveva assegnato una ventina la professoressa, sicuramente le avrebbe trovate tutte, ma ci sarebbe dovuta riuscire prima dell’imbrunire del sole. Così cercò di allontanare via i brutti pensieri, evocò il suo Patronus affinchè le facesse compagnia e si mise all’opera.
Al tramonto, aveva un’aria sorprendentemente serena, e tutt’e venti le piante nel suo quaderno erano state messe in ordine ed analizzate.
Sentirsi una brava strega, superiore agli altri, era l’unica cosa, in quel periodo, che la faceva stare davvero bene e la faceva sentire orgogliosa di sé stessa.
Forse non era un male se Blaise fosse stata lontana da lei per un po’, se i suoi sospetti erano fondati e qualcuno la voleva morta, farlo stare lontano da lei sarebbe stata la cosa migliore da fare. Ma c’erano anche altre persone da proteggere. Ritornò nel castello, e con sua sorpresa trovò tutti a tavola per la cena. C’era lei di fronte a dei genitori arrabbiati, e degli zii che erano contenti di aver trovato qualcosa in cui Draco era migliore, finalmente: l’obbedienza.
-Sai che ore sono?-
-Certo, madre. Tu sai che hanno provato ad uccidermi ieri notte?-
-Cosa?-
-Hai sentito bene, ma, aspetta, tu lo sapevi già. Perché, bidibibobidibum, siete voi che non vedete l’ora di vedermi morta.-
Lo disse con una convinzione che per un attimo temette anche lei sé stessa, poi scomparve. Non era quella la sua casa, e non sapeva come aveva fatto a non capirlo prima. D’altronde, quale madre ti fa rinascere sotto forma babbana invece di proteggerti lei stessa? Ah, la sua.

La casa in cui era cresciuta era come l’aveva lasciata, a regnare il silenzio di chi sta vivendo un’altra vita nei sogni. In salone, come ogni Natale, si ergeva un albero che arrivava a sfiorare il tetto con la punta della stella, messa sicuramente con l’aiuto di una scala. Mille le lucine dorate che continuavano a splendere per arricchire il pino cosparso di palline d’oro e rosse.
-E’ bellissimo, non è vero?-
-Come hai fatto a sentirmi?-
-Non l’ho fatto, avevo sete e quando sono arrivato qui ti ho visto.-
Le scappò una mezza risata soffocata.
-Mi sei mancato, sai?-
-Anche tu sei mancata a noi, specialmente alla mamma, ma ora sei qui, passeremo…-
-Oh, no, ascolta. La situazione da me si è rivelata un po’ più complicata di quanto credessi, sono tutti pazzi. Ed io devo proteggervi.-
-Non vorrai mica cambiarci le facce! Sono troppo bello!-
Altra risata soffocata.
-No, tranquillo. Vi farò sparire e basta, per gli altri. Non dovrete mai varcare quella soglia, ma a convincervi ci penserò io.-
Nella sua mano era comparso un bicchiere d’acqua.
-Tieni, bevi e vai a dormire.-
-Mi insegnerai qualche magia un giorno?-
-Ci proverò.-
-Promesso?-
-Promesso.-
E il bambino tornò a letto, e lei compì l’incantesimo. Ed il mondo, magico e non, si sarebbe scordato di loro, e loro del mondo. Sapendo che se avessero varcato quella porta avrebbero scatenato l’inferno. Ma non l’avrebbero fatto, perché tutto ciò di cui avrebbero avuto bisogno sarebbe comparso.
Mentre lei svaniva con l’armadio gemello, comparvero dei pacchetti sotto l’albero.


Hogwarts le era mancata. Le sue cose erano comparse tutte tramite l’armadio, fortunatamente Dobby l’aiutava, e le scriveva anche. La rabbia si era abbattuta in Villa Malfoy, specialmente da quando avevano scoperto che neanche il Signore Oscuro riusciva ad annullare l’incantesimo che la ragazza aveva fatto alla sua camera. Era quasi l’alba, ma il sonno l’aveva abbandonata da tempo oramai. Prese la giacca e si diresse verso la guferia, uno dei suoi posti preferiti all’interno del castello. Il silenzio era una cosa magnifica, i gufi stavano tornando ora dalla caccia notturna. Creature magnifiche, i gufi. Intelligenti, orgogliosi, bellissimi…a volte si era chiesta se Salazar Serpeverde non avesse fatto meglio a scegliere il gufo come simbolo per una casata così importante come la loro. Ma visti i problemi che aveva lei al momento, abbandonò subito il pensiero. Gliene venne invece un altro: e se potesse aiutarla proprio lui, Salazar Serpeverde? La profezia l’aveva chiamata ‘figlia della morte’, e se lei poteva fare morire…allora, forse, poteva fare anche resuscitare.
Non finì neanche di pensare, che era già in biblitoeca.
Dopo una mattinata di caffè e ricerche nel reparto proibito con un falso permesso, poteva dire che l’unico modo apparentemente era quello di usare la pietra della resurrezione. Ma lei era certa di poterne trovare un altro, solo non sapeva dove, né come, né quando. E questo la rendeva un pochetto agitata. Inoltre ancora nessuno sapeva ufficialmente del suo ritorno nel castello, e presto l’avrebbero scoperto, per cui avrebbe fatto meglio ad andarsi ad annunciare dal preside nel pomeriggio. Tornò nella sua stanza, dove a regnare era solo il rumore degli alberi fuori. I sotterranei erano vuoti, tutti i ragazzi della sua Casa tornavano dai loro genitori per le vacanze, da sempre. Si stese un po’ sul letto con la speranza di riuscire a pensare a qualcosa, qualcosa che la potesse aiutare, ma sprofondò solo nel sonno.

Era di fronte ad una distesa di alberi, il rumore dell’acqua, del vento, e degli animali che l’abitavano erano gli unici rumori a farle compagnia. A parte quelli, il vuoto. Finché una luce si innalzò davanti ai suoi occhi, e tutto fu chiaro, e fu costretta a ripararsi gli occhi per non rischiare di perdere la vista. Ad un tratto la luce cessò. Al suo posto, una figura incappucciata da un lungo mantello verde scuro, un anello che luccicava sulla mano sinistra.
Il simbolo di Serpeverde.
-Perché stai cercando di disturbare il mio riposo, mia erede?-
-Perché ho bisogno di te, Salazar.-
-Non vedo come potrei aiutarti, sei molto più potente di me.-
-I morti a volte sono più vivi dei vivi stessi, e più di loro conosco gli avvenimenti che si svolgono in questo mondo.-
-Sagge parole, si vede che sei una mia discendente.-
-Voglio riportarti in vita, ma non per sempre. Il tempo che ti servirà per mettere le cose a posto.-
-Cosa dovrei mettere a posto? Non penso di capire.-
-La Camera dei Segreti. Contiene un nuovo mostro. E’ per questo che mi vogliono morta.-
Salazar rise a voce alta, una risata che fece scappare gli abitanti degli alberi attorno a loro.
-Pensi davvero che sia solo quello?-
-No, ovviamente. Ma se voglio andare fino in fondo, dovrò iniziare da qualche parte, non trovi?-
-Come fai a sapere che ti puoi fidare di me? Vengo ricordato anche per le menzogne e per la mia cattiveria.-
-So che animale vive nella Camera. Qualcuno cerca di far passare la fama di Serpeverde a Grifondoro. Non hanno capito che non accadrà mai.-
-Trovami, e portami con te. Ti aiuterò, figlia della morte.-


Trovami.

Rosalia corse velocemente, il più velocemente possibile, doveva raggiungere quel luogo, sapeva dov’era, doveva solo arrivarci, ma…
-Signorina Rosalia, non sapevamo del suo arrivo ad Hogwarts.-
-Buongiorno Preside. Sarei venuta da Lei nel pomeriggio per annunciarmi, ma sa com’è, con tutti quei compiti…-
-Se Lei non è contenta dell’andamento della scuola, può benissimo…-
-Ma mi ascolta quando parlo? Non mi sono mica lamentata! Sono la migliore, non so di cosa dovrei lamentarmi.-
-Signorina Lastrange, io…-
-Io mi sono stancata di questa discussione, arrivederci.-
E continuò la sua corsa.
Giunse poco dopo in un angolo di un bosco dove andava con i suoi genitori da piccola, in una montagna vicino la sua città. Si era catapultata lì non appena aveva superato le difese di Hogwarts, in cui nessuno poteva smaterializzarsi. Dopo circa un quarto di cammino, si trovò nel luogo esatto del suo sogno. Allungo la mano destra, chiuse gli occhi, il resto avvenne quasi come se fosse sotto l’effetto di una stregoneria.
-Resuscitas.-
Davanti a lei, Salazar Serpeverde.


Angolo autrice:
Ok,lo so, è mooolto tempo che non aggiorno e...mi dispiace! Ma ora sono tornata, promesso! A breve il prossimo, intanto godetevi questo assaggio della strada che gli eventi hanno deciso di percorrere!
Un bacio,
onlyreadandwrite.
  
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