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Autore: CinziaBella1987    25/08/2014    2 recensioni
Dopo un periodo trascorso in giro per il mondo con i Backstreet Boys, Nick decide di tornare a Tampa, dove comprerà la casa dove viveva con la sua famiglia prima di essere investito dal successo e dove ha lasciato amici e ricordi. Qui tornerà a fargli visita una vecchia conoscenza, Amanda, che spera di poter ritrovare il ragazzino biondo con cui passava i pomeriggi ma che in realtà scopre un perfetto sconosciuto. Cosa è rimasto del vecchio Nick? Si può tornare ad essere complici anche dopo molti anni?
E soprattutto, Amanda imparerà ad apprezzare anche le nuove sfumature del biondo cantante dei BSB?
Dal 1° capitolo:
Barbie mi riservò uno sguardo divertito poi, sentendo il ciabattare di Nick provenire dall'interno, evitò di rispondere e lasciò spazio a lui, che si palesò sulla porta togliendomi il fiato.
Non lo ricordavo così bello.
Non lo ricordavo così alto.
Non lo ricordavo così... Nick!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nick Carter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Where is Miss Responsibility?
 
 
 
- Dex, te l'ho già spiegato: sono stata con Nick tutto il pomeriggio.
Ero al telefono con il mio fidanzato da circa un quarto d'ora e più o meno dallo stesso tempo cercavo di convincerlo che non era successo niente, io e Nick avevamo soltanto passeggiato e ricordato i bei vecchi tempi insieme. In fondo, cosa mai sarebbe potuto succedere fra noi, visto che, tra l'altro, lui era anche un uomo sposato?
Non che se fosse stato libero avrei potuto pensare a qualcosa di più della solita, cara vecchia amicizia ma a maggior ragione, io non ero una rovinafamiglie. 
In più, ero fermamente convinta di amare Dexter e sebbene non avessimo la sintonia che c'era con Nick nemmeno lontanamente, ero certa che il mio futuro sarebbe stato con lui e non con un capriccioso cantante da strapazzo.
Quindi stasera cenerai con me al molo, come stabilito?
- Ma certo, Dex! So perfettamente che giorno è oggi, non rinuncerei a quella cena per niente al mondo!
Era vero anche quello. La telefonata in questione infatti si stava svolgendo in una giornata particolare: erano due anni che Dexter mi aveva dato l'anello, due anni meravigliosi in cui mi aveva offerto la possibilità di diventare sua moglie ma senza scadenze; non avevo fretta di percorrere la navata e dire sì, perché sentivo di dover fare ancora troppe cose prima di  fermarmi e metter su famiglia e Dexter lo aveva capito. Benché lui fosse perfettamente a suo agio all'idea di celebrare un matrimonio, aveva rispettato i miei tempi e mi aveva assicurato che l'anello che mi aveva donato era soltanto una possibilità, l'occasione di farmi sapere che non sarei mai stata sola perché prima o poi ci saremmo sposati. Così gli promisi di prendere seriamente in considerazione la sua proposta e di celebrare ogni anno il giorno in cui mi aveva regalato l'anello fino a quando non sarei stata pronta per dire sì.
E va bene, devo essere onesta fino in fondo: in realtà, con la scusa che con il mio lavoro dovevo usare spesso le mani, non indossavo spesso il prezioso anello di fidanzamento, riposto accuratamente nella sua scatolina di velluto rosso, nel primo cassetto del mio comodino. Non che non fossi immensamente grata a Dex per quel pensiero ma io non sono mai stata una tipa da anelli. Non riuscivo a vedermici, con una vera di brillanti all'anulare sinistro, era più forte di me. 
Allora ci vediamo al ristorante alle otto e mezza. Perdonami se non passo a prenderti, finisco tardi in ufficio e non voglio farti aspettare troppo.
- Nessun problema, ci vediamo direttamente lì. Ti chiamo più tardi.
A dopo tesoro, buona giornata.
Non avevo idea del motivo per cui, al termine di quella telefonata, mi sentivo terribilmente in colpa; forse era perché, in cuor mio, già presentivo che niente sarebbe andato secondo i piani e che io con molta probabilità stavo diventando un mostro, una persona orribile, come mai ero stata prima.
Jen fece irruzione nel negozio con la sua solita energia da tornado e mi comunicò che sarebbe stata fuori per tutto il weekend:
- Io e i ragazzi abbiamo deciso di andare a Key West, non è un'idea meravigliosa?
- Uh sì, meravigliosa se intendi guardare tartarughe e morire di caldo per tre giorni.
- Perché non vieni anche tu?
- Perché non posso.
Jennifer mi guardò con un'occhiata ironica; per lei non esistevano scuse, mai: una cosa o la si voleva fare o non la si voleva fare, tutto il resto erano chiacchiere che ci si raccontavano per giustificare la non volontà. Ecco un'altra sostanziale differenza fra me e mia sorella.
- Oh andiamo, chiudi per due giorni questo negozio! Gli abitanti di Tampa sopravviveranno anche senza fiori per un weekend!
- Non posso, Jen. E poi stasera devo andare a cena con Dexter.
- Ancora quella pantomima della cena prima che tu ti decida a dire sì alla sua domanda di matrimonio? Andiamo Mandy, ti facevo un po' più intelligente!
Le parole di Jen mi arrivarono dritte al petto e mi colpirono come uno schiaffo in faccia; forse perché, per la prima volta, non le sentivo così ingiuste e cattive ma percepivo in esse un fondo di verità, che non sapevo dire quanto fosse profonda. 
- Non è una pantomima! - Mi difesi, senza troppa convinzione.
- Ah no? Quindi stasera gli dirai che potete iniziare i preparativi per il vostro matrimonio?
- Io... - Io non avevo alcuna intenzione di farlo, ecco tutto. E probabilmente aveva ragione mia sorella: una cena ogni anno, fino a che non mi fossi decisa, era una cosa sciocca, infantile e non significava proprio niente. Inconsciamente stavo cercando di tener buono Dexter fino a quando non mi fossi sentita pronta e sapevo perfettamente che era meschino e ingiusto nei suoi confronti.
- Io non... Non voglio sposarmi, non ancora. Ma Dexter è adorabile e non posso essere cattiva con lui.
- E non credi che una cena ogni anno, da quando ti ha fatto la proposta, sia un tantinello una presa in giro? E' come dirgli: "ancora non ti voglio sposare, però ti rassicuro venendo a mangiare fuori con te". Che senso ha, Mandy?
- Senti! - Sbottai all'improvviso, perché tutta quella verità mi stava facendo male, era troppo - Tu non sai un bel niente di quello che c'è fra me e Dexter e non intendo certo stare qui a spiegartelo. Non verrò a Key West, devo lavorare e ho il mio appuntamento con il mio fidanzato. Fine della storia.
Jennifer scosse la testa; sapevo che non era d'accordo e sapevo anche che, in fondo, aveva ragione. 
- Fa' come ti pare. Comunque, se ti va, partiamo alle quattro e mezza da casa di James. Puoi raggiungerci lì, ci sono ancora dei posti liberi nella sua macchina.
La guardai uscire dal mio meraviglioso negozio di fiori e per un attimo ebbi la tentazione di richiamarla e dirle che sarei andata con loro; durò poco però, perché la voce di Dexter ancora risuonava nelle mie orecchie. Ci saremmo visti alle otto e mezza al ristorante e avremmo passato la solita, piacevole serata. 
 
 
Il pomeriggio, a differenza della mattinata tormentata, trascorse in tutta calma: erano appena le tre e io avevo finito di confezionare le ultime consegne, avevo preparato dei bouquet e ora me ne stavo comoda e tranquilla dietro al bancone a leggere dello struggente amore fra Catherine e Heathcliff per l'ennesima volta.
Fu proprio mentre mi trovavo nel passaggio in cui la protagonista racconta a Nelly del suo amore impossibile per il trovatello che lo scacciapensieri sulla porta tintinnò e Nick Carter con tutta la sua imponente stazza fece irruzione nel mio negozio, facendomi immediatamente perdere la concentrazione e obbligandomi così a chiudere il libro in meno di un secondo.
- Che fai? - Chiese il biondo, con lo sguardo leggermente adombrato.
- Ciao Nick! Sì, sto bene anche io, grazie! - Lo canzonai.
- Scusa, hai ragione: come va?
- Alla grande, non si vede?
- Vuoi la verità? No! A giudicare dal tuo muso lungo e dal fatto che stai rileggendo Cime Tempestose per la duecentesima volta, si direbbe che sei in piena crisi.
Come aveva fatto a vedere il titolo del mio libro?
Poi mi ricordai: era la primissima edizione che io avessi mai avuto - e credetemi, ne ho almeno cinque - quella che mi regalarono lui e Leslie per il mio quindicesimo compleanno. Era un caso che, quella mattina, prima di uscire per andare in negozio, io avessi scelto proprio quella edizione, o da quando era tornato Nick in città, mi stavo completamente rincretinendo?
- Ehi ma... ! Tu non hai una cera migliore, comunque! - La miglior difesa era l'attacco, dopotutto.
- Lo so bene, credimi. 
Il tono con cui pronunciò quella frase mi fece pensare che aveva bisogno di aiuto. Non avevo conosciuto i guai degli ultimi anni di Nick, avevo letto della sua dipendenza da alcol e droghe attraverso i giornali, per cui non sapevo dire quali fossero i segnali che potessero farmi stare in allarme; tuttavia, lo conoscevo almeno un po' e sapevo di sicuro che i suoi occhi così spenti erano il chiaro segnale che qualcosa non andava.
- Vuoi parlarne?
Fece spallucce e dopo aver preso un gran sospiro disse: - Ho litigato con tutti, praticamente.
- Ok, puoi spiegarti un po' meglio?
Nick prese un gran sospiro e si sedette sullo sgabello davanti al mio:
- Oggi sarei dovuto andare con Kevin e A.J. ad una convention con dei fan, ad Orlando. Stamattina però ho discusso con Lauren e non ero dell'umore per farmi saltare addosso da ragazzine urlanti che non fanno che toccarmi e chiedermi foto. Quindi li ho chiamati e ho detto loro che non li avrei raggiunti perché ero nervoso e non sarei stato di compagnia. Hanno iniziato a dirmi che ero il solito lunatico rompipalle, che quelle avevano pagato per incontrare anche me e che ero un egoista e menefreghista. 
- Non per infierire ma... Hai pensato che se sei Nick Carter è anche per il sostegno che ricevi dalle tue fan?
- Lo so bene, Amanda, credimi. Devo loro tutto ma certe volte ho bisogno di respirare. Da quando sono arrivato a Tampa me le trovo dappertutto; ho dovuto sigillare la finestra della mia stanza da letto perché continuavano a scattare foto! E poi, non andando ad Orlando ho fatto loro un favore: sarei stato irascibile e nervoso e avrei finito per risponder male a qualcuna, scatenando un'orda di polemiche che sarebbe durata per mesi. 
Annuii; in effetti, non doveva esser facile non avere un po' di privacy nemmeno nei momenti in cui eri in casa tua da solo. Tuttavia, sapevo che c'era dell'altro perché Nick non poteva essere così abbattuto soltanto per aver discusso con i ragazzi, cosa che, per altro, era all'ordine del giorno già agli inizi della loro carriera.
- Sei sicuro che sia soltanto questo? 
- No. Come ti ho detto, ho discusso con Lauren. Sarebbe dovuta tornare a metà della prossima settimana e invece stamattina mi ha chiamato e ha detto che ne ha ancora per almeno cinque giorni. Io dovrei essere a New York lunedì per registrare un pezzo e non rientrerò a Tampa prima di sabato. Come pensa di poter mandare avanti un rapporto così?
Fu il mio turno di fare spallucce adesso. Io vivevo un rapporto a pochissimi metri di distanza eppure non avevo il coraggio di dire al mio fidanzato che non ero ancora pronta a sposarmi, quindi davvero non sapevo cosa rispondergli.
- E cosa pensi di fare, adesso?
- Non ne ho idea. Sono così stanco di dover sempre dar conto a qualcuno. Vorrei... Ecco sì, vorrei staccare la spina per qualche giorno.
Fu in quel momento che una lampadina si accese nella mia testolina da fioraia. Un lampo, un'illuminazione e in men che non si dica mi ritrovai a dar fiato alla mia bocca senza pensarci un minuto di più:
- Senti, so che può sembrare una follia ma... Jennifer e il suo gruppo di amici squinternati andranno a Key West per il weekend. Hanno proposto anche a me di andare ma fino a questo momento non credevo fosse possibile perché ho mille cose da fare, in realtà. Però a te serve una mano, quindi sacrifico i miei impegni in nome della nostra amicizia e ti propongo di andare con loro. Che ne dici, ti va?
Il volto di Nick si dipinse con un bellissimo sorriso che per un attimo spense le ombre nei suoi occhi:
- Tu, Amanda Darren, sei il mio angelo custode! - E nel dirlo mi venne vicino, poggiando le sue grandi mani sulle mie spalle e facendomi voltare: - Dimmi, dove nascondi le ali?
Ridacchiai: - Piantala di fare il cretino e muoviamoci piuttosto, prima che cambi idea.
Buttai un rapido sguardo all'orologio posto sopra il registratore di cassa: - Dobbiamo muoverci! Se vogliamo andare con loro, abbiamo mezz'ora per preparare tutto e raggiungerli a casa di James.
 
 
Quando mia sorella mi vide apparire con il mio zaino carico di cose inutili, i calzoncini e le infradito, con Nick al mio fianco, non poté che regalarmi il sorriso più bello che le avessi mai visto fare. Mi venne incontro e mi abbracciò, sussurrando un "lo sapevo che non ci avresti rinunciato! Sono felice che tu sia qui."
- Sì, spero di non pentirmene. - Affermai io.
Nick mi tolse lo zaino dalle spalle e Ranny e gli altri provvidero a sistemare i nostri bagagli sulla monovolume di James che ci avrebbe accompagnati fino al traghetto per Key West, l'isola della Florida più bella del mondo.
Il sole era alto nel cielo, anche se il clima era gradevole e non faceva eccessivamente caldo; ero contenta di aver fatto quel colpo di testa anche se i sensi di colpa per aver dato buca al mio fidanzato iniziavano a farsi spazio nel mio stomaco; come se non bastasse, non avevo avuto ancora modo di avvisarlo della mia partenza. Avevo provato a chiamarlo per tutto il tempo in cui avevo fatto le valige ma il cellulare era sempre staccato e sapevo che sarebbe stato in riunione fino a sera, quindi non avrei potuto dirgli nulla prima dell'orario stabilito per la cena. 
Non avevo mai fatto nulla del genere. Miss Responsabilità era stato il mio soprannome per tutti gli anni dell'università e questo perché non avevo mai fatto cose stupide, lasciato un impegno a metà o non rispettato un appuntamento; ero sempre stata la studentessa modello, la sorella pacata che non aveva mai colpi di testa; Miss Responsabilità era perfettamente a suo agio e a posto con la sua coscienza, almeno fino a quel giorno. Essere irresponsabile e rischiare di ferire le persone a cui volevo bene non era un concetto che si poteva applicare alla mia vita, piuttosto mi sarei sacrificata io stessa prima di ferire qualcuno ma evidentemente non era più così. Sapevo per certo che, scegliendo di partire per Key West, avrei ferito a morte il mio fidanzato che teneva a quella cena più che ad ogni altro appuntamento e probabilmente gli avrei anche dimostrato che la questione del matrimonio non era affatto importante e prioritaria per la sottoscritta.
Ero appoggiata al vetro del finestrino mentre pensavo ai mille modi in cui Dexter me l'avrebbe fatta pagare, quando Nick, seduto sul sedile accanto al mio, irruppe nei miei pensieri:
- Ehi, bambolina, vuoi dirmi che ti prende? Stai zitta da venticinque minuti, il che per te è praticamente un record.
- Niente, pensavo a quanto si arrabbierà Dexter quando scoprirà che non andrò alla nostra cena, stasera. - Confessai.
- Dexter è il tuo fidanzato? - Chiese Nick, improvvisamente incuriosito. 
Annuii, con un sospiro: - Almeno fino a oggi pomeriggio. Da stasera non ne sono più tanto sicura.
- Non voleva che partissi?
- Non lo sa proprio, il che è ancora peggio. Saremmo dovuti uscire insieme stasera, una specie di ricorrenza per l'anello di fidanzamento che mi ha dato due anni fa ma io gli dirò che non posso raggiungerlo perché sono a spassarmela a Key West.
- Aspetta, aspetta, frena. Lui ti ha dato un anello di fidanzamento?
- Sì.
- Due anni fa?
- Esatto.
- E tu non hai risposto e non lo hai ancora sposato ma gli concedi tutti gli anni una cena per celebrare l'evento?
Sapevo che Nick stava pensando la stessa cosa che mi aveva, molto poco gentilmente, comunicato anche Jennifer la mattina prima e sapevo anche che più continuavano a ripetere tutto ad alta voce più anche a me la cosa sarebbe risultata sciocca e priva di senso.
- Beh, sì. 
- Scusa bambolina ma io davvero non ti capisco. Non potresti dirgli semplicemente che non ti va di sposarlo?
Eccola là, la verità nuda e cruda. Senza che io aprissi minimamente bocca, Nick aveva già capito tutto, come sempre. 
Sì, perché era inutile negarlo ancora: per quanto io fossi legata a Dex e lo amassi, l'idea di sposarlo proprio non mi andava giù; lo avrei fatto forse, un giorno ma non avevo certo fatto i salti di gioia nel vedere quello sbrilluccicante anello che cercavo di indossare il meno possibile. 
Eppure, mentire a me stessa e dire che prima o poi lo avrei fatto era stata una scusa ottima per tenere a bada il senso di colpa e vivere tranquilla e felice, seppur nell'inganno.
A ben pensarci, forse non ero affatto Miss Responsabilità; a chi volevo darla a bere?
- Ma io voglio sposarlo! - Ribattei, perché continuare a ripeterlo forse mi avrebbe convinto sul serio che fosse un mio smodato desiderio e sicuramente mi faceva sentire meno crudele. 
- E allora come mai non porti l'anello? Quando Lauren si è comprata e messa il suo, non faceva che sfoggiarlo. E' una specie di vanto, per voi ragazze. 
- Non lo porto semplicemente perché ho paura che si rovini, lavorando in negozio.
- Certo, certo. Secondo me sono solo balle.
- Nicholas Gene Carter smettila subito di fare insinuazioni fuori luogo!
Nick rise e io mi infastidii ancora di più; come faceva a divertirsi in quella situazione?
- Io la smetto ma tu dovresti essere più sincera con te stessa e forse anche con il tuo fidanzato. 
- Ancora? Io sono sincera, Nick!
- Forse. E forse fra una decina d'anni quando sentirai di non aver più niente da chiedere alla vita, ti rassegnerai e sposerai Dexter. Ma sei sicura di poter andare avanti per tutto questo tempo? Sei sicura che lui si accontenterà ogni anno di una cena celebrativa e non vorrà, prima o poi, una risposta? E soprattutto, perché non provi a pensare a cosa tu vuoi veramente, invece di metter su una pantomima per non ferire gli altri?
Pantomima. Anche Jen l'aveva definita allo stesso modo. 
Era davvero così terribile quello che stavo facendo? Stavo reprimendo me stessa pur di non confessare a Dexter che non avevo voglia di sposarlo? In tutto quel tempo, prima dell'arrivo di Nick, mi ero trovata perfettamente a mio agio in quella situazione; ero certa di non fare niente di male e soprattutto di non nuocere a Dexter, che meritava tutto il rispetto e la considerazione di questo mondo. Però quel giorno per due volte nel giro di poche ore, due delle persone che mi conoscevano meglio avevano definito il mio atteggiamento una pantomima, una finzione e avevano cercato di mettermi in guardia affinché tutto quel mio agire per il bene del mio fidanzato non mi si ritorcesse contro. 
Non ci stavo capendo più nulla, non riuscivo a trovare nemmeno una risposta alle innumerevoli domande che si stavano accumulando nella mia testa.
- Senti, sto venendo a Key West con voi. L'ho fatto per aiutarti e perché probabilmente ne avevo bisogno anche io. Non possiamo semplicemente goderci il viaggio? - Chiesi, cercando di smorzare il discorso. Spegnere il rumore del mio cervello però sarebbe stato più complicato. 
- Certo che possiamo, a patto che tu cercherai di capire che cosa vuoi veramente.
- E tu smetterai di fare i capricci tipici di un cantante famoso, Nick Carter?
- Ci proverò.
- Promessa?
- Promessa!
E suggellammo il patto con una solida stretta di mano, come quando eravamo piccoli. 
Uno dei due però, in quel momento, stava mentendo.
 
 
Arrivammo a Key West quando erano ormai le otto di sera; il sole stava tramontando sull'oceano azzurro e cristallino, regalandoci uno spettacolo meraviglioso:
- Ecco di cosa avevo bisogno! - Esclamò Nick, avvicinandosi a me e ammirando il mio stesso, incredibile spettacolo.
- Sì, forse ho fatto bene a dar retta a Jen, per una volta. Questo posto è magnifico!
- E non hai ancora visto le tartarughe!
- Che cosa? Non voglio vedere proprio un bel niente! Mi fanno senso, le tartarughe!
Ovviamente, quella mia confessione diede la possibilità a Nick di sfottermi oltre ogni limite e per una buona mezz'ora; a furia di ridere e stuzzicarci, dimenticai completamente che avevo una cena in sospeso e che forse era il caso di chiamare il mio fidanzato. A ricordarmelo, ci pensò lui stesso, facendo trillare il mio cellulare e rompendo l'idillio che si stava creando con Nick.
- Merda, è Dex! Avrei dovuto chiamarlo!
- Beh, rispondigli e cercate di chiarire. Io ti lascio, vado a sistemare le mie cose al resort. Ci vediamo più tardi.
Annuii, mentre guardavo ancora lampeggiare il nome di Dexter sul display; non appena Nick fu più lontano, mi feci coraggio e diedi avvio alla chiamata:
- Pronto?
Ehi, tesoro! Ma dove sei? Credevo di trovarti già qui, passando ho visto che hai già chiuso il negozio!
- Ehm... Sì, in effetti l'ho chiuso questo pomeriggio ma... Dex, credo di non poter venire stasera.
Che cosa? Perché? E' successo qualcosa?
- No, no. Non è successo nulla, è che...
Stai bene, Mandy?
- Sì, almeno credo. Il fatto è che... Sono a Key West e resterò qui fino a domenica. - Sputai fuori la frase tutta d'un fiato e mi sentii subito meglio dopo. 
Che cosa? Sei a Key West? E a fare che?
- Beh ecco... - Arrivavano le note dolenti - Jen me lo ha proposto stamattina dopo che ci siamo sentiti, all'inizio avevo detto di no ma poi Nick aveva bisogno di staccare un po' e così...
No, un momento! Nick?
Strizzai gli occhi e corrucciai le labbra: era arrivato il momento dello scontro.
Tu sei a Key West, nella sera in cui saremmo dovuti stare insieme e c'è anche Nick? - Pronunciò con disprezzo quella domanda, con disgusto oserei dire. Sentivo che la rabbia stava montando dentro di lui e io, immancabilmente, iniziai a sentirmi uno schifo.
- Sì ma non dirlo con quel tono! La fai sembrare una cosa orribile e invece è solo un weekend tra amici, Dex!
Mandy mi prendi in giro? Pensi che io sia stupido?
- Ma no, niente affatto! Nick aveva bisogno di aiuto, ho soltanto invitato anche lui e comunque non siamo noi tre da soli.
E spiegami una cosa, Mandy: come mai non ti è passato per la testa di dirmelo prima? Perché ti è venuto in mente di invitare lui e non invitare anche me?
- Ho provato a chiamarti oggi pomeriggio, te lo avrei detto ma eri in riunione e avevi il telefono spento. E' impossibile parlare con te quando sei a lavoro, Dexter!
Ah certo, così adesso sarebbe colpa mia! La mia ragazza se ne va a Key West la sera del nostro appuntamento senza dirmi niente, per giunta con un altro e la colpa è mia perché stavo lavorando. Perfetto, non fa una piega.
- Ma non ho dato la colpa a te! E poi non è "un altro", è Nick. Il mio amico. Nick!
- E io chi sono per te, Mandy? Io cosa conto, eh?
Sospirai. Lui era l'uomo che credevo di amare; il mio fidanzato, quello che mi aveva regalato un anello da chissà quanti dollari e che io continuavo a rifiutare. Mi sentii una vera stronza a tuttotondo in quel momento e maledissi la mia magnanimità e la mia fedeltà all'amicizia che mi avevano spinta a partire per Key West per aiutare Nick, senza pensare ai guai che questo atto folle avrebbe portato nella mia relazione. 
Dexter era geloso ed era pure naturale che lo fosse; da quando ci eravamo incontrati, tutti non avevano fatto altro che raccontargli quanto io e i fratelli Carter fossimo legati; nella mia stanza, a casa dei miei genitori, c'erano ancora appese tutte le foto che avevo fatto nel corso degli anni con Nick, Aaron e gli altri e lui le aveva studiate tutte a memoria, ogni volta che era stato dai miei per il Ringraziamento o per il 4 Luglio. Aveva vissuto con lo spauracchio di Nick per sette anni e ora che la sua paura si era di nuovo materializzata nella mia vita, potevo comprendere che non fosse completamente tranquillo.
- Tu sei il mio fidanzato. - Risposi, con la voce interrotta dal grosso nodo che mi stava chiudendo la gola.
Sì beh, a parole si fa presto a dirlo. Gradirei che tu me lo dimostrassi anche. Ti ho dato un anello, Mandy
- Lo so. 
E ho anche rispettato la tua decisione di non affrettare i tempi. Non ti ho mai fatto pressioni, mai chiesto il motivo per cui dopo due anni da quella sera tu ancora non abbia voglia diventare mia moglie. Adesso però inizio a stufarmi di essere messo da parte e trattato come uno zimbello. - Sentii anche la sua voce incrinarsi e quella fu la cosa che mi fece più male.
- Ma non è vero, Dex! Io ti amo, voglio te e soltanto te!
Lo sentii sospirare profondamente, all'altro capo del telefono: - Lo spero Mandy. Lo spero sul serio. Prendiamoci questi giorni per riflettere, ti va?
- Sì ma ti prego, non dirmi che siamo in pausa di riflessione o che dobbiamo pensarci. So che significherebbe lasciarsi e io non voglio perderti, per favore.
Ci fu qualche istante di silenzio che per me equivalse a un'infinità. Sapevo che Dex era arrabbiato, avevo combinato un casino e non avevo idea di come poter recuperare; non mi restava altro da fare che agire responsabilmente: accettare tutte le conseguenze che sarebbero derivate dal mio atto folle, disperarmi se fosse stato necessario e ricercare la causa di tutto soltanto dentro di me. 
Non ci stiamo lasciando, Mandy. Per quanto possa valere, io ti amo e voglio ancora che tu sia mia moglie, prima o poi. A questo punto però, ci sono delle cose su cui devo riflettere. Qualche giorno senza vederci farà bene ad entrambi. Buona vacanza, Mandy.
- Aspetta, Dex... - Ma non feci in tempo ad aggiungere altro, Dexter aveva messo giù e tutto lo sconforto del mondo mi piombò addosso.
 
 
Passai il resto della serata nella mia enorme camera; finsi un mal di testa atroce da post-viaggio e augurai agli altri una splendida cena. Nick e mia sorella si offrirono di farmi compagnia ma io li pregai di non dar retta a me: avrei preso un'aspirina e sarei andata a dormire, sarebbe stato inutile rinunciare al venerdì sera sull'isola per far compagnia a una lagnosa ragazza troppo depressa per poter uscire.
In realtà, ordinai la cena in camera - un misero sandwich e il gelato più goloso e calorico che il ristorante del resort potesse offrire - e guardai tutte le puntate di Desperate Housewives che passarono in tv, cercando di reprimere la voglia di alzare il telefono e implorare Dexter di perdonarmi. 
Probabilmente, ero stata sempre Miss Responsabilità soprattutto per non dover fare i conti con i sensi di colpa che, sapevo bene, mi avrebbero poi dilaniata. Era più facile essere responsabile, anziché assumersi le conseguenze di chi va contro corrente. E io ero una perfetta codarda, troppo impaurita dai rimorsi di coscienza per pensare di poterli affrontare davvero. 
Sbuffai per l'ennesima volta, mentre Marcia in tv architettava piani diabolici con le sue amiche; mi sentii improvvisamente sola e mi pentii di non essere uscita con gli altri: in fondo, ero andata a Key West anche per staccare la spina dalla routine, non era stata una buona idea starmene in camera a rimuginare.
Fortunatamente, la solitudine durò meno del previsto e quando avevo già deciso di morire di diabete finendo tutta l'enorme coppa di gelato che mi ero fatta recapitare, qualcuno bussò alla mia porta, strappandomi dall'obesità imminente:
- Sì?
- Ehi, sono Nick. Posso entrare?
Merda! Ero in pigiama, senza trucco e con i capelli arruffati stile gatto appena uscito dalla lavatrice, in più stavo trangugiando gelato come se non ci fosse un domani; non era certo la situazione migliore per accogliere in camera un vecchio amico, soprattutto se questo era un cantante famoso, sposato con una modella meravigliosamente bella anche struccata.
- Ehm... Sì, un attimo!
Corsi in bagno, mi pettinai i capelli, tolsi le ultime tracce di trucco colato sotto gli occhi e ripassai il mascara sulle ciglia; lavai velocemente i denti e cambiai il pigiama da adolescente con un vestitino più carino, riponendo tutti i vestiti nella valigia, appallottolandoli in maniera rapida. 
- Entra pure. - Sorrisi, spalancando l'anta della porta. 
- Ehi, tutto bene? Ci hai messo una vita ad aprire!
- Sì, sai mi stavo giusto per addormentare e...
- E immagino che tu dorma sempre con una coppa di gelato sul letto. - Mi canzonò Nick.
- Oh beh...
- Mandy, la smetti di raccontare balle?
Abbassai lo sguardo, colpevole. Dannata amicizia secolare che permetteva a Nick di capire sempre tutto anche solo con uno sguardo!
- Come stai? Come è andata la telefonata con Dexter? - Chiese, sedendosi sul letto.
- A quale disastro vuoi che risponda prima?
Nick fece spallucce e io mi accasciai accanto a lui. - E' indifferente, rispondere a una mi fa capire automaticamente anche l'altra.
- E' stato un disastro. Ovviamente ci è rimasto male per la mia fuga improvvisa, mi ha detto che non ha ben chiaro che ruolo occupa nella mia vita e che questi tre giorni lontani ci serviranno per riflettere.
- Ahia.
- Lo so, non dire niente.
Mi scoraggiai ancora di più; speravo che il mio amico avesse parole di conforto, non che avallasse la mia teoria secondo cui chi si prende una pausa di riflessione, in realtà non fa che allontanarsi.
- Avanti, bambolina, non fare così! E' inutile deprimersi, adesso. 
- E cosa dovrei fare, sentiamo?
- Beh, innanzitutto dovresti smetterla di guardare Desperate Housewives. Sarebbe già un buon inizio. E poi scusa, lui ti ha chiesto due giorni per riflettere, tu sei qui a Key West e non puoi fare nulla per cambiare la situazione, tanto vale cercare di viverli al meglio. Magari non pensando in continuazione ai tuoi disastri personali, finisci sul serio per capire che cosa vuoi farne della tua relazione.
- Il punto è che io so esattamente cosa voglio fare della mia relazione.
- Certo, immagino che sia per questo che tu sia partita per Key West senza indugio. - Commentò il biondo con una smorfia divertita sulla faccia.
Nick era incredibilmente carino quella sera, con i capelli tirati leggermente all'indietro, una camicia scura e i soliti bermuda beige. 
- Ti ho mai detto che sei terribilmente fastidioso quando fai quel sorrisetto?
- E io ti ho mai detto che sei adorabile quando fai la depressa-disperata-con-il-cuore-spezzato?
In quel momento, tutta la tristezza accumulata dalla telefonata con Dexter in poi svanì come all'improvviso e io sentii un'irrefrenabile voglia di lanciare un cuscino addosso al mio bel compagno di viaggio. Non ci misi molto ad attuare la mia fantasia e in meno di due secondi diedi il via alla più sanguinosa lotta di cuscini che fu mai registrata in quel resort. 
Ci rincorremmo praticamente ovunque e vista l'immensità della camera a me riservata, fu una vera e propria maratona, senza esclusione di colpi. 
Finimmo tutti e due a terra, col fiatone; io ero intrappolata dal corpo gigante di Nick che frapponeva tra noi un cuscino, sancendo la mia definitiva sconfitta e reclamando una vittoria che in realtà non meritava, giacché aveva approfittato di una mia distrazione per gettare entrambi a terra e schiacciarmi con le spalle sul pavimento.
- Rassegnati Darren, sono il re della lotta di cuscini.
Eravamo vicini - forse anche troppo -, potevo vedere le scaglie color paglia nei suoi bellissimi occhi azzurri e sentivo chiaramente l'essenza del suo profumo invadermi le narici. Per la prima volta, da quando Nick era tornato, desiderai un contatto fisico che andasse al di là delle scaramucce e dei pizzicotti che eravamo soliti scambiarci; ancora una volta, come quando eravamo poco più che adolescenti, sperai che le braccia di Nick mi avvolgessero e che il contatto fra noi divenisse più intenso.
Lui dovette accorgersi del mio prolungato silenzio, perché sorrise e tolse il cuscino che era rimasto fra noi, finendo completamente su di me:
- Sai che chi perde deve pagare pegno, vero? - La voce era leggermente roca, il volto sempre troppo vicino al mio.
- E che cosa dovrei fare, di grazia?
Nick restò in silenzio per qualche istante; lo vidi mordersi il labbro inferiore, come se cercasse di reprimere un desiderio nemmeno troppo segreto. Sentii la tentazione di mordere io stessa quelle labbra rosse e carnose ma nel momenti stesso in cui provai quel desiderio, mi sentii in colpa per la stupidità dei miei pensieri. 
Era Nick, quello che una volta era il mio migliore amico, e io avevo già abbastanza guai da risolvere per poter pensare di peggiorare le cose, baciandolo.
- Domani sarai a mia completa disposizione. - Decretò alla fine lui. 
- Perché tutto questo suona come una terribile minaccia?
- Semplice: perché lo è. Faremo a modo mio e tu non potrai obiettare.
- Mi ricorda tanto la sera prima del ballo della scuola, prima che tu partissi con i Backstreet Boys e lasciassi il liceo. - Dissi e lo vidi sorridere; evidentemente, anche a lui era tornata in mente quella sera: ero triste e sconsolata perché, ad un giorno dal grande evento che a scuola era stato l'argomento principale per mesi, io non avevo ancora trovato un compagno che potesse accompagnarmi. Nick lo aveva chiesto a Darleene Osbourne, provocando la mia più grande irritazione e Leslie sarebbe andata con Jacob Hunter, così io sarei rimasta a casa, senza uno straccio di accompagnatore.
Nick, come al solito, intuì la mia disperazione e con le stesse parole che aveva appena utilizzato dopo la lotta di cuscini mi disse che avremmo fatto a modo suo. Infatti, mi invitò a casa sua, assicurandosi che non ci fosse nessuno che potesse dargli dello scemo, mi fece mangiare una terribile cena a base di sandwich al burro di arachidi e poi mi invito a ballare al centro del suo salotto, con in sottofondo la musica di Top Gun a farci da colonna sonora. Fu una serata bellissima, che rimase incisa nella mia memoria per tutti gli anni in cui di Nick non ebbi più notizie, se non quelle dei gossip che si leggevano su di lui.
- Te la ricordi ancora?
Io ricordo tutto di noi due.
- Certo! Ho mangiato i due sandwich più schifosi della mia vita! - Ridacchiai.
- Che ingrata, ci ho messo una vita a prepararli!
- Immagino la fatica!
- In realtà li fece mia sorella, prima di uscire.
Ridemmo entrambi, senza smettere di stare uno addosso all'altra. Era una sensazione troppo bella per poterne desiderare la fine.
- Lo rifarei altre mille volte, bambolina.
- Lo dici solo perché con Darleene Osbourne in realtà non hai concluso nulla, al ballo il giorno dopo!
Nick sorrise: - Lo dico perché con te sto sempre meglio che con chiunque altro.
Non dissi nulla ma mi ritrovai ad ingoiare a vuoto, con il fiato improvvisamente corto.
Invertii le posizioni e passai io sopra; per una volta, Nick non obiettò, né cercò di difendersi facendomi il solletico. Mi lasciò fare e anzi, si mise più comodo per far sistemare anche me.
- Mi sei mancato, Nick.
- Mi sei mancata tantissimo anche tu, Amanda.
- Abbracciami.
Non aggiungemmo altro; restammo abbracciati sul pavimento per un tempo che non seppi quantificare, prima che Nick decise che era arrivato il momento di andare a dormire. Era così bello sentirsi in pace con il mondo stando fra le sue braccia, che avevo quasi paura a rimanere da sola: affrontare di nuovo i dubbi che mi avevano attanagliato per tutto il giorno mi avrebbe impedito di dormire tranquilla e avrei passato la notte ad aumentare la mia confusione con domande a cui non avrei saputo rispondere.
- Ti va se dormo con te? - Nick arrivò di nuovo a salvarmi.
- E' una proposta indecente?
- Niente affatto, sono troppo stanco per pensare di fare qualsiasi cosa.
- Nick!
Lo vidi rilassarsi e ridere: - Rilassati, bambolina! Stavo solo scherzando! Non ti indurrei mai in tentazione, sei troppo pura per poter essere corrotta.
- E' davvero questo che pensi di me?
Nick fece spallucce e io mi ritrovai a fare il secondo gesto sconsiderato nello stesso giorno.
Lo baciai.

________

 
Saaaaalve!
Pensavate di esservi liberate di me, vero? E invece no, ho lasciato passare un sacco di giorni ma alla fine sono tornata con il terzo aggiornamento di questa storiella che, devo dire, mi sta dando grosse soddisfazioni: sono innamorata di Amanda -in senso puramente letterario, si intende! - e ancor di più amo il mio Nick spaesato e scanzonato.
Che dire? In questo capitolo succedono un po' di guai, soprattutto alla nostra Miss Responsabilità che mi sa che si è persa sul traghetto per Key West.
Voi che ne pensate? Avrà fatto bene a piantare in asso il povero Dexter, per seguire la vocina dell'istinto? E soprattutto, cosa le sarà passato per il cervello baciando Nick all'improvviso?
E ora come uscirà dall'enorme casino combinato?
Devo confessare che questo capitolo, già kilometrico di suo, in realtà era molto più lungo e io so che voi vorreste uccidermi per averlo troncato così ma credetemi: avreste tentato il suicidio se lo avessi pubblicato per intero. Ho dovuto dividerlo per forza di cose, però non odiatemi: cercherò di farmi perdonare pubblicando il prossimo quanto prima.
Per quanto riguarda la mia incredibile protagonista, dal momento che ho letto che c'è chi la immagina in un modo, vorrei farvi vedere invece il volto di chi mi ricorda Mandy: 
Prima di chiudere voglio ringraziare le tre meravigliose personcine che hanno recensito lo scorso capitolo; le 11 altrettanto splendide persone che hanno aggiunto questa storia fra le seguite, le 4 che l'hanno inserita fra le preferite e, last but not least, l'unica che l'ha messa fra le ricordate.
Un abbraccio e a presto,
Cin

 
 
  
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