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Autore: Nidham    25/08/2014    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avevano più parlato; l'unico suono che si avvertiva nella stanza era il quieto fruscio delle vecchie pergamene e lo scoppiettio borbottante del fuoco, tenuto vivo da Zevran più per avere qualcosa con cui occupare le mani che per reale interesse.

L'elfo non osava lasciarsi vincere dalla speranza, ma i tentennamenti di Morrigan dovevano pur significare che esistesse una qualche soluzione. Il prezzo che avrebbe richiesto non era importante, né erano importanti gli scrupoli morali della strega. Poteva capire i suoi dubbi, ma non avrebbe mai permesso che lo ostacolassero.

Il problema era che le ore passavano e il silenzio diventava sempre più opprimente.

Sentiva Oghren bofonchiare, all'esterno, ma nessuna risposta da parte del Custode. Era da tempo che non produceva neanche il più flebile suono, tanto che Zevran si era chiesto se non si fosse addormentato, ma, quando si era affacciato dagli scuri, per verificare, l'aveva intravisto inginocchiato nell'erba a qualche decina di passi dalla casa, le mani sul pomo della spada e il volto abbassato, cupo e teso come fosse immerso in profonda preghiera.

Non aveva mai cambiato posizione, neppure per sgranchirsi le giunture, eppure il suo viso non tradiva alcun fastidio o sforzo, anzi, sembrava più rilassato nel conforto di una fede che Zevran si trovò ad invidiare, perché sarebbe stato più facile abbandonarsi ad una forza superiore, confidare nella benevolenza di qualcuno pur così effimero e lontano dai bisogni degli uomini, credere, al di là dell'evidenza, che esistesse un dio buono in grado di ascoltare i loro lamenti.

Sarebbe stato bello inginocchiarsi davanti a una statua di pietra o a un albero o al sole o a qualsiasi altra rappresentazione del divino che le creature mortali volessero inventarsi, per poi alzarsi con le mani piene dei frutti richiesti. Eppure a lui non era mai successo.

Non che avesse pregato molto, nella sua vita, ma, a volte, da bambino, quando i morsi della paura facevano troppo male o la disperazione rischiava di sommergerlo, aveva provato a biascicare qualche improvvisata invocazione di aiuto e non aveva ottenuto altro che silenzio e solitudine; da adulto si era persino scordato che esistesse un dio, umano, elfico o nanico, ma, spinto dall'esempio di Leliana e da un insostenibile senso di impotenza, aveva infine pregato il Creatore perché Riordan riuscisse a uccidere l'arcidemone, perché Eilin fosse salva, ma il cielo se n'era rimasto vuoto e freddo a guardare, infischiandosene dei suoi desideri e persino della giustizia, giudicando troppo futili i dolori degli uomini per perdersi in essi.

Non si sarebbe più svilito a salmodiare per qualcosa che, se pure fosse esistito, l'aveva troppo a lungo ignorato: Morrigan era la sua speranza, una speranza viva e concreta, che gli avrebbe fornito mezzi tangibili per combattere.

Un sospiro frustrato lo riscosse dalle sue fantasticherie, facendolo letteralmente volare al fianco della maga, con i pugni contratti e la fronte aggrottata.

L'ultimo libro che aveva sfogliato finì a terra in un nugolo di polvere e varie pagine si staccarono dalla copertina, ma nessuno vi fece caso.

Zevran non aveva tanto coraggio da osare porre la fatidica domanda, soprattutto non dopo aver cullato e carezzato la speranza di un rimedio, per tutto il giorno; Morrigan era troppo concentrata nelle sue elucubrazioni per degnarsi di fornire una qualsiasi spiegazione. Per fortuna, incuriosito dal rumore e stufo di tanta nullafacenza, Oghren ruppe l'esilio e li strappò al loro cupo rimuginare con un po' di sana concretezza.

“Ebbene?” esordì. “Avete quelle facce perché vi state annoiando a morte o perché il viaggio fin qui è stato inutile? Nel primo caso, propongo una pausa e magari una partita a dadi, nel secondo penso dovremmo rimetterci in marcia e andare a cercare da qualche altra parte.”

Se gli sguardi potessero uccidere, Morrigan lo avrebbe fulminato, ma, per fortuna, non allungò la mano verso la sua staffa e Zev non ritenne necessario provare a calmarla.

“Insomma, è tutto il giorno che aspettiamo all'umido, qui fuori e adesso vi ritrovo qui a fissarvi con l'aria da funerale, immersi in cartacce disordinate piene di rune incomprensibili e penso non ne sappiate nulla di più di stamattina su come tirare fuori la nostra Eilin da questo pasticcio.”

“Non è così” si difese di malavoglia Morrigan, quasi le scocciasse dover dare spiegazioni al nano. “Ho scoperto che uccidendo venti bambini sotto i sette anni per ogni razza, bollendo il loro sangue e bevendolo dai loro crani, potrei ottenere abbastanza potere da aprire un portale materiale per l'Oblio.”

“Bene, quindi non ci resta che andarne a rapire un po', giusto? Magari lo facciamo fare a Alistair, come re basta proclami un editto e se li ritroverà puliti e impacchettati nel salone del castello.”

“Cos'è che dovrei fare?” come evocato dal suo nome, anche il Custode era apparso nel vano della porta, titubante e speranzoso di trovare finalmente la risposta che le sue preghiere non gli avevano concesso.

“Dovresti...” cominciò il nano, ma Morrigan lo interruppe prima che spaventasse a morte il loro compagno, provocando chissà quale sequela di lamentele.

“Credo esista un modo per salvare Eilin” sentenziò, senza badare alla luce felice che subito aveva illuminato gli occhi di tutti i suoi ascoltatori. “E' complicato e, come vi avevo preannunciato, non è un rito che Wynne approverebbe.”

“Ma Wynne non è qui, giusto?” ironizzò Zevran, lanciando, però, un'occhiata preoccupata verso Alistair: il re aveva promesso di non interferire con quanto fosse stato necessario, ma tra il dire e il fare c'era un abisso di ripensamenti e inutili sensi di colpa.

Ad ogni modo il Custode ascoltava le parole di Morrigan senza battere ciglio e l'unico segno di nervosismo era l'impercettibile ticchettare dell'indice sul pomo della spada.

“Inoltre, ci sarà un prezzo da pagare” continuò la maga, questa volta rivolgendosi solo all'assassino, che le sorrise incoraggiante, facendole cenno di proseguire. “Ma se il diretto interessato non se ne cura, non sarò io a preoccuparmene.”

Le sue parole volevano suonare indifferenti, ma non ingannarono nessuno. Zevran sapeva, pur meravigliandosene, quanto le fosse costato accettare di lasciarlo scegliere, sapeva che ne avrebbe portato il peso per un tempo più lungo di quanto non fosse necessario e che si sarebbe chiesta, forse per sempre, se avesse compiuto la scelta giusta. Avrebbe voluto ringraziarla, tranquillizzarla, liberarla da ogni insensato senso di responsabilità, ma non credeva esistesse una sola parola che potesse risultare sensata o un gesto che fosse anche minimamente appropriato all'immenso dono che lei gli stava offrendo, per cui si limitò ad annuire, senza sorridere, senza tremare, mostrandole la verità celata in fondo ai suoi occhi, in un gesto di totale fiducia e rispetto.

Morrigan sembrò capire, ma non per questo sembrò disposta a perdonarlo.

“La prima volta che degli uomini entrarono fisicamente nell'Oblio, furono uccisi centinaia di schiavi e fu usata una quantità improponibile di Lyrium. Oltre a questo, fu anche aperta la strada all'arcidemone Dumat per passare sul nostro piano e trascorrere i successivi duecento anni in bagordi e massacri” la strega notò il pallore di Alistair e si affrettò a continuare, rinunciando alla pausa ad effetto che aveva programmato. “Credo che nessuno di voi, per quanto fermo nei suoi propositi, potrebbe accettare una soluzione del genere, tanto più che non abbiamo neanche uno schiavo a disposizione, figuriamoci centinaia. Però credo che sia in questo procedimento la chiave per raggiungere la Città nera, il luogo dove non si recano né spiriti, né sognatori e che persino i demoni paiono evitare. Credo che un sacrificio di sangue, una buona dose di Lyrium e un po' di sapiente magia proibita potrebbe permettere a uno di noi di varcare quei confini che tutti giudicano inviolabili, ma credo anche che non esista un via di ritorno, per chiunque deciderà di passare al di là delle leggi degli dei e degli uomini.”

Non rivelò quello che l'assassino già sapeva, ovvero che il viaggio avrebbe richiesto non solo la sua vita, ma anche la sua anima; non era un peso che altri dovessero sobbarcarsi, non era un prezzo che altri dovessero pagare.

“Avevi già parlato di un sacrificio di sangue” intervenne Alistair. “Come ti ho detto, se è necessario compierlo preferirei usare qualcuno che già meriti la morte, non un poveretto preso a caso dalla strada e sono certo che anche Eilin lo preferirebbe.”

“Non sarà necessario attingere alle prigioni reali, vostra altezza, non abbiamo bisogno di passare nell'Oblio con il corpo, quindi potrò usare il sangue del diretto interessato.”

“Ma così sarà certo che Zevran non sopravvivrà” protestò Oghren. “Non parliamo più solo di ipotesi.”

“Non importa, nano” l'assassino liquidò il problema con una semplice scrollata di spalle. “Conosco i rischi che corro. E poi potrei riuscire a tornare prima di essermi completamente dissanguato.”

Era una bugia penosa e Morrigan alzò gli occhi al cielo, trattenendosi solo all'ultimo momento dallo sbuffare.

“Una vita per una vita, è questo che proponi?”

“Non sto proponendo niente” ribatté in tono più deciso Zevran. “So perché sono venuto qui e so che farò quanto sarà necessario, proprio come avevo deciso ancor prima di mettermi in viaggio.”

“Dovrò immergerlo completamente nel Lyrium e preparare un altro paio di cosette da maghi che non starò a spiegarvi, poi dovrò evocare un demone, perché prenda possesso del suo corpo. Zevran non è un mago” spiegò, prima che gli sguardi scandalizzati del Custode e del nano fossero seguiti da ancor più indignate proteste. “Non posso inviare la sua mente nell'Oblio, tranne che in sogno, ma lo scarso controllo che avrebbe in quella forma sarebbe insufficiente per svolgere la missione, quindi dovrò procedere a quello che potremmo definire... uno scambio di personalità. Non sarà facile e avrò bisogno soprattutto del tuo aiuto, Alistair, per contenere lo spirito finché Zevran non avrà raggiunto Eilin e l'avrà strappata alla sua prigione.”

“Ma come raggiungerò la Città nera?”

“Il rito degli antichi Magister permise loro di fare ben più che attraversare fisicamente il velo che porta all'Oblio, fece loro raggiungere la Città d'oro. Se questo libro che avete recuperato per me non è menzognero, sono in grado di portare la tua anima davanti a quelle mura, almeno per un breve lasso di tempo. Da lì, però, dovrai trovare da solo la strada per raggiungerla e sarà solo la tua abilità che potrà permetterti di salvarla.”

 

 

Ok, almeno, adesso, sappiamo a grandi linee cosa sarà necessario fare ^_^ Spero di non aver dato sfogo troppo liberamente alla fantasia e accetto suggerimenti, se qualcuno crede che abbia tirato sfondoni troppo grossi, sul rituale!!!

  
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