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Autore: DulceVoz    25/08/2014    12 recensioni
Un’ ex truffatrice che vuole cambiare totalmente vita, una ragazza ambiziosa ma dall'animo troppo fragile per realizzare le sue aspirazioni, un uomo che vive in un doloroso passato non riuscendo a superarlo e suo figlio, erede viziato e sicuro di sé che fugge dalle sue sofferenze con una vita fin troppo sregolata. Quattro cuori, quattro menti, quattro destini molto diversi… cosa accadrebbe se le vite di questi quattro personaggi si incrociassero? Cosa celerà villa Galindo? E se, una nota di sovrannaturale sconvolgesse ancor di più il tutto, proponendosi sotto forma di sogni più o meno inquietanti? Misteri, amore, inganni, passioni e segreti. E una donna che, in fondo, c’è sempre stata.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tre anni. Tre lunghi anni  erano già trascorsi e finalmente la pace, quella che non pensava più di poter ottenere, era arrivata anche per lei. Clara era adagiata su una nuvola soffice come una montagna di zucchero filato, la quale, nonostante la sua massa delicata, riusciva facilmente a sostenere il suo peso ormai aureo, inconsistente. La donna, nonostante avesse influito troppo nel riuscire a salvare le persone che amava entrando prepotentemente nei loro sogni o inviando loro inequivocabili segnali, aveva ottenuto comunque la tanto agognata serenità eterna… in fondo se aveva infranto le regole lo aveva fatto per amore, nient’altro che per quello e le sue buone intenzioni alla fine erano state comprese e accettate. Non soffriva più ormai, non soffrivano Pablo e il suo Leon e non poteva desiderare di meglio per loro. La signora Galindo era felice e, da quella postazione, riusciva a guardare, attraverso uno squarcio tra le nubi che formavano un cerchio perfetto, il mondo sotto di lei, quel mondo che le mancava dannatamente ma che, ormai, sapeva essere in ottime mani: Il suo mondo erano il marito e il figlio i quali, sporgendosi di poco in avanti, riusciva a vedere benissimo nel giardino della villa in cui per anni aveva vissuto, ora di nuovo popolata e allegra. Pablo, il suo unico grande amore, aveva ritrovato la felicità e non era affatto gelosa o arrabbiata, anzi, al contrario! Era stata Clara stessa a volere che l’uomo fosse di nuovo quello di un tempo anche se non più insieme a lei ma con quella donna altrettanto perfetta per lui... Angie era una persona magnifica, solare, luminosa, sincera… e c’era un motivo se, proprio su quella ex truffatrice, fosse ricaduta la scelta della defunta signora Galindo di volerla accanto al marito per tutta la vita… già, proprio così: per sempre. La Saramego e l’uomo si erano sposati da circa due anni e la loro unione era stata motivo di gioia per tutti i loro amici, dagli ormai anche loro coniugi, Matias e Marcela La Fontaine, passando per Roberto e Olga ma, in primis per Leon e Violetta. Ci aveva messo anni Clara a decidere su chi far ricadere la sua scelta: sì, aveva la possibilità di aiutare i suoi cari rimasti sulla terra e voleva giocarsela bene, con ogni mezzo, fino a raggiungere il suo obiettivo… non tanto per lei, bloccata in quella sorta di limbo fino a quando i Galindo non fossero stati davvero felici… ma soprattutto per loro. Era stato tutto programmato da lei, nei minimi dettagli, sin dal principio: Angie ci aveva solo messo la buona volontà di voler cambiare la sua esistenza e non era cosa da poco. Iniziò tutto quel mattino, quando fece sì che la donna fosse la prima ad uscire, dopo una furiosa lite con Jade La Fontaine e trovasse quel quotidiano con l’annuncio di lavoro come istitutrice. Il fatto che, esteticamente le somigliasse tanto, poi, non era di certo un caso! Clara voleva che Pablo fosse rapito da quella donna già per il suo aspetto, così simile a quello della moglie ed era certa che sarebbe rimasto colpito da quella bionda dal sorriso così solare, contagioso e poi… poi lei avrebbe di sicuro portato Violetta in quell’enorme casa e così, con un solo colpo, avrebbe salvato sia l’uomo che il suo amato figlio, il quale viveva, all’epoca, ancora nella sua esistenza fatta di perdizione e di eccessi. Anche la ragazzina aveva un cuore puro, seppure inizialmente fosse partita con le peggiori intenzioni… ma lo aveva fatto anche perché ammaliata da quel lusso di cui, fino a poco tempo prima, ignorava l’esistenza e, evidentemente, per voler aiutare suo padre con quelle ricchezze. Leon era cambiato, lo aveva fatto per lei e non l’avrebbe mai potuta ringraziare abbastanza quanto avrebbe voluto ma, in fondo, era certa che la giovane lo sapesse. Quanti segnali aveva mandato alle due ospiti alla villa? I sogni, arcobaleni venuti fuori dal nulla, addirittura il fatto che Angie fosse attirata, al maneggio, da Athena, il suo cavallo, non era casuale ma tutto studiato per far sì che suo marito ne rimanesse sempre più colpito… e poi si era concentrata anche sullo stesso Pablo il quale, solo alla fine, aveva realizzato ed accettato che quell’anello, la mattina del suo matrimonio con Jackie, fosse apparso e poi sparito nel nulla proprio per volere della moglie. Sì, lui era molto razionale ed anche per questo, oltre al fatto che fosse tra i più coinvolti nella vicenda, non si era mai spinta tanto per contattarlo… ancora non riusciva a credere che, nonostante avesse rischiato di sposarsi con quell’arpia di Jackie Saenz, ora fosse finalmente il marito di Angie.
Clara lanciò un’altra occhiata attraverso le nuvole e rimase incantata e sorridente a osservare ciò che accadeva di sotto…
 
 
“- Papà passa a me, dai!” Leon correva come un forsennato proprio nel giardino che dava sulla facciata principale della villa mentre Pablo, con un pallone da calcio praticamente incollato al piede sinistro, si destreggiava in più o meno complessi palleggi, sulla corta erbetta di una delle aiuole principali e più maestose della casa. “- Non calpestate i fiori! Ma io dico, con tanto spazio a disposizione, non potreste giocare da un’altra parte? E poi i nostri ospiti staranno per arrivare, quindi andate a cambiarvi!” Angie, gridando con stizza quella frase, apparve con un cipiglio indispettito sul portone principale della casa, un bambino in braccio e seguita da Violetta che scuoteva il capo con rassegnazione. “- Lasciali perdere, i maschi sono eterni bambini!” Il tono serissimo e sconsolato della La Fontaine fece scoppiare in una fragorosa risata la donna che, con l’arto libero, le circondò le spalle ruotando gli occhi al cielo. “- In effetti non hai tutti i torti…” Esclamò la bionda, mentre la ragazza si voltò verso il bambino che era ancorato con le braccine al collo della madre. “- E tu, Lucas, non crescere mai… o diventerai come loro!” Sentenziò poi la giovane, rivolgendosi al piccolo che, ignorandola, indicò il padre e il fratellastro facendo intuire alla madre di volerli raggiungere per unirsi a loro. “- E va bene, andiamo tutti e tre da quei folli…” Sorrise dolcemente la donna, mettendo giù il piccolo che camminava appena e prendendogli la manina per scendere con cautela i gradoni della scalinata biforcuta che portava alla zona in cui si trovavano Pablo e Leon.  “- Tutti e quattro vorrai dire!” La corresse Violetta che la seguiva sorridente. Angie si fissò per un secondo la pancia, ormai decisamente grande essendo al settimo mese di gravidanza e sorrise a sua volta, sfiorandosela dolcemente. “- Giusto, la famiglia si allarga!” Sussurrò allegramente, notando che il marito, con il fiatone, le fosse ormai arrivato di fronte, avendo ceduto la palla al figlio. “- Amore mio, c’è qualcosa che non va? Non dirmi che dobbiamo correre in ospedale? Vado a prendere la macchina e…” Ma la donna, scuotendo il capo, riuscì a zittirlo, afferrandolo per le spalle. “- Sto meravigliosamente bene, calmati una buona volta! Sembra che debba partorire tu per quanto sei nervoso!” Sbottò Angie, ruotando gli occhi al cielo, mentre l’uomo, prontamente, aveva preso in braccio il secondogenito e aveva iniziato a giocarci allegramente. Solo il cielo sapeva quanto fosse felice di avere quella donna al suo fianco, di quanto avesse esultato nel sapere di aspettare quel bambino da lei ed ora di averne un altro, o meglio, un’altra, in arrivo. La sua vita era cambiata radicalmente e lo doveva alla Saramego e a tutto ciò che aveva fatto e continuava a fare per lui. Il rapporto con Leon era tornato quello di quando era un bambino, spensierato e più sereno ma quello, oltre che a sua moglie, lo doveva anche a Violetta. Quella ragazza era riuscita a rendere suo figlio il bravo ragazzo che a stento, in quel periodo nero trascorso anni addietro, riusciva a riconoscere, a ricordare… e pensare che ora già stesse pensando e progettando un futuro matrimonio con la giovane! Era cresciuto, Leon. Era maturo e cambiato, seppur ancora conservasse quella sua solita, incancellabile vena ironica che lo caratterizzava da sempre. “- Anche tu sei nervosa! Stai sbraitando da un’ora per quattro fiorellini schiacciati!” Rise il giovane, riferendosi alle urla di qualche istante prima ad opera della matrigna, che doveva ammettere, amasse con tutto il cuore. “- Sono i gerani piantati da Olga e sapete quanto ci tenga! Quando tornerà dal viaggio di nozze con Roberto e li troverà distrutti ci farà fuori: uno ad uno!” Spiegò la bionda, sedendosi sulla panca più vicina, nei pressi della grande fontana. “- Vuoi mettere dei banali gerani con l’assistere alla classe dei Galindo? Ci chiamano i Maradona & Messi del Country Club, biondina!” Spiegò il ragazzo, prendendo il fratellino dalle braccia del padre e mettendolo a terra per farlo provare a camminare, tenendogli entrambe le manine strette alle sue, grandi e forti, alle quali il piccolo si ancorava, abbastanza incerto e barcollante. “- E quando il piccoletto imparerà a correre come me, allora avremmo un attacco degno della nazionale Argentina!” Esclamò soddisfatto, facendo scoppiare a ridere la fidanzata, mentre il piccolo lo fissò perplesso ma sorridente, con i suoi grandi occhioni verdi e furbi, in contrasto con la sua chioma corvina. “- Ma chi ti dice che Lucas sia una promessa del calcio?” Lo prese in giro la ragazza, mentre Leon, fingendosi offeso, prese di nuovo il fratellino in braccio e la fissò con un sopracciglio inarcato, assumendo una buffa  espressione corrucciata. “- Perché noi Galindo abbiamo il gene del campione nel sangue, dunque anche lui lo è già… solo che ancora non lo sa!” Spiegò con tono ovvio Leon, andando a sedersi tra Angie e la giovane. “- Meno male che ora nascerà una femminuccia, così la smetterai con questi discorsi sportivi!” Lo riprese Violetta, appoggiando però la testa sulla sua spalla, gesto dolce che lui apprezzò, tanto che sorrise istintivamente e teneramente nel sentirla così vicina a sé. “- Che vuoi dire? Guarda che anche Clara sarà una campionessa, che ti credi? Magari non di calcio… ma lo sarà di certo, da buona Galindina qual è!”. Tutti, suo padre compreso, si voltarono verso di lui nel sentire quel nome, pronunciato con tale sicurezza e naturalezza dal ragazzo: non avevano ancora idea di come chiamare la bambina e quella frase del fratello maggiore, che sembrava aver già deciso per tutti, li lasciò sorpresi. Sia la Saramego che Pablo, però, avevano entrambi pensato a quella opportunità e infatti furono felicissimi di sapere che anche il giovane fosse d’accordo e che avesse preso l’iniziativa nell’annunciarlo.
“- Clara… mi piace moltissimo.” Sorrise Violetta, accarezzando lievemente un braccio al ragazzo, facendolo annuire con soddisfazione. “- Direi che è perfetto.” Mormorò la futura mamma emozionata, consapevole come gli altri membri della famiglia del fatto che, se fossero tutti uniti, era anche merito della defunta moglie di Pablo, per quanto assurdo e impossibile potesse sembrare. Quanto poteva essere sottile la linea che divideva la vita e la morte? C’era un confine tra la terra e l’aldilà così poco netto da poter essere, seppur non palesemente, sorpassato? Clara aveva dato la prova che, seppur la risposta a tutte quelle domande rimanesse tuttavia un mistero per molti, lei con la forza dell’amore, era riuscita a superare qualunque barriera, seppure fosse impensabile.
“- Sarà stupendo quando nascerà la nostra piccola Clara…” Pablo, al settimo cielo, era quasi commosso nell’aver compreso che anche Leon fosse felicissimo di quella sorellina in arrivo… e non solo di quello! La loro vita era di nuovo serena, lui aveva Violetta, voleva un mondo di bene ad Angie e poi c’era Lucas, ora la piccola… insomma, era sicuro che il ragazzo fosse gioioso quanto lui e saperlo in quello stato di grazia lo rendeva  ancor più contento.
“- Scusate il ritardo! I gemelli oggi si sono messi d’impegno a fare i capricci!” Sul vialetto principale della villa, un sorridente Matias La Fontaine si sbracciava salutando la famiglia Galindo, circondato dalla sua:  Marcela era al suo fianco e teneva per la mano Emilia, la bambina avuta dal suo primo matrimonio, mentre in braccio stringeva uno dei due bambini di un anno appena, identico al fratellino che, invece, era sorretto dal papà. “- Che bello ci siete tutti!” Sorrise Pablo, andandogli incontro seguito dagli altri. “- Gabriel e Nicolas! I miei bellissimi fratellini combina guai!” Saltellò allegramente Violetta, venendo imitata da Lucas che le girava intorno piano, ancora con andatura poco sicura di sé. I piccoli erano la fotocopia del padre: caschetto biondo chiarissimo, aria furba e occhi chiarissimi quanto vivaci, di un azzurro intenso e profondo.
“- Dovevamo essere qui per ora di pranzo ma ormai ci conviene direttamente cenare insieme, no?” Scoppiò a ridere Matias, facendo annuire la Saramego. “- Sì, abbiamo molto da organizzare per queste nozze e sicuramente il pomeriggio lo passeremo tutto tra carte, penne e liste interminabili!” Ridacchiò Leon, stringendo le spalle a Violetta che, con in braccio uno dei fratellini sottratto subito al padre, si lasciò cullare da quella stretta così dolce e calda. “- Benissimo, allora entriamo, venite…” Sorrise il padrone di casa, facendo strada agli ospiti. “- Papà, io e Vilu vi raggiungiamo dopo, restiamo ancora un po’ qui…” Esclamò Leon, mentre la giovane riconsegnava il bimbo alla sua mamma. “- D’accordo ma fate presto che dobbiamo iniziare a scrivere le partecipazioni!” Spiegò Galindo senior, avviandosi con gli altri adulti verso la scalinata principale che portava alla casa. Violetta, a passo lento, tornò a sedersi sulla panca in pietra e venne subito affiancata dal ragazzo che amava, il quale le sorrise dolcemente e le cinse le spalle con un braccio. “- Riesci a credere che tra poco più un mese diventerai mia moglie?” A quella domanda la giovane istintivamente sorrise a sua volta, appoggiando il capo sul petto del ragazzo, facendosi cullare dal battito del suo cuore, la melodia più dolce del mondo. “- Già, ormai manca sempre meno… ed io sono nervosissima eppure così felice...” La giovane socchiuse gli occhi e ispirò a pieni polmoni il profumo muschiato del suo fidanzato, ormai più che ufficiale… ricordava ancora quando le aveva proposto di sposarla, così semplicemente eppure così diretto e sincero come solo lui sapeva essere: niente romanticismi eccessivi, non gli si addicevano, eppure quella sera, davanti alla fontana, aveva tirato fuori quello scatolino che, unito a quelle parole, l’avevano lasciata di sasso.
 
“- So che siamo giovani ma io non posso fare a meno di volerti già al mio fianco, per sempre… sarò un pazzo e se mi dirai di no lo capirei anche ma…”
Aveva preso un profondo respiro prima di proseguire, Violetta lo ricordava bene tante erano l’emozione e l’estrema attenzione con le quali lo stava ascoltando e osservando…
“- …Ma voglio che tu diventi mia moglie, Violetta La Fontaine. Mi vuoi sposare?”.
 
Le lacrime di gioia, i baci che ne seguirono, quella notte magica… la giovane aveva impresso ogni minimo dettaglio di quei momenti nella sua mente, nell’ anima e non aveva esitato neppure un attimo ad accettare di sposare Leon… sì era molto giovane… sì, Matias stava per morire di crepacuore quando lo aveva saputo e… sì, aveva anche un pochino di paura e ansia per quella che sarebbe stata la sua nuova vita… ma, in fondo, non era solo sua, era loro vita, insieme, e il fatto che avrebbe avuto accanto un uomo, perché tale era diventato, come Leon, la tranquillizzava.
“- Anch’io sono felice, non immagini quanto…” Mormorò sottovoce Leon, ispirando il profumo di vaniglia proveniente dai capelli castani della sua amata. “- E no sei neanche un po’ teso?” A quelle parole, curiosa, la giovane alzò il viso e si ritrovò a specchiarsi in quelli verdi e sicuri di lui che scosse il capo piano, con naturalezza. “- Perché dovrei? Ora inizia tutto, ora iniziamo ufficialmente noi due, insieme… e l’unica cosa che riesco a provare è gioia, come fino a qualche anno fa non pensavo di riuscire a sentire… ed è grazie a te, amore mio.” Violetta si accoccolò di nuovo sul suo petto e il ragazzo la strinse ancor di più a sé, immaginando già come sarebbe stato bello potersi svegliare ogni mattina e averla accanto, vederla riposare così,come in quell’istante abbracciata a lui, nel loro letto. Immaginava una casa grande, con un giardino, un cane, e soprattutto almeno tre bambini, tutti splendidi come la sua futura sposa. “- Mi fa un certo effetto vederti giocare con Lucas, Emilia o con i gemelli, sai? Sarai una mamma meravigliosa…” Sorrise sornione Leon, depositandole un bacio sulla sommità del capo. “- E tu un papà meraviglioso… sei già un fratello maggiore splendido, figuriamoci quando avremo noi dei figli quanto sarai eccezionale!” Esclamò la giovane, sollevando di nuovo il volto e facendo sì che lui si accigliasse, serio: “- Non mi ci vedrai mai a cambiare pannolini, però. E’ bene che tu lo sappia sin da ora!” Scherzò Galindo junior, per poi accorciare le distanze con un tenero e delicato bacio: assaporare quelle labbra per lui era sempre come se fosse la prima volta… e dire che in quegli anni ne avevano passate così tante e chissà ancora quante ne avrebbero dovute superare… stavolta, però, lo avrebbero fatto da marito e moglie e il pensiero che sarebbero stati sempre insieme riusciva a rasserenarli.
“- Non la scamperai nemmeno tu, signorino! Imparerai anche a cambiare pannolini se necessario!” Sbottò la La Fontaine, fingendosi offesa e incrociando le braccia al petto. “- E va bene! Ma solo in casi di estrema necessità!” Tentò di placarla lui, facendola finalmente sorridere soddisfatta. “- Ti amo Leon Galindo e ti amerò per sempre!” Sentenziò euforica lei, prendendogli il viso tra le mani e coinvolgendolo in un ennesimo bacio, più appassionato del precedente. “- Perché mi sono offerto per ipotetici e schifosi cambi di pannolini?” Scherzò ancora il giovane, non appena si furono staccati solo per mancanza di fiato, rimanendo con la fronte contro quella di lei e specchiandosi in quei dolci occhi castani. “- No, perché sei perfetto nella tua imperfezione!” Sorrise Violetta, facendogli l’occhiolino e appoggiandosi di nuovo con la testa nell’incavo della sua possente spalla. “- Che vorresti dire, amore? Io sono perfetto!” Scoppiò a ridere lui, accarezzandole piano una guancia, solleticandogliela piano. “- No che non lo sei! E meno male! Saresti noioso se lo fossi!” Concluse la giovane, perdendosi ancora in quello sguardo caratterizzato dal verde smeraldo che tanto amava. “- Obiezione vostro onore!” Si lagnò lui, con tono offeso quanto solenne. “- Respinta… ma per un altro bacio potrei anche accoglierla…” Soffiò la ragazza con aria furba, sporgendosi verso la bocca del giovane che ghignò soddisfatto. “- Sta diventando troppo maliziosa signorina, ma sappia che al sottoscritto non dispiace affatto, eh!” Esclamò soddisfatto Leon, per poi baciarla di nuovo, sempre con più trasporto.
Il sole stava calando e tutto intorno era di un intenso arancio che rendeva l’atmosfera ancora più magica… i bambini delle due famiglie, usciti dalla villa capitanati da Emilia, la più grande del gruppo, giocavano felici, inseguendosi e rotolandosi nel prato, i genitori erano già in casa presissimi dai preparativi mentre i due fidanzati erano lì, di fronte alla fontana che si godevano il tramonto l’uno stretto all’altra, il tramonto della loro vita infantile che terminava per lasciare spazio a due persone adulte, a due futuri sposi, alla nuova futura famiglia Galindo che stava per nascere.
 
 
“- Clara, non piangere, ora staranno bene e lo sai…” Una voce profonda la richiamò dall’alto e lei, con il viso in lacrime per la gioia, si sollevò di nuovo in piedi con aria malinconica ma felice: Leon sarebbe stato sereno e non poteva chiedere di meglio per il suo, seppur ormai grande, bambino. Violetta era straordinaria e anche per questo aveva scelto Angie: lei avrebbe fatto sì che la La Fontaine conoscesse suo figlio ed era certa che si sarebbero riusciti ad avvicinare, che la ragazza lo avrebbe riportato a quello che era un tempo, ripescando in lui quell’anima buona che era stata coperta da un velo nero di disperazione.
“- Sono tanto contenta… sì sto piangendo ma è perché sono serena, ora. Sento che li ho lasciati in ottime mani.” Concluse la donna, asciugandosi piano il volto, con un gesto rapido della mano destra. Il varco da cui li aveva spiati venne coperto da altre nuvole e si richiuse, lasciandola a fissare quello strato soffice che, fino a qualche istante prima, le aveva lasciato vedere la sua vecchia vita e quella nuova che aspettava quella casa. Sorrise Clara. Non voleva più piangere, sorrise al pensiero che tutto si fosse sistemato, che chi doveva pagare lo avesse fatto, come Jackie e Gregorio che ancora marcivano in galera e ci sarebbero rimasti per un bel po’, soprattutto l’uomo che tanto odiava suo marito. Sorrise anche perché sapeva che sia Leon che Pablo erano circondati di affetti: il ragazzo aveva i suoi amici del Club, Diego e Ludmilla, Federico e Francesca, Luca e Camilla, Andres e Libi… e poi ora, entrambi i suoi uomini, avrebbero avuto anche una nuova famiglia su cui poter contare, in cui l’amore non sarebbe mai mancato a nessuno. Quanto si era commossa quando Leon aveva annunciato che la secondogenita di Pablo e Angie si sarebbe chiamata come lei… Clara. Un'altra lacrima le percorse la guancia eterea e si incamminò piano sulla superficie delle nuvole che creavano un tappeto delicato e candido, ombreggiato solo dal tenue rossore del tramonto.
“- Non vi abbandonerò mai, amori miei. Vi proteggerò e vi sarò sempre accanto, in ogni momento. Ci sono stata, ci sono e ci sarò per sempre al vostro fianco, al fianco delle persone che amate e con le quali sono certa che sarete felici. E’ una promessa.” La donna sospirò tra sé e sé, fermandosi per poi ricominciare a percorrere quel percorso senza una vera e propria meta precisa, seguendo solo il cuore e i caldi raggi del sole che l’avvolgevano piano, riscaldandola appena e illuminandole la via.
 
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E’ finita! Sono in lacrime! *Afferra l’ennesimo fazzoletto*. Fa sempre un certo effetto concludere una storia… uno ci si affeziona così tanto e poi… e poi arriva il momento di mettere la parola “completa” ad essa ed è tutto così… commovente! :’)
 Leonetta futuri sposi, Pangie sposati e con due figli, Maticela sposati e con i gemellini… e poi c’è Clara, forse la nostra vera protagonista che mi ha fatto piangere, che dolce che è! :’(
Voglio passare ora ai ringraziamenti… grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia, a coloro che hanno recensito o che semplicemente l’hanno letta o inserita tra le preferite, seguite o ricordate.  
Voglio ringraziare coloro che mi hanno sostenuta sin dal primo capitolo, in particolare: _Trilly_, syontai, ChibiRoby, shinebright, Simonuccia_98_ , _Francy99_ e Rio50… con voi in particolare ho condiviso scleri, risate e sì, pure qualche lacrimuccia di commozione… quindi… GRAZIE DI VERO CUORE! :3
Ringrazio anche: Francesca Jackson, smeraldo01, jortini4ever, xlodosmile, leonettapersemre, Ary_6400, Puffetta99, Anne Hepburn, Leonetta99, francy_1209, Naif, DWHO, Pocha_96, Cucciolapuffosa, DaniLeonetta… e se mi son dimenticato qualcuno chiedo umilmente perdono! xD
Insomma, grazie a tutti, ci tenevo davvero a dirvelo di cuore e… alla prossima storia! :3
Ciao! :)
DulceVoz. :)
  
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