Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Ricorda la storia  |       
Autore: ChelseaH    19/09/2008    4 recensioni
Gemelli.
Come me e Doug.
Con la sola differenza che loro evidentemente erano monozigoti mentre noi no.
Ora la domanda era: che ci facevano due gemelli così uguali eppure così diversi sulla porta di casa nostra con una marea di valige?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: McFly, Tokio Hotel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Untitled Document

Disclaimer: I McFly e i Tokio Hotel non mi appartengono e non intendo con questa storia dare rappresentazione dei loro caratteri e / o azioni reali, ne tantomeno lucrarci sopra.

 

So Much Has Changed

1.

“Jen… Jen svegliati! E' tardissimo!!!”
Aprii gli occhi pigramente sentendo mio fratello che mi chiamava.
“Ma sono solo le 7 e un quarto!” mi lamentai ma subito ricordai: le vacanze erano finite e da quel giorno si tornava a scuola. Sbadigliando sonoramente mi costrinsi ad alzarmi e notai che lui era già vestito e pronto per uscire, era sempre così, guai a fare tardi il primo giorno di scuola! Per quello c'era tutto il resto dell'anno ma il primo giorno, per ragioni che non sarei mai riuscita a comprendere, per lui era sacro. Mi trascinai in bagno e mi sciacquai la faccia, poi tornai in camera e mi vestii con Dougie che continuava a ronzarmi intorno mettendomi fretta. Quando fui pronta mi guardai allo specchio per osservare il risultato e lui venne a specchiarsi di fianco a me, non centravamo nulla l'uno con l'altra, nessuno avrebbe mai detto che fossimo gemelli se non avesse guardato le carte d'identità. La nostra scuola era una delle poche senza l'obbligo della divisa, la dovevamo portare solo in occasioni speciali, e così ora ognuno di noi era vestito secondo il suo stile. Lui indossava un paio di pantaloni da skater a ¾, una maglia a maniche corte della hurley e un paio di vans a scacchi neri e bianchi ai piedi. Aveva i capelli tinti di biondo con un taglio che ricordava molto Tom Delonge e portava un piercing sul labbro inferiore a sinistra. Io per contro avevo i capelli nerissimi che mi arrivavano fin sotto la spalla con un ciuffetto più corto a destra che tenevo tirato indietro con una banalissima mollettina. Non ero emo, proprio per nulla, anche se ai miei ottusi compagni il ciuffo bastava per etichettarmi come tale. Poi indossavo un paio di jeans blu scuro stretti, maglia a maniche corte dei Good Charlotte, cintura rossa con le borchie, converse rosse ai piedi, smalto rosso shocking sulle unghie e matita nera pesantissima intorno agli occhi oltre al mio inseparabile piercing ben piantato sulla lingua. Ne avevo abbastanza per iniziare l'anno scolastico con ramanzine dei prof e sfottimenti da parte dei miei stupidi compagni vestiti dolce&gabbana dalla testa ai piedi. In realtà nemmeno Dougie seguiva il loro stile fighettino ma a lui la passavano siccome era mille volte più socievole di me e poi, sempre per ragioni a me incomprensibili, era l'idolo delle ragazze insieme ai suoi tre migliori amici. Probabilmente era la musica che li rendeva così attraenti, suonavano insieme in una band che avevano chiamato McFly in onore di Ritorno al Futuro e dovevo ammettere che spaccavano parecchio.
“Dai andiamo!” mi incitò Dougie e io a malincuore mi infilai in spalla la borsa a tracolla e lo seguii. Per strada come sempre ci beccammo con Tom, Danny e Harry, gli altri tre della band, e ci fermammo a fare colazione al solito bar e, come al solito, io mi sentivo completamente esclusa. Stavo li seduta a sorseggiare il mio cappuccino extra large intingendoci dentro una brioche e li guardavo chiedendomi come fosse possibile che solo fino a un anno prima io e loro fossimo inseparabili.
Danny era il mio migliore amico dai tempi delle elementari, la persona che probabilmente mi conosceva meglio sulla faccia della terra, l'unico al quale avevo sempre raccontato tutto e l'unico del quale mi fossi sempre fidata al 1000%. Harry invece era il miglior amico di Dougie, anche lui dai tempi delle elementari, ed io in qualità di buona sorella, crescendo mi ero presa una bella sbandata per lui. Innamorarsi del migliore amico del fratello è un classico come è un classico che suddetto migliore amico un giorno si svegli e si accorga che per lui sei molto più che una specie di sorella acquisita e si decida a chiederti di uscire. Da li allo stare insieme per due anni e mezzo il passo fu breve ma poi tutto era finito nel momento in cui lui aveva conosciuto un'altra, una certa Marica, alla quale dava lezioni di batteria per mettere insieme qualche soldo. Poi c'era Tom. Lui era assolutamente indescrivibile, la quintessenza della dolcezza e della simpatia, la classica persona alla quale non esiteresti mezzo secondo ad affidare la tua vita ben sapendo di averla lasciata in ottime mani. Io e lui eravamo sempre stati amici, non ai livelli di me e Danny ma comunque il feeling fra di noi era sempre stato allo stelle.
Semplicemente lo adoravo.
Infine c'era Dougie. Il mio caro fratello gemello che pareva tutto fuorché il mio gemello. Non eravamo mai stati di quei gemelli fedeli alle leggende metropolitane, non ci “sentivamo” anche a distanza di chilometri, non leggevamo uno nella mente dell'altra, non vivevamo in simbiosi e nulla di tutto il resto che si racconta sui gemelli. Ci volevamo un gran bene, questo si, ma ne più ne meno del solito bene che si possono volere un fratello e una sorella qualunque.
Poi un giorno tutto era cambiato: Dougie continuava a essere il mio gemello e a volermi bene ma Danny iniziò a staccarsi da me e lo stesso fece Tom e casualmente tutto ciò coincise con il momento nel quale Harry decise di mollarmi per un'altra. In realtà me la sentivo poco di biasimarli, in fin dei conti erano compagni di band e amici per la pelle, era abbastanza naturale che avessero preso le distanze considerando che io la presi male quanto bastava da voler tagliare ogni tipo di contatto con quella sottospecie di batterista dal cuore volubile. Il primo periodo lo passai completamente distante da tutti loro ma quando la rabbia e la tristezza iniziarono a sbollire ricominciai ad uscire con loro saltuariamente ma nulla fu più come prima: in genere me ne stavo seduta in disparte proprio come in quel momento a rivivere i ricordi di qualcosa che non sarebbe mai più tornato.
Finita la colazione ci separammo dagli altri che ormai frequentavano l'università e ci dirigemmo a scuola; non appena oltrepassammo il cancello ci dividemmo quasi automaticamente, lui andò subito a cercare i suoi amici tutti skateboard e ragazze e io andai a controllare il mio orario scoprendo di avere letteratura inglese alla prima ora e dirigendomi come un automa verso l'aula incurante di tutto quello che i miei compagni “per bene” borbottavano alle mie spalle lungo il corridoio come se io fossi cieca e sorda. Entrai in aula e, trovandola vuota, mi sedetti nel posto più imboscato possibile e mi misi a scarabocchiare su un foglio tentando di ingannare l'attesa.
Ma perché Dougie era voluto uscire di casa così presto? Dannazione a lui!
Pian piano l'aula cominciò a riempirsi e alla fine arrivò anche il professore.
“Prima di iniziare ad illustrarvi quello che sarà il programma di questo semestre volevo fare un avviso anche se probabilmente ne siete già tutti a conoscenza: quest'anno la nostra scuola aderisce ad un programma di scambi culturali con altre nazioni e scuole europee quindi ospiteremo per tutto il semestre dei ragazzi stranieri che studieranno qua con noi e verranno ospitati nelle vostre case per il loro periodo di permanenza qui – io cascai dalle nuvole ma notai che alcuni miei compagni annuivano – I ragazzi dovrebbero arrivare tutti nell'arco di questa settimana, vi pregherei calorosamente di dar loro una buona accoglienza e se ve ne ritrovate qualcuno per casa di trattarlo con tutti i riguardi del caso. Sono certo che sarà un'esperienza positiva per tutti noi.”
Ci mancavano solo i ragazzi stranieri a rendere quella scuola ancora più odiosa del solito!
Scacciai dalla testa il pensiero convinta com'ero che la cosa non mi riguardasse e presi ad ascoltare distrattamente il prof che si era già lanciato in una delle sue spiegazioni senza ne capo ne coda.
Il resto della giornata passò tranquillamente ma quando varcai la porta di casa e mi lasciai andare sul divano tirai ugualmente un sospiro di sollievo.
Dougie doveva essere rincasato già da un bel pezzo perché dalla sua camera sentivo provenire il suono di un basso e io decisi di andare a farmi un bagno rilassante.
Mi ci voleva proprio, quando uscii dalla vasca mi sentii tutt'altra persona! Mi rivestii e senza nemmeno asciugarmi i capelli mi misi a fare un piccolo prospetto delle lezioni che avevo e dei libri che mi sarei dovuta comprare nel più breve tempo possibile quando udii Dougie chiamarmi a gran voce dal piano di sotto. Lo ignorai ma lui persisteva nell'urlare il mio nome e alla fine, esasperata, scesi.
“Si può sapere cosa succ-“ mi bloccai di colpo a due scalini dalla fine osservando mio fratello sulla soglia di casa che guardava stranito due strani individui che probabilmente avevano appena suonato. Erano due ragazzi che così ad occhio avranno avuto più o meno la nostra età e si portavano appresso valige e valigioni come se dovessero stare fuori casa secoli.
“Jen… spiegagli che questo non è un hotel o un bed&breakfast o qualunque cosa loro credano che sia” mi chiese Doug con aria supplichevole. Io mi avvicinai e li guardai meglio: erano entrambi altissimi e magrissimi, uno aveva i capelli lunghi neri con delle ciocche bionde e l'altro dei rasta ancora più lunghi ma biondi. Uno era vestito in maniera abbastanza darkettina mentre l'altro pareva il capobanda di una gang di strada di quelle che si vedono nei video di gente tipo Eminem. Uno era truccato alla perfezione, matita e ombretto neri intorno agli occhi, smalto nero sulle unghie e un leggero strato di fondotinta mentre l'altro era al naturale. A parte tutte queste differenze erano identici.
Gemelli.
Come me e Doug.
Con la sola differenza che loro evidentemente erano monozigoti mentre noi no.
Ora la domanda era: che ci facevano due gemelli così uguali eppure così diversi sulla porta di casa nostra con una marea di valige?
“Ehm… ragazzi… mi sa che avete sbagliato indirizzo…” mi azzardai a dire.
“Was?” mi chiese il moro.
“Non parlano la nostra lingua!!! - esclamò disperato Dougie che evidentemente era già da un po' che tentava di comunicare con quei due – e hanno un foglio di un agenzia di scambi culturali con sopra scritto il nostro indirizzo!” aggiunse mostrandomi la carta.
Forse iniziavo a capire.
E forse, a giudicare dalla faccia del mio gemellino, non ero l'unica ad essere completamente all'oscuro di quel piano di scambi culturali.

 

____________________

NOTE.
Questa storia ho iniziato a scriverla tantissimo tempo fa, per la precisione il 30 settembre 2007. Avevo scritto i primi otto capitoli di getto e poi l'avevo mollata la, così. In questi giorni ho deciso di riprenderla in mano e continuarla, un po' perchè ne avevo voglia e un po' perchè Giuly mi ha dato la motivazione per farlo, grazie <3
Quindi eccola qua! Spero che questo crossover un po' particolare possa piacervi ^^

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: ChelseaH