Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Lady Sif 1984    25/08/2014    1 recensioni
In un regno lontano nell'universo gli dei primordiali citati nella mitologia Greca esistono e possoggono armi e poteri dalla tecnologia avanzata, in mondo quasi creato da loro e sono in lotta!.
La loro tirannia rischia di far nascere di nuovo il Caos, ma un eroe misterioso rinascerà per ribellarsi!
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
013 "L'Agguato!"


La sera sembrò arrivare presto, anche se il cielo era tormentato dai caotici varchi dimensionali creati da titano Giapeto, quando arrivava la sera o il giorno il cielo si illuminava cerando contrasti fluorescenti che accendevano i varchi. La sera sopratutto erano davvero affascinanti perché nell'oscurità si potevano notare delle specie di stelle al loro interno che si frantumavano e procuravano una piccola luce simile a lucciole.
Euridice dormì nella sua stanza, Apollonius nonostante il suo modo di fare da super uomo era davvero un tipo molto simpatico, era stata  bene assieme a lui, anche se era solo un giorno che stava lì era stata trattata benissimo, l’aveva fatta sedere al suo tavolo e le parlò della sua organizzazione di ribelli.
Più o meno, Apollonius e i suoi come organizzazione di ribelli assomigliavano agli "Innominati" di Falcon, possedevano anche loro armi tecnologiche e altre di vario tipo, però loro non basavano tutto sull'uso delle armi come gli Innominati che si poteva definire più un vero e proprio esercito militare. L'organizzazione era la stessa, rigida e compatta, ma loro "I Cavalieri del Sole"facevano uso anche di arti magiche derivate dal potere degli dei, loro infatti aveva un culto e una fede profonda per il dio del sole Febo Apollo e Apollonius per loro era il rappresentate del dio e lo seguivano come tale poiché i suoi poteri erano proprio gli stessi e degni di essere portati da lui.
La ragazza era affascinata da loro, quasi come quando era stata da Antares durante il suo addestramento, ma ancor più lo era dal carisma che incuteva Apollonius quando dava i suoi ordini, che non erano freddi come quelli di un comandante durante una guerra erano calmi e saggi, metteva sempre in primo piano la propria fede e il motivo perché combattevano. Era un vero oratore e tutti pendevano dalle sue labbra.
Euridice in quei pochi momenti si sentiva felice di poterlo ascoltare, poi lui le fece conoscere altri tre membri di spicco che lo accompagnavano sul campo di battaglia, Dafne e Perseo, nomi di eroi appartenuti al mito e forse lo erano anche stati in una vita passata come lei era un tredicesimo figlio di Urano quindi non si sarebbe affatto stupita della cosa.
Dafne si presentava come una bellissima ragazza più o meno della stessa età di Euridice, dai lunghi capelli biondi e occhi verdi smeraldo. Bellissima donna come l'antica ninfa da cui traeva il nome, la carnagione era bianca e aveva orecchie a punta come quelle di Euridice che si sentì per la prima volta uguale a qualcun altro, come abbigliamento indossava una tunica bianca molto raffinata con sopra al petto una pettorina di metallo finissimo e lavorato come la spallina che le era sul lato sinistro e il diadema che aveva tra i capelli. Perseo invece esattamente come l'antico eroe che sconfisse le Gorgoni dallo sguardo pietrificante, era un bellissimo ragazzo dal corpo olimpionico e capelli neri corvino fluenti, portava una leggera tunica rossiccia corta fino le cosce, com’era uso dagli antichi. Portava un'armatura argentata che però non indossava sempre, solo in battaglia come il suo scudo decorato di figure inerenti le sue battaglie con le gorgoni, il quale era una sua difesa importante, ma ava poteri anche divini poiché gli occhi delle gorgoni incisi su di esso potevano pietrificare, al suo fianco invece non mancava mai la mitica spada che tagliò la testa alla gorgone.
Prima che la sera finisse, Euridice era rimasta con loro e infatti le raccontarono di ricordarsi un’antica vita passata, tra leggenda e dei anche lei si aprì con loro però non disse nulla che era un tredicesimo titano, forse aveva paura che la ritenessero una spia e si limitò unicamente a dire di essere una cacciatrice di taglie come sempre poi andò a letto.
Intanto nel palazzo di Giapeto, il titano era intento a cercare una traccia che lo conducesse ad Euridice, gliela voleva far pagare per averlo umiliato in tal modo, prima in battaglia e poi anche prendendolo in giro quando l'aveva curata, si pentì di non averla uccisa, ma ora lo avrebbe fatto.
Consultò tutte le sue spie migliori, ma non trovò nulla che lo collegasse ad Euridice, però scoprì che i Cavalieri del Sole avevano in mente di partire e a questo proposito lasciò indietro per un attimo Euridice e pensò a come sorprendere il suo nemico mortale, per ora era in priorità assoluta, quindi si organizzò per bene per un agguato in pieno stile lui era un vero maestro, dopotutto non per nulla il covo di Antares era stato conquistato e sorpreso.
La mattina arrivò presto ed Euridice si svegliò di buon ora e raggiunse subito dopo essersi vestita e aver fatto colazione Apollonius e suoi, che erano già fuori pronti ad accompagnarla.
Tutti le sorrisero e lei ricambiò prese tutte le sue armi compresa la spada dei cieli e si rimise la sua armatura che intanto era stata aggiustata e resa anche più forte da un’arte magica di un abile armaiolo dell'organizzazione.
Apollonius le si avvicinò puntando i suoi occhi azzurri nei suoi e sentì ancora quel brivido: "Vogliamo andare?". Le porse la mano in maniera elegante, Euridice si sentì avvampare mentre lo guardava oggi non aveva la sua seducente tunica da dio era vestito come un vero e proprio soldato greco antico, una pettorina color dell'oro, schinieri e copri spalle finissimi con sandali intrecciati e un diadema sulla fronte, mentre i suoi capelli rossi fuoco sembravano svolazzare come fiamme. Portava un arco dorato e una magnifica spada al suo fianco.
Era un vero dio in terra, la ragazza gli porse la sua mano e lui la accompagnò verso il centro dove vi era un cerchio misterioso decorato di strani simboli arcaici.
Affascinante.
Ai lati del cerchio c'erano Dafne e Perseo.
Euridice guardò quel cerchio affascinata, poi però non resistette alla curiosità e si lasciò scappare una domanda innocente: "Che cos'è questo?".
"E’ un cerchio teletrasporto, con questo possiamo viaggiare senza uscire dalla cupola che ci ha imposto Giapeto, per non farci risucchiare dai terribili vortici dimensionali."
Interessante Euridce si precipitò sul cerchio e guardò i presenti impaziente, voleva tornare da Antares chissà com'era preoccupata per lei non vedeva l'ora di abbracciarla.
"Come funziona?".Chiese ancora.
Apollonius sorrise: "Sta calma ora lo vedrai." Fece segno ai due suoi guerrieri di procedere, ma proprio mentre Dafne stava recitando la formula magica per azionare il cerchio, Perseo si pose subito dinnanzi alle sue spalle e la protesse dall'improvvisa freccia che la stava per colpire con il suo scudo, gridando: "Dafne!".
D'improvviso tutti si misero in difensiva, Apollonios subito di fronte ad Euridice, anche se forse ignorava che lei non ne aveva bisogno sapeva badare a se stessa.
Dagli alberi sbucarono come funghi soldati imperiali e anche dai cespugli, si riversarono tutti sul gruppo con foga. Fecero fatica a respingerli, Apollonius gridava ordini a manetta ai suoi uomini, mentre Euridice affondava con le sue daghe nelle carni dei soldati, mentre Dafne ne abbatteva più che ne poteva con l'aiuto dei suo poteri e Perseo cercava di pietrificarli con lo scudo.
La battaglia iniziò subito ad infuriare, però alla fine i soldati sembravano diminuire, forse avevano vinto.
"Così imparano!". Commentò Perseo non vedendo apparire più nessuno, Euridice intanto stava lottando anche con se stessa, il sangue la incitava e quella sensazione di piacere e della vendetta di suo padre stava ritornando, ma non poteva farla uscire, non lo avrebbe permesso mai più.
No... no ...mai più...
Si ripetete tra se, mentre si ricordava l'incontro con Teti, le fece male la testa e sentiva mancare l'aria, Apollonius se ne accorse e gli andò vicino abbracciandola, lei si sentì un pochino più sollevata accanto a lui.
"Non preoccuparti, starò io al tuo fianco, non ti lascerò sola.". Le disse, Euridice arrossì in volto, poi avvertì arrivare una familiare presenza.
Giapeto.
"Consegnami immediatamente quella donna Spartaco." Il titano fece risuonare la sua voce alle spalle dei due, Apollonius si girò di scatto esattamente come la ragazza e lo videro con la sua espressione glaciale.
"Sono spiacente mio caro, ma non permetterò che tu metta le mani su questa meravigliosa creatura, vattene dunque." Era evidente che il dio del sole voleva proteggere Euridice a tutti i costi, ma Giapeto non ne era affatto intimorito, avrebbe preso quello che voleva lo stesso anche a costo della vita.
"Allora vi ucciderò entrambi.".
Il titano velocemente mosse i suoi passi sguainando le sue sei lame dal dorso delle mani, ma Apollonius non era da meno e gli andò incontro urlando il suo grido da battaglia.
I due si scontrarono, la spada del dio del sole era incastrata nelle lame del titano, erano faccia a faccia, si guardavano negli occhi ricolmi d'ira poi indietreggiarono per un attimo per poi iniziare ad affondare colpi su colpi.
Apollonus era elegantissimo nel muovere la spada e a ogni affondo sembra assorbire anche i segni della sua fatica, Giapeto invece come era capitato con Antares, era velocissimo e spariva nelle sue dimensioni per poi riapparire alle spalle di Apollonis che più volte fu sorpreso e ferito alle spalle.
Euridice non poteva lasciare che lui facesse tutto quindi si gettò verso Giapeto con le daghe sguainate urlando, ma lui non si fece cogliere impreparato e scomparve dalla traiettoria di Euridice.
"Accidenti ma dove è finito?".
Non c’era e poteva apparire da un momento all'altro, Apollonuius ed Eurudice rimasero all'erta.
Ad un tratto un vento fortissimo iniziò a risucchiarli, i due alzarono la testa e videro un immenso buco nero nel quale al centro vi era Giapeto, che concentrava il suo potere. I due guerrieri erano in una gran brutta situazione anche se le cose non andavano bene neppure per Dafne e Perseo, le guardie erano troppe  iniziavano ad essere stanchi e a sentire il potere del signore delle dimensioni.
Il risucchio dimensionale era opprimente bisognava fare qualcosa.
Apollonius Spartaco però aveva un’idea: Avrebbe creato una serie di raggi infuocati per contrastare il risucchio, quindi si raccomando ad Euridice di attaccarsi a lui.
Creò gli immensi raggi come il sole e li diresse verso il titano che forse era rimasto abbagliato dalla luce che emettevano e non li vide chiaramente arrivare, lo colpirono interrompendo il flusso dimensionale che andò scemando per poi chiudere il portale.
"Dannazione!" Imprecò arrivato a terra, mentre dei rivoli di sangue solcavano il suo viso e il suo corpo sotto l'armatura d'ebano poi però non perse il suo spirito guerriero e continuò a combattere, con più furia.
Apollonius stava facendo molta fatica a contenere i suoi attacchi Euridice anche però non si perdeva mai di animo e cercò di mantenersi completamente lucida senza lasciare che la belva uscisse di nuovo anche se la sentiva premere e richiamare sangue di titano.
No questa volta no, io ti dominerò!
Si disse fra se mentre affondava la sua daga nel fianco del titano, ma non fu un colpo che lacerò organi vitali e il titano sentiva solo un immenso dolore che aumentava la sua rabbia e dunque si girò di scatto dando una gomitata con il braccio bionico sinistro verso il viso della ragazza.
Euridice fu scaraventata a terra, e sanguinava dal naso mentre Giapeto sembrava soddisfatto di quel colpo: "Così impari!Questo e per avermi considerato un idiota.".
La ragazza sorrise alzandosi: "Io ti considero ancora un idiota.".
"Impertinente!".
Giapeto fu subito addosso a lei come una furia, i suoi occhi di ghiaccio erano iniettati di sangue e le sue iridi erano piccolissime simbolo che voleva distruggerla una volta per tutte.
Preparò subito il suo attacco più possente il risucchio dell'anima come fece Teti, posò le mani con i palmi in avanti e la ragazza si mise subito sull’attenti quella posa era terrificante lo sapeva fin troppo bene.
"Muori!". Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, tuttavia quella rabbia lo portò a fare un grave errore e non si accorse dell'improvviso intervento di Spartaco che gli arrivò con un fendente incandescente alla schiena dove gli fece un taglio enorme.
Il titano urlò per il dolore lancinante sentendo le sue membra bruciare sulla spada del cavaliere del sole che lo guardò con odio affondando ancor più il suo fendente fino a quando non fosse morto.
Giapeto cercò di girarsi per colpirlo con le sue lame, ma Euridice fu più veloce e con la sua daga lo colpì al ventre.
Il titano era stato colpito da due diversi attacchi era tra le lame di due avversari, però sentiva che non avevano colpito in ogni caso organi vitali quindi poteva farcela a sopravvivere, ma non ci riusciva sentiva le forze venirgli a meno sputò sangue, poi cadde a terra, mentre il cielo iniziò a diventare normale senza più quel caos di prima. Era di un azzurro limpido forse Giapeto aveva diminuito il suo influsso dopo aver ricevuto i due colpi e l'equilibrio del regno ne risentì, forse era arrivata la libertà.
Dafne e Perso intanto avevano eliminato tutti i soldati e guardarono il cielo e sorrisero.
"E' finita.". Disse Perseo "Già hai mai visto un cielo così limpido?" Chiese Dafne stupita di quanto era successo, era bellissimo.
Perseo e Dafne commentarono l'avvenuto poi andarono in soccorso di Euridice e Apollonius che erano stati feriti dopo la lotta con Giapeto che però non era morto era agonizzante a terra riverso in una pozza di sangue riuscì a vedere venire le tenebre del tartaro a riprenderselo, non voleva aveva paura di ritornare laggiù, troppo dolore più della morte che stava subendo.
No...tutto tranne il Tartaro...no … no...non voglio ritornarci...
Pensò tra se mentre un coniato di vomito di sangue lo percorse poi alzò per un attimo il suo sguardo e si vide vicino Perseo con la sua spada che gli puntava la gola.
Era finita!
“Preparati, ritornatene nel tartaro creatura delle tenebre!”. Perseo alzò la spada al cielo, poi la abbassò e si stava dirigendo verso la gola del titano. Nessuno lo voleva fermare, ma d’istinto qualcosa capitò ad Euridice e lo fermò prima che la sua lama toccasse la gola dell’altro.
“Fermo aspetta!”.
Spartaco rimase interdetto, come il resto dei presenti, poi la ragazza espose le sue ragioni: “E’stato sconfitto, non è necessario ucciderlo ora.” Non sapeva perché avesse detto in quel modo, ma non voleva incappare nell’errore che aveva fatto con Teti, non voleva che Urano la usasse ancora, se avesse lasciato che lo uccidessero era tutto alimento alla bestia vendicatrice che era in lei e non poteva permetterlo.
“Per quale assurdo motivo devo lasciare in vita una creatura del genere? Ti rendi conto cosa rappresenta?”.
Perseo era adirato, ma Euridice non si scompose: “Se lo uccidiamo adesso, non pensi che ci metteremo al suo pari? Ormai ha perso il suo regno è perduto e abbiamo conquistato uno spiraglio di libertà, ma appunto perché abbiamo questo spiraglio non dobbiamo macchiarlo con il sangue come dei demoni. Lui sarà stato un essere spregevole, ma deve avere un regolare processo.”.
Apollonius annuì il discorso di Euridice non faceva di certo una piega, infatti ordinò a Perseo di risparmiarlo e di imprigionarlo, poi si preparò con Euridice ad accompagnarla da Antares.
Dopo la sconfitta, il regno di Giapeto riacquistò il suo splendore, però fu una cosa molto graduale e inoltre questa sconfitta non passò inosservata poiché Crono lo venne a sapere e quindi radunò ad Olimpia i restanti titani per parlare della situazione mandò loro un avviso.
L’avviso di Crono arrivò anche a Oceania e Oceano non appena lo lesse corse subito ad avvisare Teti ancora convalescente che si stupì a sua volta non avrebbero mai immaginato che Giapeto venisse sconfitto quindi ora un regno era perduto e andava ripreso però anche loro avevano un loro problema interno ovvero i tre prigionieri entrati di nascosto al palazzo. Dovevano prima occuparsi di loro non erano tollerate spie o interferenze soprattutto ora che uno dei dodici regni era stato abbattuto quindi mandarono un avviso che avrebbero fatto tardi all’assemblea generale, poi ordinarono ai loro uomini di andare a prendere i prigionieri volevano vederli almeno in faccia e di sicuro non sarebbe stata una sorpresa piacevole quella di scoprire che uno dei tre era Falcon.
 
 
 
 
 
 
 Note autore: Ecco finalmente dopo essere stata ferma riesco a ripubblicare i nuovi capitoli della fic Grazie a chi mi segue anche in silenzio ^^
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Lady Sif 1984