Come l'inferno
Primo capitolo - Present Day
L'estate è finita, il vento si fa più freddo e le foglie cominciano a cadere. Settembre è un mese che personalmente odio, non solo per l'inizio della scuola, ma soprattutto perché è il mese in cui festeggio il mio compleanno. Già, da quando mia sorella gemella è venuta a mancare, il tredici di settembre è il giorno che forse odio più di tutti gli altri, dopo l'otto di agosto ovviamente. Oh, Annie, se solo non avessi acconsentito di prendere la moto di Brad..
«Effie! Oddio, per fortuna che sei ancora qui. Deve ancora passare il tram vero?».
Vengo trascinata fuori dai miei pensieri grazie alla voce acutissima di Alison, la mia migliore amica. Sbruffo e aggiustando meglio che posso la sciarpa intorno a collo, cambio canzone dal mio mp3 e rimetto l'auricolare destro all'interno dell'orecchio che Ali aveva fatto cadere per richiamare la mia attenzione.
Annuisco svogliatamente mentre mi accendo una sigaretta. La mia amica alza gli occhi al cielo, abituata al mio carattere scontroso e si siede accanto a me, sulla panchina ghiacciata della fermata del tram.
Guardo l'orologio del mio iPod e inarco il sopracciglio; le 7:35. È strano per lei arrivare così presto. Mi volto verso di lei ed appoggio una mano sulla sua fronte.
«Sicura di stare bene? Non sei mai stata così mattiniera!» la schernisco, per poi darle una piccola spinta sulla spalla.
Mi lancia un'occhiataccia e mordendosi il piercing sul labbro abbassa lo sguardo. La conosco abbasta bene da capire dai suoi gesti lo stato del suo umore.
«Ehi, Ali va tutto bene?» chiesi spostando lo sguardo da lei alla strada per cercare di intravedere il tram. Fisso l'insegna lampeggiante sopra di me e sbruffo. Ancora 6 minuti.
«Beh sì, sai com'è, solo delle forze superiori possono aver fatto rotolare il tuo culo sodo giù dal letto» dico per sdrammatizzare.
Ride leggermente e sospira a sua volta.
«I miei, ultimamente non smettono mai di litigare. Ogni scusa è buona per iniziare una lite, perciò ho preferito uscire il prima possibile da lì dentro» mormora. Appoggia i piedi sulla panchina ed avvolge le braccia intorno alle sue esili gambe piegate. Mi dispiace per lei, davvero tanto,ma davvero non riusco a farmi venire in mente niente di sensato da poterle dire. So quanto possa essere orribile dover assistere alle liti fra genitori, ci sono passata anch'io dopo la morte di Anne, prima che la mamma andasse via di casa.
Alzo nuovamente il volto sull'insegna. Quattro minuti. Apro velocemente lo zaino ed buttando sulla strada la cicca di sigaretta ormai consumata che avevo fra le dita, affero nuovamente il pacchetto.
«Tieni, serviti pure» dico porgendole il pacchetto aperto. Sorpresa sfila una sigarette insieme l'accendino, e finito di accendersela rimise l'arnese arancione nel pacchetto.
«Questo per te è più affettuoso di un abbraccio Elizabeth Irwin. Sono fiera di te!» mi schernisce, prendendo una profonda boccata di fumo. Come darle torto; le mie sigarette per me, sono sempre sacre.
Alzo gli occhi al cielo. «Hai quattro minuti prima che arrivi il Tram, perciò ti conviene sbrigarti» dico ricomponendomi, rigettando in modo casuale il pacchetto sgualcito all'interno della borsa.
Mi da una piccola spinta, causando una mia occhiata assassina e ridacchia. «Ecco la mia piccola diva scontrosa!»
Feci una smorfia e alzo il volume dell'iPod al massimo. Quella, in grazia di Dio, è l'ultima parola che usce dalle sue labbra fino all'arrivo del tram e ne sono immensamente felice. Esattamente quattro minuti dopo saliamo sul rottame verde e facendoci strada con la forza verso gli ultimi sedili libri, ci accomodiamo alla fine del vagone, restando anche qui in silenzio fino a ché non arriviamo di fronte scuola.
Sospiro avvilita ed aggiustando la borsa sulla spalla, salgo le scale dell'immenso ingresso.
Buon primo giorno di scuola anche a te, sorella mia.