Un tic tac incessante riecheggiava
nella stanza, quattro libri erano sparsi sul tavolo e quattro ragazzi erano
assopiti per mano sul pavimento della biblioteca: quando si svegliarono,
improvvisamente, iniziarono a saltellare nuovamente per la gioia, finchè la loro
attenzione non fu catturata dall'orologio: segnava appena le otto e venti dello
stesso giorno in cui erano partiti.
" ma... abbiamo forse sognato tutto?"
Ale sbattè le palpebre, confusa
"non lo so... è tutto così strano..."
Viky si grattò la testa, poi la loro attenzione fu rapita da un'altra cosa: sul
tavolo, sotto ogni libro, vi erano i quattro ciondoli con le iniziali scolpite
ed erano caldi come il fuoco! Non dissero nulla, i ragazzi, presero solo ognuno
il suo ciondolo, ognuno il suo libro e, silenziosamente, si avviarono fuori
dalla biblioteca, respirando a pieni polmoni l'aria di
casa.
Nei giorni a venire, i ragazzi
riuscirono ad educare le proprie famiglie alla vera cultura, e piano piano tutta
Lycìa, spezzando così il ciclo di monotonia che spadroneggiava da anni nella
loro città; i potenti furono cacciati da lì, nessuno si lasciò più condizionare
dal pensiero altrui; la parte chiusa della scuola fu riaperta, i libri in essa
contenuti stampati in mille, duemila, diecimila copie, e furono distribuiti a
tutti; la stazione fu riaperta, tornando fiorente come un tempo, e ai ragazzi
non mancò di visitarla!
Era forse Natale, quando per la prima
volta i quattro arrivarono alla stazione con delle valige sulle mani: videro i
sedili splendenti che sfoggiavano la pelle lucida, i botteghini pieni dalle file
interminabili, tanta gente che non avevano mai visto e quegli orari, che li
avevano tanto affascinati, attaccati su grandi bacheche, plastificati e
perfettamente scritti in rigoroso ordine. Fu irrefrenabile la voglia di correre
a sedersi nel treno, tanto che corsero avanti senza curarsi degli "aspettate"
delle loro famiglie, che sbuffavano sorridendo, carichi di
valige.
Si sedettero tutti e quattro sul
treno, osservando stupiti ogni sua parte, accarezzando i finestrini lucidi,
ridendo, scherzando, raccontandosi del
loro soggiorno a Lyradia, attenti a non farsi sentire troppo, perchè ora
qualcuno poteva credergli veramente! Forse si raccontavano tutto con malinconia,
tristi di
aver lasciato quei posti magnifici,
quegli amici, quegli amori
"uffa però, adesso non rivedrò più
Siladon... che pizza...!" sbuffava Vale, imbronciata
"ah lo sai, mi sa che gli piacevi
anche tu, me lo ha detto la sera prima della battaglia finale!" fece Momo, con
sorrisino stupido
"Cooome?! No!! Voglio tornare a
Faeridonia, riportatemi lì!!!"
Dove andavano non lo sapevano
esattamente, non sapevano che cosa avrebbero trovato, non sapevano se la città
che andavano a visitare gli sarebbe piaciuta, non sapevano se avrebbero trovato
le cose strane che immaginavano di trovare, sapevano solo che avrebbero trovato
qualcosa che non avevano mai visto e questo gli bastava, ad essere felici. Quel
calore tornò ancora, forse quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbero
sentito provenire dai ciondoli, ma sicuramente lo avrebbero sentito provenire
dal loro cuore, ogni giorno.
Senza che se ne rendessero conto, quel
giorno, una donna molto bella si aggirava tra la folla della stazione: i capelli
color dell'oro, gli occhi verdi di smeraldo, il sorriso in volto, e la mano
alzata che salutava, mentre il treno si allontava fumante.
La città era meravigliosa, totalmente
addobbata per Natale con lucine e stelle luminose, come mai lo era mai stata; e
in un vicoletto stretto, in un antro un po' scuro, che da fuori poteva forse
spaventare, troneggiato dalla scritta "Erminia la Chiromante", anche
qualcun'altro si stava preparando
"oh, anche io cambio le lampadina alla
sfero magica!! Ora è tutte colorato!"
FINE