Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Sokew86    26/08/2014    4 recensioni
Dodici fratelli, dodici persone che possono aver compiuto degli sbagli e far perdere la strada al fratello minore, il tredicesimo principe delle isole del Sud, Hans. Questa è la storia di Peter, il fratello maggiore di Hans e il re delle isole, che deve decidere la punizione del fratello con gli altri membri della famiglia affrontando segreti,intrighi e fantasmi, troppo reali per appartenere al passato.
Genere: Introspettivo, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fratelli di Hans, Hans, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Beware the Southern Isles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo 2

N.B: ci sarà una piccola cross-over in questo capitolo). Un ringraziamento alla mia Beta-reader Taiyou_no_Himiko 

Capitolo V
La ballata dell’Ammiraglio

 
Il regno era un arcipelago di venti isole e le spiagge di quest’ultime erano bellissime e aperte al pubblico ma era proibito l’accesso a una sola ed era quella del castello reale. Il popolo aveva inventato curiose storie attorno alla spiaggia “reale”, anche il semplice accesso era divenuto leggenda: si raccontava che per accederne si dovesse affrontare una statua enorme di Nettuno o di un Tritone armato di tridente … gli sciagurati senza sangue reale avrebbero assaggiato l’ira funesta dell’arma. La leggenda più diffusa era che però nelle acque di quella spiaggia abitassero le mitiche e intriganti creature chiamate sirene. Il divieto assoluto di entrare in quella spiaggia aveva inoltre alimentato l’idea che le sirene fossero le consigliere magiche dei reali delle isole del Sud da secoli e la famiglia reale le difendesse.
    Peter era un uomo ligio al dovere e raramente si concedeva un po' di tempo libero per se stesso ma, il giorno successivo ai discorsi sentiti nelle segrete, disse ai suoi collaboratori che si sarebbe preso il pomeriggio di riposo. A nessuno fu dato sapere che cosa il re dovesse fare e dove andasse, ad eccezione del principe Jakob che doveva essere sempre informato sui suoi spostamenti poiché sua guardia del corpo. Peter raggiunse la spiaggia del castello tramite un corridoio segreto (ce ne erano parecchi e conducevano in zone molto diverse del castello) e una distesa spiaggia di color rosso lo accolse, il vento gli scompigliò i capelli, ingrigiti dalle disgrazie di una vita, e l’odore del mare lo avvolse rinfrescando i suoi sensi. Peter si sentì vivo e orgoglioso della bellezza naturale del suo regno. Il paesaggio di fronte a sé era composto di alte dune di sabbia che sorgevano nella spiaggia, coperte da strani pini arrampicanti, e dal mare trasparente e infinito nella sua bella. L’acqua era calma e, con il sole che stava tramontando, aveva assunto una sfumatura rossa che sembrava confondersi con quella della spiaggia. Era un infinto rosso che si ergeva davanti agli occhi estasiati di Peter, che si limitò a sorridere, quasi senza parole perché intonò senza volerlo una vecchia canzone popolare a bocca chiusa. Dopo aver goduto di quella meravigliosa vista per pochi intesi attimi, Peter si avviò verso il bagno-asciuga fermandosi pochi passi prima, da quella posizione estrasse il suo fedele pugnale dal fodero, quello che nascondeva sotto il cuscino, lo vibrò in alto e con voce tuonante disse- Davanti alla regina dei sette mari Attina, io, il re Peter delle Isole del Sud, mi disarmò. Chiedo nell’infinita grazia della regina di concedermi udienza-. Il re ripose il pugnale nel fodero e lo poggiò sulla spiaggia, rimanendo in silenzio e in attesa.
    Si alzò un vento placido dietro di sé, le onde del mare iniziarono ad andare verso il sole, ormai così basso da sembrare sulla linea dell’infinito. Si formò nell’acqua, ad almeno da una decina di metri dalla spiaggia, uno strano cerchio circondato dalla schiuma del mare dove ne uscì una donna dai capelli castani, che indossava una corona di corallo e stringeva a sé un tridente in pietra bianca e lucente. Avanzò verso il re con grazia e con calma, quando la distanza diminuì, il re riuscì a scorgere la coda da pesce rossa della dama. Peter si arrotolò le gambe dei suoi pantaloni e si avvicinò alla sirena. I due si salutarono affettuosamente e con familiarità, complice il fatto che avevano quasi la stessa età e lo stesso titolo.
-Re Peter, è sempre un piacere incontrarti, anche se non per lieti eventi- disse dolcemente la sirena, non era più giovane, come quando si erano incontrati per la prima volta, ma era una dama quarantenne dallo sguardo scherzoso e integrante, accettò di buon grado il galante baciamano di Peter, anche se quest’ultimo assaggiò inesorabilmente il gusto salato del mare nel farlo.
-Ti ringrazio per la tua disponibilità a parlarmi, Attina -, dichiarò Peter sincero e i due reali si sedettero su uno scoglio per parlare, la regina marina porse la mano e chiese di poter vedere il medaglione. Peter lo slacciò dal suo collo e lo porse alla sirena, la quale lo guardò scettica, rapidamente e duramente lo rimproverò- Non devi portarlo mai al collo, soprattutto appoggiato al cuore, è un oggetto molto pericoloso!-.
-È successo solo questa volta- si giustificò Peter mentre Attina gli rivolgeva uno sguardo di chi la sapeva lunga. Attina, dopo un attimo di esitazione, toccò l’oggetto, tremò e con voce afflitta disse- Dunque è vero, uno dei sigilli non è stato spezzato-.
Peter annuì mestamente, i sensi di colpa gli rodevano l’anima e la regina chiese se si trattasse del tredicesimo, Hans.
-Come fai a saperlo?- domandò sbalordito.
- Ci sono delle sirene ad Arendelle e mi hanno fatto rapporto, non capita tutti i giorni che il mare si ghiacci- rispose tranquillamente Attina.
Peter si passò una mano tra i capelli, stancamente- Non capita neanche che un principe cerchi di uccidere una regina con un pugnale durante la sua cerimonia d'incoronazione -.
-Con la spada, ha cercato di tagliarle la testa- ci tenne a precisare Attina e Peter si sentì spiazzato.
-Fantastico, non sa che certe cose vanno fatte in privato?-disse rabbioso Peter. Se proprio Hans ci teneva tanto a fare l'usurpatore, doveva imparare parecchie cose, come ad esempio l’arte della riservatezza.
-Non poteva sapere che delle sirene riuscivano a guardarlo attraverso il ghiaccio-, la voce di Attina si spezzò- Alcune di loro hanno sperato che lo facesse, così sarebbe tornata l’estate-.
    Peter cercò d’immaginarsi che cosa dovesse essere stata una glaciazione improvvisa per delle creature sottomarine e, come paragone, trovò soltanto l’eruzione improvvisa di un vulcano, il panico e la paura della morte potevano far uscire il peggio nelle persone, togliere ogni traccia di pietà ed empatia.
Si morse le labbra al pensiero del fratello.
- Hans ha ereditato il sangue cattivo dei Westergård - pensò Peter e percepì il suo stomaco in subbuglio: eppure aveva fatto di tutto perché non fosse costretto a tali atti ignobili.
-Peter, che cosa vuoi sapere?- domandò la regina Attina preoccupata dell’espressione ombrosa del suo amico, voleva bene a Peter ma a volte non era sicura di potersi fidare di lui, c’erano troppe ombre nella sua anima. Era stato l’affetto che provavano entrambi per i propri fratelli a unire quei due regnanti, Attina era la sorella maggiore di sei sorelle, di cui una diventa umana e quando guardava Peter, vedeva se stessa … quanto si sarebbe spinta per salvare sua sorella dal patto con la potente Ursula? Si potevano commettere azioni ignobili per proteggere la propria famiglia? (1)
-So che i termini della maledizione sono avvenuti e che succederà qualcosa a Hans, vorrei sapere cosa possa essere e se c’è, ancora qualche speranza- domandò il re, a sentire quelle parole la regina marina gettò uno sguardo di disappunto sul suo tridente, che per quanto potente non aveva potuto nulla contro la maledizione imposta sulla famiglia reale delle Isole del Sud.
- Ripetimi le parole di tua madre, della strega, volevo dire- si corresse la donna sapendo che Peter non considerava più, la donna che gli aveva dato la vita, sua madre, non dopo quello che aveva fatto a lui e al resto dei suoi fratelli. Attina non aveva mai provato un odio così profondo e guardando i capelli ingrigiti di Peter, pensò che non ne valesse la pena ma comprendeva il suo amico. Peter serrò le mani in due pugni e fissò l’orizzonte, uno sguardo di puro odio deformava i suoi occhi.
-Ho ghiacciato il cuore di ognuno di voi, se entro dieci anni non sarete in grado di scioglierlo, diventerete le estensioni del mio odio-
    La voce di Peter divenne più aggressiva, ripensando a quella spaventosa notte in cui aveva sentito quelle parole dalla bocca di sua madre, un mostro assettato di potere e saturo d’orgoglio, e finì la formula- Solo, un atto di vero amore spezzerà la maledizione-. Sua madre aveva sorriso a quella frase, per lei era solo una frase denigratoria e di falsa speranza, cosa ne potevano sapere i suoi figli dell’amore se erano cresciuti dell’odio e disprezzo di un padre e di una calcolata diffidenza e finta isteria della madre? Peter ricordava ancora, che al finire di quelle parole, aveva sentito un dolore al petto allucinante e gli era mancato il respiro come se qualcuno l’avesse immerso nell’acqua fredda e avesse trattenuto la testa sotto, come se il suo cuore fosse stato tagliato a metà da una spada. Rabbrividiva a quel ricordo, era stato così doloroso, non solo la sua agonia ma vedere quella dei suoi fratelli, Jakob, Johannes, Andreas e Filip che erano con lui per compiere il peccato più grande: l’avevano uccisa facendo l’errore più grande della loro vita. Perché, come gli spiegò quella notte di dieci anni prima Attina, la regina madre non aveva lanciato una semplice maledizione … quella l’avrebbe potuto spezzare facilmente con il suo tridente. Era una maledizione con un sigillo e un sigillo può essere spezzato solo da chi lo impartisce o da qualcun altro più potente: Attina, nonostante i suoi sforzi, non era riuscita neanche a scalfirlo e il sigillo era lo stesso cuore dei principi! Una mossa sbagliata o troppo ardita li avrebbe uccisi (2). Attina non aveva mai visto tanta maestria nell’arte magica, era rimasta scioccata, dispiaciuta e impotente.
    L’unica speranza per liberarsi della maledizione, in quei dieci anni, era stata quella frase denigratoria “Solo un atto di vero amore spezzerà la maledizione”. Era stato quello obiettivo di Peter e dei primi quattro principi, spezzare la maledizione … sarebbe stato più facile dichiarare la verità ai fratelli ma la loro madre aveva pensato anche a questo. La regina madre aveva concluso la sua maledizione con un sorriso cattivo- Se informerete della maledizione i vostri fratelli, non artefici del mio omicidio, moriranno (3)- L’unico aiuto concreto che Attina aveva potuto dare alla famiglia reale, era stato creare un campo di forza attorno alle isole, grazie a dei sacrifici simbolici dei primi cinque fratelli, che potesse mitigare gli effetti della temibile maledizione. Il medaglione della defunta Ada era divenuto lo strumento per capire lo stato della maledizione: quando un principe avrebbe sciolto il suo cuore, il monile avrebbe rivelato il suo numero, quello cardinale della sua nascita.
-L’odio Peter non ti porterà da nessuna parte- specificò la sirena ma Peter ringhiò- Come posso non odiarla? Ha ucciso Ada per rubarle i suoi poteri e ha maledetto i suoi figli, per chissà quale ragione-. E Peter si detestava per non aver ascoltato le parole di suo padre, lui l’aveva avvertito sulla pericolosità di sua madre e invece era stato arrogante e cocciuto, l’aveva sottovaluta … sua madre era stata brava a farsi passare per una semplice donna isterica in passato.
    Attina guardò preoccupata l’orizzonte, non era vero che l’odio non porta da nessuna parte, l’odio portava alla vendetta e a volte all’autodistruzione. Guardò il volto invecchiato di Peter e provò pietà.
-Se Ariel non fosse sopravvissuta, che cosa avrei fatto?- si domandò Attina e un’idea brutale le passò nella mente, non era bello pensarlo ma tutti avevano un lato oscuro. Attina posò delicatamente una sua mano su quelle strette del re e lo guardò con affetto, sorrise dolce sperando che quel gesto fosse meglio di una qualsiasi già detta parola di conforto. Peter sospirò pesantemente e sorrise teso a sua volta, l’affetto e la stima che provava per quella dama erano qualcosa a cui teneva. La regina marina ruppe il contatto e, mentre finiva di tramontare, poggiò il tridente sulla sua fronte, il quale s’illuminò. Peter attendeva, perché era l’unica cosa che potesse fare, creando dei piccoli cerchi nell’acqua con i piedi immersi. Neanche più il vento osò soffiare, mentre la regina dei mari pregava in silenzio e quando finì, tornò a guardare il re.
-Da quanto tempo il sigillo è stato spezzato?- domandò la donna. Peter rispose prontamente che il medaglione si era congelato poco dopo l’imprigionamento di Hans.
-Se non ci sono segni visibili di cambiamento sul corpo del principe Hans, vuol dire che la maledizione è lenta a manifestarsi e forse hai ancora del tempo per salvarlo- Attina parlò calma e decisa ma era preoccupata, quel maleficio sembrava fatta apposta per agonizzare la preoccupazione di Peter, forse la madre ricambiava l’odio del figlio.
-Come faccio? Sono anni che cerco di far incontrare Hans una ragazza capace di scioglierlo ma ha pessimi gusti in fatto di donne-.
Attina guardò ironica Peter - Certo, perché qualunque ragazzo si sentirebbe desideroso a cercare l’amore della sua vita se, dall’altra parte, il suo re gli ha proibito di lasciare le isole senza essere maritato. Hai mai pensato che Hans si è sentito un po’ sotto pressione?-. Peter non riuscì ad arrabbiarsi per la sfacciataggine di Attina e sorrise.
-Non era facile trovare una scusa convincente per tenerli segregatati, senza saperlo, otto giovani uomini- spiegò, in effetti, a pensare a mente fredda quando lui e gli altri quattro principi avevano dovuto pensare a una scusa, era stata una delle discussioni più esilaranti che avessero avuto.
-Immagino mio caro Peter, ma forse non è l’amore di una donna che ammorbidirà il cuore del principe. È tuo fratello, dovresti saperle che cosa è meglio per lui-.
-Ho perso il mio rapporto con lui da anni, per colpa mia- dichiarò Peter ripensando con rimorsi e rimpianti gli ultimi anni passati a litigare con Hans.
-Trova un fratello che possa aiutarti, ma devi far presto. Non so in quanto tempo avverrà la trasformazione nell’estensione dell’odio ma credo che sia il caso di agire più prontamente possibile, prima che sia troppo tardi-. Peter annuì, anche se non capiva bene che cosa la sirena intendesse dire. Prima che fosse troppo tardi in che senso?
-Se dovesse avvenire la trasformazione, avreste un’unica soluzione a riguardo- e la regina indicò l’arma di Peter lasciata sulla spiaggia, che brillò della luce quasi morente del sole. Il re fissò il suo pugnale, il suo stanco cuore ebbe uno spasimo ma sentì la sua fredda voce dichiarare che sapeva cosa intendesse la regina Attina.
    La sirena, in uno slancio d'affetto, abbracciò l'uomo senza nessun preavviso. Per un attimo Peter s'irrigidì, prima di ricambiare l'abbraccio dell'amica. In famiglia nessuno era stato particolarmente affettuoso nei suoi confronti, perché sin dall'infanzia gli era stato insegnato le manifestazioni fisiche d’affetto indebolivano lo spirito e non aiutavano a forgiare il carattere.
-Sii forte, Peter. Non fare dell'odio la tua forza, è quello che avrebbe voluto tua madre, disse la regina con dolcezza. Una piccola lacrima gli scese dall'occhio sinistro. Peter sperò che si asciugasse in fretta o che fosse portata via dal vento. Ormai era quasi buio, la luce delle stelle illuminava abbastanza da poter permettere al re di scorgere sull’orizzonte una nave, che avanzava verso le Isole. Riconobbe lo stemma e sciolse delicatamente l’abbraccio. La sirena rise, quando si rese conto d’aver completamente bagnato il suo amico.
-Sarà difficile da spiegare ai tuoi servitori- disse indicando gli abiti bagnati di Peter con un sorriso sbarazzino sulle labbra.
-Dirò che avevo voglia di fare un bagno vestito- rispose con altrettanto tono leggero Peter e disse che per lui era il momento d’andare.
-Grazie per l’aiuto Attina magari, quando tornerà un po’ di tranquillità nella mia vita, verrò a visitare nuovamente il tuo regno-.
Attina sorrise ironica- Se è una promessa ricordati di mantenerla Peter. Le sirene sono vendicative-.
-Non tu, dolce Attina -, il re si congedò con un altro galante baciamano e risalì la spiaggia, Attina attese di vederlo dileguarsi per sparire anche lei. Un pensiero cupo le passò nella sua mente-Speriamo di non vederlo per il lutto di suo fratello- e tuffandosi tornò al suo regno.
    Se c’era una speranza, se c’era un qualcuno dei suoi fratelli che potesse dire che conoscesse Hans, oltre alle sue assurde maschere era Johannes, l’Ammiraglio capo maggiore della difesa e Ministro della difesa, il terzogenito della famiglia reale. Johannes non tollerava che lo si prendesse in giro, non amava le ipocrisie e, come aveva detto una volta a Peter, - Hans non mi mente perché non gli mento, per questo mi rispetta-. Peter non aveva potuto protestare contro quell’affermazione, lui ometteva, la forma più scaltra e subdola della bugia, troppe cose a Hans da pretendere da lui sincerità. Hans, inoltre, era stato un sottoposto di Johannes e aveva lavorato sulla sua nave durante gli anni dell’accademia. Inoltre Hans era stato un sottoposto del fratello anche durante una guerra difensiva precedente delle Isole e ciò aveva rafforzato ulteriormente il loro rapporto, che aveva sviluppato degli aspetti di cameratismo.
    Hans assomigliava a Johannes, sia nei modi eleganti sia nell’aspetto fisico, soprattutto in viso: l’Ammiraglio era un uomo di quarantaquattro anni dai capelli castano scurissimo (lo stesso colore di capelli di Alfæus) e le bassette rosse sempre impeccabili. La maggior parte degli uomini delle navi rimaneva basita da quella perfezione, perché sapevano bene che l’eleganza di uomo era messa a dura prova dal mare, un pettegolezzo voleva che addirittura Johannes rimanesse impeccabile anche durante la più sanguinosa battaglia: nessun goccia del liquido scarlatto avrebbe osato sporcare la sua divisa blu della marina. Ovviamente era un pettegolezzo, Johannes era semplicemente un perfezionista, un ossessionato dell’etichetta, dotato però di un cuore d’oro: Peter non sapeva che l’Ammiraglio aveva iniziato a far crescere la barba per dare supporto morale al fratello minore rosso, che era stato spesso discriminato per il suo colore di capelli. Johannes gli aveva mostrato che quel colore non era un difetto ma semplice volontà genetica (4). Il problema era che l’ossessione dell’etichetta faceva dimenticare le sue splendide qualità e Hans (e il resto dei familiari) si era rassegnato da tempo ad accettare le sue manie con sopportazione.
    Il rapporto invece tra Peter e Johannes non era così idilliaco. A differenza di Jakob, Johannes era sempre stato più battagliero nel discutere delle sue decisioni con Peter e, soprattutto, contrario fin dall’inizio di non permettere ai fratelli minori di lasciare le isole finché la maledizione non fosse stata spezzata, nonostante riconoscesse l’utilità del campo di forza. Johannes era convinto che un atto d’amore non fosse necessariamente di una moglie o un’amante, per questo reputava di aver segregato i fratelli in una pena senza senso. Sapeva, però quanto Peter avesse sofferto in quegli anni e, nonostante ci fossero stati tempestosi litigi tra loro, era pronto a sostenerlo, se non considerava che una decisione di Peter fosse una completa idiozia.
    Il re, appena rientrato al castello, seppe che la nave dell’Ammiraglio era attraccata al porto, dopo quasi due mesi d’assenza per ragioni del suo Ministero, e l’aveva fatto rintracciare da un messaggero per ordinargli di presentarsi nelle sue stanze quanto prima. In poco meno di un’ora, il re sentì bussare delicatamente alla porta del suo studio e al suo invito a entrare, l’Ammiraglio Johannes entrò e salutò. Peter gettò un’occhiata al fratello, che non vedeva quasi da due mesi, e lo trovò in buona forma. I capelli quasi neri dell’Ammiraglio erano tirati all’indietro e le sue bassette rosse erano state rase di fresco, era impeccabile come sempre … Peter si sentì per un attimo invidioso, sapeva di non avere mai avuto un aspetto così elegante in tutta la sua vita. Johannes aveva in mano due lettere che appartenevano rispettivamente all’ottavo principe, Bartholomæus, e al dodicesimo principe, Matthias. Si avvicinò al re e gli porse le lettere che le guardò distratto, pochi giorni prima le avrebbe aperte con un’urgenza ma non adesso.
-Ho parlato con la regina Attina, mi ha detto che c’è ancora tempo per spezzare la maledizione di Hans. Hai qualche suggerimento su come aiutarlo a scongelare il suo cuore?- domandò Peter conciso ma Johannes non rispose e il suo volto s’indurì, sembrava chiaramente arrabbiato ma lo era da quando Hans era stato riportato legato nella sua nave, per cui Peter domandò se c’era qualcos’altro che non andava.
-Dovresti leggere prima le lettere. Dopo di queste, sarei l’unico a doverti dare ancora una risposta sulla punizione di Hans?- chiese in tono atono l’Ammiraglio.
-Sì-
-Molto bene, leggi prima. Voglio avere l’ultima parola in questa storia-, Peter percepì un po’ di sarcasmo nelle sue parole ma non indagò.
Il re aprì una delle due lettere a caso ed era quella di Matthias.

 Carissimo re Peter,
Ricevere da voi una seconda lettera è stato strano perché mi chiedete un consiglio su Hans che non posso proprio darvi.
Hans mi odia ferocemente e con tantissime buone ragioni dalla sua parte mentre ho paura di Hans, ho paura di lui quando per la prima volta lo vidi piangere disperatamente al funerale di nostra madre che credo odiasse.
“Sono il suo preferito, devo piangere ed è quello che ci si aspetta da me”. Mi ricordo ancora l’espressione con cui me lo disse, non era più un bambino, era un uomo che calcolava abilmente le sue mosse e aveva tredici anni!
La colpa è la mia e dei gemelli, per due anni l’abbiamo ignorato, anzi abbiamo finto che non esistesse. Era una punizione che gli impartimmo perché eravamo così gelosi che fosse il preferito di nostra madre. Fummo bravi a scegliere il periodo, voi e i fratelli regnanti eravate troppo occupati per accorgervi delle nostre malefatte a causa della partenza del principe Filip in Oriente e Matthæus e Bartholomæu si trovavano entrambi in Accademia, organizzammo tutto con perfetto tempismo.
A dichiarare tutta la verità fui il più codardo di tutti, acconsentii perché ero una persona debole e codarda e non volevo subire le stesse angherie di cui era vittima Hans. Alla fine riuscì a convincerli a smettere.
In quei due anni lo abbiamo abituato alla crudeltà, tant'è che ormai sa fare solo quello che gli è stato insegnato per colpa mia e di quegli stolti.
Mi sento in colpa per che cosa è diventato mio fratello ma non so proprio che consigliarti.
Capitano Matthias Paulus Westergård
P. S: Mi dispiace che questa lettera sia inutile. La mia unica richiesta è che abbiate pietà di Hans.

    Il re ripiegò la lettera e rimase pensieroso, era sconcertato perché c’era qualcosa che mancava nella confessione del principe. La storia dei due anni dell’isolamento la sapeva e, come aveva scritto Matthias, i gemelli erano stati abili a decidere quando iniziare quella storia, però Hans non li odiava, non erano nelle sue grazie. Hans però provava per Matthias un odio feroce ed esplicito che Peter stesso era stato testimone, se era vero che Matthias avesse fatto smettere quello scherzo crudele perché quell’odio profondo? Che cosa aveva fatto? O meglio che cosa non aveva fatto Matthias per meritarsi quell’odio? Era il semplice fatto che Hans avesse capito che non era un aguzzino, ma solo un debole braccio di quella crudeltà? Che Matthias fosse un bambino debole che seguiva il più forte e quindi agli occhi di Hans meritava il suo odio? L’Ammiraglio era rimasto con un’espressione severa in volto e Peter capì che era infuriato con lui, suo fratello aveva sempre quell’espressione quando stava per iniziare a discutere con lui. Per guadagnare tempo, gli chiese di leggere la lettera e dirgli cosa ne pensasse.  Johannes tese una mano con fare irritato e prese la lettera dalle mani del re e iniziò a leggere sottovoce.
-Che cosa vuoi sapere?- domandò finito la lettura.
-La faccenda dei due anni la sappiamo, sento che però Matthias sta nascondendo qualcosa-.
-Non ne ho idea, ma immagino che anche i fratelli più giovani abbiano diritto ai loro segreti- la voce dell’Ammiraglio fu così sarcastica che Peter si domandò se si fosse sentito costretto a venire lì, distruggendo i suoi piani personali della serata. In realtà la lettera di Matthias aveva rievocato nella memoria di Johannes un ricordo spiacevole.
    L'Ammiraglio ricordava chiaramente di aver trovato suo fratello Hans, un bambino di appena nove anni, intento a piangere, rannicchiato in un angolo nascosto di uno dei corridoi più deserti del castello. Johannes non si ricordava perché fosse passato lì, si ricordava solo che era sera e che aveva trovato Hans. Si ricordava gli occhi verdi completamente gonfi, la pelle delicata arrossata, la camicia umida e l’espressione di puro dolore nei suoi occhi. Aveva fretta ma si era fermato immediatamente, gli aveva domandato cosa fosse successo ma il fratellino non aveva risposto, si era asciugato energicamente il viso con la stoffa ruvida dei suoi vestiti, irritando ancora di più la pelle. Johannes aveva guardato i documenti che aveva in mano e poi il fratello.
-Il Regno di Offin e Corona possono aspettare- aveva pensato e si era seduto accanto a Hans, che l’aveva guardato quasi spaventato da quel gesto e aveva girato la testa per non farsi vedere in quelle condizioni. C’era voluto un’ora per far confessare a Hans cosa gli fosse accaduto e Johannes rimasto tutto il tempo seduto di fianco al ragazzino, abbonando al suo fianco una serie di documenti. Alla fine Hans era crollato e aveva confessato tutto, o meglio quasi tutto come scoprì Johannes in seguito, si limitò a raccontargli del “gioco” del silenzio a cui lo sottoponeva i gemelli e il fratello Matthias, di cui era vittima da due anni, e gli disse di odiare, senza nessun legame logico alle sue precedenti parole, i suoi capelli rossi.
-Questi?-aveva domandato Johannes con dolcezza e quasi li aveva sfiorati, ma Hans aveva respinto la sua mano, infastidito.
-Sì, questi sono i capelli del diavolo. Lo dicono tutti, anche la regina madre!- (4), quella frase uscì involontariamente dalla bocca di Hans che voleva tacere sui comportamenti della regina madre nei suoi confronti. Il personale di servizio della madre lo pregava di avere pietà di quella donna malata e facevano appello alla sua compassione. C’erano anche i giorni che la regina madre stava bene ed era brava con lui, quindi doveva essere paziente … sua madre era donna sfortunata che aveva perso il marito. Johannes trattené la prima risposta venuta in mente, un’imprecazione troppo colorita per un bambino e per un principe, Hans, indispettito dalla mancata risposta del fratello maggiore, aveva nascosto il viso tra le braccia incrociate e poggiate alle ginocchia.
-Hans, è solamente genetica- aveva spiegato rassicurante Johannes. Gli domandò se Matthæus gli aveva spiegato cosa fosse la genetica e all’annuire del bambino, il maggiore aveva continuato, - Nostro nonno aveva i capelli rossi, se non mi credi puoi andare a vedere il suo ritratto nella sala delle commemorazioni-.
- Se è come dici tu, perché allora sono l'unico ad avere quest’orribile colore? Perché siete tutti bruni? E Bart è biondo come la regina-madre e Matthias non è rosso rosso come me!-
    Johannes aveva sorriso e aveva chiesto a Hans di asciugare gli occhi e d’avvicinarsi. Gli aveva detto d’osservare le sue guance- Hans, adesso sta un po’ ricrescendo, come puoi vedere la mia barba, è rossa-. Hans era rimasto stupito perché non aveva mai visto la barba del fratello che preferiva rasarsi completamente.
-Non è tutto, Andreas ha le lentiggini sulle spalle e petto e il principe Bartholomæus sul viso, ma quel vanitoso se le schiarisce. Tu sei un rosso puro: lentiggini, pelle chiara, capelli rossi e giorno anche la barba, mentre noi siamo delle imitazioni- aveva spiegato facendo un occhiolino al bambino che finalmente aveva sorriso.
- Allora, perché continuano a prendermi in giro?- domandò il bambino più a se stesso che al fratello, Johannes allungò un braccio e tirando il bambino verso di sé, lo appoggiò al suo petto, Hans s’imbarazzò molto ma non si svincolò a quel gesto inaspettato, così carico di dolcezza.
- Perché sanno che le loro parole ti fanno star male, Hans. Devi imparare a non mostrarti vulnerabile, altrimenti le persone ne approfitteranno per colpirti-.
-Tutte le persone sono così?-
-Non tutte, ovvio, ma la maggior parte sì. Poi un giorno incontrerai delle brave persone, a cui potrai mostrarti per quello che sei veramente, con le quali non dovrai aver paura di essere sincero- Johannes si era interrotto, per un attimo, per guardare seriamente il fratello, - Sono uno di queste. Ricordalo, Hans, puoi sempre contare su di me e non avere mai paura di dirmi tutto-. Gli accarezzò la testa e gli disse che ci avrebbe pensato lui ai suoi farabutti dei suoi fratelli.
    Hans era rimasto appoggiato al petto del fratello, profumava di una buona e delicata acqua di colonia, e spossato del pianto precedente e forse sollevato dalle parole del fratello, che sancivano almeno la fine di un incubo, si era addormentato. Johannes l’aveva preso in braccio e portato nelle sue camere, non se l’era sentita a lasciare il fratellino da solo e la moglie aveva accolto con un sorriso la proposta di lasciarlo dormire nelle loro stanze, un comportamento contrario a qualsiasi etichetta.
-Stasera dormirò con due principi, sono una dama fortunata- aveva detto la sua spiritosissima moglie, Vibeke,baciando leggera il marito sulle labbra.
-Sì, ma non ti ci abituare- aveva scherzato a sua volta il terzogenito guardando con affetto quella donna che aveva sposato quando aveva solo diciannove anni, prima di partire per l’ultima battaglia ereditata dal precedente re. Fingendosi offesa la moglie disse-Che villano, Johannes- ma sorrideva mentre dava un buffetto sulla guancia al marito.
    Johannes aveva detto alla moglie che svestiva lui il fratello perché quest’ultimo si sarebbe imbarazzato a scoprire di essere stato spogliato da sua cognata. Era un lavoro che Johannes si era abituato a fare per prestare soccorso ad altri marinari e in seguito aveva imparato a svestire le due figlie, che avevano abiti assai più complicati. Aveva posato Hans delicatamente sul letto, notando quando fosse leggero, si portava abbastanza piccolo per la sua età e Johannes pensò che fosse a causa di quei geni rossi.Quando l’aveva spogliato, aveva notato però degli strani segni bianchi, che apparivano come il riflesso o la testimonianza di qualcosa di orribile. Johannes era rimasto impietrito, non era la prima volta che vedeva segni simili, lui stesso l’aveva ricevuto in passato ma cercò di non drammatizzare. Gli aveva infilato una sua camicia e lì aveva notato un segno sul polso sinistro del fratello minore che distrusse ogni suo dubbio, era un taglio lungo due centimetri sottile ormai cicatrizzato e bianco latte, dall’aspetto l’Ammiraglio poteva dire che non era possibile che se lo fosse inferto Hans. Johannes accarezzò la cicatrice e vide il volto del ragazzino contrarsi violentemente anche nel sonno, come se quella parte del suo corpo ormai fosse intoccabile. Non erano i segni di un bambino che gioca e si fa male, erano i segni di un bambino picchiato … lui lo sapeva bene, il loro padre aveva sempre avuto le mani lunghe durante l’addestramento dei primi cinque principi ereditari e non si era mai risparmiato. Poiché i tre farabutti lo ignoravano da due anni, i fratelli di mezzo non erano lì e Alfæus non era assolutamente il tipo, quei segni dovevano avere la firma della regina madre. L’Ammiraglio aveva finito di vestire il fratello e l’aveva coperto, con delicatezza gli aveva accarezzato quei capelli che tanto odiava ed era rimasto in silenzio. Lo stesso incubo che avevano subito loro dal loro padre, adesso lo subiva Hans dalla loro madre. Il cerchio della violenza non si era ancora spezzato e ciò lo terrorizzava più di ogni cosa al mondo.
    L’Ammiraglio scacciò quei pensieri e fissò predatore Peter, lo interruppe dicendo di leggere anche l’altra lettera. Aveva bisogno di un attimo per riprendersi da quel ricordo mentre Peter pensò che dovesse accontentare uno strano capriccio del fratello. Johannes lo osservò distratto mentre lui iniziava a leggere la lettera del più spregiudicato principe delle Isole del Sud, dal nome più pomposo e altisonante che potessero scegliere i loro genitori, Bartholomæus.

 Caro Peter
La tua lettera mi ha sconvolto perché credevo che avessi già preso una decisione sul destino di Hans. Nella mia vita sono fedele solo a due cose alle gonne delle signore e al regno, se tu mi ordinassi i miei servizi contro Hans, lo farei immediatamente e lo sappiamo entrambi, che cosa vuol dire.
Qualcuno potrebbe trovare strana questa tua indecisione ma non io, fortunatamente io so tutto della maledizione …

Il re spalancò gli occhi a leggere quelle parole, sudò freddo e il suo battito cardiaco accelerò, con un filo di voce esclamò - Bartholomæus sa della maledizione?!- La frase arrivò come un sussurro dell’altro mondo all’udito dell’Ammiraglio, risvegliandolo dai suoi pensieri e con un gesto, non molto educato, strappò la lettera dalle mani di Peter che lo fissò seccato.
-Non mi sembra educato quello che hai fatto, per essere uno che ama tanto l’etichetta-, disse irritato mentre l’Ammiraglio ribatté che loro credevano che fosse così ossessionato da non saper dare le priorità, invece sapeva darle, che diamine il suo mestiere si basava sul scegliere le priorità.


[...]Nostra madre era seriamente una stronza per farci una cosa del genere e non mi stupisce che fosse sposato con quel mostro di nostro padre (è una fortuna che Hans non l'abbia mai conosciuto).Ti racconto tutto dall’inizio, ho cominciato a raccogliere informazioni sulla magia dopo gli eventi di Arendelle e ho iniziato a  parlare con strani personaggi che dicevano di avere poteri magici: qualcuno era un impostore ma altri, appena mi hanno visto, hanno iniziato a gridarmi “ cuore scongelato” e ho scoperto che fosse qualcuno di buono. Parlando con alcuni di questi individui, mi hanno spiegato che tipo di maledizione mi avesse colpito e cosa facesse effettivamente utilizzando come metafora un’antica leggenda degli indiani d’America.
In ognuno di noi vivono due lupi, uno bianco e uno nero, il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende mentre il lupo nero è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Entrambi lupi lottano per la nostra attenzione e secondo la leggenda scegliere di “nutrire” un solo lupo ci porta in una posizione assurda, i due lupi diventano aggressivi e squilibrano la nostra anima. La maledizione che ci fu lanciata fa in modo di rendere più forte il lupo nero, eravamo costretti a una visione del mondo incompleta, distorta e pericolosa, perché un uomo pieno di rabbia e odio non può far del bene. Credo che nel caso di Hans, ormai lui sia completamente dominato dal lupo nero e il bianco sia morto da tempo. Se vogliamo spezzare la maledizione, dobbiamo liberare il cuore di Hans dalle fauci del lupo nero e dare un po’ di equilibrio mentale a quella testa bacata. In caso di fallimento, puoi sempre richiedere i miei servizi perché le Isole del Sud sono la priorità …
       
    L’Ammiraglio smise di leggere perplesso e chiedendosi come mai Bartholomæus fosse così ossessionato dal regno, considerando che era stato cacciato con disonore dall’Accademia militare (scatenando l’ira dei fratelli più grandi) e il suo comportamento libertino non aiutava certamente a migliorare la reputazione all’estero delle Isole: Thomas era solito, infatti, a mandare lettere minacciose al fratello minore. Il re disse di lasciar correre con uno strano segno rassegnato e d’accettare Bart per quello che era, un folle. L’Ammiraglio, con un’espressione ancora più perplessa, riprese a leggere la lettera ad alta voce, infastidito seriamente dal linguaggio informalissimo del fratello minore.

[…] A questo punto, ti starai domandando che cosa quel geniaccio del tuo fratello minore stia per consigliarti per aiutare a spezzare la maledizione, in realtà nulla, il mio lavoro è raccogliere informazioni non di certo usarle (tranne che per scrivere o ricattare, ma quella è un’altra storia!). Prima che tu me lo chieda, ho scoperto la maledizione per caso, ho avuto una splendida notte con una strega che mi ha svelato un po’ troppe cose: a quanto pare nostra madre per la complessità della maledizione si è guadagnata il rispetto di tutte le streghe, almeno c’è qualcuno che ci ha guadagnato da questa storia! Termino la mia strabiliante lettera, piena d’informazioni, salutandoti affettuosamente e rilassati, andrà tutto bene e se non così … un colpo di spada risolve tutto.
Con affetto.
Il seducente scrittore Bartholomæus Westergård

     L’Ammiraglio ripiegò la lettera nella busta, fissò il re e parlò con voce incrinata dall’irritazione – Ma sono tutte così le sue lettere?-. Peter sapeva quanto Johannes ci tenesse alle formalità e fu divertente stuzzicarlo un po’- Sì, in effetti, questa però è la più pulita-.
-Con chi crede di parlare?!- proruppe l'Ammiraglio, sbattendo rumorosamente un piede per terra.
-Con suo fratello- rispose pratico e quasi serafico, Peter detestava il comportamento di Bartholomæus ma adorava che lui lo trattasse senza formalità, tutti i principi, dal sesto in poi, tendevano a essere sempre formali con lui ma non gli era mai piaciuto, non avrebbe avuto problemi se si fossero rivolti a lui chiamandolo per nome … si sentiva messo a distanza: questo Johannes non l’avrebbe mai capito.
-Questa lettera non ha senso- tuonò irritato l’Ammiraglio e Peter pensò che la maggior parte delle lettere ricevute, non avesse senso ma sorrise al pensiero. Bartholomæus sapendo della maledizione, aveva cercato di capire cosa fosse effettivamente e per quanto bislaccamente aveva suggerito una pseudo-soluzione, l’unica cosa che lo spaventava era il fanatismo feroce del fratello … era meglio se perdeva tempo a scrivere i suoi libracci e a correre dietro le gonne.
-Come ti ho già accennato, la regina Attina ha detto che se una trasformazione di Hans a livello fisico non è ancora avvenuta, vuol dire che ci vorrà del tempo e che possiamo trovare un modo per scongelare il suo cuore- spiegò il re di fronte all’Ammiraglio, che assunse un’espressione un po’ tetra in volto.
-Che cosa può aiutare Hans a liberarlo dal ghiaccio? Tu lo conosci meglio di tutti- domandò nuovamente il re mentre il fratello minore rimasse in silenzio e con uno sguardo dannatamente serio e determinato disse.
- Lascialo andare-.
    Peter, di riflesso, aprì la bocca nonostante che fosse un uomo che sapeva ben celare le sue emozioni, non poteva credere che Johannes avesse detto quelle parole, non lui che era severo quanto Peter.
-Sei impazzito?- domandò con voce graffiante Peter- Dopo quello che ha fatto?-Johannes zittì il fratello con un gesto imperioso della mano e tuonò- Vuole la libertà, vuole essere libero. Odiava vivere qui ancora prima di finire in carcere-. Per la prima volta, dopo tanto tempo, Peter non seppe ribattere e guardava stupito Johannes, era ben lontano da quell’uomo formale e freddo che conosceva da anni.
-Se vuoi che torni normale, devi lasciarlo vivere!- continuò l’Ammiraglio e a sentire quelle parole, così vicine a quelle che gli aveva urlato Hans quasi un anno prima, Peter abbassò lo sguardo e negò vigorosamente quello che diceva il fratello con la testa.
-Non posso- mormorò Peter, con una semplicità. Era troppo per lui, suo fratello stava chiedendo l'impossibile. Lasciarlo andare. poteva, no...non voleva. Con o senza maledizione, Hans doveva essere punito per tutti i crimini commessi ad Arendelle. Il perdono senza sacrificio non era una scelta contemplabile e dimenticare le proprie responsabilità era addirittura un abominio per Peter.
- Con il sigillo spezzato non abbiamo idea di che cosa succederà e se sarà un pericolo, per se stesso e, soprattutto, gli altri-
Johannes compì un gesto ben lontano dal suo autocontrollo, afferrò le spalle del fratello e incominciò a scuoterlo agitato, - È una scusa Peter.Non possiamo permetterci il lusso di tentennare. Chiuso in cella, Hans non potrà liberarsi del maleficio!- Johannes aumentò la pressione sulle spalle di fratello mentre diceva quelle parole.
-Mi capisci, Peter?! Non farti offuscare dalla paura, dai sensi di colpa o qualunque altra cosa che ti passi per la testa-. Il re alzò finalmente lo sguardo e non vide negli occhi del fratello rabbia ma tristezza e determinazione.
-Perché non riesci ad avere fiducia in Hans?- la voce di Johannes non aveva nessun tono accusatorio, fu dolce ma abbastanza da far nascere nel cuore di Peter il disgusto di sé.
-Perché Hans è come me. Un manipolatore che a furia di nascondersi dietro a mille maschere non sa più distinguere la verità dalla menzogna. Chi sono io? È una domanda a cui non riesco a darmi una risposta. Sono un re spietato e crudele? Un re severo ma giusto che ama il suo popolo? Il fratello stimato di Jakob? Il padre amabile di mia figlia? Un uomo che voleva dare serenità alla sua famiglia ma che invece l'unica cosa che ha saputo fare è quella di trasformare suo fratello minore in un'immagine distorta di sé? Un uomo che non è riuscito a mantenere la promessa della sua defunta moglie di prendersi cura di lui come se fosse la rosa più preziosa del mio giardino? Un riflesso di mio padre, l'uomo a cui non voglio in alcun modo assomigliare? Non sono sicuro di sapere chi sono. Come posso fidarmi di Hans se lui è come me?!-. Questi pensieri, come un maremoto, occuparono la mente di Peter che si limitò a mordersi le labbra, fissando negli occhi Johannes che attendeva una risposta.
-Credi davvero che lo meriti?- domandò secco Peter e Johannes annuì fiducioso rispondendo -Sì-.
    Peter sorrise, se Johannes credeva di poterlo fare … anche lui poteva, strinse con le proprie mani le spalle del fratello in segno di rassicurazione. Rimassero in silenzio senza sorridere, Peter poteva percepire l’agitazione di Johannes celata e sperò che lui non percepisse la sua.
-Noi dobbiamo aiutarlo, perché nonostante tutto siamo i suoi fratelli. Adesso ti parlo come Johannes, non come il Ministro della Difesa. Ti prego, Peter, dai fiducia a Hans. Per lui non è troppo tardi per cambiare, ma se gli neghi questa possibilità, non potrà mai redimersi dai suoi errori- implorò supplichevole Johannes.
-Come posso dargli fiducia, dimmelo! Ha fatto un’azione orribile e non necessaria- sussurrò a sua volta Peter, ma il suo tono era acido e sentì la presa del fratello aumentare.
-Tanto … qualunque cosa succeda, sarà costretto il sottoscritto a sporcarmi le mani, come sempre- concluse sarcastico, si sentiva così stanco che se non fosse stato per la presa di Johannes sarebbe caduto. L’Ammiraglio, a quelle parole, lasciò la presa e si tolse il guanto destro e lo usò per schiaffeggiare il fratello. Peter rimase basito da quel gesto e fissò incredulo il fratello. L’espressione di Johannes era fermissima e con una voce rabbiosa tuonò- Non dirlo neanche per scherzo. Non sei l’unico che si è sporcato le mani per questo regno e per la famiglia, anche noi abbiamo i nostri demoni interiori! Spero che siano la stanchezza e la tristezza a farti dire sciocchezze del genere, non voglio pensare che tu abbia davvero poca stima di noialtri-. Peter si toccò la guancia colpita, anche se non aveva nessun dolore, e rimase in silenzio. Aveva perso il senso della realtà, Johannes aveva ragione … non era l’unico che affrontava i sensi di colpa e demoni in quella famiglia disastrata. Ridacchiò nervoso, a volte si sentiva così alienato nel suo ruolo di re coscienzioso e diventava petulante e lamentoso.
-Hai qualche idea, vero Johannes?- Peter sorrise sbarazzino, era un sorriso un po’ raro a vedersi su quel volto mangiato dalla preoccupazione ma non era un caso che lo vedesse Johannes perché, nonostante il loro impetuoso rapporto, si guardavano le spalle a vicenda e si spingevano a superare i loro limiti.
-Fammi un riassunto di tutto quello che ti hanno proposto quei “degenerati” dei nostri fratelli-, rispose Johannes e il re lo accontentò immediatamente. Johannes rimase in silenzio finché Peter non ebbe finito e, poi con un gesto baldanzoso, disse che si poteva far coincidere un po’ tutto: ironicamente Peter domandò come avrebbe fatto.
- Ovviamente, escludendo le idee inutili, i gemelli hanno ragione a dire che hanno bisogno di discutere con lui, ma mandare Hans da loro adesso è una follia, sarebbe come un omicidio preannunciato, anche se meriterebbero in pieno questa fine-.
-Ti domandi mai perché i gemelli hanno paura di te?-domandò ironico Peter e Johannes rispose con gesto seccato- Meglio così, erano delle vere canaglie da piccoli, quella faccenda dell’isolamento è roba da veri criminali-. Tacque un attimo -Anche se Filip sostiene che siano migliorati-, l’Ammiraglio mise le mani sui fianchi- Noi da piccoli non eravamo così perfidi, fra noi- commentò sprezzante.
-Forse perché le botte di nostro padre ci davano un motivo per allearci- disse Peter con tono freddo- E poi non dimenticare, come abbiamo scoperto in seguito, i gemelli erano aizzati da nostra madre-.
-È vero ma e mi sono divertito a maltrattarli quando hanno lavorato sulla mia nave. Hans come marinaio è notevolmente superiore- disse seccamente Johannes e con un tono così orgoglioso che Peter sorrise.
-Comunque sia-, iniziò Johannes, ben deciso a riprendere il punto del discorso, - Potremmo obbligare Hans a redimersi-.
-Non c’è redenzione senza volontà. Ti posso assicurare che Hans non è lontanamente pentito di quello che ha fatto-.
-Lo so, non sei l'unico che hai parlato con lui-, precisò con tono brusco l'Ammiraglio.
-Allora, vuoi fargli il lavaggio del cervello?-.
-No, ti ho già detto che Hans vuole la libertà. Offrigliela con qualche extra e farà qualunque cosa per ottenerla-.
-Non ha neanche tentato di scappare dal carcere, forse non gli interessa così tanto- commentò Peter.
- Hans è un uomo intelligente, se scappa e viene catturato significa che sarà condannato a morte. Si sta organizzando per la fuga perfetta, avrai notato che non è dimagrito-.
    Peter annuì, sapeva che cosa intendesse Johannes: negli ultimi tempi Hans aveva sì un aspetto più trascurato, ma il suo fisico conservava ancora la forma smagliante di un tempo, a giudicare dai muscoli ben risaltati dalla stoffa della camicia che indossava nella sua permanenza in cella. Probabilmente stava cercando di mantenersi in forma per un'eventuale evasione dalle segrete. Il giovane principe sapeva che se fosse scappato, avrebbe dovuto rinunciare a tutto, titolo, rendita e nome e rifugiarsi in un continente lontano come l’America, in Europa sarebbe stato in pericolo: Peter non gli avrebbe mai dato una seconda possibilità. Per questo Hans era mansueto, ma era evidente che stesse tramando qualcosa. Se fosse stato nei suoi panni, anche Peter avrebbe fatto lo stesso. Anzi, sapeva essere infinitamente più paziente del suo giovane fratello e per questo, lui difficilmente falliva: questo lo aveva imparato a sue spese il precedente re …
Johannes aveva ragione se avesse offerto a Hans la libertà, forse avrebbe collaborato.
-Hai presente Ercole?- domandò Johannes improvvisamente e il re annuì. Johannes incrociò le braccia e con uno sguardo disinvolto. disse- Uccide la compagna per gelosia e per redimersi compie dodici missioni, o meglio fatiche-. Peter inarcò il sopracciglio in un’espressione furba, aveva capito cosa intendesse il fratello- Vuoi che offra la libertà a Hans, ma in cambio lui dovrà sostenere le sue fatiche-.
L’Ammiraglio batté le mani per enfatizzare la sua allegria- Bravo, la sua volontà nell’ottenere la sua libertà potrà aiutarlo a redimere e, eventualmente, a ricevere o dare l’atto di vero amore, qualunque cosa significhi per lui-. Peter era tentato dall’idea che trovava ingegnosa, gli altri fratelli avrebbero potuto affidare le missioni a Hans e tenerlo sott’occhio, aiutandolo a scegliere la strada giusta.
-Ci sono dei problemi però- contestò dopo averci ragionato un attimo e il fratello lo invitò a parlare.
- Non credo che tutti i nostri fratelli abbiano un’idea buona per aiutare Hans. Matthias ne è un esempio-
-Non è importante che siano dodici, due o dieci fatiche, Peter. L’importante è il concetto e poi, alcuni dei nostri fratelli sanno già cosa fare, per esempio Andreas che lo vuole al convento: stare lì non lo ucciderà mica-. Peter concordò, in ogni caso poteva chiedere ai fratelli senza idee di ragionare un po’ meglio, nel frattempo potevano spedire Hans da chi aveva le idee chiare.
-L’altro problema è che Hans non è abbastanza paziente, potrebbe cercare di scappare durante le missioni perché irritato da questa “buffonata”-, alla parola buffonata Peter imitò il segno grafico delle virgolette.
-Anche io stavo pensando a questo ma non credo, che tu non abbia nessuna idea per non fargli temere la fuga- commentò fiducioso l’Ammiraglio. Peter respirò profondamente, aveva già un’idea terribile, anzi due.
-Potrei minacciarlo di mandarlo nella Colonia Sort sne- annunciò Peter mentre a quelle parole Johannes spalancò gli occhi, sconvolto. La Colonia Sort sne era un luogo terribile, caratterizzato da temperature estremamente rigide, pieno d’insidie e pericoli di ogni genere. Solo chi vi era nato poteva sopravvivere. Pensò che una minaccia non fosse altro che una promessa, Peter manteneva sempre la parola data e per questo era pericoloso.
-Potrebbe cercare di scappare da lì- notò l’Ammiraglio. A quel punto, il re assunse una posa autoritaria e fissò gelido il fratello per un istante, prima di dire qualcosa di molto più sconvolgente- Lo credo anch’io, nell’eventualità, lo minaccerò di marchiarlo a vita-
Johannes rabbrividì. Tentò disperatamente di convincersi che una soluzione così estrema fosse l'unica soluzione giusta, ma il subbuglio dentro il suo cuore fece vacillare la sua razionalità. La marchiatura era la massima pena dell’Isole ed era talmente disumana che al confronto, la pena di morte tramite l'annegamento era un atto di clemenza. Era davvero giusto arrivare a tanto per la redenzione di Hans?
-Credo … - esitò prima di finire la frase- … che così farà il bravo-, ammise indulgentemente.
-Lo spero per lui- disse categorico Peter e Johannes pregò Dio che quando il re avrebbe fatto la proposta a Hans, quest’ultimo non pensasse di essere più furbo di lui perché significava firmare la sua condanna. Hans non aveva mai conosciuto il lato più spietato di sua maestà Re Peter delle Isole del sud, successore dell’abdicante re Brun.
-L’ultimo problema è il sigillo. I fratelli, che non sanno nulla della maledizione, non saranno in grado di notare se Hans ha comportamenti anormali: tra una missione all’altra dovremmo controllare in qualche modo. Se notiamo qualcosa di strano, dovremmo essere pronti alla soluzione finale … -, la voce di Peter si spense per un attimo per poi riprendere a parlare con la sua abituale fermezza.
- Dovremmo ucciderlo e insabbiare la cosa-.
I due fratelli rimassero a fissarsi in silenzio e a domandarsi se questa era l’ultima volta che avrebbero versato il sangue della loro famiglia.
    Peter pensò che la vita, giudice spietata, si stesse prendendo la rivincita su di lui, che non aveva esitato a vendicarsi di sua madre per l'uccisione di Ada e per la fine pietosa di suo padre, paralizzato a seguito di un "incidente" di caccia. Peter aveva lottato per non essere come i suoi sanguinari predecessori, eppure aveva compiuto atti ignobili per proteggere il regno e la sua famiglia. Era un peccatore nel midollo, la vita lo metteva alla prova ogni giorno, quasi si divertisse a prendersi gioco di lui. In quel preciso momento gli pareva che gli stesse chiedendo beffarda "Sarai in grado di uccidere il tuo caro fratellino che hai cercato disperatamente di crescere per far sì che un giorno diventasse migliore di te?"
-Contatterò gli altri fratelli a nome tuo, Peter- disse l’Ammiraglio in voce tesa- In venti giorni saremmo in grado d’organizzare tutto. Peter annuì, sentiva soltanto il bisogno impellente di cacciare suo fratello dal suo studio, se avesse potuto, avrebbe dormito abbracciato alla figlia: quella piccola donna che aveva il cuore saldo come quello di sua madre. Johannes diede una pacca sulla spalla al fratello, un gesto insolitamente informale per lui, e si congedò, come se avesse percepito il bisogno muto di Peter.
    Lo studio del re rimase in silenzio, Peter, dopo qualche minuto, si avvicinò alla finestra e osservò il suo riflesso. Vide i suoi occhi freddi e nell’espressione severa rivide il volto di suo padre, che gli diceva crudele “Voi, vi credete migliore di me, ma un giorno principino vi guarderete allo specchio e vedrete che siete un mostro spietato, che non conosce il concetto di limite. Esattamente come me”. Batté rabbioso un pugno allo spesso vetro della finestra, come volesse colpire ancora una volta suo padre, e il rumore rimbombò nello studio. Appoggiò febbrile la fronte sulla superficie vetrosa e lentamente si accasciò sulle ginocchia, tenendo ancora la mano sul vetro, e il suo respiro si spezzò piegato da un singhiozzo roco.  Era esattamente diventato come suo padre, non conosceva il concetto di limite.
Era un mostro.

 
Note dell’autrice:
Finito tutto?Piaciuto? A me sì, molto ho aggiunto tantissime cose in questo capitolo tra cui la scena di Johannes e Hans (inizialmente era stata eliminata ma sono riuscita a inserirla). Mi piace pensare che sia l’unico rapporto veramente sincero che Hans riesce ad avere nella sua famiglia.
Piccolo riepilogo per tutte le cose dette: i tredici principi delle isole erano stati maledetti da loro stessa madre (il padre di Hans sapeva che la moglie era una strega e picchiava i più grandi). I fratelli maggiori insieme a Attina (che non è altro la sorella maggiore di Ariel della Sineretta) avevano creato un campo di forza attorno alle isole che limitasse i poteri della maledizione e perciò Peter aveva ripristinato la stupida legge del capitolo precedente, Ada è stata uccisa dalla suocera per i suoi poteri. Peter ha preso la sua decisione e non mi sono dimenticata che il fratellino non è uno stinco di santo. Ci vediamo al prossimo capitolo con lo scontro finale tra Hans e Peter, preparate i popcorn: lo scorpione e il leone si stanno per scontrare, il re vs il wannabe.

LE NOTE DEL TESTO
(1)Nella favola originale della Sirenetta, le sorelle di Ariel le dicono di uccidere il principe e di bagnarsi le gambe del suo sangue così da ritrasformarsi in sirena, ovviamente lei rifiuta e muore. Mi piaceva l’idea di far scorgere il lato più oscuro di uno delle sorelle dei personaggi più famosi della Disney. Ringraziamento a mia sorella che mi ha suggerito le sirene nel ruolo dei troll delle isole!
(2) Maledizione con sigillo, mi sono basata sulle teorie scritte da Lucia Troisi nelle Guerre del mondo Emerso.
(3) Il non poter rivelare la maledizione è ispirata alla favola I cigni selvatici Hans Christian Andersen. In parte la maledizione della famiglia di Hans è un mix tra questa fiaba e un’altra
ancora (molto simile) e alcuni elementi della regina delle nevi.
(4) I capelli rossi (insieme agli occhi verdi) erano considerati simboli del diavolo. Scegliere quei colori per Hans è chiaramente una mossa abile dei disegnatori di raccontarci qualcosa di lui, la probabile discriminazione subita per il colore dei suoi capelli (ricordate il racconto Rosso Malpelo di Giovanni Verga, il protagonista aveva lo stesso problema) e anche il senso d’alienazione in famiglia. Avrete notato che i fratelli di Hans sono descritti tutti con i capelli castani, alcuni con una sfumatura scura, mentre lui è l’unico rosso in famiglia, questo accade perché i capelli rossi sono un tratto recessivo rispetto ai capelli scuri (beh anche rispetto ai biondi), ovviamente però alcuni tratti caratteristici dei rossi sono comunque presenti nella famiglia come le lentiggini su alcuni fratelli. È possibile vedere un uomo con i capelli e la barba di colori diversi, mio padre era biondo con la barba rossa, mio fratello è castano con la barba rossa (mio nonno era rosso).

 

Ecco lo schema finale della famiglia:

1.RE: Peter Simon 47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.
2.MINISTRO DEGLI INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans
3.AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI DIFESA e MINISTRO DELLA DIFESA (uomo impegnato) : Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans(E’ l’unico che si fida di Hans e lo adora, credo che si sia capito)
4.SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans
5.MINISTRO DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di differenza con Hans
6.MINISTRO DEGLI ESTERI: Thomas 37 anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7.SCIENZIATO : Matthæus 33 anni, ha 10 anni di differenza  con Hans
8.SCRITTORE: Bartholomæus 31 anni, ha 8 anni di differenza con Hans
9.PRINCIPE REGGENTE: Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con Hans
10.CAPITANO D’INDUSTRIA:  Thaddæus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
11.CAPITANO D’INDUSTRIA:  Simon Zelatus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
12.CAPITANO MERCANTILE con saltuario diritto di corsa(CORSARO): Matthias Paulus 24 anni, ha 1 anno di differenza con Hans (specificatamente 13 mesi). Quando era piccolo, era un codardo, molto. Ha cercato di migliorarsi, è sposato con una sua carissima amica per un accordo tra una dama e un gentiluomo.
13.AMMIRAGLIO :Hans 23 anni

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Sokew86