Capitolo
V
La ballata dell’Ammiraglio
Il
regno era un arcipelago
di venti isole e le spiagge di quest’ultime erano bellissime
e aperte al
pubblico ma era proibito l’accesso a una sola ed era quella
del castello reale.
Il popolo aveva inventato curiose storie attorno alla spiaggia
“reale”, anche
il semplice accesso era divenuto leggenda: si raccontava che per
accederne si
dovesse affrontare una statua enorme di Nettuno o di un Tritone armato
di tridente
… gli sciagurati senza sangue reale avrebbero assaggiato
l’ira funesta
dell’arma. La leggenda più diffusa era che
però nelle acque di quella spiaggia
abitassero le mitiche e intriganti creature chiamate sirene. Il divieto
assoluto di entrare in quella spiaggia aveva inoltre alimentato
l’idea che le
sirene fossero le consigliere magiche dei reali delle isole del Sud da
secoli e
la famiglia reale le difendesse.
Peter era un uomo
ligio al dovere e raramente si concedeva un po' di tempo libero per se
stesso
ma, il giorno successivo ai discorsi sentiti nelle segrete, disse ai
suoi
collaboratori che si sarebbe preso il pomeriggio di riposo. A nessuno
fu dato
sapere che cosa il re dovesse fare e dove andasse, ad eccezione del
principe
Jakob che doveva essere sempre informato sui suoi spostamenti
poiché sua
guardia del corpo. Peter raggiunse la spiaggia del castello tramite un
corridoio segreto (ce ne erano parecchi e conducevano in zone molto
diverse del
castello) e una distesa spiaggia di color rosso lo accolse, il vento
gli
scompigliò i capelli, ingrigiti dalle disgrazie di una vita,
e l’odore del mare
lo avvolse rinfrescando i suoi sensi. Peter si sentì vivo e
orgoglioso della
bellezza naturale del suo regno. Il paesaggio di fronte a sé
era composto di
alte dune di sabbia che sorgevano nella spiaggia, coperte da strani
pini
arrampicanti, e dal mare trasparente e infinito nella sua bella.
L’acqua era
calma e, con il sole che stava tramontando, aveva assunto una sfumatura
rossa
che sembrava confondersi con quella della spiaggia. Era un infinto
rosso che si
ergeva davanti agli occhi estasiati di Peter, che si limitò
a sorridere, quasi
senza parole perché intonò senza volerlo una
vecchia canzone popolare a bocca
chiusa. Dopo aver goduto di quella meravigliosa vista per pochi intesi
attimi,
Peter si avviò verso il bagno-asciuga fermandosi pochi passi
prima, da quella posizione
estrasse il suo fedele pugnale dal fodero, quello che nascondeva sotto
il
cuscino, lo vibrò in alto e con voce tuonante disse- Davanti
alla regina dei
sette mari Attina, io, il re Peter delle Isole del Sud, mi
disarmò. Chiedo nell’infinita
grazia della regina di concedermi udienza-. Il re ripose il pugnale nel
fodero
e lo poggiò sulla spiaggia, rimanendo in silenzio e in
attesa.
Si alzò un vento
placido dietro di sé, le onde del mare iniziarono ad andare
verso il sole,
ormai così basso da sembrare sulla linea
dell’infinito. Si formò nell’acqua, ad
almeno da una decina di metri dalla spiaggia, uno strano cerchio
circondato
dalla schiuma del mare dove ne uscì una donna dai capelli
castani, che
indossava una corona di corallo e stringeva a sé un tridente
in pietra bianca e
lucente.
-Re Peter, è sempre
un piacere incontrarti, anche se non per lieti eventi- disse dolcemente
la
sirena, non era più giovane, come quando si erano incontrati
per la prima
volta, ma era una dama quarantenne dallo sguardo scherzoso e
integrante,
accettò di buon grado il galante baciamano di Peter, anche
se quest’ultimo
assaggiò inesorabilmente il gusto salato del mare nel farlo.
-Ti ringrazio per
la tua disponibilità a parlarmi, Attina -,
dichiarò Peter sincero e i due reali
si sedettero su uno scoglio per parlare, la regina marina porse la mano
e
chiese di poter vedere il medaglione. Peter lo slacciò dal
suo collo e lo porse
alla sirena, la quale lo guardò scettica, rapidamente e
duramente lo rimproverò-
Non devi portarlo mai al collo, soprattutto appoggiato al cuore,
è un oggetto molto
pericoloso!-.
-È successo solo
questa volta- si giustificò Peter mentre Attina gli
rivolgeva uno sguardo di
chi la sapeva lunga. Attina, dopo un attimo di esitazione,
toccò l’oggetto, tremò
e con voce afflitta disse- Dunque è vero, uno dei sigilli
non è stato spezzato-.
Peter annuì
mestamente, i sensi di colpa gli rodevano l’anima e la regina
chiese se si
trattasse del tredicesimo, Hans.
-Come fai a
saperlo?- domandò sbalordito.
- Ci sono delle
sirene ad Arendelle e mi hanno fatto rapporto, non capita tutti i
giorni che il
mare si ghiacci- rispose tranquillamente Attina.
Peter si passò una
mano tra i capelli, stancamente- Non capita neanche che un principe
cerchi di
uccidere una regina con un pugnale durante la sua cerimonia
d'incoronazione -.
-Con la spada, ha
cercato di tagliarle la testa- ci tenne a precisare Attina e Peter si
sentì
spiazzato.
-Fantastico, non sa
che certe cose vanno fatte in privato?-disse rabbioso Peter. Se proprio
Hans ci
teneva tanto a fare l'usurpatore, doveva imparare parecchie cose, come
ad
esempio l’arte della riservatezza.
-Non poteva sapere
che delle sirene riuscivano a guardarlo attraverso il ghiaccio-, la
voce di
Attina si spezzò- Alcune di loro hanno sperato che lo
facesse, così sarebbe
tornata l’estate-.
Peter cercò
d’immaginarsi che cosa dovesse essere stata una glaciazione
improvvisa per
delle creature sottomarine e, come paragone, trovò soltanto
l’eruzione improvvisa
di un vulcano, il panico e la paura della morte potevano far uscire il
peggio
nelle persone, togliere ogni traccia di pietà ed empatia.
Si morse le labbra
al pensiero del fratello.
- Hans ha ereditato
il sangue cattivo dei Westergård - pensò Peter e
percepì il suo stomaco in
subbuglio: eppure aveva fatto di tutto perché non fosse
costretto a tali atti
ignobili.
-Peter, che cosa
vuoi sapere?- domandò la regina Attina preoccupata
dell’espressione ombrosa del
suo amico, voleva bene a Peter ma a volte non era sicura di potersi
fidare di
lui, c’erano troppe ombre nella sua anima. Era stato
l’affetto che provavano
entrambi per i propri fratelli a unire quei due regnanti, Attina era la
sorella
maggiore di sei sorelle, di cui una diventa umana e quando guardava
Peter,
vedeva se stessa … quanto si sarebbe spinta per salvare sua
sorella dal patto
con la potente Ursula? Si potevano commettere azioni ignobili per
proteggere la
propria famiglia? (1)
-So che i termini
della maledizione sono avvenuti e che succederà qualcosa a
Hans, vorrei sapere
cosa possa essere e se c’è, ancora qualche
speranza- domandò il re, a sentire
quelle parole la regina marina gettò uno sguardo di
disappunto sul suo tridente,
che per quanto potente non aveva potuto nulla contro la maledizione
imposta
sulla famiglia reale delle Isole del Sud.
- Ripetimi le
parole di tua madre, della strega, volevo dire- si corresse la donna
sapendo
che Peter non considerava più, la donna che gli aveva dato
la vita, sua madre,
non dopo quello che aveva fatto a lui e al resto dei suoi fratelli.
Attina non
aveva mai provato un odio così profondo e guardando i
capelli ingrigiti di
Peter, pensò che non ne valesse la pena ma comprendeva il
suo amico. Peter
serrò le mani in due pugni e fissò
l’orizzonte, uno sguardo di puro odio
deformava i suoi occhi.
-Ho ghiacciato il
cuore di ognuno di voi, se entro dieci anni non sarete in grado di
scioglierlo,
diventerete le estensioni del mio odio-
La voce di Peter
divenne più aggressiva, ripensando a quella spaventosa notte
in cui aveva
sentito quelle parole dalla bocca di sua madre, un mostro assettato di
potere e
saturo d’orgoglio, e finì la formula- Solo, un
atto di vero amore spezzerà la
maledizione-. Sua madre aveva sorriso a quella frase, per lei era solo
una
frase denigratoria e di falsa speranza, cosa ne potevano sapere i suoi
figli
dell’amore se erano cresciuti dell’odio e disprezzo
di un padre e di una
calcolata diffidenza e finta isteria della madre? Peter ricordava
ancora, che
al finire di quelle parole, aveva sentito un dolore al petto
allucinante e gli
era mancato il respiro come se qualcuno l’avesse immerso
nell’acqua fredda e
avesse trattenuto la testa sotto, come se il suo cuore fosse stato
tagliato a
metà da una spada. Rabbrividiva a quel ricordo, era stato
così doloroso, non
solo la sua agonia ma vedere quella dei suoi fratelli, Jakob, Johannes,
Andreas
e Filip che erano con lui per compiere il peccato più
grande: l’avevano uccisa
facendo l’errore più grande della loro vita.
Perché, come gli spiegò quella
notte di dieci anni prima Attina, la regina madre non aveva lanciato
una
semplice maledizione … quella l’avrebbe potuto
spezzare facilmente con il suo
tridente. Era una maledizione con un sigillo e un sigillo
può essere spezzato
solo da chi lo impartisce o da qualcun altro più potente:
Attina, nonostante i
suoi sforzi, non era riuscita neanche a scalfirlo e il sigillo era lo
stesso
cuore dei principi! Una mossa sbagliata o troppo ardita li avrebbe
uccisi (2). Attina
non aveva mai visto tanta maestria nell’arte magica, era
rimasta scioccata,
dispiaciuta e impotente.
L’unica speranza
per liberarsi della maledizione, in quei dieci anni, era stata quella
frase
denigratoria “Solo un atto di vero
amore
spezzerà la maledizione”. Era stato
quello obiettivo di Peter e dei primi
quattro principi, spezzare la maledizione … sarebbe stato
più facile dichiarare
la verità ai fratelli ma la loro madre aveva pensato anche a
questo. La regina
madre aveva concluso la sua maledizione con un sorriso cattivo- Se
informerete
della maledizione i vostri fratelli, non artefici del mio omicidio,
moriranno
(3)- L’unico aiuto concreto che Attina aveva potuto dare alla
famiglia reale,
era stato creare un campo di forza attorno alle isole, grazie a dei
sacrifici
simbolici dei primi cinque fratelli, che potesse mitigare gli effetti
della
temibile maledizione.
-L’odio Peter non
ti porterà da nessuna parte- specificò la sirena
ma Peter ringhiò- Come posso
non odiarla? Ha ucciso Ada per rubarle i suoi poteri e ha maledetto i
suoi
figli, per chissà quale ragione-. E Peter si detestava per
non aver ascoltato
le parole di suo padre, lui l’aveva avvertito sulla
pericolosità di sua madre e
invece era stato arrogante e cocciuto, l’aveva sottovaluta
… sua madre era
stata brava a farsi passare per una semplice donna isterica in passato.
Attina guardò
preoccupata l’orizzonte, non era vero che l’odio
non porta da nessuna parte,
l’odio portava alla vendetta e a volte
all’autodistruzione. Guardò il volto
invecchiato di Peter e provò pietà.
-Se Ariel non fosse
sopravvissuta, che cosa avrei fatto?- si domandò Attina e
un’idea brutale le
passò nella mente, non era bello pensarlo ma tutti avevano
un lato oscuro.
-Da quanto tempo il
sigillo è stato spezzato?- domandò la donna. Peter
rispose prontamente che il medaglione si era congelato poco dopo
l’imprigionamento di Hans.
-Se non ci sono
segni visibili di cambiamento sul corpo del principe Hans, vuol dire
che la
maledizione è lenta a manifestarsi e forse hai ancora del
tempo per salvarlo-
Attina parlò calma e decisa ma era preoccupata, quel
maleficio sembrava fatta
apposta per agonizzare la preoccupazione di Peter, forse la madre
ricambiava
l’odio del figlio.
-Come faccio? Sono
anni che cerco di far incontrare Hans una ragazza capace di scioglierlo
ma ha
pessimi gusti in fatto di donne-.
Attina guardò
ironica Peter - Certo, perché qualunque ragazzo si
sentirebbe desideroso a
cercare l’amore della sua vita se, dall’altra
parte, il suo re gli ha proibito
di lasciare le isole senza essere maritato. Hai mai pensato che Hans si
è
sentito un po’ sotto pressione?-. Peter non riuscì
ad arrabbiarsi per la
sfacciataggine di Attina e sorrise.
-Non era facile
trovare una scusa convincente per tenerli segregatati, senza saperlo,
otto
giovani uomini- spiegò, in effetti, a pensare a mente fredda
quando lui e gli
altri quattro principi avevano dovuto pensare a una scusa, era stata
una delle
discussioni più esilaranti che avessero avuto.
-Immagino mio caro
Peter, ma forse non è l’amore di una donna che
ammorbidirà il cuore del
principe. È tuo fratello, dovresti saperle che cosa
è meglio per lui-.
-Ho perso il mio
rapporto con lui da anni, per colpa mia- dichiarò Peter
ripensando con rimorsi
e rimpianti gli ultimi anni passati a litigare con Hans.
-Trova un fratello
che possa aiutarti, ma devi far presto. Non so in quanto tempo
avverrà la
trasformazione nell’estensione dell’odio ma credo
che sia il caso di agire più
prontamente possibile, prima che sia troppo tardi-.
-Se dovesse
avvenire la trasformazione, avreste un’unica soluzione a
riguardo- e la regina
indicò l’arma di Peter lasciata sulla spiaggia,
che brillò della luce quasi
morente del sole. Il re fissò il suo pugnale, il suo stanco
cuore ebbe uno
spasimo ma sentì la sua fredda voce dichiarare che sapeva
cosa intendesse la
regina Attina.
La sirena, in uno
slancio d'affetto, abbracciò l'uomo senza nessun preavviso.
Per un attimo Peter
s'irrigidì, prima di ricambiare l'abbraccio dell'amica. In
famiglia nessuno era
stato particolarmente affettuoso nei suoi confronti, perché
sin dall'infanzia gli
era stato insegnato le manifestazioni fisiche d’affetto
indebolivano lo spirito
e non aiutavano a forgiare il carattere.
-Sii forte, Peter.
Non fare dell'odio la tua forza, è quello che avrebbe voluto
tua madre, disse
la regina con dolcezza. Una piccola lacrima gli scese dall'occhio
sinistro.
Peter sperò che si asciugasse in fretta o che fosse portata
via dal vento. Ormai
era quasi buio, la luce delle stelle illuminava abbastanza da poter
permettere
al re di scorgere sull’orizzonte una nave, che avanzava verso
le Isole. Riconobbe
lo stemma e sciolse delicatamente l’abbraccio. La sirena
rise, quando si rese
conto d’aver completamente bagnato il suo amico.
-Sarà difficile da
spiegare ai tuoi servitori- disse indicando gli abiti bagnati di Peter
con un
sorriso sbarazzino sulle labbra.
-Dirò che avevo
voglia di fare un bagno vestito- rispose con altrettanto tono leggero
Peter e
disse che per lui era il momento d’andare.
-Grazie per l’aiuto
Attina magari, quando tornerà un po’ di
tranquillità nella mia vita, verrò a
visitare nuovamente il tuo regno-.
Attina sorrise
ironica- Se è una promessa ricordati di mantenerla Peter. Le
sirene sono
vendicative-.
-Non tu, dolce Attina
-, il re si congedò con un altro galante baciamano e
risalì la spiaggia, Attina
attese di vederlo dileguarsi per sparire anche lei. Un pensiero cupo le
passò
nella sua mente-Speriamo di non vederlo per il lutto di suo fratello- e
tuffandosi tornò al suo regno.
Se c’era una
speranza, se c’era un qualcuno dei suoi fratelli che potesse
dire che conoscesse
Hans, oltre alle sue assurde maschere era Johannes,
l’Ammiraglio capo maggiore
della difesa e Ministro della difesa, il terzogenito della famiglia
reale.
Hans assomigliava a
Johannes, sia nei modi eleganti sia nell’aspetto fisico,
soprattutto in viso:
l’Ammiraglio era un uomo di quarantaquattro anni dai capelli
castano scurissimo (lo
stesso colore di capelli di Alfæus) e le bassette rosse
sempre impeccabili. La
maggior parte degli uomini delle navi rimaneva basita da quella
perfezione,
perché sapevano bene che l’eleganza di uomo era
messa a dura prova dal mare, un
pettegolezzo voleva che addirittura Johannes rimanesse impeccabile
anche
durante la più sanguinosa battaglia: nessun goccia del
liquido scarlatto
avrebbe osato sporcare la sua divisa blu della marina. Ovviamente era
un
pettegolezzo, Johannes era semplicemente un perfezionista, un
ossessionato
dell’etichetta, dotato però di un cuore
d’oro: Peter non sapeva che l’Ammiraglio
aveva iniziato a far crescere la barba per dare supporto morale al
fratello minore
rosso, che era stato spesso discriminato per il suo colore di capelli.
Johannes
gli aveva mostrato che quel colore non era un difetto ma semplice
volontà
genetica (4). Il problema era che l’ossessione
dell’etichetta faceva
dimenticare le sue splendide qualità e Hans (e il resto dei
familiari) si era
rassegnato da tempo ad accettare le sue manie con sopportazione.
Il rapporto invece tra
Peter e Johannes non era così idilliaco. A differenza di
Jakob, Johannes era
sempre stato più battagliero nel discutere delle sue
decisioni con Peter e, soprattutto,
contrario fin dall’inizio di non permettere ai fratelli
minori di lasciare le
isole finché la maledizione non fosse stata spezzata,
nonostante riconoscesse
l’utilità del campo di forza. Johannes era
convinto che un atto d’amore non
fosse necessariamente di una moglie o un’amante, per questo
reputava di aver segregato
i fratelli in una pena senza senso. Sapeva, però quanto
Peter avesse sofferto
in quegli anni e, nonostante ci fossero stati tempestosi litigi tra
loro, era
pronto a sostenerlo, se non considerava che una decisione di Peter
fosse una
completa idiozia.
Il re, appena
rientrato al castello, seppe che la nave dell’Ammiraglio era
attraccata al
porto, dopo quasi due mesi d’assenza per ragioni del suo
Ministero, e l’aveva
fatto rintracciare da un messaggero per ordinargli di presentarsi nelle
sue
stanze quanto prima. In poco meno di un’ora, il re
sentì bussare delicatamente
alla porta del suo studio e al suo invito a entrare,
l’Ammiraglio Johannes entrò
e salutò. Peter gettò un’occhiata al
fratello, che non vedeva quasi da due mesi,
e lo trovò in buona forma. I capelli quasi neri
dell’Ammiraglio erano tirati
all’indietro e le sue bassette rosse erano state rase di
fresco, era
impeccabile come sempre … Peter si sentì per un
attimo invidioso, sapeva di non
avere mai avuto un aspetto così elegante in tutta la sua
vita. Johannes aveva
in mano due lettere che appartenevano rispettivamente
all’ottavo principe, Bartholomæus,
e al dodicesimo principe, Matthias.
-Ho parlato con la
regina Attina, mi ha detto che c’è ancora tempo
per spezzare la maledizione di
Hans. Hai qualche suggerimento su come aiutarlo a scongelare il suo
cuore?-
domandò Peter conciso ma Johannes non rispose e il suo volto
s’indurì, sembrava
chiaramente arrabbiato ma lo era da quando Hans era stato riportato
legato
nella sua nave, per cui Peter domandò se c’era
qualcos’altro che non andava.
-Dovresti leggere
prima le lettere. Dopo di queste, sarei l’unico a doverti
dare ancora una
risposta sulla punizione di Hans?- chiese in tono atono
l’Ammiraglio.
-Sì-
-Molto bene, leggi
prima. Voglio avere l’ultima parola in questa storia-, Peter
percepì un po’ di
sarcasmo nelle sue parole ma non indagò.
Il re aprì una
delle due lettere a caso ed era quella di Matthias.
Ricevere
da voi una seconda lettera è stato strano perché
mi chiedete un consiglio su
Hans che non posso proprio darvi.
Hans
mi odia ferocemente e con tantissime buone ragioni dalla sua parte
mentre ho
paura di Hans, ho paura di lui quando per la prima volta lo vidi
piangere
disperatamente al funerale di nostra madre che credo odiasse.
“Sono
il suo preferito, devo piangere ed è quello che ci si
aspetta da me”. Mi
ricordo ancora l’espressione con cui me lo disse, non era
più un bambino, era
un uomo che calcolava abilmente le sue mosse e aveva tredici anni!
La
colpa è la mia e dei gemelli, per due anni
l’abbiamo ignorato, anzi abbiamo
finto che non esistesse. Era una punizione che gli impartimmo
perché eravamo
così gelosi che fosse il preferito di nostra madre. Fummo
bravi a scegliere il
periodo, voi e i fratelli regnanti eravate troppo occupati per
accorgervi delle
nostre malefatte a causa della partenza del principe Filip in Oriente e
Matthæus e Bartholomæu si trovavano entrambi in
Accademia, organizzammo tutto
con perfetto tempismo.
A dichiarare
tutta la verità fui il più codardo di tutti,
acconsentii perché ero una persona
debole e codarda e non volevo subire le stesse angherie di cui era
vittima
Hans. Alla fine riuscì a convincerli a smettere.
In
quei due anni lo abbiamo abituato alla crudeltà,
tant'è che ormai sa fare solo
quello che gli è stato insegnato per colpa mia e di quegli
stolti.
Mi
sento in colpa per che cosa è diventato mio fratello ma non
so proprio che
consigliarti.
Capitano
Matthias Paulus Westergård
P. S:
Mi dispiace che questa lettera sia inutile. La mia unica richiesta
è che
abbiate pietà di Hans.
Il re ripiegò la
lettera e rimase pensieroso, era sconcertato perché
c’era qualcosa che mancava
nella confessione del principe. La storia dei due anni
dell’isolamento la
sapeva e, come aveva scritto Matthias, i gemelli erano stati abili a
decidere
quando iniziare quella storia, però Hans non li odiava, non
erano nelle sue
grazie. Hans però provava per Matthias un odio feroce ed
esplicito che Peter
stesso era stato testimone, se era vero che Matthias avesse fatto
smettere
quello scherzo crudele perché quell’odio profondo?
Che cosa aveva fatto? O
meglio che cosa non aveva fatto Matthias per meritarsi
quell’odio? Era il
semplice fatto che Hans avesse capito che non era un aguzzino, ma solo
un
debole braccio di quella crudeltà? Che Matthias fosse un
bambino debole che
seguiva il più forte e quindi agli occhi di Hans meritava il
suo odio? L’Ammiraglio
era rimasto con un’espressione severa in volto e Peter
capì che era infuriato
con lui, suo fratello aveva sempre quell’espressione quando
stava per iniziare
a discutere con lui. Per guadagnare tempo, gli chiese di leggere la
lettera e
dirgli cosa ne pensasse. Johannes
tese
una mano con fare irritato e prese la lettera dalle mani del re e
iniziò a
leggere sottovoce.
-Che cosa vuoi
sapere?- domandò finito la lettura.
-La faccenda dei
due anni la sappiamo, sento che però Matthias sta
nascondendo qualcosa-.
-Non ne ho idea, ma
immagino che anche i fratelli più giovani abbiano diritto ai
loro segreti- la
voce dell’Ammiraglio fu così sarcastica che Peter
si domandò se si fosse
sentito costretto a venire lì, distruggendo i suoi piani
personali della
serata. In realtà la lettera di Matthias aveva rievocato
nella memoria di
Johannes un ricordo spiacevole.
L'Ammiraglio
ricordava chiaramente di aver trovato suo fratello Hans, un bambino di
appena
nove anni, intento a piangere, rannicchiato in un angolo nascosto di
uno dei
corridoi più deserti del castello. Johannes non si ricordava
perché fosse passato
lì, si ricordava solo che era sera e che aveva trovato Hans.
Si ricordava gli
occhi verdi completamente gonfi, la pelle delicata arrossata, la
camicia umida
e l’espressione di puro dolore nei suoi occhi. Aveva fretta
ma si era fermato
immediatamente, gli aveva domandato cosa fosse successo ma il
fratellino non
aveva risposto, si era asciugato energicamente il viso con la stoffa
ruvida dei
suoi vestiti, irritando ancora di più la pelle. Johannes
aveva guardato i
documenti che aveva in mano e poi il fratello.
-Il Regno di Offin
e Corona possono aspettare- aveva pensato e si era seduto accanto a
Hans, che
l’aveva guardato quasi spaventato da quel gesto e aveva
girato la testa per non
farsi vedere in quelle condizioni. C’era voluto
un’ora per far confessare a
Hans cosa gli fosse accaduto e Johannes rimasto tutto il tempo seduto
di fianco
al ragazzino, abbonando al suo fianco una serie di documenti. Alla fine
Hans
era crollato e aveva confessato tutto, o meglio quasi tutto come
scoprì
Johannes in seguito, si limitò a raccontargli del
“gioco” del silenzio a cui lo
sottoponeva i gemelli e il fratello Matthias, di cui era vittima da due
anni, e
gli disse di odiare, senza nessun legame logico alle sue precedenti
parole, i suoi
capelli rossi.
-Questi?-aveva
domandato Johannes con dolcezza e quasi li aveva sfiorati, ma Hans
aveva
respinto la sua mano, infastidito.
-Sì, questi sono i
capelli del diavolo. Lo dicono tutti, anche la regina madre!- (4),
quella frase
uscì involontariamente dalla bocca di Hans che voleva tacere
sui comportamenti
della regina madre nei suoi confronti. Il personale di servizio della
madre lo
pregava di avere pietà di quella donna malata e facevano
appello alla sua
compassione. C’erano anche i giorni che la regina madre stava
bene ed era brava
con lui, quindi doveva essere paziente … sua madre era donna
sfortunata che
aveva perso il marito. Johannes trattené la prima risposta
venuta in mente,
un’imprecazione troppo colorita per un bambino e per un
principe, Hans,
indispettito dalla mancata risposta del fratello maggiore, aveva
nascosto il
viso tra le braccia incrociate e poggiate alle ginocchia.
-Hans, è solamente
genetica- aveva spiegato rassicurante Johannes. Gli domandò
se Matthæus gli
aveva spiegato cosa fosse la genetica e all’annuire del
bambino, il maggiore
aveva continuato, - Nostro nonno aveva i capelli rossi, se non mi credi
puoi
andare a vedere il suo ritratto nella sala delle commemorazioni-.
- Se è come dici
tu, perché allora sono l'unico ad avere
quest’orribile colore? Perché siete
tutti bruni? E Bart è biondo come la regina-madre e Matthias
non è rosso rosso
come me!-
Johannes aveva
sorriso e aveva chiesto a Hans di asciugare gli occhi e
d’avvicinarsi. Gli
aveva detto d’osservare le sue guance- Hans, adesso sta un
po’ ricrescendo, come
puoi vedere la mia barba, è rossa-. Hans era rimasto stupito
perché non aveva
mai visto la barba del fratello che preferiva rasarsi completamente.
-Non è tutto,
Andreas ha le lentiggini sulle spalle e petto e il principe
Bartholomæus sul
viso, ma quel vanitoso se le schiarisce. Tu sei un rosso puro:
lentiggini,
pelle chiara, capelli rossi e giorno anche la barba, mentre noi siamo
delle
imitazioni- aveva spiegato facendo un occhiolino al bambino che
finalmente
aveva sorriso.
- Allora, perché
continuano a prendermi in giro?- domandò il bambino
più a se stesso che al
fratello, Johannes allungò un braccio e tirando il bambino
verso di sé, lo
appoggiò al suo petto, Hans s’imbarazzò
molto ma non si svincolò a quel gesto
inaspettato, così carico di dolcezza.
- Perché sanno che
le loro parole ti fanno star male, Hans. Devi imparare a non mostrarti
vulnerabile, altrimenti le persone ne approfitteranno per colpirti-.
-Tutte le persone
sono così?-
-Non tutte, ovvio,
ma la maggior parte sì. Poi un giorno incontrerai delle
brave persone, a cui
potrai mostrarti per quello che sei veramente, con le quali non dovrai
aver
paura di essere sincero- Johannes si era interrotto, per un attimo, per
guardare seriamente il fratello, - Sono uno di queste. Ricordalo, Hans,
puoi
sempre contare su di me e non avere mai paura di dirmi tutto-. Gli
accarezzò la
testa e gli disse che ci avrebbe pensato lui ai suoi farabutti dei suoi
fratelli.
Hans era rimasto
appoggiato al petto del fratello, profumava di una buona e delicata
acqua di
colonia, e spossato del pianto precedente e forse sollevato dalle
parole del
fratello, che sancivano almeno la fine di un incubo, si era
addormentato.
Johannes l’aveva preso in braccio e portato nelle sue camere,
non se l’era
sentita a lasciare il fratellino da solo e la moglie aveva accolto con
un
sorriso la proposta di lasciarlo dormire nelle loro stanze, un
comportamento
contrario a qualsiasi etichetta.
-Stasera dormirò
con due principi, sono una dama fortunata- aveva detto la sua
spiritosissima
moglie, Vibeke,baciando leggera il marito sulle labbra.
-Sì, ma non ti ci
abituare- aveva scherzato a sua volta il terzogenito guardando con
affetto
quella donna che aveva sposato quando aveva solo diciannove anni, prima
di
partire per l’ultima battaglia ereditata dal precedente re.
Fingendosi offesa
la moglie disse-Che villano, Johannes- ma sorrideva mentre dava un
buffetto
sulla guancia al marito.
Johannes aveva
detto alla moglie che svestiva lui il fratello perché
quest’ultimo si sarebbe
imbarazzato a scoprire di essere stato spogliato da sua cognata. Era un
lavoro
che Johannes si era abituato a fare per prestare soccorso ad altri
marinari e in
seguito aveva imparato a svestire le due figlie, che avevano abiti
assai più
complicati. Aveva posato Hans delicatamente sul letto, notando quando
fosse
leggero, si portava abbastanza piccolo per la sua età e
Johannes pensò che
fosse a causa di quei geni rossi.
L’Ammiraglio
scacciò quei pensieri e fissò predatore Peter, lo
interruppe dicendo di leggere
anche l’altra lettera. Aveva bisogno di un attimo per
riprendersi da quel
ricordo mentre Peter pensò che dovesse accontentare uno
strano capriccio del
fratello.
La
tua lettera mi ha sconvolto perché credevo che avessi
già preso una decisione
sul destino di Hans. Nella mia vita sono fedele solo a due cose alle
gonne
delle signore e al regno, se tu mi ordinassi i miei servizi contro
Hans, lo
farei immediatamente e lo sappiamo entrambi, che cosa vuol dire.
Qualcuno
potrebbe trovare strana questa tua indecisione ma non io,
fortunatamente io so
tutto della maledizione …
-Non mi sembra
educato quello che hai fatto, per essere uno che ama tanto
l’etichetta-, disse
irritato mentre l’Ammiraglio ribatté che loro
credevano che fosse così
ossessionato da non saper dare le priorità, invece sapeva
darle, che diamine il
suo mestiere si basava sul scegliere le priorità.
[...]Nostra madre era seriamente una stronza per farci una cosa del
genere e non mi
stupisce che fosse sposato con quel mostro di nostro padre
(è una fortuna che
Hans non l'abbia mai conosciuto).Ti racconto tutto
dall’inizio, ho cominciato a
raccogliere informazioni sulla magia dopo gli eventi di Arendelle e ho
iniziato
a parlare con
strani personaggi che dicevano
di avere poteri magici: qualcuno era un impostore ma altri, appena mi
hanno
visto, hanno iniziato a gridarmi “ cuore
scongelato” e ho scoperto che fosse
qualcuno di buono. Parlando con alcuni di questi individui, mi hanno
spiegato
che tipo di maledizione mi avesse colpito e cosa facesse effettivamente
utilizzando come metafora un’antica leggenda degli indiani
d’America.
In
ognuno di noi vivono due lupi, uno bianco e uno nero, il lupo bianco
è buono,
gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo
circonda e non arreca
offesa quando non lo si offende mentre il lupo nero è
rumoroso, arrabbiato,
scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli
provocano accessi di
rabbia. Non riesce a pensare con chiarezza poiché
avidità, rabbia e odio in lui
sono troppo grandi. Entrambi lupi lottano per la nostra attenzione e
secondo la
leggenda scegliere di “nutrire” un solo lupo ci
porta in una posizione assurda,
i due lupi diventano aggressivi e squilibrano la nostra anima. La
maledizione
che ci fu lanciata fa in modo di rendere più forte il lupo
nero, eravamo
costretti a una visione del mondo incompleta, distorta e pericolosa,
perché un
uomo pieno di rabbia e odio non può far del bene.
L’Ammiraglio smise
di leggere perplesso e chiedendosi come mai Bartholomæus
fosse così
ossessionato dal regno, considerando che era stato cacciato con
disonore dall’Accademia
militare (scatenando l’ira dei fratelli più
grandi) e il suo comportamento
libertino non aiutava certamente a migliorare la reputazione
all’estero delle
Isole: Thomas era solito, infatti, a mandare lettere minacciose al
fratello
minore.
Con
affetto.
Il
seducente scrittore Bartholomæus Westergård
-Con chi crede di
parlare?!- proruppe l'Ammiraglio, sbattendo rumorosamente un piede per
terra.
-Con suo fratello-
rispose pratico e quasi serafico, Peter detestava il comportamento di
Bartholomæus
ma adorava che lui lo trattasse senza formalità, tutti i
principi, dal sesto in
poi, tendevano a essere sempre formali con lui ma non gli era mai
piaciuto, non
avrebbe avuto problemi se si fossero rivolti a lui chiamandolo per nome
… si
sentiva messo a distanza: questo Johannes non l’avrebbe mai
capito.
-Questa lettera non
ha senso- tuonò irritato l’Ammiraglio e Peter
pensò che la maggior parte delle
lettere ricevute, non avesse senso ma sorrise al pensiero.
-Come ti ho già
accennato, la regina Attina ha detto che se una trasformazione di Hans
a
livello fisico non è ancora avvenuta, vuol dire che ci
vorrà del tempo e che
possiamo trovare un modo per scongelare il suo cuore- spiegò
il re di fronte
all’Ammiraglio, che assunse un’espressione un
po’ tetra in volto.
-Che cosa può
aiutare Hans a liberarlo dal ghiaccio? Tu lo conosci meglio di tutti-
domandò
nuovamente il re mentre il fratello minore rimasse in silenzio e con
uno
sguardo dannatamente serio e determinato disse.
- Lascialo andare-.
Peter, di riflesso,
aprì la bocca nonostante che fosse un uomo che sapeva ben
celare le sue
emozioni, non poteva credere che Johannes avesse detto quelle parole,
non lui
che era severo quanto Peter.
-Sei impazzito?-
domandò con voce graffiante Peter- Dopo quello che ha
fatto?-Johannes zittì il
fratello con un gesto imperioso della mano e tuonò- Vuole la
libertà, vuole
essere libero. Odiava vivere qui ancora prima di finire in carcere-.
Per la
prima volta, dopo tanto tempo, Peter non seppe ribattere e guardava
stupito
Johannes, era ben lontano da quell’uomo formale e freddo che
conosceva da anni.
-Se vuoi che torni
normale, devi lasciarlo vivere!- continuò
l’Ammiraglio e a sentire quelle
parole, così vicine a quelle che gli aveva urlato Hans quasi
un anno prima,
Peter abbassò lo sguardo e negò vigorosamente
quello che diceva il fratello con
la testa.
-Non posso- mormorò
Peter, con una semplicità. Era troppo per lui, suo fratello
stava chiedendo
l'impossibile. Lasciarlo andare. poteva, no...non voleva. Con o senza
maledizione, Hans doveva essere punito per tutti i crimini commessi ad
Arendelle. Il perdono senza sacrificio non era una scelta contemplabile
e
dimenticare le proprie responsabilità era addirittura un
abominio per Peter.
- Con il sigillo
spezzato non abbiamo idea di che cosa succederà e se
sarà un pericolo, per se stesso
e, soprattutto, gli altri-
Johannes compì un
gesto ben lontano dal suo autocontrollo, afferrò le spalle
del fratello e
incominciò a scuoterlo agitato, - È una scusa
Peter.Non possiamo permetterci il
lusso di tentennare. Chiuso in cella, Hans non potrà
liberarsi del maleficio!-
Johannes aumentò la pressione sulle spalle di fratello
mentre diceva quelle
parole.
-Mi capisci,
Peter?! Non farti offuscare dalla paura, dai sensi di colpa o qualunque
altra
cosa che ti passi per la testa-.
-Perché non riesci
ad avere fiducia in Hans?- la voce di Johannes non aveva nessun tono
accusatorio, fu dolce ma abbastanza da far nascere nel cuore di Peter
il
disgusto di sé.
-Perché Hans è come
me. Un manipolatore che a furia di nascondersi dietro a mille maschere
non sa
più distinguere la verità dalla menzogna. Chi
sono io? È una domanda a cui non
riesco a darmi una risposta. Sono un re spietato e crudele? Un re
severo ma
giusto che ama il suo popolo? Il fratello stimato di Jakob? Il padre
amabile di
mia figlia? Un uomo che voleva dare serenità alla sua
famiglia ma che invece
l'unica cosa che ha saputo fare è quella di trasformare suo
fratello minore in
un'immagine distorta di sé? Un uomo che non è
riuscito a mantenere la promessa
della sua defunta moglie di prendersi cura di lui come se fosse la rosa
più
preziosa del mio giardino? Un riflesso di mio padre, l'uomo a cui non
voglio in
alcun modo assomigliare? Non sono sicuro di sapere chi sono. Come posso
fidarmi
di Hans se lui è come me?!-. Questi pensieri, come un
maremoto, occuparono la
mente di Peter che si limitò a mordersi le labbra, fissando
negli occhi
Johannes che attendeva una risposta.
-Credi davvero che lo
meriti?- domandò secco Peter e Johannes annuì
fiducioso rispondendo -Sì-.
Peter sorrise, se
Johannes credeva di poterlo fare … anche lui poteva, strinse
con le proprie
mani le spalle del fratello in segno di rassicurazione. Rimassero in
silenzio
senza sorridere, Peter poteva percepire l’agitazione di
Johannes celata e sperò
che lui non percepisse la sua.
-Noi dobbiamo
aiutarlo, perché nonostante tutto siamo i suoi fratelli.
Adesso ti parlo come
Johannes, non come il Ministro della Difesa. Ti prego, Peter, dai
fiducia a
Hans. Per lui non è troppo tardi per cambiare, ma se gli
neghi questa possibilità,
non potrà mai redimersi dai suoi errori- implorò
supplichevole Johannes.
-Come posso dargli
fiducia, dimmelo! Ha fatto un’azione orribile e non
necessaria- sussurrò a sua
volta Peter, ma il suo tono era acido e sentì la presa del
fratello aumentare.
-Tanto … qualunque
cosa succeda, sarà costretto il sottoscritto a sporcarmi le
mani, come sempre-
concluse sarcastico, si sentiva così stanco che se non fosse
stato per la presa
di Johannes sarebbe caduto. L’Ammiraglio, a quelle parole,
lasciò la presa e si
tolse il guanto destro e lo usò per schiaffeggiare il
fratello.
-Hai qualche idea,
vero Johannes?- Peter sorrise sbarazzino, era un sorriso un
po’ raro a vedersi
su quel volto mangiato dalla preoccupazione ma non era un caso che lo
vedesse
Johannes perché, nonostante il loro impetuoso rapporto, si
guardavano le spalle
a vicenda e si spingevano a superare i loro limiti.
-Fammi un riassunto
di tutto quello che ti hanno proposto quei
“degenerati” dei nostri fratelli-,
rispose Johannes e il re lo accontentò immediatamente.
Johannes rimase in
silenzio finché Peter non ebbe finito e, poi con un gesto
baldanzoso, disse che
si poteva far coincidere un po’ tutto: ironicamente Peter
domandò come avrebbe
fatto.
- Ovviamente,
escludendo le idee inutili, i gemelli hanno ragione a dire che hanno
bisogno di
discutere con lui, ma mandare Hans da loro adesso è una
follia, sarebbe come un
omicidio preannunciato, anche se meriterebbero in pieno questa fine-.
-Ti domandi mai
perché i gemelli hanno paura di te?-domandò
ironico Peter e Johannes rispose
con gesto seccato- Meglio così, erano delle vere canaglie da
piccoli, quella
faccenda dell’isolamento è roba da veri
criminali-. Tacque un attimo -Anche se
Filip sostiene che siano migliorati-, l’Ammiraglio mise le
mani sui fianchi- Noi
da piccoli non eravamo così perfidi, fra noi-
commentò sprezzante.
-Forse perché le
botte di nostro padre ci davano un motivo per allearci- disse Peter con
tono
freddo- E poi non dimenticare, come abbiamo scoperto in seguito, i
gemelli
erano aizzati da nostra madre-.
-È vero ma e mi
sono divertito a maltrattarli quando hanno lavorato sulla mia nave.
Hans come
marinaio è notevolmente superiore- disse seccamente Johannes
e con un tono così
orgoglioso che Peter sorrise.
-Comunque sia-,
iniziò Johannes, ben deciso a riprendere il punto del
discorso, - Potremmo
obbligare Hans a redimersi-.
-Non c’è redenzione
senza volontà. Ti posso assicurare che Hans non è
lontanamente pentito di
quello che ha fatto-.
-Lo so, non sei
l'unico che hai parlato con lui-, precisò con tono brusco
l'Ammiraglio.
-Allora, vuoi
fargli il lavaggio del cervello?-.
-No, ti ho già
detto che Hans vuole la libertà. Offrigliela con qualche
extra e farà qualunque
cosa per ottenerla-.
-Non ha neanche
tentato di scappare dal carcere, forse non gli interessa
così tanto- commentò
Peter.
- Hans è un uomo
intelligente, se scappa e viene catturato significa che sarà
condannato a
morte. Si sta organizzando per la fuga perfetta, avrai notato che non
è
dimagrito-.
Peter annuì, sapeva
che cosa intendesse Johannes: negli ultimi tempi Hans aveva
sì un aspetto più
trascurato, ma il suo fisico conservava ancora la forma smagliante di
un tempo,
a giudicare dai muscoli ben risaltati dalla stoffa della camicia che
indossava
nella sua permanenza in cella. Probabilmente stava cercando di
mantenersi in
forma per un'eventuale evasione dalle segrete. Il giovane principe
sapeva che
se fosse scappato, avrebbe dovuto rinunciare a tutto, titolo, rendita e
nome e rifugiarsi
in un continente lontano come l’America, in Europa sarebbe
stato in pericolo:
Peter non gli avrebbe mai dato una seconda possibilità. Per
questo Hans era
mansueto, ma era evidente che stesse tramando qualcosa. Se fosse stato
nei suoi
panni, anche Peter avrebbe fatto lo stesso. Anzi, sapeva essere
infinitamente
più paziente del suo giovane fratello e per questo, lui
difficilmente falliva:
questo lo aveva imparato a sue spese il precedente re …
Johannes aveva
ragione se avesse offerto a Hans la libertà, forse avrebbe
collaborato.
-Hai presente
Ercole?- domandò Johannes improvvisamente e il re
annuì.
L’Ammiraglio batté
le mani per enfatizzare la sua allegria- Bravo, la sua
volontà nell’ottenere la
sua libertà potrà aiutarlo a redimere e,
eventualmente, a ricevere o dare
l’atto di vero amore, qualunque cosa significhi per lui-.
Peter era tentato
dall’idea che trovava ingegnosa, gli altri fratelli avrebbero
potuto affidare
le missioni a Hans e tenerlo sott’occhio, aiutandolo a
scegliere la strada
giusta.
-Ci sono dei
problemi però- contestò dopo averci ragionato un
attimo e il fratello lo invitò
a parlare.
- Non credo che
tutti i nostri fratelli abbiano un’idea buona per aiutare
Hans. Matthias ne è
un esempio-
-Non è importante che
siano dodici, due o dieci fatiche, Peter. L’importante
è il concetto e poi,
alcuni dei nostri fratelli sanno già cosa fare, per esempio
Andreas che lo
vuole al convento: stare lì non lo ucciderà
mica-. Peter concordò, in ogni caso
poteva chiedere ai fratelli senza idee di ragionare un po’
meglio, nel
frattempo potevano spedire Hans da chi aveva le idee chiare.
-L’altro problema è
che Hans non è abbastanza paziente, potrebbe cercare di
scappare durante le
missioni perché irritato da questa
“buffonata”-, alla parola buffonata Peter
imitò il segno grafico delle virgolette.
-Anche io stavo
pensando a questo ma non credo, che tu non abbia nessuna idea per non
fargli
temere la fuga- commentò fiducioso l’Ammiraglio.
Peter respirò profondamente,
aveva già un’idea terribile, anzi due.
-Potrei minacciarlo
di mandarlo nella Colonia Sort sne- annunciò Peter mentre a
quelle parole Johannes
spalancò gli occhi, sconvolto. La Colonia Sort sne era un
luogo terribile,
caratterizzato da temperature estremamente rigide, pieno
d’insidie e pericoli
di ogni genere. Solo chi vi era nato poteva sopravvivere.
Pensò che una
minaccia non fosse altro che una promessa, Peter manteneva sempre la
parola
data e per questo era pericoloso.
-Potrebbe cercare
di scappare da lì- notò l’Ammiraglio. A
quel punto, il re assunse una posa
autoritaria e fissò gelido il fratello per un istante, prima
di dire qualcosa
di molto più sconvolgente- Lo credo anch’io,
nell’eventualità, lo minaccerò di
marchiarlo a vita-
Johannes
rabbrividì. Tentò disperatamente di convincersi
che una soluzione così estrema
fosse l'unica soluzione giusta, ma il subbuglio dentro il suo cuore
fece
vacillare la sua razionalità. La marchiatura era la massima
pena dell’Isole ed
era talmente disumana che al confronto, la pena di morte tramite
l'annegamento
era un atto di clemenza.
-Credo … - esitò
prima di finire la frase- … che così
farà il bravo-, ammise indulgentemente.
-Lo spero per lui-
disse categorico Peter e Johannes pregò Dio che quando il re
avrebbe fatto la
proposta a Hans, quest’ultimo non pensasse di essere
più furbo di lui perché
significava firmare la sua condanna. Hans non aveva mai conosciuto il
lato più
spietato di sua maestà Re Peter delle Isole del sud,
successore dell’abdicante
re Brun.
-L’ultimo problema
è il sigillo. I fratelli, che non sanno nulla della
maledizione, non saranno in
grado di notare se Hans ha comportamenti anormali: tra una missione
all’altra
dovremmo controllare in qualche modo. Se notiamo qualcosa di strano,
dovremmo
essere pronti alla soluzione finale … -, la voce di Peter si
spense per un
attimo per poi riprendere a parlare con la sua abituale fermezza.
- Dovremmo
ucciderlo e insabbiare la cosa-.
I due fratelli
rimassero a fissarsi in silenzio e a domandarsi se questa era
l’ultima volta
che avrebbero versato il sangue della loro famiglia.
Peter pensò che la
vita, giudice spietata, si stesse prendendo la rivincita su di lui, che
non
aveva esitato a vendicarsi di sua madre per l'uccisione di Ada e per la
fine
pietosa di suo padre, paralizzato a seguito di un "incidente" di
caccia. Peter aveva lottato per non essere come i suoi sanguinari
predecessori,
eppure aveva compiuto atti ignobili per proteggere il regno e la sua
famiglia. Era
un peccatore nel midollo, la vita lo metteva alla prova ogni giorno,
quasi si
divertisse a prendersi gioco di lui. In quel preciso momento gli pareva
che gli
stesse chiedendo beffarda "Sarai in grado di uccidere il tuo caro
fratellino
che hai cercato disperatamente di crescere per far sì che un
giorno diventasse
migliore di te?"
-Contatterò gli
altri fratelli a nome tuo, Peter- disse l’Ammiraglio in voce
tesa- In venti
giorni saremmo in grado d’organizzare tutto. Peter
annuì, sentiva soltanto il
bisogno impellente di cacciare suo fratello dal suo studio, se avesse
potuto,
avrebbe dormito abbracciato alla figlia: quella piccola donna che aveva
il
cuore saldo come quello di sua madre. Johannes diede una pacca sulla
spalla al
fratello, un gesto insolitamente informale per lui, e si
congedò, come se
avesse percepito il bisogno muto di Peter.
Lo studio del re
rimase in silenzio, Peter, dopo qualche minuto, si avvicinò
alla finestra e
osservò il suo riflesso. Vide i suoi occhi freddi e
nell’espressione severa rivide
il volto di suo padre, che gli diceva crudele “Voi, vi
credete migliore di me,
ma un giorno principino vi guarderete allo specchio e vedrete che siete
un
mostro spietato, che non conosce il concetto di limite. Esattamente
come me”. Batté
rabbioso un pugno allo spesso vetro della finestra, come volesse
colpire ancora
una volta suo padre, e il rumore rimbombò nello studio.
Appoggiò febbrile la
fronte sulla superficie vetrosa e lentamente si accasciò
sulle ginocchia, tenendo
ancora la mano sul vetro, e il suo respiro si spezzò piegato
da un singhiozzo
roco. Era
esattamente diventato come suo
padre, non conosceva il concetto di limite.
Era un mostro.
Finito tutto?Piaciuto?
A me sì, molto ho aggiunto tantissime cose in questo
capitolo tra cui la scena
di Johannes e Hans (inizialmente era stata eliminata ma sono riuscita a
inserirla). Mi piace pensare che sia l’unico rapporto
veramente sincero che
Hans riesce ad avere nella sua famiglia.
Piccolo riepilogo
per tutte le cose dette: i tredici principi delle isole erano stati
maledetti
da loro stessa madre (il padre di Hans sapeva che la moglie era una
strega e
picchiava i più grandi). I fratelli maggiori insieme a
Attina (che non è altro
la sorella maggiore di Ariel della Sineretta) avevano creato un campo
di forza
attorno alle isole che limitasse i poteri della maledizione e
perciò Peter
aveva ripristinato la stupida legge del capitolo precedente, Ada
è stata uccisa
dalla suocera per i suoi poteri.
(1)Nella favola
originale della Sirenetta, le sorelle di Ariel le dicono di uccidere il
principe e di bagnarsi le gambe del suo sangue così da
ritrasformarsi in
sirena, ovviamente lei rifiuta e muore. Mi piaceva l’idea di
far scorgere il
lato più oscuro di uno delle sorelle dei personaggi
più famosi della Disney.
Ringraziamento a mia
sorella che mi ha suggerito le sirene nel ruolo dei troll
delle isole!
(2) Maledizione con
sigillo, mi sono basata sulle teorie scritte da Lucia Troisi nelle
Guerre del
mondo Emerso.
(3) Il non poter
rivelare la maledizione è ispirata alla favola I cigni
selvatici Hans Christian
Andersen. In parte la maledizione della famiglia di Hans è
un mix tra questa
fiaba e un’altra ancora
(molto simile) e
alcuni elementi della regina delle nevi.
(4) I capelli rossi
(insieme agli occhi verdi) erano considerati simboli del diavolo.
Scegliere
quei colori per Hans è chiaramente una mossa abile dei
disegnatori di
raccontarci qualcosa di lui, la probabile discriminazione subita per il
colore
dei suoi capelli (ricordate il racconto Rosso Malpelo di Giovanni
Verga, il
protagonista aveva lo stesso problema) e anche il senso
d’alienazione in
famiglia. Avrete notato che i fratelli di Hans sono descritti tutti con
i
capelli castani, alcuni con una sfumatura scura, mentre lui
è l’unico rosso in
famiglia, questo accade perché i capelli rossi sono un
tratto recessivo
rispetto ai capelli scuri (beh anche rispetto ai biondi), ovviamente
però
alcuni tratti caratteristici dei rossi sono comunque presenti nella
famiglia come
le lentiggini su alcuni fratelli. È possibile vedere un uomo
con i capelli e la
barba di colori diversi, mio padre era biondo con la barba rossa, mio
fratello
è castano con la barba rossa (mio nonno era rosso).
Ecco
lo schema finale
della famiglia:
1.RE:
Peter Simon
47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.
2.MINISTRO DEGLI
INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans
3.AMMIRAGLIO CAPO
MAGGIORE DI DIFESA e MINISTRO DELLA DIFESA (uomo impegnato) : Johannes
44 anni,
ha 21 anni di differenza con Hans(E’ l’unico che si
fida di Hans e lo adora,
credo che si sia capito)
4.SACERDOTE:
Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans
5.MINISTRO
DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di differenza con
Hans
6.MINISTRO DEGLI
ESTERI: Thomas 37 anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7.SCIENZIATO :
Matthæus 33 anni, ha 10 anni di differenza
con Hans
8.SCRITTORE:
Bartholomæus 31 anni, ha 8 anni di differenza con Hans
9.PRINCIPE
REGGENTE: Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con
Hans
10.CAPITANO
D’INDUSTRIA: Thaddæus
27 anni, ha 4 anni
di differenza con Hans
11.CAPITANO
D’INDUSTRIA: Simon
Zelatus 27 anni, ha 4
anni di differenza con Hans
12.CAPITANO MERCANTILE
con saltuario diritto di corsa(CORSARO): Matthias Paulus 24 anni, ha 1
anno di
differenza con Hans (specificatamente 13 mesi). Quando era piccolo, era
un
codardo, molto. Ha cercato di migliorarsi, è sposato con una
sua carissima
amica per un accordo tra una dama e un gentiluomo.
13.AMMIRAGLIO :Hans
23 anni